TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

Giubileo..? Storia, Teologia e Riflessioni

Di Gian Piero Abbate

 

 

Ho aspettato per tre anni, non in silenzio, ma operando per una riscoperta del valore autentico del Giubileo. Ho sperato invano che la Chiesa lo annunciasse, ma solo qualche tiepido appello è venuto dal Papa, quasi a titolo personale. Ora che il grande spettacolo sta per iniziare, non volendo essere nè attore nè spettatore, ho deciso di scrivere questo articolo.

“Giubileo” è un termine derivato da “Jobhel”, in aramaico lo strumento ritorto ricavato dal corno dell’ariete che veniva suonato in occasioni speciali, ma principalmente per annunziare l’inizio dell’anno santo d’Israele.
“Jobhel” però significava anche “remissione”, indicando così la caratteristica dominante dell’evento.
Infine “Giubileo” è associato, presso i latini, al verbo “giubilare”, indicazione di meraviglia, festa e gioia: quindi, in una visione superficiale, Giubileo significa un evento speciale, l’Anno Santo, nel quale la remissione delle nostre colpe genera in noi stessi meraviglia, festa e gioia.
In diversi passi dell’A.T. la parola “giubileo” è utilizzata in modo esplicito: Lv 25,8-55, Lv 27,17-24 e in Nm 36,4; il gruppo dei brani del Levitico è detto sinteticamente “Legge di Santità”, e questa dicitura ci sembra ancora attualissima.
L’anno santo iniziava il 10 di Tishri, circa il 23 settembre, nella festa della grande espiazione, il “jom kippur” (Lv 23,27-32), cioè il giorno dell’espiazione pubblica di tutti i peccati secondo la tradizione ebraica, e ricorreva ogni 50 anni, dopo un ciclo di 7 volte i 7 anni che separavano gli anni sabbatici.
Durante quest’anno, come in tutti quelli sabbatici, la terra doveva riposare, e con essa anche l’uomo, ad immagine del riposo di Dio al termine della creazione:
Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto. (Gen 2,2-3)
Pertanto gli anni sabbatici ricorrevano ogni sette, e i loro frutti spontanei di ogni genere dovevano essere lasciati ai poveri ed ai forestieri (Lv 25,2-7), (Es 23,10-11).
Molteplici sono i risvolti che si celano in queste parole, sia sul piano religioso, sia su quello culturale e quello sociale, piani come sempre tra loro fortemente interconnessi.
La prima considerazione che viene spontanea riguarda il tema della proprietà delle cose: la proprietà di Dio sul creato è sacra, e non viene modificata nel tempo perché anche il tempo è sua proprietà (Es 19,5).
In assoluto la proprietà riguarda tutto, anche gli uomini, ma questi ultimi godono di una singolare condizione di libertà, che permette loro di “dominare e custodire” la terra (Gen 2,15), (Gen 9,7): questa non deve essere sfruttata fino allo stremo o messa a repentaglio, perché deve essere custodita anche per le generazioni future; quindi nessuno ha diritto di saccheggiare la natura o di violentarla.
La seconda considerazione riguarda il corretto uso delle cose: tutto il creato ha una propria funzionalità, spesso celata all’uomo; questi deve scoprirla, farla propria, “dominarla”, utilizzarla per il proprio bene, ma sempre rispettandone la proprietà originale.
L’uomo, nell’arco dell’evoluzione, ha dimenticato spesso questa condizione, ed oggi sembra scoprire l’ecologia come una propria creatura della ricerca scientifica, mentre è dalle origini che questa scienza ci era data come area d’investigazione e studio, a suo tempo mai intrapreso.
Che l’anno sabbatico abbia preceduto l’anno giubilare e lo abbia influenzato costitutivamente ci è dimostrato dalle prescrizioni del Deuteronomio circa il come celebrare l’anno sabbatico:
Alla fine di ogni sette anni celebrerete l’anno di remissione. Ecco la norma di questa remissione: ogni creditore che abbia diritto a una prestazione personale in pegno per un prestito fatto al suo prossimo, lascerà cadere il suo diritto: non lo esigerà dal suo prossimo, dal suo fratello, quando si sarà proclamato l’anno di remissione per il Signore. (Dt 15,1-2)
Se vi sarà in mezzo a te qualche tuo fratello che sia bisognoso in una delle tue città del paese che il Signore tuo Dio ti dà, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso; anzi gli aprirai la mano e gli presterai quanto occorre alla necessità in cui si trova. (Dt 15,7-8)
L’anno sabbatico si configura quindi anche come un anno di carità reciproca.
Bada bene che non ti entri in cuore questo pensiero iniquo: E’ vicino il settimo anno, l’anno della remissione; e il tuo occhio sia cattivo verso il tuo fratello bisognoso e tu non gli dia nulla; egli griderebbe al Signore contro di te e un peccato sarebbe su di te. (Dt 15,9)
Dio è anche il signore del tempo: chi pensa di operare con maliziosa astuzia rispetto a questo parametro si comporta in modo iniquo.
Dagli generosamente e, quando gli darai, il tuo cuore non si rattristi; perché proprio per questo il Signore Dio tuo ti benedirà in ogni lavoro e in ogni cosa a cui avrai messo mano. Poiché i bisognosi non mancheranno mai nel paese; perciò io ti dò questo comando e ti dico: apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nel tuo paese. Se un tuo fratello ebreo o una ebrea si vende a te, ti servirà per sei anni, ma il settimo lo manderai via da te libero. (Dt 15,10-12)
La libertà viene da Dio: essendo tutti suoi figli, siamo fratelli, quindi anche la sudditanza ha un limite temporale imposto da Dio.
Quando lo lascerai andare via libero, non lo rimanderai a mani vuote. (Dt 15,13)
La libertà deve essere reale e non apparente, significa creare le condizioni per una libertà duratura.
Gli farai doni dal tuo gregge, dalla tua aia e dal tuo torchio; gli darai ciò con cui il Signore tuo Dio ti avrà benedetto; ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese di Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha riscattato; perciò io ti dò oggi questo comando. (Dt 15,14-15)
Le condizioni imposte sono particolarmente pesanti, se pensiamo al significato storico di una simile prescrizione, perché si tratta di cedere i propri mezzi di produzione.
Il Giubileo apparteneva alla tradizione ebraica, ed era sempre stato festeggiato, anche se le sue regole non venivano perfettamente attuate; questo fatto permette a Gesù nel tempio di presentarsi pubblicamente facendo esplicito riferimento all’anno del Signore, espressione nota a tutti gli astanti.
In tutto il Nuovo Testamento, il termine “Giubileo” non viene impiegato, e dopo capiremo perché, ma troviamo un suo riferimento esplicito in uno dei passi più importanti, che rappresenta la dichiarazione pubblica d’identità resa da Gesù nella sinagoga di Nazaret .
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore”. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”. (Lc 4,17-21)
Gesù utilizza il brano di Isaia 61,1-2 per identificare se stesso come il Messia, il Salvatore, colui che proclama “l’anno di grazia del Signore”, cioè l’anno giubilare.
La sua venuta è il Giubileo per l’intera umanità, come aveva predetto Isaia, ed è Giubileo per sempre, il che spiega perché nella prima Chiesa non ci sia traccia di questo termine.
Certo non fu facile per gli astanti comprendere la portata di questo annuncio, e non lo fu neanche per gli apostoli e per la prima Chiesa, che progressivamente si staccò dalle tradizioni ebraiche per generarne di proprie.
Quindi con l’avvento di Gesù il Giubileo trova la sua dimensione definitiva: liberato dalla schiavitù del tempo, non è più un anno di dodici mesi, ma è una presenza continua nel tempo, che si snoda ed evolverà sino all’avvento definitivo del Regno.
“Jobhel” però significava anche “remissione”, come già detto, e quindi l’avvento del Messia inteso come l’anno del Signore per eccellenza, a prescindere dalla durata temporale degli eventi, è motivato anche in questo senso: Gesù lo proclama, gli apostoli raccolgono il suo messaggio.
Gli risposero: “Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?”. Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. (Gv 8,33-36)
Non più un Giubileo limitato alla liberazione dalla schiavitù corporale e dalla impossibilità a sfamarsi con il proprio, ma un Giubileo perenne che abbraccia tutta la persona umana, nella sua interezza.
Quindi non è necessario per gli evangelisti e per Paolo fare riferimento al passato e alle sue tradizioni, ormai superate, anzi sarebbe quasi fuorviante: l’anno Santo è ormai iniziato, e durerà per sempre, sino all’avvento del Regno.
Si può dire che la chiesa nascente festeggi quotidianamente il Giubileo, come ci testimoniano gli Atti degli Apostoli e lo stesso Pietro, che dava molta importanza alla condivisione di tutti i beni: si arriva così alla prima parte del secondo secolo con una visione del Giubileo fortemente legata al Cristo, che non ha nulla a che fare con ricorrenze storiche.
Poi il cambiamento, o lo smarrimento: si salta al 1300 per trovare il primo Giubileo dell’epoca moderna, tra le incertezze dello stesso Papa Bonifacio VIII sul da farsi.
Sulla base di una istanza popolare, forse fomentata dal cardinale Iacopo Stefaneschi, che però seppe indirizzare la spinta che veniva dai pellegrini, e che vedeva il Papa impreparato e reticente ad affrontare un simile impegno, nasce il nuovo Giubileo.
Certo quei pellegrini non avevano una chiara visione del significato dell’Anno Santo, comunque accorsero in massa: circa 2.000.000, tra i quali Dante Alighieri, Cimabue, Giotto e Casella.
D’allora in poi l’essenza del Giubileo annunciato da Gesù viene persa per sempre, per far posto ad una ricorrenza su cui speculare e lucrare.
A questo punto potrei addentrarmi nel labirinto delle centomila opere in corso, con investimenti di miliardi, o nelle lotte tra lo Stato Italiano e le sue istituzioni e la Città del Vaticano, su chi doveva gestire il business della “borsa del pellegrino”, ma preferisco soprassedere, almeno per compassione.
Sarebbe bene però che tutti sapessero cosa stanno facendo i prelati, e non, impegnati ormai da tre anni nei 12 comitati che preparano l’evento.
La struttura vaticana è composta da un “Consiglio di Presidenza” (ma stiamo parlando di una holding o di un evento religioso?) dal quale dipendono direttamente i due comitati ritenuti più importanti, e cioè “Mass-media” (la comunicazione è strategica e la pubblicità è l’anima del commercio!) e il “Comitato tecnico”, incaricato di gestire “l’accoglienza”, cioè il business.
Dal Consiglio dipende anche il Comitato Centrale, che coordina le restanti dieci commissioni: Ecumenica (cioè “venite fratelli”), Dialogo interreligioso (cioè affari esteri), Teologico-storica (ovvero “Lo scandalo della croce”, come è chiamata dalle fonti vaticane), Liturgica (il cerimoniale è fondamentale), Artistico-culturale, Pastorale e Missionaria, Nuovi Martiri, Sociale, Comitato Gerosolimitano (La preparazione dei santuari) e Comitato Romano (la preparazione di Roma).
Non si deve escludere che tra tante commissioni ci siano anche persone degnissime che stiano operando al meglio, ma resta uno scandalo la totale assenza di coinvolgimento del popolo di Dio, così come la struttura organizzativa prescelta, che per altro mette a nudo immediatamente di che tipo di “giubileo” quei signori si occupino.
Ci sono però degl’interrogativi che ognuno deve porsi, quali “a chi erano destinati ovvero a chi sono stati sottratti tutti questi soldi?” o “come la Chiesa potrebbe riannunciare il vero Giubileo?” o “per le grandi potenze, che Giubileo?” o “per noi, popolo di Dio, che significato ha il Giubileo?”.
Ponendosi questi interrogativi è facile capire che il Giubileo annunciato da Gesù non prevede né pellegrinaggi né tantomeno assoluzioni a pagamento, ma impone un forte cambiamento in tutte le dimensioni sociali e personali.
Dal punto di vista socio-politico il problema del controllo dei mezzi di produzione, tipico dell’era industriale, e dei mezzi di comunicazione, tipico dell’era attuale, emerge con chiarezza.
Il Giubileo, sul piano socio-politico, è riscoperta del valore delle leggi contenute nei testi sacri, ed è anche analisi e discernimento delle leggi oggi in vigore nella società contemporanea; richiede quindi anche un impegno per superare la “giustizia” degli scribi e dei farisei, promuovendo un cambiamento sociale che vada in favore dell’uguaglianza e dell’abolizione di tutte le barriere che possono impedire la realizzazione della fratellanza in Dio.
Il superamento del capitalismo a favore di una società “antropocratica” è un obiettivo fondamentale in questo contesto.
Anche se l’Anno del Signore in qualche modo cercava, con le sue regole, di ripristinare la libertà, sia personale che economica, per chi l’aveva persa, non si deve mai dimenticare che questo era un obiettivo strumentale del Giubileo, che restava sempre fondamentalmente un “anno di rendimento di grazia a Dio”.
Pertanto la dimensione etica principale è il riconoscimento assoluto della dignità della persona, non legato alle caratteristiche della stessa o al suo stato, sia essa un embrione o un vecchio in fin di vita, ma connesso alla condizione universale di “figli di Dio”. Inoltre da questa visione derivano direttamente la solidarietà e la sussidiarietà come modalità di operare e la sacralità della famiglia come condizione di fatto. L’economia deve essere subordinata a questi principi. Infine il Giubileo é “anno di rendimento di grazia al Signore”, che può essere realizzato solo se oltre la volontà dei singoli si verifichino anche le condizioni socio-economiche affinché questo possa avvenire, e questo può accadere solo se la società antepone i valori a quelli economici.
Questo Giubileo perenne pretende da ciascuno di noi un cambiamento morale di base: il baricentro della coscienza morale non è più l’insieme delle nostre azioni, ma l’Amore di Dio e il suo progetto di costruzione del Regno. Ogni nostra scelta diviene simultaneamente momento di costruzione e testimonianza verso il prossimo; e il Giubileo di Cristo pretende una testimonianza forte e continua.
Sino a che le scelte quotidiane non verranno vissute dai cristiani come risposta al volere di Dio ben difficilmente si potranno mettere in atto i suddetti meccanismi riequilibratori, e tantomeno i passi necessari alla costruzione del Regno.
La proprietà non è abolita, ma il possesso, anche parziale, di beni superflui o destinati a garantire il domani è frutto di un atteggiamento morale errato, che non tiene conto della infinita Misericordia di Dio.
La giustizia, l’eguaglianza, la solidarietà, ed ogni altro valore devono sempre essere rapportati a ciò che ci proviene da Dio e non al frutto delle nostre azioni, anche le migliori.
Il Giubileo impone un ripensamento sull’atteggiamento morale collettivo nei confronti della terra e dell’ecologia: dal valore dei terreni sino ai problemi dell’inquinamento, tutto deve essere rivisto nella luce del grande dono fatto nella creazione a favore di tutti, quindi tutti devono poterne godere in misura paritetica, anche se non egualitaria. Tutti significa anche le generazioni future, rispetto alle quali gli abitanti attuali della terra hanno un debito inalienabile.
Pensare al Giubileo come una eredità storica legata alle tradizioni della Chiesa significa snaturare il suo contenuto: la persona del Cristo è il nostro Giubileo, ed è perenne, non solo nei cieli, ma anche in terra. L’anno del Signore annunciato da Gesù attraverso le parole di Isaia non ha un termine temporale a noi noto, perché si compirà solo con il definitivo avvento del Regno. In compenso abbiamo la certezza che sia perennemente in atto.

Mappa tematica del Sito NONSIAMOSOLI

Mappa del  sito 

 

 

 

 

 

 

Per tornare alla pagina iniziale

Home Page

 

 

 

 

 

 

Indirizzi di posta elettronica del gruppo

Indirizzi di mail

 

 

 

 

 

 

ultime novità e prossimi impegni di Giorgio

Ultimissime

 

 

 

 

 

 

Altri articoli

 

 

 

 

 

 

 

 La rivista mensile ufologica presente in tutte le edicole. Puo' essere tua a sole Lire 7.000 oppure con Videocassetta a Lire 19.900 ogni due mesi.

Conosci l'altra nostra  rivista?

 

 

 

 

 

 
“...aveva ragione Dostojeski quando ha detto che i demoni si sono scatenati in questo secolo. Un secolo di una violenza forsennata. Mi sono letto in questi giorni tutte le stragi compiute in questo secolo, ma è
concepibile finirlo in maniera così macabra?
E’ possibile che le Chiese si apprestino a
celebrare il Giubileo del 2000 sotto le bombe? Che trasformino questo Giubileo in un grande business, mentre il cuore del Giubileo è il cuore stesso del Vangelo. E’ questo che io non riesco più a capire...”
(Padre Alex Zanotelli, missionario a Korogocho, Nairobi, Kenya.)

 

 

 

 

 

 

GianPiero Abbate è nato a Udine il 02-08-1949. Si è laureato in Fisica nel 1974 presso L’università di Padova ed ha conseguito il diploma in Cultura Teologica presso l’Istituto di Formazione Teologica e di Promozione Umana di Pordenone. Attualmente impegnato in molte attività tra le quali presiede la società Agire dedicata alla gestione dei progetti europei e al reperimento di finanziamenti agevolati per i grandi gruppi industriali.
Da anni si occupa con passione di temi divenuti fondamentali per il nostro pianeta, come l’inquinamento e il pericolo nucleare ponendosi di fronte alla conclusione del millennio con lo spirito critico proprio degli uomini di coscienza.

 

 

 

 

 


“...Questo è un mondo di morte che ammazza con le armi, ma ammazza ancora di più con l’economia. E’ un mondo costruito sulla violenza ed è proprio questa che dobbiamo
scardinare. Questa è l’unica maniera di far Giubileo...”             (A. Zanotelli) 

 

 

 

 

 

 

 


“...finiamola con questa logica,
diamoci tutti una mano, celebriamo davvero il Giubileo. Fate risuonare quel corno in tutte le città italiane, riunitevi, datevi da fare perché nasca qualcosa di diverso da questa logica di morte...”                   (A. Zanotelli)

 

 

 

 

 

 


“ Dai sotterranei della vita e della
storia vi dico questo con profonda amarezza, ma anche con grande
convinzione perché motivato dalla certezza che potrà esserci un mondo diverso da quello che abbiamo, un mondo che tocca a noi costruire”.
(A. Zanotelli)

 

Conoscere.... per scegliere

La rivista mensile ufologica presente in tutte le edicole. Puo' essere tua a sole Lire 7.000 oppure con Videocassetta a Lire 19.900 ogni due mesi.