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Amavo salire sulla cima del faro prima dell’alba, nell’aria
ancora umidamente notturna, quando nel cielo grigio c’è solo un presagio di calore. Amavo osservare il risveglio della vita, quasi che ne potessi partecipare come protagonista. Amavo assaporare quei momenti, quelle sensazioni così lontane da ogni possibile realtà.
Da qui sopra vedevo frammenti di storie, ascoltavo brani di
conversazione…piano piano mi costruivo una
conoscenza che mi allarmava.
Ancora una volta una sorpresa…ancora una volta una presenza…inaspettata,
quei due gabbiani, personaggi ed attori indissolubilmente legati e tu,
guardiano, consapevole spettatore, sanguisuga di
emozioni, che assistette alla tragedia della vita che passa di mano.
Poi, una voce ti entrò sotto la pelle, incoraggiando il sangue a scorrere e a riscaldarti il cuore…si incontrarono là in alto, là dove quasi nessuno vola, dove quasi nessuno riesce ad arrivare, dove forse lei trovava ancora la forza per sopportare gli ultimi malati giorni che ancora rimanevano, consapevole di effettuare gli ultimi giochi che la vita le lasciava.
Poi, quel giorno arrivò. Cosa spinse due esseri così distanti da un
guardiano a fidarsi di lui? Cosa li spinse
a trovare rifugio a pochi passi da lui?..Cosa voleva dire lasciare i loro giochi
lassù in alto, pensavo di saperlo..ma che sapere è quello che non si può
raggiungere?
Quando non fu più in grado di muoversi anche lui smise di volare e quanto
gli costò quella rinuncia, ma il
dolore lo schiacciava irrimediabilmente a terra; parlo del dolore sedimentato,
accumulato, assimilato che tu
riesci a comprendere solo dalla persona che ami. Forse fosti completamente pazzo
amico, ma in te ci fu la vera grandezza; vedevo in lui tutti i difetti di una
forza spropositata e così mal esercitata…quell’essere raccoglieva in sè il
potere atavico di tutti gli uomini del mondo, la tenacia che ti porta a credere
di avere la forza di potere dire no, quando la morte si avvicina. Quando è
successo anche a te guardiano?? Quante volte anche tu hai avuto bisogno di aiuto
guardiano? Ma non lo hai chiesto mai. Strano destino vero?? Ha odore di ferro,
di ruggine, di lontani orizzonti…strano destino, duro come una pietra tombale.
Fingendo una tranquillità che ero lontano dal provare assistevo come in un tragico teatro, come su di un incredibile palcoscenico alla rappresentazione della vita e, come in un teatro, i personaggi possono cambiare mentre parlano, ma non cambiano a seconda di ciò che dicono; i personaggi ascoltano sé stessi, mentre il pubblico li ascolta, imparano e cambiano mentre il pubblico impara…..e cambia.
La libertà si conquista ogni giorno con le proprie azioni. La vita invece è un dono che non hai chiesto…e perciò devi essere pronto a donarla agli altri; la rinuncia a quei voli era per lui un macigno sull’anima, lei cercò in tutti i modi di spostare quel peso, ma non trovò di meglio da fare se non togliersi la vita, per non doverlo costringere ad una vita da vigliacco…la leggenda le sopravvisse.
Ricordo ancora che quel pomeriggio il mare si svegliò, sembrava che l’entropia di millenni si fosse destata in quel momento, il mondo intero sembrava salito su un’altalena, onde altissime sembravano mani pronte a ghermire ogni cosa fosse alla loro portata e lei…fece in modo di esserci…con un ultimo immane sforzo aprì leggermente le ali, si lasciò trasportare dal vento scomparendo così, quasi nello stesso modo in cui era improvvisamente apparsa, come in ultimo gesto di clemenza o di amore nei confronti del compagno.
Ma
da quando la clemenza può sostituire l’amore?? Se la vita non ti ha insegnato
niente, allora apprendi
dalla morte, ma nessuno merita di morire per il solo fatto di essere
infelice…nessuno.
Nessuno sa che sei morta e quasi nessuno sa che sei esistita. Le tua ossa diventeranno sabbia in questo mare ed io non so neppure se era la fine che desideravi. Ma sei qui.. e qui resterai. Sei nata in mare senza che il mare ti chiamasse e adesso lui ti ha ingoiato.
Quanto durò quella tempesta? Ogni lampo ed ogni tuono fracassavano il cuore del mio amico, non ricordo quanto tempo passò, ma credo un tempo sufficiente per annullare totalmente il suo desiderio di tornare ad essere quello che era stato.
Avrebbe avuto tutto il tempo del mondo, ma non volle più parlare, ne’ pensare a niente. Volle solo allontanarsi, perdersi, sparire nell’aria…. ed infatti sparì…se ne andò in un luogo nel quale non sarebbe mai andato se fosse stato libero.
Ancora una volta rimasi da solo, avrei voluto assaporare ancora un po’ il tragico profumo d’amore che i due lasciarono nell’aria. Cosa impossibile perché tutto scomparve in fretta e restò solo il vuoto, quel vuoto con il quale avevo già imparato a convivere.
Ancora una raffica di vento a
muovermi i capelli, ancora una sigaretta accesa tra le labbra, ancora quella
fottuta solitudine che ti pesa ancora di più dopo aver perso qualcuno. Ci sono
occasioni in cui sembra che
tutte le parole siano state dette. Che non ne restino altre.
La sera calò sul mare; è un momento che apprezzo particolarmente, è come se tutto si allontanasse…i rumori, i lamenti, i colori…il dolore….per lasciare posto al silenzio. Intorno a me il mare, qualche scoglio, e poche solitarie rovine che ripetono al vento una storia….una storia di qualcosa che poteva essere, ma non fu.