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C’è sempre nella memoria di bambini un negozio che ci
ha rapito nel ricordo con i suoi odori, i suoi colori, le sue for-me. Il mio era
un negozio un po’ strano, particolare.
In un vicolo del centro storico, a ridosso della Chiesa di santa Chiara c’era
un piccolo basso dove c’era un bell’uomo dagli occhi cangianti con il mutar
del tempo, ora grigi, ora verdi, ora celeste brillante.
Bassino, leggermente tarchiato aveva una grazia naturale nei gesti e una
luminosità nel sorriso che partiva dal cuore. Burbero al punto giusto, ma anche
premuroso e gentile. .
C’era un grande scanno di legno, con morsi di ferro e attrezzi per lavorare i
piccoli grandi oggetti di una quotidianità semplice ed umile.
Dall’altro lato uno scaffale in legno grezzo pieno di oggetti particolari,
strani, inusuali, mai visti : monete di chissà quali paesi stranieri, lampade,
piatti spaiati, posate dai manici lavorati, gamelle della guerra, ferri da stiro
delle bisnon-ne, statue di varia fattura e dimensione, vasi colorati, oggetti di
provenienza inimmaginabile e dall’utilizzo improbabi-le. Molti lampadari in
ferro battuto, di vetro, a gocce facevano da controsoffittatura.
Fuori nel vicolo altri scaffali si aprivano ai miei occhi come lo scrigno del
tesoro dell’isola misteriosa.
Era un’avventura assoluta entrare lì, in quel negozio di Robavecchia,
rigattiere si direbbe oggi, con una nota di disprez-zo. Ma non lui. Lui aveva
l’aspetto del regnante generoso , imponeva rispetto ed era rispettato, la sua
parola era ascol-tata e se c’era da mettere pace nelle famiglie chiamavano lui
a garante dei patti.
Durante la guerra fu pompiere. Gloriosi furono questi uomini che durante i
bombardamenti avevano salvato tante vite umane rischiando la loro. Per giorni
non tornava a casa e non aveva notizie della sua famiglia.
I suoi occhi avevano visto la morte prendersi tanta vita ma il suo sorriso non
aveva perso l’innocenza del cuore giusto.
Lì, in mezzo a quella roba vecchia io mi sentivo Alice nel Paese delle
Meraviglie, e di tanto in tanto, facendo finta di osservare le monete più o
meno antiche, ne facevo scivolare qualcuna nelle mie tasche.
Credevo che non se ne accorgesse.
Forse semplicemente comprendeva quella ragazzina e il suo amore per quegli
oggetti pieni di ricordi …
Il tuo ricordo, caro nonno.