Per
non dimenticare Giorno della memoria l'abbattimento dei cancelli di Auschwitz |
27 gennaio 1945 |
corto
NEI CAMPI DI
STERMINIO I DEPORTATI VENIVANO CONTRASSEGNATI CON PEZZI DI STOFFA COLORATA:
VERDE DEL CRIMINALE COMUNE, NERO DELL’ASOCIALE, VIOLA DEL BIBELFORSCHRIFTE
PACIFISTA, ROSA DELL’OMOSESSUALE, ROSSO DEL PRIGIONIERO POLITICO, AZZURRO
DELLO ZINGARO, GIALLO DELL’EBREO.
notte del 26 gennaio 2001
I piccoli triangoli di stoffa colorata sono disposti sul tavolo. E li scruto.
Schegge di verde, tagli di nero, punte d’azzurro, scaglie di viola, frantumi
di rosa, tranci di rosso, squarci di giallo.
Non sono toppe da Arlecchino. Non c’è gioia in questi coriandoli, in questi
frammenti di memoria che si lasciano osservare.
La mia attenzione è soprattutto rivolta ai triangoli gialli. Ne sovrappongo
due. Si compongono in stella. Segnale di un percorso spinato. Sigillo di morte.
Ma stanotte il cielo sereno è conquistato da queste stelle. A milioni. Luminosi
triangoli di stoffa gialla. Signori di speranza. Finalmente astri di vita.
il mio numero è il 252875
il colore del mio triangolo è rosso
reca al centro la I
sono circondato da una miriade di stelle di davide, terrestre firmamento di
disperazione
252875...abbiamo detto gli uomini e ci
siamo sbagliati; gli internati si chiamavano detenuti e guai a chi li avesse
chiamati uomini. Nell'anno di grazia '45, quando tutti dicevano che il regime
interno del campo si era molto addolcito, successe un fatto curioso : un
internato accompagnava altri due internati a un lavoro in una dipendenza del
campo, passando davanti a un posto di guardia nel pronunciare la formula rituale
in tedesco impiegò la parola "uomo" invece di "detenuto"
per definire i suoi accompagnati, questo errore imperdonabile gli costò un
rabbuffo e delle buone botte. Internati e non uomini, e questi internati non
avevano bisogno di dormire, non avevano bisogno di mangiare. Dormivano
ammucchiati come bestie per poche ore divorati dai pidocchi. Ogni tanto
entravano le S.S. a fare una visita, naturalmente camminavano coi loro scarponi
chiodati sulle facce, sulle mani, sui ventri della gente sdraiata al suolo e se
tutto restava in silenzio se tutto piaceva loro, se ne andavano, e se le cose
non piacevano o se semplicemente erano un po' più ubriachi del solito davano un
fischio: tutti fuori! In due minuti la baracca era vuotata. C'era una porta
sola, ma dalle finestre guizzavano gli uomini sotto le randellate.
Allora tutti in piazza, in piazza a fare due ore, tre ore, quattro ore di
esercizi ginnastici : "in piedi! pancia a terra! in piedi! pancia a terra!
fate la rana!" e allora centinaia di spettri saltavano a rana e gli S.S.
ridevano oppure bestemmiavano o picchiavano nel mucchio...
ector
La frase è sbagliata quella giusta
è
NON SI DEVE DIMENTICARE, ma non solo in un giorno commemorativo, ma tutti i
giorni tutti.
Ma noi, tutti noi che non dimentichiamo, dobbiamo parlare con i giovani, senza
che tutto cada nell'oblio.
Si ha ragione Corto quando dice che la belva è presente via e grossa, bisogna
vigilare sempre, e senza avere nessuna dico nessuna paura, ve lo dice uno che
nel 68 girava con un adesivo sulla macchina dove c'era scritto "io aiuto
Israele" e che per questo motivo è stato anche pestato, ma che ha
continuato a girare con quell'adesivo.
bibel
Stanotte il mio pensiero corre a
chi non c'è più,a chi non c'è per colpa dell'egoismo e della perfidia.
Il mio cuore è con gli orfani e le vedove e con chi ancora lotta per non avere
più filo spinato ma una nazione libera in cui vivere.
Ho messo alla mia finestra un lumicino,il lume della vita e dell'Amore....non
posso fare altro.
ghost
Il pensiero va.....non metto lumi,
ma
nella mente una preghiera d'amore per tutte le persone che hanno subito e chi
ancora ha sulla pelle il segno di quei tempi.....che almeno il ricordo dia Loro
giustizia.
Shalom
27 gennaio 2002
Ci riconoscete? Siamo le pecore del
ghetto,
Tosate per mille anni, rassegnate all'offesa.
Siamo i sarti, i copisti ed i cantori
Appassiti nell'ombra della Croce.
Ora abbiamo imparato i sentieri della foresta,
Abbiamo imparato a sparare, e colpiamo diritto.
Se non sono io per me, chi sarà per me?
Se non cosi, come? E se non ora, quando?
I nostri fratelli sono saliti al cielo
Per i camini di Sobibór e di Treblinka,
Si sono scavati una tomba nell'aria.
Solo noi pochi siamo sopravvissuti
Per l'onore del nostro popolo sommerso
Per la vendetta e la testimonianza.
Se non sono io per me, chi sarà per me?
Se non cosi, come? E se non ora, quando?
Siamo i figli di Davide e gli ostinati di Massada.
Ognuno di noi porta in tasca la pietra
Che ha frantumato la fronte di Golia.
Fratelli, via dall'Europa delle tombe:
Saliamo insieme verso la terra
Dove saremo uomini fra gli altri uomini.
Se non sono io per me, chi sarà per me?
Se non così, come? E se non ora, quando?
(PRIMO LEVI)
se
non tu per te
sarò io per te
io
non figlio di Davide
non giusto
sarò io per te
per rendere fumo
non l'uomo
ma la vergogna di esserlo
l'onta d'esistere
io
sarò io per te
figlio di Davide
a spezzare la Croce della tua sofferenza
sarò io
a ricordare e a ricordare e a ricordare
io
non responsabile
non colpevole
ma responsabile e colpevole
perché simile
alla bestia
nera
affamata d'oro
e d'incenso
se non tu con me
sarò io con te
figlio di Davide
a percorrere la strada della giustizia
Per sempre
a.b.
Dolore...
Dolore per le perdite, per le ingiustizie, per l'indifferenza, per l'inutilità,
per l'impotenza...
Ma per te...per voi...c'è chi odia, chi grida, chi piange, chi lotta, chi
crede, chi ama...
Un'arancia per la vita...
Un treno per la vita...
Un cuore che batte anche per voi...
(Notturno di donna)
"Poserò
la testa sulla tua spalla
e farò
un sogno di mare
e domani un fuoco di legna
perché l'aria azzurra
diventi casa.
Chi sarà a raccontare
chi sarà
sarà chi rimane
io seguirò questo migrare
seguirò
questa corrente di ali." (un'amica fragile)
(2003)
Il giorno della
memoria è passato, con i ricordi di storie, delle storie dei padri e dei nonni;
è passato con quella sensazione allo stomaco; di rabbia, di tristezza e di
consapevolezza che mai più....
mai più come vacche al macello,
mai più come cavie da laboratorio: appunti su quanto sforzo, quanto dolore può
sopportare un uomo..... cavie gravide, cavie bambini, cavie, cavie...
mai più
mai più in fila nudi nel fango
mai più
mai più vagoni e vagoni e vagoni, mai più come tacchini,
mai più violentati nella nostra umanità e nella nostra anima.
E' passato il giorno di Auschwitz, con i suoi documentari, i suoi film, i suoi
racconti registrati, i suoi libri. Sono passate le canzoni, le candele sono
spente.
Io non ho ricordato solo questo; ho ricordato anche il giornalista sgozzato
mentre gridava "SI', SONO EBREO", e l'unica vittima dell'Achille
Lauro, e il piccolo innocente romano che festoso usciva dalla Sinagoga e tutti
quelli che vivono che cercano di continuare a portare avanti la vita con serenità,
una serenità cercata ogni giorno, ogni settimana, ogni maledetto mese di questo
maledetto periodo.
Ho ricordato tutti coloro che rischiano ogni volta che salgono su un autobus,
che vanno al mercato, che entrano in un locale pubblico; combattono la loro più
ardua guerra, la guerra di quei mostri umani che hanno perso ogni valore per la
vita della persona; sorridono prima di disintegrarsi in bulloni, chiodi e viti e
lamine di metallo che smembra chi sta comprando i pomodori o tiene in mano una
tazza di caffè.
Ho ricordato chi caparbiamente lotta per mantenere un fazzoletto di terra, per i
figli, per le madri, e per noi tutti se un giorno ci diranno ancora "Tu non
puoi lavorare, insegnare, studiare, curare, difendere, essere difeso...TU NON
SEI".
Noi, tutti gli ebrei del mondo, difenderemo il diritto di esistere, con dignità,
sempre, oggi come ieri, per non diventare morti viventi.
Shalom