Possibilista Menia: «Qui la storia è stata diversa: chi combatteva nella X Mas, difendeva i confini orientali»
Una stele ai caduti Rsi
E’ subito polemica,
e An ritira la mozione



Ritirata al primo accenno di polemica. Si tratta della mozione presentata dal consigliere circoscrizionale di Alleanza nazionale Giuseppe Portale, nella quale si chiedeva al sindaco Roberto Dipiazza di erigere in una piazza rionale, nello spirito della riconciliazione, un monumento ai caduti della Repubblica sociale italiana. La richiesta doveva venire discussa questa sera nel corso della seduta della quinta circoscrizione (Barriera Nuova-San Giacomo), a guida Casa delle Libertà. Ieri però è giunta una dura presa di posizione della Margherita, nella quale si chiedeva ai propri consiglieri di opporsi all’approvazione della mozione. «La pari dignità di fronte alla morte - si rilevava in una nota del portavoce Walter Godina - non deve in alcun caso portare alla confusione fra chi ha appoggiato il regime fascista e l’occupatore nazista a Trieste, e chi ha lottato per la liberazione dell’Italia e della città dalla feroce oppressione».
Ieri sera l’improvviso dietrofront del centrodestra che, come ha confermato Rocco Lobianco, responsabile del decentramento di Alleanza nazionale, «è una decisione di opportunità per evitare polemiche e strumentalizzazioni. Va detto che era un’iniziativa personale di Portale, che non avrebbe trovato ampi consensi in questo momento. Ed è stato lo stesso proponente a decidere di ritirarla, senza quindi che vi fosse alcuna imposizione».
Ma che cosa chiedeva il contestato documento? Il consigliere Portale faceva innanzitutto un’ampia premessa, giudicata da esponenti di An «molto soft», nella quale fra le altre cose si ricordava come nel nostro Paese si fosse «instaurato un positivo clima di rappacificazione nazionale in ordine ai tragici eventi della guerra civile che dal 1943 al 1945 imperversò in Italia», citando in modo esplicito «l’indiscusso l’apporto che la guerra di resistenza ha dato all’insorgere di libere e democratiche istituzioni nel nostro Paese all’indomani della caduta del fascismo». Queste premesse però non hanno convinto l’opposizione, come si intuisce dai commenti dal deputato del gruppo misto Riccardo Illy, secondo cui «non è opportuno riaprire capitoli sulla storia del nostro Paese, e in particolare a Trieste dove si sono viste le conseguenze peggiori di tre totalitarismi: fascismo, nazismo e comunismo. Sono d’accordo di divulgare nei libri di storia eventi sottaciuti, come l’esodo, ma dobbiamo volgere lo sguardo al futuro, non al passato». Anche il collega Roberto Damiani chiede di «guardare avanti, il che non significa disconoscere che parecchia gente si è trovata a militare nella Repubblica sociale per sfuggire alla prigionia in Germania, come nel caso di mio padre. Purché l'omologazione della pietà non significhi omologazione dei valori».
Più possibilista Roberto Menia, deputato An: «E’ un argomento sul quale riflettere. Potrei citare il presidente della Camera (Casini, ndr) che pochi giorni fa ha detto che bisogna pensare anche a quei ragazzi che con purezza di ideali ritenevano di difendere la patria». Ma Menia ricorda anche che a Trieste «la storia del confine orientale è una storia del tutto particolare. Nel famoso incontro Fini-Violante si disse proprio questo: chi aveva combattuto nelle file della X Mas a Trieste e in Istria lo faceva a tutela dei confini orientali. La guerra civile qui è stata una cosa diversa dal resto d’Italia, perché è diventata una lotta nazionale». Sulla stessa linea anche Paris Lippi. «Chi non ha commesso crimini orrendi - rileva il commissario provinciale di An - è giusto che venga onorato».