Gli esuli desiderano che il 10 febbraio (data del trattato di pace di Parigi del ’47) ricordi il dramma dell’esodo
«Vogliamo la Giornata della Memoria»
Il consiglio federale riconferma il direttivo uscente presieduto da Brazzoduro


Adesione all’iniziativa dei Giuliani nel Mondo per i corregionali in Argentina
Gli esuli vogliono la loro «Giornata della memoria» e hanno scelto la data, il 10 febbraio, quando nel 1947 a Parigi venne firmato il trattato di pace che sancì la perdita per l’Italia dell’Istria, del Quarnero e di Zara e diede impulso all’esodo.
La decisione è stata presa ieri dal consiglio della Federazione, riunito nella sede dell’ Unione degli Istriani. «Visto che ci siamo sentiti quasi rifiutati nelle celebrazioni del 17 gennaio (che ricorda l’Olocausto, ndr.) – ha spiegato il presidente Guido Brazzoduro – desideriamo che vi sia una giornata in cui ricordare la nostra vicenda». E’ un modo per conquistare maggiore visibilità, un’altra questione che gli esuli hanno trattato: desiderano che i mass media nazionali diano loro più spazio e desiderano pure che nelle scuole si parli della loro storia. In merito hanno chiesto incontri con il ministro delle Comunicazioni, Gasparri, e dell’Istruzione, Moratti.
Sarà questa una delle linee d’intervento che perseguirà il nuovo direttivo della Federazione, eletto ieri. Anzi, confermato: restano dunque presidente Guido Brazzoduro, vice presidente Lucio Toth, segretario Silvio Stefani e consiglieri Bernardo Gissi (Libero Comune di Pola), Renzo de’ Vidovich (Libero Comune di Zara) e Silvio Delbello (Unione degli Istriani). Ricordiamo che il consiglio federale è composto di venti membri in rappresentanza delle cinque grandi associazioni dei profughi.
La lunga riunione di ieri, cominciata alle 10.30 e terminata intorno alle 17, da quanto è emerso, è servita a ricompattare i vertici della diaspora istriana come dimostra la riconferma toto del direttivo e della sua linea d’azione, criticata da qualche esponente degli esuli, come il professor Italo Gabrielli del Gruppo 88, per la troppa «morbidezza» sul contenzioso dei beni confiscati. Critiche che avevano indotto Lucio Toth a intervenire per denunciare i «veleni» sparsi a Trieste soprattutto in ordine al lavoro della commissione istituita dalla Farnesina per approfondire gli aspetti giuridici della questione. «Abbiamo piena fiducia nella commissione – hanno dichiarato dopo la riunione Brazzoduro e Delbello – e riteniamo che i lavori debbano svolgersi con riservatezza e serenità. Valuteremo i risultati quando ci saranno presentati». Hanno poi aggiunto di considerare positivamente anche quanto farà l’altra commissione, quella presieduta da Maurizio Maresca, varata dalla Provincia. E a suggellare una «tregua» tra le due anime dei profughi c’è stato pure l’incontro, a fine lavori, con l’avvocato Giovanni De Pierro, il legale americano, esponente dell’ala «dura», che si è impegnato sul tema dei beni, con un’attività di lobbying su parlamentari e governo Usa. «Abbiamo salutato con piacere De Pierro – ha detto Brazzoduro – perchè una base ideale di soluzioni comuni esiste e quindi bisogna unire gli sforzi». De Pierro terrà oggi, alle 18, al Savoia, una conferenza, promossa dalla Lega Nazionale, proprio sul rapporto tra gli esuli e gli Stati Uniti.
Infine dal direttivo è giunto l’invito alle associazioni e ai singoli di aderire all’iniziativa dei Giuliani nel Mondo che raccolgono fondi per aiutare i corregionali bisognosi in Argentina.
Pierluigi Sabatti