PARABOLA INSIDIOSA

 

Sono Lucrezia. Ho 63 anni. Mi è stato affidato un incarico di fiducia: ripulire ogni giorno la tana del Lupo. Il regno hitech di uno scorridore dei mercati, di uno scalatore di multinazionali, del più duro massacratore di capitali altrui oggi in circolazioneoggi in circolazione
Scrivania neobolidista e arredi tra il minimal e il postrazionalista. Acciai, radiche tinte all’anilina, legni laccati e serigrafati, vetroresine, laminati plastici, cristalli. Questi i miei nemici quotidiani.
Alle sue più che segretarie, di perfetta bellezza, il casanova ha affidato i suoi segreti più segreti, certo che non sarebbero rivelati neanche sotto tortura.
Ha circa cinquant’anni,il soggetto. Sempre morbidamente elegante. Con un atteggiamento naturalmente sprezzante. Neanche volendo, riuscirebbe ad essere come appare. Così talentuosamente spocchioso. Uomini del potere economico, alti rappresentanti del potere politico, magistrati delle più alte corti di giustizia: tutti con la medesima indifferenza sono stati sottoposti alla scientifica esibizione di potenza. Quattordici minuti di attesa. Perché quattordici minuti, poi? Lo ha deciso il Lupo in persona. Agli inizi della sua fortunata ascesa, ha dovuto fare tredici minuti di anticamera prima di essere ricevuto da un potente dell’epoca. E allora ha determinato in un minuto l’esatto ammontare del suo potere assoluto. Bene, ricordavo che ogni giorno pulisco il suo ufficio. Il giovedì, però, ho un compito speciale, di estrema delicatezza. E’ un’incombenza sommamente gratificante, a cui non rinuncerei per tutto l’oro del mondo, affidatami direttamente dal Top.

Mai rivelerei quanto facciamo il giovedì dalle diciotto alle diciannove, come le più che perfette segretarie non direbbero una parola delle sue truffe, dei suoi raggiri, delle sue finzioni, dei suoi tranelli, delle sue corruttele. E oggi è giovedì . E sono le 19,15. Abbiamo da poco finito. Lui è in bagno a lavarsi e a lavare l’attrezzo che tiene gelosamente conservato in una scatola normalmente riposta dentro il trionfante Casablanca, ieratico, troneggiante totem, disegnato appositamente a rappresentazione e simulacro del suo ritenersi sciamano. Qui il Lupo nasconde lo strumento del suo piacere più segreto: un itifallo di titanio, che con apposita imbragatura ogni giovedì mi fa cingere. Essere posseduto in tal modo è una pratica che ama particolarmente. E che dà grande piacere anche a me. Una donna, umile, addetta alle pulizie, permanentemente allocata ai gradini più bassi della scala sociale, a cui tocca una volta la settimana, cinquantadue volte l’anno, sodomizzare il potere! Nulla al mondo potrebbe essere più soddisfacente. Una cosa però mi sfugge. Il motivo della sua insistenza a volermi pagare. E’ un gusto tutto mio, non volevo corrispettivi! Eppure non c’è stato verso. In busta paga, remunerata secondo il tabellare contrattuale, puntualmente compare un’ora settimanale di lavoro straordinario con maggiorazione del 25%. Chissà perché, poi?