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Evitata la catastrofe nucleare con il sacrificio di 18 volontari.
Tre lavoratori stanno spostando del materiale da un deposito a dei
contenitori. Sanno che il materiale è pericoloso, sanno che è radioattivo, ma forse non
sanno che potrebbe esplodere: Luranio non esplode, non è mica
dinamite!.
Occupa poco spazio, ma pesa abbastanza, però è facilmente maneggevole; le procedure
direbbero di utilizzare lapposita attrezzatura, ma perché perdere così tanto
tempo, a mano si fa prima.
Bisogna caricare il materiale in un contenitore dove sarà immesso successivamente
dellesfloruro di uranio, un gas fortemente radioattivo, per ottenere
delluranio altamente arricchito, in polvere, sotto forma di diossido, da utilizzare
nelle centrali nucleari come combustibile.
Questo è già fatto?
Ma no, vedi che è quasi vuoto.
Un malinteso, una distrazione, un attimo, un forte lampo blu.
Dove al massimo dovevano esserci 2,3 Kg di materiale ne sono finiti 16 Kg.
In così poco spazio luranio si è autoinnescato: la reazione a catena è partita.
Luranio è esploso, non era mai successo prima, questo materiale può
esplodere se ce nè troppo in poco spazio, ma chi mai lavrebbe
detto!
Non si può certo caricare sulle spalle dei tre poveri operai di Tokai tutta la
responsabilità di quello che è successo, ma è importante capire per imparare la
lezione.
Luranio è un materiale altamente pericoloso perché se raggiunge la massa
critica autoinnesca la reazione a catena, che continua a crescere.
In un reattore questa reazione è tenuta sotto controllo con materiali, come la grafite,
che assorbono le particelle in eccesso e non permettono che la reazione cresca in modo
incontrollato.
Ma qui la reazione è in ambiente libero, e cresce, e cresce, e continuerà a crescere, e
bisogna far presto per fermarla, altrimenti
Intanto la popolazione viene segregata in casa, i più vicini allimpianto evacuati
altrove, ma sono tutti rimedi temporanei, non serviranno se la reazione continuerà a
crescere.
100 volte, 1.000, 4.000, 15.000, 40.000 volte il livello di base: bisogna fare presto!
Arrivano le forze speciali, con le apposite tute e tutto loccorrente, ma non
riescono neppure ad avvicinarsi aglimpianti, dato lelevato livello di
radioattività.
Ed intanto siamo quasi arrivati ai livelli dove la reazione non può più essere fermata
in alcun modo.
Bisogna che qualcuno si sacrifichi.
Ormai la radiazione è troppo alta, ci vogliono nove squadre di due persone, perché
nonostante le tute protettive non si può rimanere in quellinferno per oltre tre
minuti.
Ed in ogni caso queste persone rimarranno contaminate, per sempre.
Ma non cè alternativa, non cè scampo, i diciotto volontari saltano fuori, e
come se fossero dei pompieri si alternano nellimpianto a spandere sulluranio
impazzito quei prodotti chimici che assorbono le particelle, che spengono la
reazione a catena.
La radioattività si stabilizza, poi inizia a calare, poi decresce velocemente: è fatta,
il circolo vizioso è stato interrotto.
Ora inizierà la solita caccia alle streghe, la ricerca dei colpevoli, ma questo interessa
solo ai politici, che devono salvare la faccia.
Quanto è successo, in un paese come il Giappone, dove lordine e la disciplina
sembrano regnare sovrani, dove i treni spaccano il secondo, dove la tecnologia è un mito,
è un monito per tutto il mondo.
Non si può, non si devono creare le condizioni per arrivare a queste situazioni estreme:
il progresso, che in fin dei conti è solo economico, visto che i soldi condizionano la
scienza, la tecnologia e la politica, non può essere una motivazione valida per accettare
qualsiasi compromesso.
In Giappone è successo un evento che poteva capitare in USA, o in Francia, o in Germania,
o in Russia, o in qualsiasi altro paese dove si usa luranio.
La revisione delle procedure di sicurezza, immediatamente chiesta da Clinton per le
aziende americane, è solo un atto dovuto, di facciata.
Nessuna procedura è in grado di garantire la sicurezza quando si maneggia un materiale
come luranio arricchito, che non esiste in natura, che si sa come innescare ma non
come controllare, se non in ambienti ben definiti e limitati, che continua ad essere
trasportato con mezzi implicitamente non sicuri al cento per cento, come navi e treni, le
cui conseguenze in termini di contaminazione, sia ambientale sia deglimpianti, sono
al di là delle nostre attuali conoscenze.
Nessuno al mondo sa come dismettere una centrale nucleare. Nessuno al mondo sa come
realmente evitare che si ripeta ciò che è successo in Giappone.
Resta solo, in coloro che hanno capito, un brivido lungo la schiena.
INCIDENTE NUCLEARE IN GIAPPONE
Ancora una volta la causa principale, come a Chernobyl, è lignoranza di coloro che
maneggiano materiali pericolosi.
COSA E SUCCESSO?
Luranio è un materiale altamente pericoloso perché se raggiunge la massa
critica autoinnesca la reazione a catena, che continua a crescere.
In un reattore questa reazione viene tenuta sotto controllo con materiali, come la
grafite, che assorbono le particelle in eccesso e non permettono che la reazione cresca in
modo incontrollato.
In questo incidente era in atto una lavorazione per la preparazione del
combustibile nucleare: in un contenitore viene aggiunto uranio in forma
gassosa altamente arricchito (UF6 Esafloruro di Uranio) per trasformarlo in polvere di
uranio arricchito (UO2 Diossido di Uranio) e quindi fare le famose barre di uranio che
saranno utilizzate nel reattore.
Luranio massimo consentito è di 2,3 Kg per ogni processo, proprio per non
raggiungere la massa critica; gli addetti, forse per far prima, hanno invece messo 16 Kg
di uranio, che a questo punto è esploso, innescando la reazione.
DOVE E SUCCESSO? (località)
A Tokai, dove sono stato più volte, è una cittadina di circa 34mila persone, nella
prefettura di Ibaraki, ma attorno ne vivono circa mezzo milione. Qui ci sono due grandi
complessi nucleari (reattori) ed altri 13 impianti di lavorazione delluranio, che
servono per questi due reattori.
Se non si ferma la reazione, questa potrebbe propagarsi ad altri impianti, con conseguenze
imprevedibili.
Questa è la mappa della zona calda.
Reattore n.1
1 Locale Reattore
2 Locale Turbine
3 Centro di controllo
Reattore n.2
4 Locale Reattore
5 Locale Turbine
6 Centro di controllo
7 Deposito materiali di risulta
(es. uranio impoverito)
8 Cisterna
9 Uffici di Tokai, con incluso
parco giochi per i bambini
e mostra sullenergia nucleare
e la sua sicurezza !!!!!!!
DOVE E SUCCESSO (nellimpianto)
Non sappiamo esattamente dove, ma è successo al di fuori dei reattori, probabilmente
nelledificio segnato con il n.8.
Quindi dove è successo non cè alcuna protezione contro una reazione nucleare.
COSA SUCCEDE ORA
Dopo una prima esplosione dinnesco (la luce bluastra riportata dai testimoni) la
reazione continua a crescere, e con essa cresce anche la temperatura del nocciolo di
uranio, le cui dimensioni progrediscono. Allinizio si parlava di radiazioni 100
volte il normale, poi 1.000, poi 4.000, poi 15.000, poi 40.000, quindi oltre 100.000
volte. Al momento in cui scriviamo (ore 23 del 30 set.) si può ipotizzare che la reazione
abbia già superato il milione di volte, visto che le ultime notizie dicono che le forze
speciali inviate, nonostante le apposite tute, non riescono neppure ad avvicinarsi
aglimpianti, dato lelevato livello di radioattività.
Lunico limite a questa reazione è la quantità di uranio coinvolto nella stessa, ma
questa non è nota a nessuno.
COSA SUCCEDERA?
Dipende dalla quantità di uranio: se questa è piccola, allora la reazione può
stabilizzarsi e poi decrescere per autoestinzione, ma se questa è sufficiente a far
crescere la reazione oltre certi limiti si aprono almeno due scenari possibili:
1 la reazione raggiunge livelli tali da innescare analoghe reazioni in altri depositi di
uranio, per cui tutto limpianto inizia ad essere unenorme bomba nucleare in
attività;
2 la reazione da luogo ad unesplosione nucleare
Nella seconda ipotesi si aprono ancora due possibili scenari:
1 lesplosione non causa danni ai contenitori duranio
2 lesplosione rompe dei contenitori di uranio, innescando ulteriori esplosioni a
catena.
QUALI CONSEGUENZE?
Le prime conseguenze, già in atto, sono la contaminazione della stessa regione: oltre ai
tre lavoratori direttamente colpiti, ci sono 310.000 persone nel raggio di 12 Km che sono
già esposte alle radiazioni. Le autorità hanno detto di non uscire da casa, e alle
insegnanti di trattenere i bambini in classe, ma una simile situazione non può protrarsi
a lungo.
Tra laltro il chiudere le finestre serve solo se queste hanno infissi stagni, e
semplicemente rallenta il processo, non permettendo al pulviscolo di entrare, ma le
radiazioni passano anche i muri.
Nei prossimi giorni si vedrà come evolve la situazione, ma se il trend in atto verrà
confermato, il numero di colpiti in modo grave da radiazioni è destinato a crescere
velocemente.
Ovviamente in questo scenario non si tiene conto dei numerosi impianti e depositi di
uranio esistenti in zona, che se venissero coinvolti hanno un potenziale complessivo ben
superiore a Chernobyl, e potrebbero provocare una nube radioattiva in grado di coprire
lintero Giappone.
COME FERMARE LA REAZIONE?
Non esiste mezzo conosciuto per farlo.
In un ambiente chiuso, come un reattore, la reazione viene spenta immettendo masse di
materiale assorbente le particelle, percui queste calano di numero e non riescono più a
mantenere viva la reazione in atto, che si spegne.
A Chernobyl, dove era saltato il tetto, fu sparso del materiale da un elicottero, il cui
pilota è diventato un eroe, e poi si fecero colate di cemento. Inoltre con ruspe e
macchine movimento terra telecomandate, prodotte in Italia (che è lunico paese al
mondo a possedere simili prodotti) si fece una gettata di cemento armato sotto il
reattore: nonostante ciò il nocciolo è ancora acceso e la reazione, anche se non cresce,
continua tuttora.
Qui siamo in ambiente completamente libero, quindi nessuno sa cosa fare: una reazione
nucleare allaperto, aldilà delle bombe, è un caso completamente nuovo e
inaspettato. |
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