FARNETICAZIONE SOVVERSIVA

 

CORTO

 

 L’INQUILINO DELLE     CAPPELLE MEDICEE

Cispa agli occhi, ma non a sufficienza, almeno non in misura utile a fronteggiare l’invadenza del sole filtrante tra le coperte di cartone.
Occhiali neri, di plastica molle, carente riparo da sguardi sprezzanti, alteri anche nel gesto della carità. Pelosa.
Pupilla cerea, ma non bastevole a fargli confondere il disgusto della varia umanità assediata dal suo puzzo incrostato di sporcizia.
Occhiata indifferente, comunque inadatta a proteggerlo dalla sua stessa laida immagine, impressa nei cristalli degli empori di nota vanità.
Iride orgoglioso, insufficiente rivolta, presto piegata alle traguardanti attenzioni d’indiscreti passanti, impegnati a svelare il proprio ribrezzo con repentini mutamenti di direzione.
Barbone. Pezzente. In attesa della notte, che per lui sarà chiara, luminosa.
E con il buio, oblique sbirciate a cercar varchi tra inferriate e difese, a vincere ostacoli, desiderati, attesi, pagati dall’umiliante ripetersi del proprio tempo quotidiano.
Le insidie sono schivate, una dopo l’altra. L’ultimo varco è impegnato. L’ingresso è ancora trionfante, pur nella monotonia dell’abitudine. E lo straccione, il cencioso diventa centrale, simbolo del perno dell’universo.
Maestoso.
Superbo.
Possedere la perfezione in esclusiva, essere il signore assoluto di quel luogo, ogni notte di ogni giorno di ogni mese di ogni anno alimenta il suo orgoglio; in modo smisurato. L’orgoglio del miserabile. L’orgoglio di poter fissare il Nemours, il condottiero in perenne lotta L’orgoglio di poter sfidare, con il proprio intelletto, Lorenzo il pensieroso. L’orgoglio di essere come loro, sostenuto dall’eterno oscillare del tempo, dal vacillare tra la Notte e il Giorno, l’Aurora e il Crepuscolo. L’orgoglio di essere uomo.
Occhio lippo, ma non sufficiente ad impedire la luce dell’alba.
Vampa di dolore.
Piacere di nuova attesa.

 

SOLE

                  VIAGGI

 

Anna si accompagna sempre ad un uomo più giovane, sottobraccio come due teneri amanti.
Il viso di ovale perfetto, profilo delicato, pelle bianca di porcellana anticata , occhi azzurri ,capelli raccolti in un ordine che sa di nobiltà. E’ veneziana e conserva il suo accento. Quando parla senti il fluttuare della laguna, vedi la maestosità delle chiese, i colori delle calli silenziose.
Sussurra la sua vita e lo sguardo dolcemente ansioso si posa sull’uomo bruno dall’espressione smarrita. Lo prende per mano. Gli aggiusta il bavero della giacca. Si mette sotto il suo braccio con malcelato orgoglio. E’ il suo più grande amore e lo si capisce subito. Raccolgono quell’improbabile bagaglio di mille piccole cose inutili.
Si avvia verso un luogo che non so immaginare.
Anna ha più di 70 anni, ma gli occhi tradiscono una forza indomita, una dignità mai dimenticata.
L’orgoglio di madre è la sua forza, cosa importa se lui è un down di 35 anni ?
Anna , principessa barbona, che lascia dentro una malinconia indicibile quando parte per il viaggio della notte…

Alto ,fisico asciutto ,viso di cartapesta bruciata dal sole e dal mare.
Sguardo orgoglioso, dai lampi fulminei controllati da ondate di dolcezza .
Tristezza per una vita che era stata una mano di poker persa con la vita.
Capitano di lungo corso, lo puoi immaginare bello nell’abito dell’orgoglio maschile.
Michele, piegato alle necessità del sopravvivere.
Che fa la fila alle sette di sera per un letto al dormitorio pubblico.
Che chiede sigarette per coccolare con un ultimo vizio una improbabile normalità.
Che sorride complice chiedendo la replica di un piatto caldo.
Che beve per dimenticare la solitudine e il vuoto della vita.
Michele che non vedevo da tempo.
Michele morto per cirrosi in ospedale, da solo , come era vissuto.