Convegno sul ruolo dei giovani all'interno del mondo giuliano-dalmata
Una storia da scrivere
di Denis Visentin
Agli inizi del XXI secolo ci si interroga sul ruolo delle giovani generazioni all'interno del mondo giuliano-dalmata. Come ogni generazione che si rispetti, anche quelle interne alla comunità che ha lasciato le case d'origine hanno sentito necessità e sentimenti diversi, essendo nati in una società che non era né è quella dei padri. Invecchiando la vecchia classe dirigente viene a mancare la generazione successiva, ereditaria di compiti e ruoli ma di idee nuove e diverse: ragionamenti che ci rimandano ai trascorsi eventi nostrani e tuttora attuali, quando le nuove generazioni che non si riconoscevano nell'ideologia e nei ruoli dei padri fondatori dei nostri sodalizi, ventilavano l'ideologia democratica, l'arresto del declino dell'etnia, la collaborazione con gli esuli ed il recupero della memoria storica. Lo scrittore buiese d'origine Lino Dussi disse anni fa che i figli degli esuli non seguono le orme dei padri. Il Movimento per la costituente di allora, iniziò a toccare il tasto della collaborazione e del riavvicinamento fra andati e rimasti, in varie località dell'istroquarnerino si ebbero quei contatti ufficiali in via personale mai interrotti tra singole famiglie ed amici. Lo fecero varie Comunità degli italiani e rappresentanze degli esuli, il "Comitato pro restauro delle chiese di Buie", il Circolo "Istria", il Libero Comune di Pola in esilio, la Società di studi fiumani, il periodico "Istria Europa", l'UI di Borme ... e l'ultima nata, l'ADES, associazione che riunisce le giovani generazioni giuliano-dalmate e amici, dalla quale è venuta una nuova, più incisiva, efficace e moderna spinta. Nata nel '96, essa è riuscita ad affermarsi ed oggi costituisce una realtà che fin dall'inizio si decise ad uno storico passo: il contatto con i giovani rimasti in Istria per conoscere di persona la loro realtà. Dopo la visita a Rovigno intrapresa dall'ADES di Udine, che diventerà un volano fondamentale, organizzando gli incontri di Udine e Stridone. Se il XX secolo si è concluso con la sottoscrizione del Protocollo di amicizia e di collaborazione fra la Seconda Circoscrizione del Comune di Udine e la CI di Buie, quello successivo è iniziato con un nuovo dibattito a Muggia, organizzato in collaborazione con la Casa europea di Padova. Con la consapevolezza che i tempi stanno cambiando, nell'afosa "caput mundi" l'ADES e l'Associazione per la Cultura Fiumana, Istriana e Dalmata nel Lazio, hanno dato vita in luglio, alla tavola rotonda dal titolo "Esuli giuliano-dalmati: la nuova generazione tra passato e futuro. Problemi e prospettive". Moderatore il dott. Marino Micich, presidente dell'associazione romana che ha esordito presentando l'attività della Società di studi fiumani e dell'Archivio museo di Fiume. Fondata la prima nel 1923, la sua attività è proseguita a Roma nel secondo dopoguerra, spalancando le porte anche alle altre culture. Qualche esempio: la promozione del Convegno "Fiume nel secolo dei grandi cambiamenti", l'inaugurazione della lapide che ricorda i 49 fiumani morti nel campo di concentramento di Sulysap (Tapyosuly) durante il primo conflitto mondiale, la ricerca avviata d'accordo con l'Istituto croato di storia per accertare le vittime di nazionalità italiana nel fiumano dal 1940 al 1947. La Società pubblica la rivista di studi adriatici "Fiume", e dispone di una biblioteca con un fondo librario complessivo di 5 mila titoli. L'Archivio, visitato da personalità di spicco della politica e della cultura, custodisce non soltanto la memoria dell'esodo, la documentazione arriva a scritti quattrocenteschi ed agli Statuti fiumani pubblicati recentemente assieme all'EDIT e all'ICR.
ADES e Associazione per la Cultura Fiumana, Istriana e Dalmata del Lazio hanno inteso scuotere l'ambiente romano, in cui c'è un quartiere giuliano, la Società dalmata di archeologia e storia patria e l'ANVGD, a lungo lontane dalle tematiche volute, trattate e affrontate dalle giovani generazioni. Il dott. Pietro Crasti, presidente dell'ADES, motivando l'incontro romano e le idee che hanno generato la nascita dell'associazione da lui presieduta, intesa a operare d'accordo con le altre ma anche portatrici di novità, recuperando quella fascia d'età assente nell'associazionismo esule e senza dimenticare il passato. L'ADES non dimentica l'esperienza dell'esodo, anche se essi non ne furono partecipi direttamente, ma la verità storica passata è importante, vanno aperte le porte della collaborazione anche ai giovani rimasti, la cui storia va pure approfondita: "Non parliamo più di comunità di qua e di là una volta superato il confine, ma di un'unica comunità. "Concetto unitario che vede l'ADES porgere la mano alla Federazione degli esuli, ma anche ai giovani della nostra etnia. Uniti si è più forti, altrimenti si rischia di fare il gioco degli altri, di coloro che ci vorrebbero estinti per sempre". Un messaggio che fa bene sia all'associazionismo esule che al nostro.
Su questa linea unitaria e di aperture ha impostato il suo intervento pure il senatore Lucio Toth, presidente dell'ANVGD:" Non si possono fare chiusure né verso l'ADES né verso i rimasti". Va ricordato il sostegno del senatore alla Legge 19/91. Prossimamente Ciampi visiterà l'istroquarnerino, ma non potrà andarci senza trattare di beni abbandonati, bilinguismo e statuto istriano, le volontarietà d'intenti dovranno dunque essere comuni per le problematiche che riguardano sia gli uni che gli altri. In parole povere, sia l'UI che le associazioni degli esuli, nell'affrontare con il Presidente i rispettivi problemi, dovranno necessariamente appoggiare le istanze degli altri. In tale contesto, la storia dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia, di cui non si tratta nei testi ad uso scolastico della penisola italica, deve diventare parte integrante della storia nazionale. Ed oggi non si può dimenticare la tuttora esistente cultura italiana al di là del confine: Buie ad esempio è uno dei centri più vivaci e coraggiosi. Ma pensare a sostenere la cultura italiana là presente non vuol dire ignorare gli altri. Il dialogo va impostato anche con le altre culture: l'ANVGD ha concorso all'organizzazione di seminari di lingua italiana per gli insegnanti montenegrini che si sono tenuti in Abruzzo.
In quest'ultimo mezzo secolo abbiamo sofferto un po' tutti, complici il totalitarismo, ma si è instaurata in Istria una cultura della convivenza e del reciproco rispetto tesa a superare il passato e le contrapposizioni fra le varie culture in essa viventi, appoggiando e consolidando la cultura del dialogo e della pace. Un assaggio circa l'ultimo mezzo secolo di vita e di storia della CNI, le sue istituzioni e le difficoltà, è stato proposto dal dott. Denis Visintin, della SMS "Leonardo da Vinci" di Buie. Una storia tormentata, che parte dalle dure fasi finali della guerra e del periodo successivo che coinvolsero le nostre terre, in parte sconosciuta, parzialmente scomoda, di cui non tutte le verità sono state ancora chiarite, non sempre bianca, non sempre nera, talvolta grigia e dal sapore un po' amaro, ma si era in una sala parrocchiale "in cui c'è un Crocifisso, non possiamo dimenticare il passato, ma perdonare sì".
Del necessario inserimento giovanile ha trattato Sergio Uljanic, presidente della Famiglia polesana torinese, figlio d'una famiglia divisa come numerose altre - ma di ciò la politica ufficiale dei vari associazionismi non ha mai trattato, forse perché cozzava con i rispettivi interessi antagonistici ed avrebbe comportato verità diverse da quelle divulgate - con parenti a Pola che hanno frequentato, e lo fanno tuttora le discendenze, le istituzioni scolastiche in lingua italiana, contribuendo alla conservazione, divulgazione e vitalità di questa cultura in Istria.
È opportuno procedere a degli incontri preparatori ad un convegno riconciliatore che a questo punto si rende necessario, ha esordito il dott. Ballarini. Al giorno d'oggi è doveroso aiutare chi è rimasto a salvaguardare quanto rimane della cultura italiana. La Società di studi fiumani ha in mente di organizzare nelle scuole del capoluogo quarnerino un incontro parallelo tra studiosi che hanno vissuto l'esodo e cultori della permanenza. Urge trattare del problema ecologico ambientale: in Adriatico non ci sono più sardine.
Lino Vivoda, direttore del periodico "Istria Europa", cultore e pioniere del dialogo con gli italiani rimasti, le altre culture presenti in Istria e la terra d'origine ha chiuso gli interventi. Con un richiamo al passato, ha ricordato che nel secondo dopoguerra, e lo disse anche Djilas in tempi recenti, bisognava costringere con ogni mezzo disponibile gli italiani ad andarsene. Elo- quente esempio la strage di Vergarolla, dove il relatore perse un fratello. Non va dimenticato l'eccidio di Piemonte e le altre stragi, le vicende che colpirono i rimasti e tutti gli altri non ligi al nuovo regime. Oggi va tenuta presente la realtà diversa in cui si vive in Istria.
Nel dibattito, Antonietta Maracchi ha toccato la tematica delle foibe, una pagina storica che la società e la politica italiana stentano ancora ad assorbire. Al "Parini" di Milano ci sono stati degli scontri tra favorevoli e contrari, lei stessa è stata minacciata di morte, il Ministero per la cultura ha a suo tempo negato il sostegno finanziario al regista Gabriele Polverosi, inteso ad affrontare l'argomento in un suo film. Nei vari interventi (Prizzi, Gaspardis, Botteri, ed altri esponenti della cultura giuliana nella capitale, si è sentita la necessità di affermare l'identità regionale di appartenenza, di instaurare dei rapporti di amicizia e di collaborazione fra le scuole della penisola e quelle dell'etnia... insomma tutta una serie di interventi propositivi tesi a creare una sorta di task force a favore della cultura italiana di queste terre e di chi s'impegna in luogo perché essa continui l'esistenza, ma anche una necessaria coordinazione e divulgazione della storia istriana, fiumana e dalmata nelle scuole italiche, ed in questo contesto delle iniziative si sono già avviate nel Lazio. E d'altra parte qualche attività culturale comune è stata già avviata fra alcune scuole della regione e quelle fiumane dell'etnia.
Ancora a proposito di giovani generazioni e del loro ruolo, l'ADES ha tenuto a Roma la sessione ordinaria della sua assemblea. L'associazione, nel suo intento teso a promuovere lo studio e la ricerca storica, la divulgazione e la salvaguardia del plurimillenario patrimonio di storia, cultura, tradizioni e lingua delle genti istriane, dalmate e fiumane, considerando come importante fondamento la propria identità di popolo sviluppatosi nell'ambito delle civiltà passate. Apartitica ed intende promuovere una cultura della pace tra tutti i popoli europei mediante la reciproca conoscenza. Forte del suo budget annuo, 10 milioni di lire, quanto la CI di Buie riceve dalla municipalità grosso modo, essa ha promosso e divulgato la pubblicazione di alcuni opuscoli tutelari ed esplicativi del nostro patrimonio: la raccolta di Cobolli dedicata ai nostri giochi, il saggio erudito dedicato alla scuola italiana in Istria del prof. Rumici, varie iniziative a favore delle nostre CI, ultima in ordine di tempo la visita della sezione bolognese alle CI di Buie e di Stridone: volontà aperturistiche sottolineate anche dalla desiderata ed espressa volontà ad essere presenti alle manifestazioni dell'etnia, ai contatti umani ed alla collaborazione. Da qui l'invito sincero a saldare i legami tra i giovani appartenenti alle due parti di una stessa anima divisa dalla storia, all'UI ed alle CI.
"Roma val bene una messa", disse l'Imperatore, ci si può convertire pur di possederla. E lo pensiamo pure noi, per pacificarci. In ogni famiglia si litiga e si fa la pace. È cosa normale. I cattolici perdonano. Se è necessario un convegno riconciliatore, fa bene una messa pacificatrice. Qui a Roma la messa c'è stata, celebrata da padre Rocchi, in una cappella mosaicata con i Santi protettori delle località istriane ed una lapide marmorea ne ricorda i nomi. Fuori, la gente discorreva nel bel dialetto veneto. Questa zona ha un passato agricolo, dal 1942 al '47 c'erano le baracche che ospitavano gli operai impegnati all'EUR, poi vennero gli esuli giuliano-dalmati. Ci sono a proposito delle immagini in ricordo all'Archivio museo di Fiume, ed il dott. Micich, classe 1960, ci indica la baracca in cui è vissuto per tre anni. Poi vennero gli edifici e le abitazioni per essi edificate. Domenico Biasiol, con i parenti tuttora residenti a Dignano e a Gallesano, ci indica la "Lupa de Pola", il bronzeo simbolo di Roma che allatta i due gemelli, posto su di un cippo marmoreo, portata a Pola in età augustea, e ritornata a Roma nel 1947, imbarcata anch'essa sul "Toscana". Una scritta e la dedica dell'allora presidente della Repubblica italiana Luigi Einaudi ricordano il suo rientro. Immaginiamo questa Lupa allattare non i due gemelli, bensì due culture diverse e della pace.
La tavola poi unisce tutti. E la malvasia istriana ricavata dai vigneti buiesi ricorda le fatiche del contadino nostrano nel lavorare la dura terra della penisola. Qualcuno intona "Va pensiero" e lentamente escono dalle gole anche i versi delle vecchie canzoni istriane.
Riflettiamo: ci troviamo uniti assieme in un'afosa serata romana, istriani e non, abbiamo parlato di pace, di perdono cristiano, di collaborazione, di superamento dei confini, in primo luogo quelli mentali, di aperture anche verso altre culture, in primis quelle presenti nei nostri territori, con la consapevolezza di appartenere ad un'unica comunità culturale. E pensare che il Muro di Berlino e la "cortina di ferro", i totalitarismi dell'est europeo sono crollati soltanto poco più d'una decina di anni fa. Prima di ciò incontri simili non si potevano nemmeno sognare. Entro le nostre mura culturali anche fino a qualche anno fa ancora sarebbero stati, se non impossibili, difficili. Il tempo comunque ha avuto ragione su tutto e tutti. "Non chiamiamoci più esuli e rimasti, siamo un'unica comunità", l'hanno detto alcuni capi storici delle associazioni istriane, fiumane e dalmate, e prima di loro qualche giovane, perseguendo una linea caparbia e ardua. "Chi la dura la vince", a Roma si è voltato pagina: merito delle giovani generazioni e dell'ADES. Hanno inviato i loro saluti ai convenuti l'ambasciatore Maurizio Moreno, Direttore generale del Ministero degli esteri per i Paesi dell'Europa, l'assessore alla cultura della regione Lazio Maurizio Ceramelletti, la dott. Alessandra Norbedo, vicepresidente dell'Associazione delle comunità istriane, il Movimento Istria, Fiume e Dalmazia, Continuità adriatica. Lasciamo la città eterna e meditiamo su Domenico Biasiol, che ci ha chiesto di salutare i parenti, pensiamo ai vari originari Visintin, Vascotto, Crastio incontrati, le loro parentele presunte, forse mai esistite, oppure dimenticate, e su quanti ci hanno chiesto notizie dei paesi d'origine dei genitori, dei nonni, delle ascendenze: c'è tutta una storia riflessiva da scrivere.