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28-01-05

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Il prezioso cimelio è stato recuperato dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari

A Bari la pipa di Giuseppe Garibaldi

Sarà donata alla Collezione del Museo Storico Civico

 

 È stata recuperata dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari una pipa appartenuta a Giuseppe Garibaldi che fu raccolta, in occasione del celebre ferimento del condottiero dei Mille, da un suo luogotenente e poi trasmessa ereditariamente fino al giorno d’oggi. Il Nucleo, coordinato dal Ten. Michele Miulli, ha provveduto al recupero di questo pregevole cimelio risalendo alla famiglia che lo possedeva, emigrata fino in Venezuela. La pipa sarà presto donata al Museo Storico Civico di Bari ed andrà ad integrare una già esistente collezione di reperti dell’epoca, come lettere autografe di Mazzini e dello stesso Garibaldi.

Il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale è una sezione dell’Arma dei Carabinieri che si occupa della protezione delle opere d’arte; a Bari, nel Castello Svevo, ne è dislocata una sede che coordina Puglia, Basilicata e Molise. Il giorno 26 gennaio 2005 noi, classi 1^ e 5^ A del Liceo Classico Socrate, abbiamo cercato di capire come si possa imparare la Storia “sul campo”, attraverso lo studio dei reperti archeologici e del modo in cui essi vengono tutelati. Ci siamo così trovati di fronte alle “due facce” della Storia a Bari: il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri ed il Museo Storico Civico. Essi sono proprio le due facce della stessa medaglia perché entrambi si occupano, in fondo, della valorizzazione del patrimonio artistico della nostra città, seppur in modi diversi. Con le spiegazioni del Ten. Miulli, a cui va il nostro ringraziamento per la disponibilità dimostrataci, abbiamo capito come importante e difficoltoso possa essere il lavoro degli esperti nel settore della conservazione dei Beni Culturali. Infatti, il numero di opere d’arte trafugate dai siti di scavi archeologici è notevole; è, perciò, necessaria un’ampia rete di comunicazione e di scambio di dati: qui interviene una banca dati informatica contenente ogni sorta di informazione sulle opere scomparse. In base alle informazioni fornite da questo “cervellone” elettronico nazionale, in grado di consentire con una certa rapidità l’accesso ad oltre un milione di opere schedate e oggetto di indagini, si muovono questi veri e propri esperti di storia dell’arte che spesso riescono ad impedire la commercializzazione di veri e propri patrimoni dell’umanità. Un esempio del loro lavoro? Il recupero di un quadro del Mabuse, un olio su tavola dei primi del‘500 dall’inestimabile valore economico, sottratto ad un collezionista londinese e recuperato proprio dal Nucleo di Bari in seguito ad una rogatoria internazionale. Oltre a questo pregevolissimo dipinto, ci sono stati mostrati anche molti vasi di fattura greca o italica trafugati in Puglia e recuperati in Francia nel corso di una recente operazione. Insomma, il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale è un’èquipe che lavora in tutto il mondo per evitare lo smembramento delle opere d’arte italiane.

Bari, tra le altre attrattive turistiche di cui dispone, ha anche un Museo Storico Civico. Si tratta di un Museo dalla lunga tradizione, nato nel 1916 in alcuni locali annessi al Teatro Margherita dopo lo strepitoso successo dell’Esposizione per ricordare il centenario della fondazione del Borgo Murattiano, nel 1913. Purtroppo durante la 2^ Guerra Mondiale, il Museo fu chiuso e riaprì solo dopo alcuni anni, Quando già era avvenuta la sparizione di parte del materiale. In realtà, l’effettiva riapertura al pubblico risale soltanto al 2002; la sede espositiva si trova al civico 13 di Strada Sagges, nel margine Sud Est della Città Vecchia. Dopo una breve ed esauriente introduzione tenutaci dalla Direttrice, dott.sa Paola Bibbò, abbiamo visitato il Museo Storico ed in particolare una mostra dal titolo “L’abito aristocratico e l’uniforme popolare nel periodo murattiano”. La mostra era dotata di un ottimo dépliant che illustrava dettagliatamente il vestiario utilizzato nell’epoca murattiana dai cittadini dei vari paesi in provincia di Bari. Sono però evidenti molti problemi di carattere organizzativo, di certo non dipendenti dall’ottimo (seppur ridottissimo) personale: la struttura, infatti, è di piccole dimensioni e non consente l’esposizione di più mostre in contemporanea. Quanto dovremo ancora aspettare, dopo 50 anni di chiusura del Museo Storico, perché Bari si decida ad ingrandire questa struttura? Perché nessuno, alla Provincia, al Comune o alla Regione, ha ancora previsto un progetto di ampliamento che possa sfruttare i fondi della Comunità Europea o di istituzioni private (banche, assicurazioni…)? I problemi di cui soffre il Museo Storico sono tali per tutta la città vecchia: infatti, esso potrebbe essere un forte polo d’attrazione per studenti e turisti e offrire il fenomenale patrimonio di conoscenze nascosto nei propri reperti a tutta la città.

 D’altronde, Herman Hesse diceva: “Studiare la Storia vuol dire abbandonarsi al caos, ma nello stesso tempo conservare la fede nell’ordine e nel senno”. Una città, un popolo, un mondo che non capisca l’importanza della Storia è destinato a restare nel caos della propria limitata visione temporale, senza la luce della fede nell’ordine a ricondurla sulla retta via. Bari, ora più che mai, ha bisogno di Storia. Ora più che mai, in un’ora in cui valori e prospettive cambiano, per fare il futuro abbiamo bisogno del passato.

Andrea Milzi-5^A - Bari 

 

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Ultimo aggiornamento: 28-01-05