Il
Piccolo 27/12/01 Argentina - un lavoro per i giuliani e i friulani che
tornano
ARGENTINA
La Regione Friuli-Venezia Giulia è pronta a fornire occupazione a
giovani
operai specializzati in fuga dalla pesante crisi sudamericana Un
lavoro
per i giuliani e i friulani che tornano
Sarà
definita una corsia preferenziale per il rientro. Attivati i meccanismi
per
garantire anche un alloggio
TRIESTE
- La Regione Friuli-Venezia Giulia intende giungere nei prossimi
giorni
a un protocollo d'intesa con associazioni imprenditoriali e sindacati
per
definire una corsia preferenziale per il rientro dei friulani e giuliani
residenti
in Argentina, che avessero intenzione di lasciare a breve scadenza
il
Paese ora attanagliato da una gravissima crisi economica e sociale. A
beneficiare
di questa particolare opportunità potrebbero essere da subito
alcune
centinaia di giovani operai specializzati (tornitori, saldatori,
carpentieri
e simili) appartenenti alle comununità friulana e giuliana d'
Argentina
che, se l'idea andrà in porto, potrebbero usufruire di un apposito
programma
di formazione per essere immediatamente reinseriti nel tessuto
produttivo
regionale.
L'obiettivo
è stato posto dall'assessore regionale all'Industria, Sergio
Dressi,
d'intesa con l'assessore al Lavoro, Giorgio Venier Romano. Una
riunione
per definire i termini della questione si svolgerà nel primo
pomeriggio
di domani nel palazzo della giunta regionale, in piazza Unità.
"Al
di là delle doverose espressioni di solidarietà - ha detto Dressi -
dobbiamo
dare ai nostri corregionali che intendessero rientrare nel
Friuli-Venezia
Giulia un'opportunità concreta".
Alla
riunione sono state invitate le associazioni degli imprenditori
(Assindustria,
Api, Confartigianato, Cna), le organizzazioni sindacali
(Cgil,
Cisl, Uil, Ugl), l'Ater (Azienda territoriale per l'edilizia
residenziale),
i funzionari delle direzioni regionali interessate, oltre ai
rappresentanti
degli organismi dei corregionali all'estero (Ente Friuli nel
mondo
e Associazione giuliani nel Mondo).
"Questi
nostri emigrati - osserva Dressi - potrebbero trovare lavoro in quei
settori
che oggi nella nostra regione manifestano evidenti difficoltà di
reperimento
di manodopera specializzata. Per alcune qualifiche, come
tornitori,
carpentieri o saldatori, le nostre imprese devono spesso
ricorrere,
attraverso il sistema degli appalti, a società dei Paesi
dell'Est.
"Pescando" in Argentina riusciremmo a soddisfare quindi una
duplice
esigenza".
"Non
possiamo di certo - conclude Dressi - risolvere i problemi di tutti i
corregionali
residenti in Argentina, emigrati e loro eredi, ma possiamo
sicuramente
almeno accogliere qualche centinaio di essi con procedure di
priorità
e urgenza".
Il
Piccolo 28/12/01 Argentina - ma gli esuli istriani non hanno dove tornare
Ma
gli esuli istriani non hanno dove tornare
TRIESTE
- La tremenda crisi politica, economica e sociale che sta
sconvolgendo
l'Argentina ripropone con forza il problema del ritorno. Un
problema
che per altri connazionali è certamente complesso, ma che diventa
ancor
più difficile per gli esuli istriani, fiumani e dalmati che cercarono
di
rifarsi una vita oltre Oceano dopo l'esodo. Anch'essi, come gli altri
esuli,
hanno dovuto lasciare case e proprietà, i luoghi delle loro radici e
oggi
non hanno dove tornare.
Del
disagio degli esuli istriano-dalmati in Argentina, più profondo rispetto
agli
altri emigrati da queste terre, si è fatto interprete il presidente
dell'Unione
degli Istriani, Silvio Delbello, il quale ha lanciato una
proposta
affinchè "l'Italia, assieme alla Slovenia e alla Croazia trovino il
modo
per restituire le proprietà agli istriani emigrati in Argentina,
affinchè
possano rientrare nella loro terra d'origine e uscire in questo
modo
dalla situazione critica in cui sono venuti a trovarsi".
Secondo
Delbello queste proprietà "potrebbero rappresentare l'ancora di
salvezza
su cui contare per tante disperate famiglie di esuli emigrati". Un
gesto
che "affermerà - scrive sempre Delbello - lo spirito di solidarietà
umana
e i principi di giustizia e civiltà sui quali gli stati europei
affermano
di fondare la loro stessa esistenza".
Nel
suo appello Delbello si rammarica per il fatto che la regione
Friuli-Venezia
Giulia non abbia avuto "la prontezza per attrezzarsi
convenientemente
ed essere in grado di aiutare tempestivamente i
corregionali in difficoltà".