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Grutta de Bacchera

Su ] Sa Grutta de Bacchera ]

Nella grotta nota con il nome di "Grutta de Bacchera", che è situata nel Comune di Nuxis a quota 258 mt. e si sviluppa per 185, vi sono tracce di insediamenti umani sin dalle epoche più remote, dal momento che in alcuni angoli sono stati rinvenuti dei frammenti di ceramica del periodo "M.Claro" e con essi un pezzo di macina in trachite blu. Le notizie sono frutto degli studi eseguiti dal Prof. Roberto Curreli e dal Gruppo Speleologico di Nuxis nel 1983. Circa quaranta anni fa, la parte iniziale della grotta è stata distrutta da un'impresa mineraria per estrarne dell'onice; per questo motivo all'interno si trovano ancora dei massi che non sono stati recuperati. La cavità si trova nella omonima località di Bacchera, poco oltre "Is Ollargius", a mezza costa di una collina la cui vegetazione è costituita esclusivamente da macchia mediterranea, prevalentemente da ginepri ed olivastri. Nella zona circostante ci sono alcune coltivazioni con mandorleti, qualche ciliegio, delle vigne. Il livello carsico della grotta è simile a quello della Cava Romana, da cui dista circa 2 km. La cavità si apre nei calcari paleozoici del cambriano medio. Dal punto di vista idrografico, la zona è attraversata da un rigagnolo, conosciuto come "S'arriu de Bacchera", alimentato da una piccola sorgente situata a monte e dalle acque piovane, per cui nella stagione estiva è sempre asciutto. Per quanto riguarda l'aspetto faunistico, non c'è alcuna segnalazione particolare da fare, tranne la presenza di diversi nidi di rapaci. Come già detto, questa cavità naturale è stata sfruttata, circa quarant'anni fa, per estrarre dell'onice, quindi la parte esterna non è certamente delle più belle, in quanto è molto rovinata. All'imboccatura esiste una piccola discarica del materiale di scavo proveniente dalla grotta. La volta, nella parte iniziale, è crollata, certamente in seguito agli scoppi delle mine che venivano fatte brillare per l'estrazione del minerale; i resti che sovrastano la grotta sono caratterizzati da un fine strato di calcare e da una grossa parte di detriti rocciosi cementati dalla calcite e dove nidificano barbagianni ("sa stria") e falchetti ("S'Arcireddu"). La parte iniziale è caratterizzata dalla presenza di grossi massi che hanno, quasi sicuramente, ostruito dei passaggi che collegavano con l'esterno e delle diramazioni che permettevano la prosecuzione all'interno. Sulla sinistra dell'ingresso è presente una piccola diramazione, lunga circa 8 mt., caratterizzata da delle concrezioni stalattitiche, ormai allo stato inattivo, e da "latte di monte" ormai ridotto in farina; alla sinistra del cunicolo esiste un piccolo ricurvamento dove sono presenti delle brecce ossifere cementate fra loro, appartenenti a piccoli animali, probabilmente roditori. Sono state ritrovate, inoltre, delle ossa di "Prolagus sardus". Continuando ancora si notano cumuli di massi che, sicuramente, hanno ostruito una parte della grotta, lasciando accessibili solamente pochi punti dove l'uomo prenuragico ha lasciato il suo segno, tanto è vero che è stato trovato un bordo di vaso del periodo "M.Claro". In questa zona della grotta è presente una bella stalagmite, alta circa 2 metri, mentre proseguendo sulla destra si trova il primo cunicolo dubbio, in quanto non si riesce a stabilire se questo continui a causa di alcune frane che l'hanno ostruito. Proseguendo ancora si vedono alcune colate stalagmitiche incrinate, e poi una colata che cade in modo piuttosto ripido, formando un salto di mt.3,40. Tutta la parte finora descritta è stata distrutta dai tagliatori, per cui è quasi impossibile vedere una stalattite intatta. Accanto a questi punti, si possono notare alcune muffe cresciute su dei lepidotteri morti. Incuneandosi in questa zona, si può notare qualche segno di crollo, causato quasi sicuramente dagli ultimi movimenti tellurici, mentre più a destra si trova la prima pozza d'acqua della grotta. Continuando, si vedono due belle colonne ancora quasi intatte, e oltre queste l'ambiente si allarga e si notano due tipi di stratigrafia, una di calcite e roccia, l'altra di calcite e argilla. Proseguendo, ci si incunea in una stretta diaclasi avente una larghezza di circa 30 cm. e lunga circa 8 mt., quindi l'ambiente si allarga e troviamo la seconda pozza, lunga circa 3 mt. e larga mt.1,50; questa pozza è molto probabilmente alimentata da una piccola vena sotterranea, poiché il livello dell'acqua sia d'estate che d'inverno, è sempre il medesimo. Proseguendo oltre, si trova un altro cunicolo dubbio, che non è stato esplorato perché troppo stretto; da questo punto in poi non si trova più alcun segno di argilla, ma solo colate e colonne abbastanza belle. Più avanti, si incontra un andamento piuttosto tortuoso; la volta della grotta si abbassa sino a 30 cm., quindi l'ambiente si allarga e permette di notare una stupenda colata di stalattiti e di cannule. La grotta di Bacchera è interessante sia dal punto di vista geochimico, per la presenza di diverse concrezioni, sia dal punto di vista archeologico, per l'impronta dell'uomo prenuragico, ma soprattutto dal punto di vista geologico, poiché sono presenti segni dell'ultimo terremoto avvenuto in questa zona. Il fatto più interessante, che purtroppo non si è potuto accertare, è che in questa grotta, o in qualche sua diramazione, esista un serbatoio idrico di notevole capacità, che alimenta una sorgente della portata di circa 8 l/sec., conosciuta con il nome di "Sa Mitza de s'Acqua Callenti" e situata in località di "S'Acqua Callenti de susu", sul versante opposto della collina, rispetto alla grotta. La particolarità di questa sorgente è dovuta al fatto che, unica nella zona, le sue acque hanno una temperatura piuttosto elevata. Attualmente l'acqua di questa sorgente viene convogliata nella rete idrica principale del Comune, per rimediare ai grossi problemi di approvvigionamento idrico verificatisi con frequenza negli ultimi anni nel paese (come in tutta la Sardegna). Le caratteristiche chimiche di queste acque sono molto simili a quelle prelevate dalla sorgente di S'Acquacallenti superiore, il che fa presumere che queste acque abbiano una sorgente comune, non ancora individuata.

Stalagmite gigante-Foto: R.Curreli Lucido: R.Curreli Ingresso grotta-Foto:R.Curreli

 

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