CORTOILMALTESE

qualche tempo fa scrissi una cosa d'impianto metafisico
avevo negli occhi i primi lavori di dechirico
meravigliosi
stasera mi è capitato fra le mani un libretto di alberto savinio
dieci processi
editore sellerio
(lo so che non si deve consigliare mai niente, ma faccio uno strappo alla regola, vi consiglio di leggerlo, sono una sessantina di pagine di assoluta goduria)
mi è venuta in mente un'intervista che rese il pittore
totale banalità
Savinio, com'è noto, era il fratello di Dechirico
anche lui pittore, come musicista, come scrittore
un genio
che non ebbe in vita la centesima parte del successo che ebbe il fratello
beh, è facile dire che così è la vita...e non sempre nella vita i migliori prevalgono (giuro che non alludo al nano nazionale)
m'interessava altro
pensando ai due fratelli mi è venuta in mente l'opera di Magritte "la fata ignorante"
non il ritratto per Crowet
ma l'affresco di Charleroi
che spiega la magia dell'arte
capace d'essere fata, di creare cose meravigliose
di cui però non intende il senso
ecco, ho pensato, De chirico
ha fatto cose meravigliose
di cui però non comprendeva veramente il senso
ed è stato premiato per questo
è stato compensato
per lo svantaggio che aveva nei confronti del fratello
e il cerchio qui si chiude
perché Savinio, in quel libro, in modo antiromantico non si schiera dalla parte delle vittime di errori giudiziari
(metafora di vita più in generale)
forse pensava a se stesso, all'ingiustizia subita a vantaggio del fratello? e giustificava il mago ignorante?
bah

 

DAVAR

Destino?

Il più grande merito dell'uomo sta nel riuscire a determinare le circostanze il più possibile e nel lasciarsi determinare da esse il meno possibile.
Mi hai ricordato la storia di Esaù e Giacobbe.
I due bambini si scontravano già nel grembo di Rebecca e alla nascita uscì per primo Esaù "rosso di pelo", subito dopo uscì il fratello che teneva in mano il calcagno di Esaù.
Essendo nato per primo, Esaù fu considerato l'erede legittimo del padre Isacco, ma un giorno, affamato, Esaù giurò di rinunciare alla primogenitura se Giacobbe gli avesse ceduto il suo piatto di lenticchie. Quando, tuttavia, Giacobbe riuscì ad ottenere la benedizione del primogenito da Isacco, Esaù comprese la portata dell'inganno subito, ma ormai era troppo tardi.
Ingiustizia? raggiro? Eppure il destino era nelle sue mani.
Giacobbe è stato per il popolo d'Israele un grande Padre, ma cosa sarebbe successo se Esaù non avesse sottovalutato l'importanza della primogenitura barattandola con un piatto di lenticchie?
O forse si tratta di predestinazione?
Dice Dante:
E ciò espresso e chiaro vi si nota
ne la Scrittura santa in quei gemelli
che ne la madre ebber l'ira commota.
Però secondo il color d'i capelli
di cotal grazia l'altissimo lume
degnamente convien che s'incappelli.

SOLEANNA

bella riflessione !
forse il compimento del proprio individuale destino , in senso di appagamento delle proprie aspirazioni più vere , non viene dall'altrui riconoscimento , ma dalla propria capacità di comprendere e perseguire effettivamente le proprie intime e naturali inclinazioni.
Il confrontarsi sul "pubblico " piano del riconoscimento e di grandezza non può essere metro di giudizio valido.
e forse nella vita ci sono più misure di quanto non siamo avvezzi utilizzare.