SULLA CIMA DEL FARO........

Sulla cima del faro, come ogni tramonto, ascoltai il verso dei gabbiani…avrebbero avuto bisogno di un’accordatura; e ne avevano bisogno anche i miei pensieri. Sei un uomo con troppi passati guardiano. Nei tuoi occhi, sulle tue labbra, c’e come un fondo di malinconia.

Da anni oramai le notti si susseguivano sempre uguali..in quell’occasione a renderle uguali era l’inquietudine, un’elettricità che percorreva l’atmosfera carica di tabacco, profumi femminili ed alcool e quella notte, lo so, non avrei trovato consolazione nemmeno nella contemplazione degli astri. Da molto lontano mi giunse un suono…la sirena di una nave..forse da altre parti c’era vita, forse da altri parti qualcuno stava vivendo. La nebbia penetrò sotto la mia pelle, riempiendola di brividi di freddo…e di rabbia, ma dentro c’erano ombre più scure delle strade male illuminate del quartiere più malfamato che si possa immaginare. Ombre più dense, più temibili, per questo era bello restare qui fuori e poi…non volevo che la vita riuscisse a raggiungermi.

“Non ci guadagni nulla respingendo la gente, nessuno può vivere da solo” mi dissero quando presi la decisione di partire, ma mi convinsi che non volevo girare il mondo prendendo calci in faccia..è più patetico girare con i denti rotti che con il cuore spezzato.
Il mio faro, un posto che indicasse il limite dei sogni, un posto per me in questo mondo che è tanto vasto ed appartiene ad altri.. percorsi strade, mangiai il pane dell’umiliazione, mi dissetai con il vino dell’amarezza.. versai sangue…la mia gioventù rimase indietro. Ricordo ancora il pianto con il quale diedi l’addio alla mia giovinezza, il dolore accompagna tutti i guerrieri…dovresti saperlo guardiano…io lo so da tanto. Sono venuto al faro fuggendo dall’inferno della mia coscienza. Lottando contro le altrui sofferenze diluii le mie, ma non le vidi sparire.

Nel buco di un’altra notte vuota..gonfia dell’odore del grigio di una melodia strappalacrime sentii la sua risata che trasformava le mie notti in un sogno, ma da quante notti il suo ricordo popolava i miei incubi? Un pensiero che cercai di evitare per tutti questi anni…un incontro che mi segnò per sempre, entrambi con la certezza di essere nati e vissuti per il momento in cui ci guardammo per la prima volta. La guardai, avevo l’impressione che tra di noi ci fosse solo il suo corpo, non lei..il suo essere…la sua essenza. Avrei voluto abbracciarla, cullarla, tenerla stretta…ad un tratto era di nuovo l’orfana…una foglia in mezzo al temporale. Di colpo sul suo viso comparì la vita. Capii che sorrideva non solo a quel pagliaccio che la osservava, ma a tutto un mondo che avevano condiviso Sorrise…anche se il suo sorriso non coprì l’infelicità che la divorava dentro…di colpo il sorriso si fece gelido…e gli occhi brillarono ad un tratto di una lucidità che li rese due monete. Per un istante persi il senso dell’equilibrio, il mare rifletté il cielo e viceversa. Sì, davanti a me il mondo si spalancò in un gioco che è insieme affascinante e crudele. Lei che abita i miei giorni, che si trascinano sempre uguali…giorni che non meriterebbero di essere vissuti.

La morte a volte è un colpo d’ascia pietoso, che recide le vite sprecate e mette fine alle sofferenze inutili.
A volte penso che se non l’hai ancora fatto è perché il tuo amore è l’unico sentimento che ti mantiene in vita guardiano..e non vuoi perderlo.Ormai ero un relitto completo..e ne ero quasi orgoglioso..forse perché ci sono uomini che sanno conservare l’orgoglio anche nella decadenza…sì..forse questo spiega molte cose

Mi concentrai sulle macerie della storia, sui ricordi, ma non per azioni memorabili, non per immense opere..ma per gli aneddoti effimeri; gli unici in grado di farti avvertire qualcosa di più profondo, gli unici in grado di prolungare anche solo per un secondo qualcosa che scorre via.
L’effimero è così labile e fugace, proprio come la mia vita, sono solo un essere al quale non è concesso di vivere la totalità delle esperienze, ma certe cose non si dimenticano…io, almeno, non le voglio dimenticare.

Ma che siano maledetti i miei sogni!! Ho sempre inseguito delle chimere…lo so che il mondo è una farsa..una mascherata..ma non ci sono travestimenti per l’anima…il fatto è che sono troppo vecchio per divertirmi…e troppo giovane per non avere più desideri.
La vita e la morte, il giorno e la notte, il sì e il no, la miseria e l’opulenza. Tutte monete che hanno due facce opposte, eppure armoniche.

Fallito, invecchiato, tragico, il peso della sconfitta mi piegò la schiena, un dolore senza cicatrici visibili…sono i dolori peggiori, i grandi dolori non sono muti….sono sordi.
Sconfitto, umiliato… vergognato,mi voltai..con il peso dell’universo nei passi…dal mare arrivò una brezza gelata; Il mare non disse niente. Mormorò soltanto la sua canzone millenaria. Non gli interessa molto la commedia umana, con le sue assurde, insolite inconcepibili leggerezze.

Notte sul faro. A volte, nelle notti di luna piena, si sente il suono di una vecchia canzone..triste, troppo triste… Perfino i ricordi più dolorosi, sotto una luna imbrogliona, possono avere momenti di bellezza.