Stemma 40° DEL 48°

Nave Concordia.

Schettino, De Falco.

I nostri commenti.

Home

 


 

 

 

 

 

 

 

COMMENTI:

 

*   1) Mauro Novelli  (21-1-2012)

*    2) Mattia Guida (22-1-2012)

*   3) Carlo Sitzia  (23-1-2012)

 

 


 

1) Mauro Novelli  (21-1-2012)

Di fronte a quel dramma avevo deciso di non commentare. Ma alcune valutazioni del tipo : “Mi si nota di più se elogio De Falco o se gli sparo addosso?” Mi impongono una presa di posizione precisa.

 

Il Fatto Quotidiano 21-1-2012. Alla faccia del comandante di Massimo Fini

La cosa più rabbrividente nella tragedia della Concordia non è il naufragio col suo strascico di morti e di dispersi, ma la telefonata fra il capitano di Fregata Gregorio De Falco, a capo della Capitaneria di Livorno, e il comandante Francesco Schettino. Perché non c’è spettacolo più osceno, pornografico di un uomo, di qualsiasi uomo, ma in particolare di un comandante di nave, ‘secondo solo a Dio’ quando è in plancia, che, per paura, di colpo si smaschera, si cala le braghe e si umilia e si fa umiliare in quel modo, davanti al mondo intero.
Gli errori, l’imprudenza, la leggerezza del comandante Schettino appaiono evidenti. Ma l’errore, cioè una valutazione sbagliata, proprio perché tale va al di là della volontà di chi lo compie, anche se poi dovrà pagarne giustamente tutte le conseguenze legali.
Ma non è necessariamente un’onta. Ci sono stati assi del volante che, per un eccesso di spericolatezza, hanno ucciso degli spettatori (penso, per esempio, a una Mille Miglia di tanti anni fa), ma non per questo sul loro nome è rimasta l’ombra della vergogna. La colpa veramente imperdonabile del comandante Schettino è un’altra: aver abbandonato la nave prima che tutti i passeggeri – quelli almeno per i quali si poteva fare ancora qualcosa – fossero stati tratti in salvo. Perché questa è una decisione che è dipesa solo dalla sua volontà, non da un’errata valutazione, sempre possibile. Prima della legge un codice d’onore antichissimo, ancestrale, e l’intera storia della navigazione dicono che il comandante deve essere l’ultimo ad abbandonare la nave che affonda e, se del caso, inabissarsi con essa (e, a volte, anche se non è il caso, come fece il comandante del Titanic, Edward Smith, che rifiutò di essere tratto in salvo, e che ne seguì l’inevitabile sorte – ma erano altri tempi, altra gente, altre tempre, altra classe: dopo il mayday, e non è leggenda, non è film, è storia, l’orchestra continuò a suonare e i passeggeri a ballare).
Con quell’abbandono Francesco Schettino non ha perso solo gli alamari del comandante, ha perso la faccia, ha perso la dignità, ha perso l’onore. E l’onta indelebile di quell’abbandono lo seguirà per tutta la vita. Non potrà più guardare in faccia nessuno senza avvertirne il disprezzo. Ma non mi ha convinto nemmeno l’atteggiamento del
capitano De Falco. De Falco, standosene seduto in capitaneria (giustamente il comandante Amato, che ebbe Schettino come ottimo primo ufficiale, ha ricordato un vecchio detto: “I marittimi si dividono in due categorie: quelli che vanno per mare e rischiano e quelli che stanno a terra e giudicano”), maramaldeggia sadicamente su un uomo finito. De Falco, si scrive, non vuole passare da eroe. Non si fa vedere in televisione, non parla. In compenso fa parlare la moglie che dichiara all’inviato del Corriere della Sera: “Sa qual è la cosa più preoccupante? Che in Italia chi fa semplicemente il proprio dovere, come ha fatto mio marito, diventa un eroe”. Ma questa è l’apoteosi dell’autoesaltazione, espressa in termini retorici, dell’eroismo.
Perché non esiste solo una retorica della grandezza, esiste anche una
retorica della modestia o piuttosto della falsa modestia. E la retorica, di cui i media italiani hanno fatto in questi giorni uso a piene mani (soprattutto la retorica dei ‘buoni sentimenti’), come avvertiva Alberto Savinio in un preveggente e prezioso libretto, “Sorte dell’Europa” del 1943, “è un male endemico nel nostro paese, è il male che inquina la nostra vita, la nostra politica, la nostra letteratura e una delle cause principali, se non addirittura la principale, delle nostre sciagure”.
Massimo Fini Il Fatto Quotidiano, 21 Gennaio 2012

 

Il guaio è che ci sono uomini che vanno per mare e farebbero meglio a starsene dietro una scrivania.

Per economia riporto in parte il commento inserito nell'articolo della signora Guma, sempre sul Fatto del 20 gennaio.

Da più parti si tende a giustificare i comportamenti del povero Comandante  Schettino sottoposto ad uno stress estremo, mentre il Comandante De Falco operava e giudicava al caldo della sala operativa della CdP di Livorno. La nostra cultura è cattolica e tendiamo alla pietà ed al perdono, prima ancora che al tentar di essere giusti; facciamo primeggiare la meno lacerante bontà sulla complicata giustizia. Questo atteggiamento non permette l'assunzione piena di responsabilità da parte di chi ha assunto l'impegno di rivestire il ruolo, per il quale è "comandato" e che ha volontariamente accettato di ricoprire, decidendo di andar per mare e non per scartoffie. A parte lo stress estremo della situazione,  affrontato non solo da Schettino, ma anche dai passeggeri (si pensi ai bambini o ai disabili in carrozzina, o ai morti) come si fa a "giustificare" chi non svolge bene il lavoro che ha scelto di fare e per cui pretende – giustamente – di essere  retribuito?

In situazioni di emergenza, un comandante di nave (lo richiede il ruolo, non la volontà di chi quel ruolo ricopre), deve fare alcune cose: Schettino le ha fatte? Deve avere alcuni comportamenti: Schettino li ha avuti? Deve sbarcare per ultimo: lo stress ha spinto Schettino a capitombolare - a sua insaputa e con altri ufficiali – da una biscaglina, di cui stava forse verificando la tenuta, nella scialuppa di salvataggio.

De Falco aveva un altro ruolo. L'ha ricoperto adeguatamente? Ha fatto le cose che doveva fare? Ha avuto comportamenti adeguati? Si è assunto le responsabilità che quel ruolo impone? In Italia questo è sport sconosciuto prima ancora che poco praticato. Oppure avrebbe dovuto farsi trasportare sugli scogli del Giglio per dare una mano a Schettino? Avrebbe dovuto avere, da pigro cattolico,  sentimenti di pietà e di perdono e suggerire a Schettino di allontanarsi anche dagli scogli perché, al buio, è pericoloso guardare anche da li?

E che cosa avrebbero scritto se si fosse presentato da Vespa?

Altra cosa è che poi si provi – personalmente - pietà per quel poveraccio, marittimo vero che ha deciso di far parte della categoria di  quelli che vanno per mare e rischiano e non di quelli che stanno a terra e giudicano.


Vorrei richiamare l’attenzione sul fatto che  una qualsiasi imbarcazione è un organismo, ma non tutti sono in grado di ben comprendere le implicazioni di questa affermazione, specie se non hanno mai stemperato il loro essere ed il loro vivere con altre persone che quell’organismo contribuiscono a far operare, in ambienti che richiedono consapevolezza di ciò e comportamenti conseguenti. Magari per sopravvivere. Il comandante gestisce la materia grigia di questo organismo. Se sa farlo. Se non sa farlo, la colpa di gesti inconsulti non è di altri organi, né del medico che cerca di provvedere e spera che l’organismo reagisca ai suoi stimoli, ai suoi richiami ed alle sue cure. “Comodo, dotto'”! - diranno i poveri di spirito - “Lei sta bene! Non maramaldeggi!”

 

 


 

 

 2) Mattia Guida (22-1-2012)

 

anche io avevo deciso di non scrivere nulla su questo argomento, pero' dopo tutte le fesserie lette in questi giorni mi sono ricreduto.

 

 L'immagine che sta uscendo del paese Italia da questa sciagura purtroppo non e' una delle piu' belle.'

Sembra che i media e il pubblico italiani stiano vivendo questo disastro piu' come una telenovela o una soap opera ,tentando di scoprire chi e' il dannato e chi e' l'eroe di turno piuttosto che andare piu' a fondo.

In un paese serio le domande che l'opinione pubblica dovrebbe porsi sono:

 

come salvare le vite umane

come evitare un disastro ecologico

come evitare che simili disastri si ripetano in futuro

come assicurarsi che sia fatta giustizia e i colpevoli vengano puniti.

 

ed invece 60 milioni di italiani hanno deciso di trasformarsi in giudici di turno, di fare il processo a Schettino servendosi di qualunque tipo di informazione, anche contrastante, fornita dai media locali. I media hanno deciso di fare il processo a Schettino prima che lo facciano le autorita' competenti, senza rendersi conto che cosi' si rischia che il processo vero e proprio parta inquinato in partenza e non si faccia mai giustizia.

 

Ma perche' nessuno sta pensando di andare piu' a fondo e di capire perche' e' successo quello che e' successo?

 

Possibile che nessuno si chieda cosa sarebbe successo se anche con un comandante infallibile la Costa Concordia si incendiava a 300-400 miglia dalla costa? Qui a Toronto pochi mesi fa durante un convegno con il comando dei vigili del fuoco locale ci siamo sentiti dire che in un caso del genere su una qualsiasi nave da crociera di quelle dimensioni si potrebbero facilmente avere perdite umane di migliaia di persone,ci sarebbe ben poco da fare se l'incendio si sviluppa in poche ore.

E la Costa Crociere dovrebbe esserne ben cosciente visto che molti anni fa perse completamente una delle sue navi piu' belle, la Bianca C. , dopo un incendio non domato in sala macchine che porto' all'affondamento della nave vicino Granada

Perche' si continua a consentire la fabbricazione di navi da crociera sempre piu' grosse senza che vengano cambiate o irrigidite le regolamentazioni di sicurezza da adottare su questo tipo di navi?

E nessuno si chiede come mai mentre in una comunita' rurale di 5000 persone in molti paesi esiste una stazione dei vigili del fuoco dove il comandante dei vigili e' pienamente qualificato e  incaricato ad assumere il controllo delle operazioni di salvataggio di fronte ad ogni tipo di calamita' naturale  nulla di simile esiste su una nave che ospita circa 5000 persone e che puo' sperimentare qualunque tipo di emergenza a centinaia di miglia dalla terraferma, senza che nessun intervento esterno possa arrivare in tempo? E' giusto che 'emergenza venga gestita da un ufficiale di coperta che per quanto bravo non e' certo ne' un pompiere ne' un esperto di protezione civile?

Possibile che nessuno si chieda come si fa a gestire un equipaggio che e' una torre di babele come quello della Costa Concordia, solo perche' cosi' costa molto meno? copio qui di seguito la lista del personale a bordo...The nationalities of all crew and personnel aboard have not been enumerated, but it consisted of citizens of 20 to 40 countries.[83] Some are Italians (including the captain and all the officers, correggo..... most but not all-),[84][80] but approximately half of the personnel were the 202 Indians and 296 Filipinos.[78][83][85] Other nationalities include 170 Indonesians,[86] 12 British nationals,[87] 6 Brazilians,[68][88] 3 Russians,[89] and an unspecified number of Colombian, Peruvian, Spanish, Honduran and Chinese nationals

Che garanzie ci sono che il personale proveniente da questi paesi e' adeguatamente qualificato visto che in paesi come l'Indonesia o le Filippine o anche la Cina non e' impossibile comprare qualunque tipo di certificato?

In Italia per ottenere il libretto di navigazione bisogna sostenere anche una prova di nuoto, ma in questi paesi? Siami sicuri che tutti questi signori a bordo sapevano nuotare?E perche' questo personale imbarcato su una nave italiana non e' assoggettato alle regolamentazioni italiane e non deve avere un libretto di navigazione italiano? E come e' accettabile che nell'equipaggio siano inclusi musicisti,attori, cantanti che non sanno neanche nuotare? Che su certe navi vengano previsti spettacoli d'intrattenimento con largo uso di luci e anche fuochi liberi con grosso pericolo d'incendio?

Come e' possibile che una nave su cui si sono spesi miliardi per piscine, teatri etc. non sia costruita in modo da reggere in modo migliore all'urto contro uno scoglio? E' possibile che le soluzioni adottate nel disegno e la costruzione dello scafo siano state quelle piu' economiche piuttosto che quelle piu' sicure? Una nave della marina militare, tanto per intenderci ,avrebbe retto all'urto in modo diverso? Sarebbe riuscita ad evitare il coricamento su un fianco perche' piu' stabile e non costruita solo per massimizzare il numero di cabine da mettere a bordo?

Come e' possibile che su una nave cosi' recente non siano stati previsti i MES -marine emergency systems- , che consentono un abbandono nave molto piu' rapido e sicuro? costavano troppo?

Perche' le prove di evacuazione nave con i passeggeri vengono fatte dopo che la nave e' gia' stata in navigazione per un paio di giorni e non vengono invece fatte prima della partenza? certo che costerebbe qualcosa ritardare la partenza di un paio d'ore....

Come ha gestito la Costa Crociere le prime segnalazioni dell'incidente? Siamo sicuri che non abbia guidato il comandante a ritardare gli interventi per paura di affrontare dei costi che potevano essere enormi?

 

La lista continuerebbe ma per ora mi fermo qui.

 

Chiudo con un ultimo commento:

 

speriamo che Schettino riesca ad arrivare al processo senza suicidarsi prima, cosa probabile e  di cui sarebbe pienamente responsabile tutta la stampa "rosa" italiana, e che nel processo si riesca a fare luce non solo su quello che non ha funzionato durante e dopo l'emergenza ma anche prima che succedesse l'incidente e che , al di la' delle necessarie condanne, si possa arrivare a delle regolamentazioni che consentano di rendere il mondo delle crociere piu' sicuro e a fare pulizia del marcio che oggi sicuramente esiste in tutte le grandi societa' di crociera, non solo nella Costa/ Carnival.

 

 


 

 

 

3) Carlo Sitzia (23-1-2012)

 

Naufragio costa concordia e divagazioni collaterali.

 

Cari ex colleghi mio malgrado ho letto i vs commenti e sebbene non grandemente interessato alla vicenda vorrei intervenire sotto un’angolazione diversa. Per 25 anni della mia vita ho lavorato in cantieristica e sono stato per nove anni direttore del personale del cantiere navale di Marghera da dove sono uscite molte navi da crociera comprese alcune destinate alla costa. Una delle responsabilità che faceva capo alla mia direzione era la vigilanza e la sicurezza antincendio nelle fasi di costruzione.

Orbene provocare dolosamente un incendio a bordo è cosa semplicissima, basta uno straccio intriso di grasso opportunamente avvolto intorno ad una lampadina e poi – se l’innesco attecchisce - brucia tutto, comprese le strutture della nave in alluminio.

La possibilità di spegnimento è minima e limitata alle prime fasi di avvio del focolaio poi è troppo tardi. Da subito il fuoco alimentato da resine, compensati di legno, plastiche etc. produce un fumo denso, impenetrabile ed altamente tossico.

Per questo motivo non mi sono mai imbarcato volentieri sulle navi se non quando vi sono stato obbligato come quando, vivendo a Palermo, il postale era l’unico mezzo di trasporto ragionevole ma erano navigazioni brevi anche se comunque rischiose.

In conclusione perché la gente va in crociera? Chi glielo fa fare? Del resto il rischio incendio è solo uno dei rischi della navigazione e sommo rischio è la routine. L’uomo si abitua a tutto e dopo un po’ che ripete gli stessi gesti e le stesse attività si annoia anche se sono gesti ed attività altamente pericolose, l’attenzione cala è la tragedia diventa solo un mero dato statistico: così è stato per la Concordia.

Ciò detto perché la cosa Vi interessa tanto, perché improvvisamente siete assaliti dal desiderio di legiferare e vietare questo e quello? Andare per mare in assoluta sicurezza, così come andare in montagna  non è possibile e forse non è nemmeno divertente. Che la giustizia faccia il suo corso ma per cortesia basta con i moralismi da parrocchia e i giudizi di infamia a buon mercato e se uno ama praticare lo scialpinismo lasciateglielo fare senza pretendere diplomi, divieti, iscrizioni all’albo ed altri impedimenti catto-comunismi. E se la slavina se lo porta via, pace all’anima sua e così sia.

In amicizia Carlo