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Malgrado la guerra in Kosovo sia apparentemente conclusa
il contenuto di questo articolo storico è drammaticamente attuale.
Sono strane le vie del portically correct. La stessa
gente che, quando eravamo rivoluzionari, ci faceva solennemente la morale accusandoci di
essere violenti, adesso ci fa solennemente la morale accusandoci di essere non violenti e
fa capire che non si ha diritto di parola se non si comincia con: premesso che non
sono pacifista
. LItalia è piena di gandhiani che inneggiano alla non
violenza salvo che quando a sparare siamo noi, e che sono contro tutte le violenze
possibili e contro quasi nessuna di quelle reali. Da Clinton al nostro ex vicino di
collettivo, siamo circondati da oneste persone che per farsi perdonare di essere stati
contro una guerra applaudono tutte le altre da allora in poi. E allora, tanto per non
perdere il gusto di stare dalla parte del torto, premetto: sono contro la guerra, questa e
tutte le altre. Lo dico perché riconosco che essere contro una cosa non significa che
delle volte non si venga costretti a farla. Alle aggressioni e alle invasioni è
necessario rispondere con tutti i mezzi necessari (certi editorialisti con lelmetto
sono gli stessi che criminalizzano i partigiani per avere usato la violenza contro i
nazisti
). Dico necessario - non dico giusto. Perché le cose necessarie si fanno a
malincuore, a quelle giuste si rischia di prenderci gusto: fare la guerra
giusta significa cominciare a convincersi che può essere giusto uccidere, ed
è una gran brutta china su cui mettersi. Per questo, non mi convince largomento
secondo cui lesistenza di guerre giuste sarebbe dimostrata dalla guerra
antinazista, cioè la seconda guerra mondiale. Vale la pena di ricordare che
quella guerra non è cominciata perché i paesi democratici e comunisti hanno deciso di
punire la Germania per le violazioni dei diritti umani al suo interno, ma perché
Germania, Italia e Giappone hanno aggredito e invaso la Polonia, la Francia, gli Stati
Uniti, ecc.., costringendoli a difendersi. Altrimenti, nessuno sarebbe intervenuto in
Germania, come nessuno era intervenuto in Spagna, dove pure sarebbe stato
giusto. Gli alleati dunque non si mossero spinti da desiderio di giustizia, ma
perché costretti. Sarebbe stato meglio se gli Stati Uniti avessero bombardato Tokyo prima
che il Giappone bombardasse Pearl Harbour? Chissà. Certo è che la coscienza di stare
rispondendo a unaggressione rinforzò nei combattenti e nei resistenti il senso di
essere nella ragione e nel diritto (Beniamino Placido ha scritto pagine bellissime sulla
scena primaria del western, dallUltimo dei Mohicani in poi, in cui il
buono spara solo dopo che il cattivo ha messo per primo mano alla
pistola). Ora, anche se Milosevic è un criminale, la Serbia stavolta non ha invaso
nessuno né sembra in grado di farlo in un prossimo futuro. Ci spiegano tuttavia che,
grazie al progresso, oggi il concetto di aggressione viene ridefinito in modo da includere
anche le violazioni dei diritti umani allinterno dei singoli Stati. Moralmente, ci
sono buone ragioni: Milosevic e i fascisti turchi si meritano ogni male possibile. Ma in
termini di storia, di politica, di diritto qualche problema resta. Intanto, perché
adesso? Non mi sembra che oggi le violazioni dei diritti umani su scala mondiale siano
maggiori che cinquanta o cento anni fa né che il senso umanitario abbia fatto chissà
quali progressi
Solo che adesso esiste una potenza che è in grado di intervenire
discrezionalmente, con una sproporzione di volume di fuoco inusitata, tralasciandosi
appresso altri paesi. A molti commentatori, la quasi onnipotenza degli Stati Uniti sembra
una variante del monopolio statale della violenza, e quindi un principio di legalità e di
ordine: non si tratterrebbe di guerre ma di azioni di polizia volte a
ricostituire lordine e la giustizia violati, ponendo fine al feticcio
della sovranità statale in vista di un governo mondiale. Chi pensa questo dimentica però
che la legittimità delle azioni di polizia non si fonda sul mero possesso della forza:
altrimenti, chi ha più armi detta legge agli altri e basta (anche Milosevic ha il potere
di imporre una legge con le sue milizie e dice di farlo per il bene della nazione; ma ciò
non lo rende legittimo né giusto). Il potere statale di polizia si fonda invece sulla
delega della violenza necessaria a unentità terza e sopra le parti, che si impegna
ad applicare regole certe e ad applicarle egualmente verso tutti: oggi, si vuole anche che
questa entità sia democraticamente eletta e sia essa stessa sottoposta alle stesse
regole. Quello a cui assistiamo invece non è lerosione del concetto di sovranità
statuale, ma la concentrazione della sovranità in uno stato solo non sottoposto a nessuna
regola che non sia autogenerata. Per esempio: possiamo pensare come matrice di legalità
mondiale condivisa gli Stati Uniti proprio nel momento in cui rifiutano di firmare la
maggior parte dei patti regolatori internazionali, dalle emissioni tossiche alle mine
antiuomo, fino al trattato internazionale sui crimini di guerra? Ci sono profonde radici
storiche per questo atteggiamento: lidea che tutti i patti siano legacci e
impedimenti (entangling alliannces) risale a George Washington;
labitudine a non ritenere vincolanti i trattati (come quello che gli imporrebbe di
restituirci Silvia Baraldini) rimonta alla sistematica violazione dei trattati con gli
indiani. Non si tratta di ipocrisia o malvagità, imperialistica ma di unautentica,
radicata difficoltà culturale, generata dalla lontananza geografica, dallespansione
continentale, dalla persuasione della propria eccezionalità, e riconoscere la sovranità
altrui se non come un intralcio alla propria.. lidea americana di libertà infatti
è paurosa e affascinante proprio perché è pensata come assenza di limite: è la faccia
da incubo del sogno americano di libertà che tanti di noi amano (la strada, il deserto,
la prateria, tutti luoghi liberi anche perché non cè nessuno
). In perfetta
buona fede, il parlamento degli Stati Uniti ha discusso procedure e regole che rendono
legittima luccisione da parte dei loro servizi segreti dei capi di stato stranieri.
Ovviamente, senza reciprocità. E infatti non cè niente di democratico né di
interamente nuovo nellidea di intervenire per il bene di popoli non in
grado di governarsi da soli (come secondo alcuni commentatori sono oggi quelli dei
Balcani) e per far cessare turbolenze e scontri interni, offrendo civilizzazione e
imponendo una protezione fondata sulloccupazione militare e la limitazione della
sovranità (protettorato): era già al centro di molte guerre coloniali di uno
o due secoli fa. Tutte le guerre infatti contengono un principio di autogiustificazione.
Perciò vorrei rilanciare la proposta che suggeriva un mio amico prima che cominciasse
tutto questo: non aboliamo tutte le guerre; aboliamo solo le guerre giuste. E vivremo in
pace. Questa guerra, cominciata abolendo lOnu, è la fine, non linizio,
dellidea di un ordine mondiale legittimato a eventuali e necessarie operazioni
di polizia. A questo principio di governo sostituisce infatti un potere unilaterale
e ingovernabile. Anche questo si rappresenta come incarnazione dellinteresse
generale, motivato da alti ideali e dallinteresse dellumanità. Sarebbe bello
se oggi queste cose il nuovo potere mondiale le facesse ipocritamente. Nella misura in cui
ci crede davvero, e in cui noi lo aiutiamo a crederci, è infinitamente più pericoloso.
Gli elicotteri americani dispiegati dalla Nato in Kosovo si chiamano Apache.
Un paio di settimane fa ero a Carlisle, storica cittadina della Pennsylvania. Fu qui che
nel 1751 Benjamin Franklin venne per la firma di un trattato con gli indiani, credo
Delaware. Racconta nella sua autobiografia che, a firma avvenuta, fu autorizzata la
vendita libera di liquore agli indiani, che si ubriacarono indecorosamente. E conclude:
E in effetti, se è desiderio della Divina Provvidenza estirpare questi Selvaggi per
fare spazio ai Coltivatori della Terra, non è improbabile che Rum sia lo Strumento
designato. Ha già fatto scomparire tutte le Tribù che un tempo abitavano lungo la
Costa. Ora che lex comunista Milosevic estirpa gli albanesi dal Kosovo, media
e istituzioni continuano a descriverlo, come già Saddam, come un Hitler. Mi sembra un
errore che ci impedisce di capire sia Hitler, sia Milosevic, sia noi stessi; infatti (a
parte il conto dei numeri e dimensioni dei rispettivi crimini) non cè bisogno di
essere Hitler per essere un criminale. Milosevic non prepara lestinzione
scientifica di popoli interi, ma la loro espulsione da un territorio dove, una volta
cacciata laltra razza, si possa far posto alla propria (e se
poi questo ha per conseguenza di farli scomparire del tutto, lo tratterà come
un effetto collaterale). Laccostamento a Hitler ha dunque una funzione
non tanto conoscitiva, quanto esorcistica: si riportano a questo ricettacolo del
non-umano, del non-noi, tutti i mali e tutti i delitti per poter dire che non abbiamo
niente in comune, che fra noi e loro esiste un abisso incommensurabile come quello che
separa lumano dallalieno - il Bene dal Demonio, come dice Blair.. e un
atteggiamento in parte contraddittorio, che fa di Hitler unentità
aliena, e poi lo dà come riproducibile; che assume giustamente il genocidio nazista come
paradigma di tutti gli orrori, e lo banalizza facendone un crimine come un altro. Ma che
va messo in relazione con tre aspetti di questa guerra: limpulso a dividere buoni e
cattivi, e quindi a polarizzare i conflitti, in una situazione come quella jugoslava dove,
per quanto capisco, di innocenti non ne esistono; lassunzione di un atteggiamento
non tanto di superiorità morale, quanto di monopolio della moralità, esclusiva
dellumano: lelusione della domanda se il comportamento di Milosevic e quello
che lui rappresenta non abbia piuttosto precedenti interni alla memoria del campo stesso
che lo combatte. Nel 1835, il presidente Andrew Jackson spiegava al Congresso la decisione
di deportare lintera nazione dei Cherokee (fra laltro, la più assimilata e
civilizzata di tutte) dai suoi territori in Georgia e North Carolina, fino a
oltre il Mississippi, in Oklahoma: Il progetto di trasferire le popolazioni
aborigene che ancora rimangono nelle zone abitate degli Stati Uniti, verso territori a
ovest del Mississippi sta infine per giungere a compimento. E stato adottato dopo
matura considerazione delle condizioni di questa razza, e deve essere portato avanti fino
in fondo, e perseguito con tutta lenergia che le circostanze permetteranno. Tutti i
tentativi precedenti di far progredire gli indiani sono falliti. Sembra ormai un fatto
accertato che non possono vivere prosperamente in contatto con una comunità
civilizzata. E proseguiva: Indipendentemente dai trattati stipulati con le
varie tribù
nessuno può dubitare che sia dovere morale del governo degli Stati
Uniti proteggere, e se possibile preservare e perpetuare i resti dispersi di questa razza
che ancora rimangono nei nostri confini ne seguì una marcia sanguinosa di migliaia
di chilometri, sotto la sorveglianza delle truppe, tra fame, sete e malattie, che provocò
migliaia di morti. E passata alla storia col nome di Trail of Tears, sentiero delle
lacrime. Se allora ci fosse stata la televisione, avrebbe mostrato lungo tutto il
continente americano le stesse scene che vediamo oggi alla frontiera della Macedonia e
dellAlbania. Con una differenza: la deportazione dei kosovani è un esplicito e
brutale atto di violenza, quella dei Cherokee (e altre tribù prima e dopo) è invece un
dovere morale fatto per proteggere i deportati. Jackson agiva come
Milosevic, e parlava come la Nato: Questo abbiamo fatto per il benessere fisico e il
progresso morale degli indiani. Una deportazione umanitaria. Ora, non mi sogno
nemmeno di equiparare crimini, massacri, deportazioni che avvengono adesso con delitti
analoghi avvenuti un secolo e mezzo fa. Voglio solo riflettere sul modo in cui la mancata
memoria di quelle deportazioni (sostituita dal feticcio hitleriano) dia forma al
comportamento dellAmerica e dei suoi alleati nei confronti di queste. In primo luogo
(come ha mostrato la rivista Acoma, n. 11, estate-autunno 1997,dedicato a immigrati
e deportati), il paradigma della deportazione ha continuato a operare nella storia
americana: le espulsioni e i massacri degli indiani sono continuati fino al nostro secolo
indipendentemente dai trattati; la deportazione è stata usata contro
scioperanti, sovversivi, alieni nemici fino alla seconda guerra mondiale. In
secondo luogo, la deportazione costituisce il modello di tutte le soluzioni semplificate
che consistono nellisolare il male ed espellerlo: la pena di morte; la
tolleranza zero; limpossibilità di intravedere altra soluzione che la
distruzione totale del nemico; il bisogno di costituire a ogni costo, anche in situazioni
intricatissime e ambigue, la semplice coppia amico-nemico (centra il western, dove i
buoni e i cattivi si riconoscono dal colore dei cappelli?), il bombardamento umanitario.
Infine: Jackson e Franklin non sono Hitler, anzi sono fondatori di quelle libertà
democratiche di cui noi oggi godiamo. Nellultimo romanzo di Thomas Pynchon, Mason
& Dixon, ambientato nella Pennsylvania del 700, un personaggio parla delle coperte
infette di vaiolo vendute agli indiani per sterminarli, e di un massacro di donne e
bambini avvenuto a Lancaster, vicino a Carlisle, poco dopo la visita di Franklin:
Purtroppo, la parola libertà, che ci suona così irriflessivamente sacra oggi, a
quel tempo comprendeva anche i più cupi dei diritti degli uomini - far del male a chi
vogliamo - fino allo sterminio, se possibile senza badare al consiglio del re o alle linee
di confine. Questa è ahimè, una delle libertà per le quali si è combattuta la recente
guerra (dindipendenza). La deportazione, il massacro, la pulizia etnica stanno
dunque dentro il DNA stesso delle nostre libertà, che sembrano incapaci di costituirsi e
di vivere senza individuare un altro da sé, un non umano da distruggere ed espellere - e
purtroppo non hanno difficoltà a trovarlo. Ma se in questo presunto non-noi non-umano
riconoscessimo invece i nostri stessi germi, forse riusciremmo anche a trovare modi di
affrontarlo e combatterlo senza riprodurre dentro noi stessi il suo stesso impulso alla
distruzione dellaltro. Se capissimo quanto gli somigliamo, forse riusciremmo a
somigliargli di meno. Credo che qui i comunisti occidentali abbiano un ruolo cruciale. In
quanto occidentali, per ricordare la sua storia allOccidente armato e smontarne la
falsa buona coscienza. In quanto comunisti, per ricordare a noi stessi che Milosevic e
quello che rappresenta vengono dal nostro campo, sono in esilio dalla nostra sconfitta non
solo politica, ma anche morale, ci appartengono due volte. Come hanno fatto persone e
paesi che erano stati comunisti a diventare così, non ce lha davvero
spiegato ancora nessuno e non li possiamo esorcizzare neanche noi né prendendo le
distanze, né tanto meno rovesciando la dicotomia del cattivo e del buono. Gli elicotteri
si chiamano Apache; i fuoristrada si chiamano Cherokee. E Milosevic labbiamo
chiamato compagno.
IO CHE SONO SOLO UN SELVAGGIO...
Nel 1854, il Gran Capo Bianco di Washington cioè il presidente Franklin
Pierce, fece un offerta per una grande area di territorio indiano e promise una
riserva per il popolo indiano. La risposta del Capo Seattle, qui pubblicata,
è considerata la più bella e profonda dichiarazione sullambiente mai fatta da un
uomo.
Quando il Gran Capo di Washington manda a dire che desidera acquistare la nostra terra,
egli chiede molto da noi. Il Gran Capo manda a dire che ci riserverà unarea in modo
che noi possiamo vivere comodamente. Egli sarà il nostro padre e noi saremo i suoi figli.
Così noi considereremo la Vostra offerta di comprare la nostra terra.
Ma non sarà facile.
Perché questa terra è sacra per noi. Questa acqua scintillante, che scende nei fiumi non
è solo acqua ma il sangue dei nostri antenati. Se vi vendiamo la terra, dovrete ricordare
che è sacra, dovrete insegnare ai vostri figli che è sacra e che ogni immagine
spirituale riflessa nella chiara acqua dei laghi parla di avvenimenti e ricordi nella vita
del mio popolo. Il mormorio dellacqua è la voce del padre di mio padre. I fiumi
sono nostri fratelli, spengono la nostra sete. I fiumi trasportano le nostre canoe, e
alimentano i nostri figli. Se vi vendiamo la nostra terra, dovrete ricordarvi e insegnare
ai vostri bambini che i fiumi sono nostri fratelli, e vostri, e che dovrete, dora
innanzi, riservare ai fiumi tutte le gentilezze che riservereste a ogni fratello.
Sappiamo che luomo bianco non comprende il nostro modo di pensare. Un pezzo di terra
è per lui uguale a quello del vicino perché egli è lo straniero che viene di notte e
prende dalla terra tutto ciò di cui ha bisogno.
La sua avidità divorerà la terra e lascerà dietro a sè solo il deserto. Io non lo so.
I nostri modi di pensare sono diversi dai vostri.
La vista delle vostre città fa male agli occhi delluomo rosso, forse perché
luomo rosso è un selvaggio e non capisce. Non cè luogo tranquillo nelle
città delluomo bianco. Nessun luogo per ascoltare laprirsi delle foglie in
primavera, o il fruscio delle ali di un insetto. Ma può darsi che questo sia perché io
sono un selvaggio e non capisco. Già il solo fracasso sembra un insulto alle orecchie. E
come si può chiamare vita se non si riescono ad ascoltare il grido solitario del
caprimulgo o le discussioni delle rane di notte attorno ad uno stagno?
Io sono un uomo rosso e non capisco. Lindiano preferisce il sommesso suono del vento
che increspa la superficie dello stagno e lodore del vento stesso, purificato da una
pioggia di mezzogiorno e profumato dai pini.
Laria è preziosa per luomo rosso, perché tutte le cose dividono lo stesso
respiro, la bestia, lalbero, luomo, tutti dividono lo stesso respiro.
Luomo bianco non sembra notare laria che respira. Come un uomo in agonia da
molti giorni egli è insensibile alla puzza.
Ma se vi vendiamo la nostra terra, dovrete ricordare che laria per noi è preziosa,
che laria divide il suo spirito con tutta la vita che sostiene. Il vento che diede
al nostro avo il suo primo respiro, riceve, anche il suo ultimo sospiro. E se vi venderemo
la nostra terra dovete tenerlo separato e considerarlo come un posto dove persino
luomo bianco possa andare a sentire il vento addolcito dai fiori di prateria.
Così considereremo la Vostra offerta di acquistare la nostra terra. Se decideremo di
accettare, io porrò una condizione: luomo bianco dovrà trattare le bestie come sue
sorelle.
Io sono un selvaggio e non capisco altri modi.
Cosè un uomo senza le bestie? Se tutte le bestie se ne fossero andate, luomo
morirebbe di grande solitudine di spirito perché qualunque cosa succeda alle bestie,
presto succede alluomo.
Tutte le cose sono collegate.
Dovrete insegnare ai vostri bambini che la terra sotto i loro piedi è la cenere dei
nostri avi. Affinché essi rispettino la terra, dite ai vostri bambini che la terra è
ricca delle vite della nostra razza. Insegnate ai vostri bambini ciò che noi abbiamo
insegnato ai nostri bambini: che la terra è nostra madre.
Qualunque cosa succeda alla terra, succede ai figli della terra. Se gli uomini sputano
sulla terra, sputano su sè stessi.
Questo noi sappiamo; la terra non appartiene alluomo ma luomo appartiene alla
terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate come il sangue che unisce una
famiglia.
Tutte le cose sono collegate.
Luomo non ha tessuto la trama della vita: egli è un filo.
Qualunque cosa egli faccia alla trama egli lo fa a sè stesso.
Anche luomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico, non può essere
esonerato dal destino comune.
Potremmo essere fratelli, dopo tutto.
Vedremo.
Noi sappiamo una cosa che luomo bianco potrebbe scoprire un giorno: il nostro Dio è
lo stesso Dio. Ora potreste pensare che voi lo possediate come desiderate possedere la
nostra terra, ma non potete.
Egli è il Dio delluomo, e la Sua misericordia è uguale per luomo rosso come
per luomo bianco. Questa terra è per lui preziosa e trattarla male è accumulare
disprezzo sul suo Creatore. Anche i bianchi dovranno passare, forse prima di tutte le
altre tribù. Contaminate il Vostro letto e una notte soffocherete nei vostri rifiuti. Ma
nel vostro perire voi splenderete, incendiati dalla forza del Dio che vi ha portato su
questa terra e per qualche speciale scopo vi ha dato dominio su questa terra e
sulluomo rosso.
Questo destino è per noi un mistero, perché noi non sappiamo quando i bufali saranno
tutti massacrati, i cavalli domati, gli angoli segreti della foresta appesantiti con
lodore di molti uomini, e la vista delle colline opulenti deturpata dai cavi.
Dovè il boschetto? Sparito. Dovè laquila? Sparita.
La fine della vita è linizio della sopravvivenza. |
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