Sono
pochi a non aver letto "Cristo si è fermato a Eboli" ma molti ignorano i quadri
e i disegni di Carlo Levi, seppure a questi dedicò tanto del suo impegno
artistico. Per valorizzare il Levi pittore quest'anno si aprono ben due mostre
permanenti in luoghi simbolo per Carlo, ad Alassio e a Matera, nel sud
dell'Italia più dimenticato al quale dedicò tanto dei suoi pensieri e delle sue
opere.
Viene facile pensare a un parallelo biografico tra Carlo Levi e Modigliani,
specie se si pensa all'impronta duratura su Carlo lasciata dalla madre
(fortemente impegnata fra i socialisti), così come era avvenuto per Amedeo. Ma
qui il percorso tra i due si divarica completamente: Carlo infatti si getta a
capofitto nella realtà che lo circonda, abbracciando fin da giovane un credo
politico che ne segnerà tutta quanta l'esistenza. In questo troverà tra i suoi
compagni di lotta una piccola comunità formata dai fratelli Rosselli, Ginzburg e
altri. Levi venne poi arrestato dai fascisti, finì al confino, oltre Eboli, per
poi tornare come esponente di spicco di Giustizia e Libertà, e quindi divenire
direttore di giornali, intellettuale di spicco della sinistra e perfino senatore
col PCI. Eppure questa vita intensa pare sfiorare appena la sua produzione
artistica. In un periodo in cui alcuni fra i maggiori pittori italiani
riprendevano spesso temi e stili dell'Unione Sovietica (basti pensare al
"Funerale di Togliatti" di Guttuso"), Carlo Levi continuò un percorso di ricerca
del tutto particolari. La sua attenzione è sempre rivolta alla realtà che lo
circonda; quadri nati dal profondo legame psicologico col suo mondo: la
famiglia, gli amici, i volti della Basilicata in cui è stato confinato, i
paesaggi.
Ma allora dove si cela il Levi politico comunista? I paralleli con l'egocentrico
Modigliani sembrerebbero ancora prevalere. Si potrebbe certo dire che a
differenza dell'altro Carlo Levi dipinge non solo volti ma anche paesaggi, ma
non è solo questo. Levi infatti non si limitava di comprendere l'essenza di ciò
che ritraeva, ma anche la propria posizione rispetto a esso. E parlava in modo
simile nel suo fare politica, in cui la prima fase cruciale è dedicata alla
ricomposizione dell'identità dell'uomo con il mondo, per poi gettarsi nell'opera
socialista del cambiamento.
La cognizione dunque che la ricchezza della società è data proprio dal singolo
ognuno dei quali va capito di per sé e non come stereotipo.
E' ricchissimo di stimoli quel che scrivi
su diverse cose sono d'accordo
su qualcun altra no...ma sono questioni di dettaglio (a mio parere, per certi
versi, rispetto a guttuso, è Levi più vicino al realismo socialista)
preferisco il levi osservatore partecipe e poi partecipe protagonista di quella
vita straordinariamente assurda dell'oltreboli nel ventennio
la vita delle donne sempre vestite di nero
la vita dei poveracci ingabbiata dal pensiero del loro intellettuale principe,
il prete, e dalla loro fedeltà al re
una vita lontana da Eboli, storica isola rossa, al confine della Lucania bianca
e clericale...ultimo luogo civile prima del salto nel buio dell'entroterra
non ho tempo per cercare nella storia d'italia Einaudi una descrizione del
seicento(credo) relativa alle condizioni di vita nella piana del sele dei
bufalari...sarebbe interessante confrontare questa descrizione con quelle di
levi nei suoi scritti...tre secoli dopo...
ma quel che mi stimola è quella relazione che tracci tra dedo e Levi
Modigliani era un anarchico (non so se di fede, ma di convinzioni assolutamente)
e non poteva che essere anarchico...gli artisti, gli intellettuali in genere non
possono che entrare in conflitto con qualsiasi tipo di organizzazione...queste
poi, per quanto possano essere progressiste, per loro stessa natura sono
costrette a rapportarsi al senso comune...l'intellettuale è il nemico per
eccellenza del senso comune e piscia sul buonsenso...dedo era un grande artista
e perciò era un grande intellettuale...Levi era altro...era un grande
"politico"...
Il
parallelo tra i due nasce dall'estrazione comune; il rapporto tra Carlo Levi e
il mondo ebraico non fu dei più stretti, essendo già nato in un ambiente in cui
evidente era l'impronta lasciata dall'emancipazione. La madre proveniva da una
famiglia già oltremodo impegnata in politica e con posizioni spesso critiche
rispetto alla religione, e il padre era stato pronto a gettarsi alle spalle il
mondo dell'ambiente ebraico, così come era avvenuto per Amedeo.
Nelle sue opere anche Carlo continuò un percorso di ricerca del tutto
particolare, lo stile della sua pennellata non permette ripensamenti, fissando
con alcuni passaggi di colore la sostanza di ciò che vuole ritrarre, con
influsso ora realistico e ora espressionistico.
L'analogia si ferma qua, esattamente come tu ben esponi, nessuna corrispondenza
tra Levi e Modì uomo.