Sono l’appeso . O
poveretto, chi mi invidierebbe in questa posizione ?
Scomoda penserete voi ! E invece potrei proporvi un altro punto di
osservazione : il mio , ovviamente.
Le mani legate dietro la schiena, una gamba incrociata dietro
l’altra , appesa ad un giogo.
Vi domandate chi e perché mi abbiano ridotto all’impotenza . Ma
nessuno, amici cari, nessuno avrebbe potuto costringermi a subire un destino
apparentemente tanto umiliante.
Il mio volto non ha smorfie di dolore, vivo il mio stato in dignità
e consapevolezza .
Da questo insolito punto di vista, sospeso tra i cieli infiniti e
la madre terra, a testa bassa , posso ascoltare tutti gli umori del mondo.
Posso sentirmi distaccato dalla caducità della certezza vana :
sono sospeso e la condizione mi rammenta in ogni singolo istante la mia
precarietà.
Il mio corpo è offerto al morso del gelo, alla furia del vento, alla carezza
rovente del sole . Eppure non ho disagio di ciò. Il mio corpo è
imbrigliato contenitore, la mia mente al contrario viaggia tranquilla, leggera,
ombra invisibile ma consistente in umile ricerca, della ragione del mio vivere.
Rinuncio a me stesso, e, certamente rinuncio a poco.
Ma cerco ciascuno di voi .Questa è vera ricchezza.