Secondo indiscrezioni, la questione potrebbe essere esaminata la prossima settimana a New York a margine dell’assemblea generale delle Nazioni Unite
Beni degli esuli, incontro Berlusconi-Picula
Il premier italiano e il ministro degli Esteri croato firmeranno un memorandum d’intesa sugli investimenti
TRIESTE - Beni degli esuli: il negoziato ripartirà da New York. E’ previsto infatti la prossima settimana un incontro tra il presidente del consiglio italiano e ministro degli
Esteri a interim, Silvio Berlusconi, con il capodiplomazia croato Tonino Picula. La riunione, di cui non è stata ancora fissata la data esatta, avverrà nell’ambito
dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite convocata per discutere il caso Iraq, che comincerà sabato. Sul tavolo di Berlusconi sta per arrivare la relazione redatta da
Maurizio Moreno, Direttore Generale Europa della Farnesina, che, dopo un blitz a Zagabria, sta predisponendo un memorandum con i punti sui quali trattare.
La notizia è trapelata sulla stampa croata ed è stata confermata ufficiosamente pure a Roma. Il via è stato dato dallo spiraglio aperto con la recente modifica alla legge
croata sulla denazionalizzazione (cioè sulla restituzione dei beni espropriati dal regime di Tito) in cui si parla di accesso anche ai cittadini stranieri previo accordo con i
Paesi interessati. Sui contenuti del documento di Moreno, che si accomiata con quest’ultima fatica dall’ufficio Europa, per approdare alla rappresentanza italiana alla Nato,
bocche cucite. Ma dovrebbe trattarsi della bozza di quel trattato di collaborazione e amicizia che era stato stoppato lo scorso anno dall’intervento della Federazione degli
esuli proprio riguardo al nodo dei beni. Per inciso, va detto che Berlusconi e Picula firmeranno un memorandum d’intesa sugli investimenti nella piccola e media impresa.
Sempre in ordine alle carte che i due ministri esamineranno, secondo il quotidiano «Vjesnik» (vicino al governo di Zagabria) da parte croata si sarebbe rinunciato
all’inserimento nel testo di una frase sul «fascismo italiano in Croazia». Segno, commenta la «Voce del Popolo», che il governo Racan non ritiene più che la Croazia sia
minacciata dall’irredentismo italiano.
Certo che a New York non sarà stilato da Berlusconi e Picula un accordo definitivo sulla delicata materia. Se effettivamente i due affronteranno l’argomento beni degli esuli
sarà semplicemente il primo passo verso la trattativa, come, del resto, aveva anticipato il vice premier italiano Gianfranco Fini il quale aveva appunto annunciato, a inizio
estate, che a settembre si sarebbe cominciato a trattare. E sempre il «Vjesnik» fa l’ipotesi che il compromesso in tema potrebbe essere rappresentanto «dal gesto
simbolico della restituzione di alcune case agli esuli». Però c’è da tener presente che l’Italia, prima di passare a qualsiasi trattativa sul campo, dovrà tener conto dei
risultati del lavoro della Commissione giuridica istituita alla Farnesina per esaminare il quadro giuridico, tenendo presenti i trattati tra i due Paesi, nel quale collocare il
contenzioso sui beni. Risultati che non sono ancora arrivati.
Di segno cautamente positivo le prime reazioni alla notizia. Il deputato italiano al Sabor, Furio Radin, che molto si è adoperato perchè si affrontasse la questione dei beni
degli esuli, afferma che se si tratta lui è «la persona più felice del mondo». Però, ammonisce, la restituzione si può fare «laddove possibile e senza creare nuove
ingiustizie». Radin ribadisce che un «gesto simbolico» sarebbe gradito e ricorda i 35 milioni di dollari del debito croato verso l’Italia (per i beni dell’ex zona B) che, dice,
«potrebbero essere restituiti in natura». Il presidente della Federazione Guido Brazzoduro sottolinea l’aspetto positivo della trattativa che significherebbe, da parte croata, la
rinuncia al principio che la questione esuli è stata esaurita con i trattati intercorsi tra i due Paesi (che è invece la posizione che Lubiana continua a mantenere). E ricorda
che questa trattativa è frutto di un lungo e silenzioso lavoro che anche la Federazione ha svolto. Però Brazzoduro sottolinea che è necessario valutare prima i lavori della
Commissione e avverte che bisogna «smetterla con le polemiche» in questo delicato momento (in riferimento al dibattito in atto nella diaspora istriana di cui parliamo
nell’articolo qui accanto). Insiste sulla restituzione Paolo Sardos Albertini, presidente della Lega Nazionale, ricordando che «una restituzione reale e non solo simbolica di
tali immobili corrisponde non unicamente a ragioni di giustizia ma anche a motivi di convenienza», soprattutto per l’Istria dove verrebbero recuperate aree attualmente in
fase di degrado e abbandono. Giovanni De Pierro di Alleanza Italiana non mostra alcun ottimismo. Se non si arriverà ad una seria ipotesi di restituzione, dice in sostanza,
questa trattativa potrebbe rivelarsi una Osimo 2.
Pierluigi Sabatti