I maturandi delle superiori saranno ricevuti giovedì dal

Capo dello Stato Studenti italiani da Ciampi

TRIESTE - Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi riceverà
giovedì al Quirinale 250 studenti dell'ultimo anno delle scuole superiori
italiane di Fiume, Rovigno, «Dante Alighieri» di Pola, «Leonardo Da Vinci»
di Buie, Ginnasio «Gian Rinaldo Carli» di Capodistria, «Pietro Coppo» di
Isola e Ginnasio «Antonio Sema» di Pirano. La visita dei maturandi fa
seguito all'invito del Capo dello Stato italiano agli studenti delle
scuole
superiori di Fiume e di Pola in occasione della sua visita in Istria e a
Fiume il 10 ottobre scorso. Invito che è stato poi esteso a tutti gli
studenti dell'ultimo anno delle scuole superiori italiane di Croazia e
Slovenia.
L'incontro con Ciampi ha potuto realizzarsi grazie all'escursione di
studio dopo corso promossa dall'Università popolare di Trieste e dall'Unione
italiana di Fiume nell'ambito delle iniziative culturali finanziate dal
ministero degli Esteri. Si tratta di una visita fondamentale per la
crescita
e la maturità dei ragazzi, nell'ampia visione di un dialogo costante tra
coloro che sono rimasti al di là dei confini e la Nazione madre, come
viene
chiamata affettuosamente l'Italia. L'escursione di studio coinvolgerà
tutti
gli studenti fino a domenica in un suggestivo percorso artistico-culturale
che metterà in rilievo tutte le maggiori bellezze della capitale.

 

Cari studenti

italiani d’Istria

La vostra vita quotidiana, anche in quanto rappresentanti di una minoranza, vi rende compartecipi dei valori della nuova Europa. Accingetevi a vivere la vostra gioventù, la vostra vita come futuri cittadini europei, consapevoli degli ideali di civiltà e di solidarietà, che costituiscono l’identità dell’Europa verso il mondo intero.

Portate con voi la copia dello «Zibaldone di pensieri» di Giacomo Leopardi – che avete trovato sulle sedie, al vostro arrivo –, una delle opere più profonde della letteratura italiane dell’Ottocento, che credo vi aiuterà a meglio ricordare questo vostro bel soggiorno romano.

Certo lo «Zibaldone» non è un libro da leggere tutto d’un fiato, come un romanzo, ma esso – lo dice la parola stessa – non è altro che un quaderno di appunti, di pensieri, di approcci annotati senza ordine. E quindi da leggere gradualmente, che può servire come meditazione e assimilazione della cultura attraverso il pensiero di un grande poeta e di un grande pensatore, quale fu Giacomo Leopardi.

In questo momento mi sento un po’ uno degli insegnanti della sua scuola, cara preside, e quindi rivesto per qualche minuto le vesti professionali, che svolsi per due anni come insegnante all’inizio della mia attività professionale.

Quindi vi dico: siate orgogliosi di avere appreso, sin dall’infanzia, la lingua italiana, perché essa – senza rivendicare primati – è uno strumento di cultura straordinario. È una lingua che ha la capacità di rinnovarsi per poter esprimere sentimenti, stati d’animo, realtà della vita moderna, che continuamente cambia, ma è al tempo stesso una lingua che resta immutata. Ho qui con me due poesie, ambedue rivolte all’Italia. Vi leggo i primi versi di ognuna di esse. Sono due poesie scritte a distanza di ben cinque secoli.

La prima così comincia: «Italia mia, ben che ’l parlar sia indarno a le piaghe mortali che nel bel corpo tuo sì spesse veggio, piacemi almen che’ miei sospir sian quali spera ‘l Tevero e l’Arno, e ’l Po, dove doglioso e grave or seggio».

La seconda: «O patria mia, vedo le mura e gli archi e le colonne e i simulacri e l’erme Torri degli avi nostri, ma la gloria non vedo».

Mi domando, quale è la più antica delle due, essendo l’una stata scritta nel 1300 dal Petrarca e l’altra è stata scritta nel 1800 da Leopardi?

Oggi noi le leggiamo con la stessa facilità; cioè la lingua italiana, che pure muta in continuazione, tuttavia è la stessa. Credo che difficilmente con altre lingue si possano leggere a distanza di cinque secoli due poesie senza avere difficoltà a comprenderle e quasi stentare a collocarle rispettivamente nel Trecento o nell’Ottocento.

È con questi sentimenti che vi saluto; rivolgo un caloroso augurio a voi per il vostro futuro, come pure ai vostri insegnanti, all’Unione Italiana, all’Università Popolare di Trieste, che ringrazio vivamente per l’impegno con cui si dedicano a promuovere la formazione culturale degli italiani, degli sloveni e dei croati di origine italiana.

Carlo Azeglio Ciampi