RUMORE DEL SILENZIO

Vi propongo un bell'argomento di cui discutere, lasciando a chi non vuol ascoltare il turpiloquio scellerato fatto solo perché sicuro del filtro che mette a disposizione il video.
Avete mai letto il libro "I dolori del giovane Werther"? è un libro che parla di "suicidio", un argomento sicuramente molto forte, ma credo che le persone che fanno parte di questo forum possano dare una loro interpretazione al suicidio, il perché si decide un'azione così estrema, cosa accade dentro una persona che decide di arrivare a tanto.
Credo che la parola suicidio sia balenata nella mente di ognuno di noi, solo che per noi fortunati, il muro che ci divide da quella frontiera si è innalzato in tempo e per questo siamo qui oggi a discuterne.
Che ne pensate?

SOLEANNA

Nessuno, quando nasciamo , ci dice tu nella vita sarai felice. Eppure abbiamo una aspettativa sincera , talvolta anche modesta , di felicità. Perché se è vero che siamo spesso infelici , dobbiamo necessariamente accettare il concetto che c’è una possibilità di essere felici , di avere serenità, di godere di qualche gioia. E dire “sono depresso “ è una delega accettabile al dire “sono infelice “.
Non è una condizione che scientemente ci costruiamo quella della depressione. Sappiamo solo che scivoliamo giù, sempre più giù, che cerchiamo appigli ma le pareti della nostra anima sono specchi , che ci rimandano solo le smorfie di dolore del nostro viso.
Camminiamo su vetri rotti quando siamo infelici , ci facciamo male da morirne, ci feriamo quanto più ci muoviamo e davvero sembra impossibile che qualcuno possa tendere la mano per trarci in salvo da quella sabbia mobile in cui, ecco, solo ora lo comprendiamo, vogliamo davvero affondare .
Sarà forse il nostro unico e originale modo per dire la nostra protesta, il nostro grido muto avrà una sua espressività che nessuno potrà ignorare, si incolperanno , proveranno rimorso per non averci ascoltato , si danneranno per non aver saputo comprendere quello che per noi è così chiaro : siamo infelici .
Davvero non comprendo per quale motivo qualcuno possa dire la vita è bella ad uno a cui la vita va una merda, ma seriamente uno schifo, che magari ha avuto anche il coraggio di osare sperare, solo per doversi poi dare dello stupido illuso.
Forse la morte è davvero l’unica scelta possibile, per quanto duro possa essere l’accettarlo per coloro che ci amano : un padre, una madre, un figlio, un amico non comprenderanno mai perché non sono “bastati “ a salvare la vita di chi ha deciso di mettere la parole fine.
Non so se sia un retaggio culturale, o religioso forse, o semplicemente il senso di sopravvivenza. Credo che però sia cosa certa che quasi tutti noi consideriamo il suicidio come fatto deprecabile, come gesto incomprensibile, come incapacità di affrontare , continuando a sperare , la vita.
Forse è quel gesto di ineluttabilità , di abbandono definitivo, di negazione assoluta che spaventa chi resta.
Forse , invece, per chi se ne va è solo pace, una tranquillità raggiunta ad un prezzo forse neppure troppo alto , poiché se raramente una persona felice si suicida, vuol dire che chi chiude l’interruttore è tanto infelice da non poter godere della luce di nessuna pia illusione, di nessuna vana speranza.

Ho sentito e vissuto sulla mia pelle il desiderio della morte. Avevo 18 anni e un mare di guai. Ma a quell'età la vita chiama più forte e si nutre anche delle lacrime versate.

Da adulta ho ascoltato il vuoto delle parole , ho toccato il silenzio enorme della disperazione.
Nessuna parola serve a chi ha deciso davvero.
E' stato come salutarsi alla stazione, ed io a terra ho provato un dolore indicibile , lo spaventoso dolore dell'assenza della speranza.

GHOST

Io non voglio dilungarmi ma neppure essere troppo concisa, mi limito a trascrivere quanto mi è stato insegnato molti anni fa dal mio Maestro, Primario di Neuropsichiatra, " State molto accorti e non prendete assolutamente alla leggera una persona che manifesta malessere esistenziale, la depressione preclude ogni possibile gioia di vivere. Ancora più attenzione quando c’è silenzio, chi decide di porre fine al dolore, ci riesce. Tutto il resto , cioè i tentati suicidi, sono atti dimostrativi, molto aiuto psicologico e scavare ragazzi…………scavare dietro alla facciata.
Per la depressione, in particolare, va tenuto presente che se la si intende come sintomo è praticamente ubiquitaria, si presenta in tutti, in reazione a diverse situazioni, ma soprattutto ad episodi di perdita o lutto. In questo caso non si può nemmeno parlare di disturbo. Il discorso cambia quando si passa alla cosiddetta sindrome, cioè quando al calo dell'umore si associano altri sintomi: mancanza di iniziativa, la perdita di piacere nello svolgimento delle attività quotidiane, la presenza di ansia non giustificata dalle circostanze esterne. A questi si possono affiancare sintomi fisici quali l'inappetenza, la perdita di peso e l'insonnia. Quest'ultima si manifesta soprattutto come risveglio precoce o come sonno interrotto più volte. Ma anche così non si è alla malattia vera e propria.
Quando la sindrome invece risulta sganciata dagli avvenimenti esterni: questa costellazione di sintomi si ripresenta ciclicamente, senza che nessun avvenimento possa spiegarne la ricomparsa, a suggerire che si tratta soprattutto del venir meno della “regolazione interna” della persona. Ancora, si è di fronte alla malattia quando alle fasi di depressione si alternano episodi di euforia: la persona è in preda all'iperattività, avvia molte iniziative diverse, non si alimenta e non dorme. Si parla in questi casi di Mania e, per definire il disturbo nel suo complesso, di Disturbo Bipolare.

"Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono 121 milioni le persone affette, con gravità diversa, dalla depressione. In termini di anni vissuti da ammalato (Years Lived with Disability o YLD) è la malattia numero uno al mondo e nella classifica delle malattie che più accorciano la vita viene al 4° posto. Il suo peso, però, è destinato ad aumentare: per il 2020 si stima che salirà al 2° posto considerando tutta la popolazione mondiale. Se invece si considera soltanto la popolazione tra 15 e 44 anni di entrambi i sessi questo posto gli spetta già."

DAV

(Mercoledì pomeriggio)
- Ancora con quel fazzoletto in testa? e falla finita!!!!
- Già fatto! Ieri ho ritirato le ultime analisi...TUTTO BENEEEEEE!!
- hehehehe, la mia "scimmietta".....in famiglia abbiamo tifato tutti per lei!
- Io non avevo dubbi; ha funzionato la mia preghierina....se no chi mi avrebbe aiutato poi per il cous cous?
- Mi ritocca??
- E me lo chiedi??? Vabbè dai, ci vediamo domani sera....e tu stai tranquillo, te la riportiamo noi la tua "scimmietta".

(Giovedì sera)
- Bella serata, vero?
- Già, stasera eravamo tutte in forma.
- Lasciatemi qua, altrimenti dovete fare un giro della malora per pochi metri.
- Non si discute nemmeno: abbiamo promesso al "ciccio" di riportarti a casa sana e salva, ed è quello che faremo.
........
- Buonanotteeeee
- Ciaoooo, e lascia in pace il tuo "ciccio"!
- Sceme!!!!!
.......
- Ok, cancello chiuso, portoncino chiuso, andiamo.
- Andiamo.

(Venerdì mattina presto)
DRINNNNNN DRINNNNNNN DRINNNNNNN DRINNNNNN
- Acc! PRONTO?
- Mi sento in colpa, potevamo accompagnarla dentro casa.....ma che cazzo di amiche siamo?
- Gioia....hai fatto un brutto sogno? Mi hai svegliato per questo?
- Come????? non sai niente?
- Maddeché????? Ricomincia da capo e con calma....
- Ieri sera!! quando abbiamo accompagnato Danda....
- Si è sentita male??
- Senti...non so come dirtelo....il marito si è suicidato...l'ha trovato così....che tragedia! e noi a chiacchierare in macchina come oche giulive!
- Se è uno scherzo (a dire il vero proprio di cattivo gusto) cambia il protagonista. Figurati, non ho mai conosciuto uno più pacioso di lui, serafico, sempre sorridente.....
- ....e da un po' di tempo sempre imbottito di psicofarmaci!
- Non lo sapevo! Aveva preso male la malattia di Danda?
- Può essere...era in depressione...
- Ok, dobbiamo organizzarci; dov'è ora Danda? Dove dorme stasera? e per i funerali?
- Tranqui, i parenti sono già qua e gli altri arriveranno in giornata. Semmai dovremo pensare a quando rimarrà sola.....la sepoltura domenica mattina.......

CORTO

Di fronte al suicidio occorre solo tacere e rispettare la scelta
perchè di questo si tratta
una scelta funzionale alla risoluzione di problemi senza altra soluzione possibile nella percezione dell'interessato
(questo è il parere di una psicologa mia amica con cui si discuteva di questi problemi tempi addietro)
l'unica riflessione che qui voglio fare in segno di rispetto per quelle persone colpite da simile tragedia è sulla depressione:un male antico eppure nuovo
che forse ha oggi esiti più devastanti del passato
forse perchè è cambiato il contesto entro cui ci muoviamo
più sfasciato
meno ricco di "reti di protezione"
(è un discorso generale il mio...non mi riferisco al caso descritto)
siamo più soli
questo è indiscutibile
soli fuori
soli dentro
forse il suicidio, in certe situazioni, non è il male maggiore

SOLEANNA

Il suicidio è ricerca di quella pace che non si riesce più a trovare in se stessi.
Ma i sensi di colpa in quelli che rimangono diventa un macigno di domande insolute.

MISSTRESSI

Mi domando, ma la depressione vera' quella che conduce al suicidio, alla luce degli studi sin ora effettuati è praticamente un fattore biochimico ( che con prodotti chimici può essere sorvegliata), quindi non contano tanto le avversità vere che la vita ti pone, ma le risposte biochimiche che il nostro corpo da in seguito ad avversità più o meno grandi che ci tocca affrontare. Mi son sempre chiesta come mai il tasso di suicidi nei lager nazisti non fosse del 100%, credo che una vita peggiore di quella non possa esistere! Invece il tasso di suicidi sale, soprattutto fra i giovani, ora nella nostra società dove di problemi ve ne sono milioni, ma in confronto alla sopravvivenza nei lager fanno ridere. Ci sono giovani che si suicidano per motivi apparentemente banali, ma allora, tornando al discorso biochimico, come mai le nostre sinapsi funzionano sempre peggio? I nostri giovani super ben abituati (non parlo x tutti ovviamente) che , magari non si suicidano direttamente, ma usano mezzi a lungo termine (vedi droghe e cose simili) li abbiamo educati ad una vita troppo facile? le prime difficoltà sembrano loro insormontabili?
Insomma, chiedo a chi più di me ne sa, il suicidio è un fattore biochimico, d'educazione, esclusivamente personale, tutte queste cose assieme ed altre ancora?

 

SOLEANNA

Facciamo un esempio estremo : ad una madre è morto l'unico figlio 17enne, bello come il sole, forte, intelligente, mentre pratica il suo sport preferito.
La donna vive un dolore che possiamo solo immaginare .
Cosa credi valga di più l'aspetto psicologico ,il sentimento dello smarrimento , del dolore, dell'infelicità o quello biochimico di un abbassamento del livello di serotonina ( e similari )?
Credo che ormai deve considerarsi superata la concezione di malattia vista dal solo punto di vista organico , senza considerare la potenza del cervello e degli stati pscicologici e umorali .
Ho potuto constatare per esperienza personale il fatto che , per esempio , un paziende lungo-depresso (diagnosi a posteriori ) abbia sviluppato una malattia grave e irreversibile dal punto di vista neurologico ( demenza ).
E ti assicuro che alla storia di quel paziente depresso non mancava solo qualche stimolatore biochimico ( fallimento-carcere-perdita di un figlio-lunga disoccupazione-senso di inadeguatezza-rabbia verso il mondo- incapacità di perdono- rigidità nell'amare )
Ieri sera , alla tv, ho sentito che un gruppo di ricercatori italiani , ha messo a punto un qualche tipo di molecola che consente , ad esempio , di dimenticare un "singolo " elemento che ha scatenato una paura ( ovviamente deve essere gravemente invalidante ).

Io credo , invece , in modo convinto e forte , che ci siano nell'uomo tutte le capacità di superare tutte le prove che gli si pongono sul cammino naturale della vita . Come anche credo che nell'attuale società il concetto di serenità non esista, il pensiero della felicità si stia riducendo da un lato allo sballo ( giusta la tua osservazione sulle droghe, ma questo è ancora un altro discorso ) dall'altro alla commercializzazione (speculativa) della risposta facile .


ENNER

Penso che in questo campo non si possano stabilire regole valide per tutti. Basta pensare al fatto che allo stesso tipo di dolore(mettiamo la perdita di un caro,ad esempio)ognuno reagisce diversamente. Si può andare dal tipo che non regge al dolore e si suicida, a quello che continua regolarmente la sua vita senza provare nulla.
Aldilà dei fattori esterni (fatti che sconvolgono la nostra vita) poi,credo che sia molto importante,ai fini del raggiungimento di uno stato di benessere psichico,l'affermazione del proprio "io". Ed anche ciò si realizza secondo parametri del tutto personali.
A me,ad esempio,basta un sorriso o un saluto inaspettato(mi accontento di poco)....e la giornata sarà più luminosa.
(ma non funziona sempre,purtroppo)

RUMORE DEL SILENZIO

Ho letto quello che avete scritto, ho aspettato a rispondere, avevo bisogno di sapere cosa ne pensavate, perché è certamente un discorso dai contenuti molto forti e a volte il solo parlarne, anche in un forum, mi spaventa, ho cercato di stimolare questo discorso perché vivo alcune considerazioni che avete scritto di persona, ho copiato la mia considerazione da una mail che ho scritto alcuni giorni fa a Anna e ve la riporto di seguito nel modo integrale...

Il mio dolore purtroppo non è fresco, ma di lunga data e forse è proprio questo il grosso problema, che ancora oggi non sono riuscito a mettere alle spalle, continuo a portarmelo dietro come un fardello, ma sai ora non fa più tanto male come un tempo, ora ho imparato che posso conviverci, anche se ne ho una tremenda paura.
Scrivo a te una considerazione su un libro che ho appena finito di leggere, avevo bisogno di scriverlo a qualcuno, volevo farlo nel forum, ma non ne sono stato capace.
Dicevo che il libro in questione parla del suicidio di un giovane e di questo vorrei parlare...

Bell'argomento questo...dico in senso ironico, perché credo che sia difficile parlarne. Per quante parole scriviamo, tutte assieme non potranno mai aprirci l'universo di chi si affaccia al suicidio. Credo che sia un'esperienza che in parte vivono tutti. La nostra società ci fa ammalare da subito... dai primi anni di vita avvertiamo questa insostenibile leggerezza dell'essere...sentiamo di essere fiori al vento, pronti ad essere sciupati da eventi esterni. Ci ammaliamo di incomprensione, solitudine, insofferenza, incapacità di comunicare...depressione. Sappiamo bene che tutti noi nella nostra vita abbiamo avuto un periodo in cui abbiamo guardato al suicidio come unica via, si è stanchi di continuare a mendicare la vita, si è stanchi di continuare a trascinarsi giorno dopo giorno...quando i giorni sono tutti uguali e ci danno solo delusioni e sofferenze. A molti pare che il suicidio sia una scelta facile e di comodo. Tutti parlano di codardia nell'ammazzarsi... invece è un atto di estremo coraggio, pianificato, pensato, ragionato.....

Tempo fa anch'io pensavo che se sei una persona con i contro coglioni, devi reagire ed avere la forza di affrontare le insidie della vita, pensavo che il suicidio fosse una cosa da codardi. Ma questa dannata vita mi ha insegnato che delle volte ti sembra di percorrere un tunnel...un tunnel dove sei destinato ad un destino che non è per te, ad una vita che non senti tua, ad accettare cose che non dovresti ed allora il suicidio diventa un'azione di protesta, diventa la tua voce, proprio quella voce che nessuno da vivo ha voluto ascoltare, diventa la tua forza. Nel leggere "I dolori del giovane Werther" avevo considerato quell'uomo debole e infelice nel suo suicidio, ma proprio in tutto questo c'è tutta la sua forza, c'è la parola di un uomo che per non piegarsi alla forza dello stato, con quell'atto mostra di credere fermamente nei suoi ideali. Quando qualcuno che conosciamo si suicida, dobbiamo saper guardare al di là dell'apparenza...analizzare cosa vuol dirci quel gesto...non è facile uccidersi e credo che chi giunge ad una simile decisione lo faccia dopo un percorso serio e ragionato. Giusto o non, credo che sia una di quelle azioni che l'uomo può fare in quanto uomo e in quanto padrone di sé! So che non è giusto che ci togliamo la vita, noi non siamo padroni di nulla e che con quell'atto offendiamo Dio...ma ci pensate a quanto sia difficile delle volte poter resistere alle prove "che Dio ci manda?" Non credo che tutti riescano ad uscirne più forti...

E' cattivo e assurdo che una persona che si suicida non può essere seppellito dopo una messa in chiesa...uno può essere un buon cristiano per tutta la vita e poi decidere di compiere tale gesto estremo (per qualsiasi ragione) e ....PHAMMM...la Chiesa si rifiuta di celebrare una messa. Ma che caspita di uomini cattolici sono rimasti? La carità non esiste? La comprensione? Quanti aspetti, quante problematiche possono scaturire da questo argomento...il dolore che si prova nell'ammazzarsi, al pensiero del vuoto che si lascerà nelle persone care...il dolore di chi rimane, che si dovrà dare delle spiegazioni... La vita è difficile, ci pone delle insidie e dei trabocchetti che delle volte ci sembrano preparate per essere seppelliti...delle volte siamo morti già prima di morire e non lo sappiamo! So che risulterà abbastanza complicato questo mio ragionamento...la vita è bella perché varia...la vita è una sfida continua che dovrebbe stimolarci a combattere per vedere come minimo come va a finire...delle volte però si trasforma in un atroce meccanismo di selezione naturale, dove le persone più deboli e sensibili rimangono schiacciate e nella loro debolezza compiono comunque un gesto forte e comunque di coraggio (nel senso materiale di compierlo) e decidono di fermarsi al capolinea!!!
Credo di aver esposto in parte quello che penso...anche se ritengo che come argomento sia molto complesso. Grazie

Ecco questo è quello che avevo scritto ad Anna e Lei mi ha chiesto di porre questo dialogo nel forum, ho atteso un po' per farlo, proprio perché quella solitudine che mi avvolge mi ha impedito di parlarne in pubblico, cercate di capirmi anche se non è facile, ma nelle vostre dichiarazioni, avete ampiamente esposto tutto quello che accade ad una persona nel mondo della solitudine, ed è quello che accade a me, mi sono costruito un mondo parallelo, ho dovuto farlo per non impazzire del tutto, ora so dove posso rifugiarmi quando quella strana forma di solitudine mi avvolge.

 

EVA

l'utilità delle spine...

.... è che quando ci pungono ci fan sentire che siamo vivi!! Dopo aver letto cosa ne pensate… vorrei aggiungere la mia esperienza cominciata 27 anni fa...

Essere diventata mamma di una bimba cerebrolesa mi ha fatto toccare il fondo …nel senso piu triste della parola.
Mi sono sentita portatrice di una vita fatta solo di dolori… e quindi sensi di colpa immensi nei confronti di tutta la mia famiglia. Depressione profonda., quando mi hanno detto senza tanti complimenti che non c’era nulla da fare per lei. Ho provato la solitudine, circondata da parenti, amici…
Poi lentamente come quando si precipita in fondo ad un burrone, ho provato a rialzarmi in mezzo a tutte le macerie dei miei sogni distrutti. In quel periodo era importante rimboccarsi le maniche, per poterla aiutare e mi buttai a capofitto in tutte le terapie che potevano migliorarle la vita.
Per anni palestre, piscine, ambulatori diventarono un ritornello quotidiano.
Non avevo molto tempo x disperarmi, c’era troppo da fare.
Intanto cominciarono ad arrivare progressi che alla condizione di partenza non erano stati nemmeno ipotizzati.
Alle lacrime si mescolava qualche sorriso. Soprattutto quando mi ripetevo che le parole dei medici:“le consegniamo una pianta”, erano solo dettate dalla loro concezione del ….soggetto sano, bello magari con gli occhi azzurri, un luogo comune? Mah…
C’è molta fatica in questo percorso nel quale tutta la famiglia è coinvolta. Si è trattato di adattare le nostre esigenze alle varie situazioni, sempre nuove, in quanto fuori dagli schemi, di nostra figlia.
Parecchi anni fa sentivo di amici che andavano a teatro, in ferie, a sciare…ecc., ma perché noi no? Cosi, col tempo ho imparato a cercare di inserire nella nostra vita anche queste esperienze da vivere con lei o senza di lei. Altra impresa che ha richiesto tempo… e pazienza.
Il cammino continua… ci sono momenti in cui ho avuto la convinzione che se non li avessi vissuti vicino a lei non avrei potuto apprezzare le cose più importanti della vita. Come quella di svegliarmi alla mattina e scendere da letto da sola….. O passeggiare, saltare…e la lista potrebbe continuare…
Ma a sorridere no...questo me lo ha insegnato lei.
E’ difficile vederla contrariata, triste… Nei suoi occhi la mattina, quando si sveglia c’è una serenità che contagia tutti noi che la avviciniamo. Un bacio, un sorriso… una carezza: gesti molto concreti che esprimono il suo desiderio di comunicare al di là delle barriere, al di là delle diagnosi..
Non ho letto “i dolori del giovane Werther”, penso che prima o poi lo farò. Forse mi riporterà indietro nel tempo, quando non vedevo soluzioni a quello che mi era capitato.
Oggi non ho trovato la bacchetta magica…ma penso di poter dire che se mi fossi lasciata vincere dalla disperazione non sentirei di aver lottato per un principio, più che per delle soluzioni..infatti sono sempre più convinta che le persone “diverse” non solo motivo di compassione e sofferenza, ma anche di arricchimento se riconosciamo che in ognuno di noi c’è un “diverso” in partenza…
E questo mi ha aiutato a cambiare tanto negativo …in un po’ di positivo…
Chi ha scelto di togliersi la vita secondo me ha gettato la spugna…e con questo non voglio condannare nessuno. Solo penso a quanto chi è vicino a loro può fare e magari non fa. Oggi non abbiamo più tempo (o voglia..) x ascoltare chi vive un disagio. Molto spesso si ragiona al singolare…e credo che se allargassimo i nostri orizzonti al di là dei nostri orticelli…potremmo sentirci donne e uomini più completi, a causa delle nostre differenze.
Concludendo sono x la vita, con tutte le salite (tante!) e discese che ci fa fare..