Kikuchiyo Hayashida
 
 
Diverse notti sono passate dal mio arrivo, e nessuno ancora ha chiesto di miei servigi, umilmente ho volto lo sguardo alla luna nascente, e a lungo ho meditato su questo strano posto in qui son capitato, non riesco a capacitarmi di come abbia fatto ad arrivare fino quì. Troppi sono i passi che avrei dovuto percorrere per i reali giorni di viaggio che ho fatto, e poi mi sono chiesto il perché di questa direzione...so solo che quando arrivai, una forza strana mi pervase, e in un'attimo mi ritrovai in una specie di tempio, dalla chiara architettura delle mie terre, levitai in aria per qualche minuto, poi i miei sandali posarono su un lungo corridoio marmoreo, uno strano corridoio, poiché non vi erano muri, bensì cascatelle d'acqua. Appena posai i piedi il mio vecchio e sgualcito kimono si trasformo in uno splendido Yoroi* rosso, laccato e lucido, le mie due fedeli armi, la Katana* e il No-dachi* non erano più poggiate sulle mie spalle, ma messe nella maniera tradizionale da cerimonia, la prima nella cintura, dentro ad un fodero rosso laccato, con la lama rivolta verso il basso, la seconda invece, appesa sulla schiena con il manico e lo Tsuba* sopra la testa. Le porzioni di riso che stringevo nella mia mano destra scomparvero, e al loro posto mi si materializzò in mano un lungo Yumi*, tempestato di pietre preziose e incisioni. Doveva essere un sogno, o uno scherzo giocatomi dalgli spiriti della bruma, come potevo io, umile samurai senza padrone essere così ben armato, e come potevo io, umile credente degli dei del cielo, camminare in un così paradisiaco posto... Senza indugi mi misi a camminare lungo il sentiero...fino ad arrivare in una grossa stanza, piena di felci e torrenti, fiori di ciliegio e margherite, lunghi loti rossi e blu, come un ragazzino mi soffermai ad ammirare quel magnifico posto e quegli stupendi fiori del paradiso, quando, una calda e dolce voce mi chiamò...mi voltai e davanti a me mi si parò una cratura splendida, una donna dalla scura chioma, con sottili ciglia e occhi verdi simili a quelli di un cerbiatto di selva, e rosse labbra, come e rossa il sangue degli uomini. La riconobbi subito, era lei, Ama-no Usume, dea dell falce di luna, delle messi e protettrice delle monache delle montagne sante. Mi inchinai umilmente senza aprire bocca, non riuscivo a capacitarmi di tutto ciò, io al cospetto di una dea??? Non osai guardarla per rispetto, una dea non poteva essere sporcata dal mio umile sguardo. Fu lei a parlare dopo pochi minuti dal mio inchino, mi disse questo: "Onorabile Kikuchiyo Hayashida, ti ho portato io fino a queste inospitali terre poiché tu solo tra tutti i Ronin, hai un animo puro e fedele, ho da assegnarti una missione. Come tu sai la nostra terra e sconvolta dalla guerra e dalla carestia, i demoni degli inferi hanno reso sterili i campi, aridi i fiumi e pazze le menti degli Shogun. Qui in occidente vi e la presenza di un sacro artefatto, una coppa dai miracolosi poteri, solo lei può salvare la terra dal grande Ran* che gli si e abbattuto contro, vai samurai, e porta in patria la coppa..." Un'accecante bagliore di luce si generò al proliferare dell'ultima parola della dea, io fui scaraventato in aria, tra le bianche nuvole, poi, poco dopo, mi risveglia accanto al laghetto dove mi ero messo a riposare, le mie nobili vestigia che avevo in sogno erano scomparse, ero tornato in mé del tutto, con il mio sporco e vecchio kimono, e le mie povere manciate di riso...una sola cosa cambiò in mé, sul palmo della mia mano destra avevo come marchiato una falce di luna di color blu... Mi sedetti, mi lavai viso e mani, e pregai gli dei del cielo, perché ora avevo conosciuto il destino che mi appartiene... *Yoroi = armatura da samurai *Katana = lo sapete!!! *No-dachi = Katana versione "a due mani" lunga 1.80 m. *Tsuba = elso delle spade *Yumi = lungo arco giapponese *Ran = inferno/apocalisse
 
Kikuchiyo Hayashida (2,9,1,1)
 
Kikuchiyo mentre fa la fila al cinema
 
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