TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

L'uomo è ciò che pensa, e pensa come mangia

di Giada Solari

 

 

Dobbiamo immaginare l’essere umano come una complessità quadripartita costituita dal corpo fisico, dalla struttura eterica o vitale, dall’organismo astrale o del desiderio e dall’Io o corpo mentale; caratterizzati dalla fisicità, dalla vitalità, dall’istintività e dall’autocoscienza.
L’idea più diffusa è che il cibo nutra il corpo fisico, non a caso la frase “l’uomo è ciò che mangia” è attribuita a Ludwig Feuerbach ritenuto il padre del pensiero materialista moderno.
Se si considera la componente plastico-minerale dell’organismo, nonché le cellule nervose del cervello, l’elemento nutritivo fondamentale è caratterizzato dalle sostanze minerali e dall’energia cosmica (la luce solare è essenziale per la costituzione del sistema osseo). L’uomo però non può vivere solamente di minerali e raggi cosmici.
Il corpo eterico o vitale (definito Prana in India e Ki in Giappone), presiede allo sviluppo di ogni essere vivente, esso elabora continuamente le energie che influenzano gli organi fisici nella formazione e trasformazione chimica delle sostanze alimentari.
Se la nostra nutrizione non fosse composta da elementi viventi (non solo del regno vegetale, ma anche enzimi, batteri, bacilli ecc.) la continua creazione di nuove cellule cesserebbe.
Il corpo astrale chiamato anche anima, inconscio, psiche; che presiede ai desideri e alle sensazioni, influenza sia la vitalità che la coscienza. Nell’uomo, contrariamente agli animali, l’istintività si è modificata in sensibilità, in estetica, diventando portatrice di sentimenti, passioni, gioie e dolori.
Sotto il profilo alimentare, il corpo istintivo influenza con le sue scansioni la struttura vitale ed il ritmo circolatorio e respiratorio ne sono i suoi testimoni più eclatanti. Contemporaneamente esso è artefice dell’influsso sulla coscienza, determinando il gradimento o meno del cibo per ragioni affettive od emotive, oltre che per il sapore e l’aroma. L’eccesso o il difetto di sentimenti in contrasto fra di loro può portare prima o poi alla malattia.
E’ l’Io umano od organismo mentale, il protagonista del pensiero individuale, definibile anche “il corpo dell’auto coscienza” che determina la differenza sostanziale tra l’essere fisico umano ed il regno minerale, tra la vitalità dell’uomo ed il regno vegetale e rende manifesta la differenza tra l’anima umana e l’animale.
La consapevolezza di essere artefici di liberi pensieri definenti la realtà, sia materiale che spirituale, ci induce ad elaborare un’alimentazione mondata da elementi rigidi od ideologici, ma costituita volta per volta da componenti dinamici e prescindente dalle normali storture quotidiane derivanti da ataviche sudditanze.
Se effettivamente conosciamo l’esistenza di questi quattro corpi, nondimeno dovremmo avvertire il modo ideale di nutrirli adeguatamente con il cibo quotidianamente ingerito.
Gli alimenti che noi mangiamo costituiscono i materiali grezzi della nutrizione, in quanto così introdotti non sono utilizzabili dall’organismo, poiché devono dapprima seguire un processo di disintegrazione, di raffinamento e di unificazione al quale è stato dato il nome di digestione.
Con l’alimentazione l’uomo assume elementi organici ed inorganici che la natura generosamente e sapientemente gli offre, ed una volta elaborati, andranno a costituire il presupposto fisico-vitale affinché le caratteristiche animiche e la stessa più intima impronta personale possano armonicamente manifestarsi nella quotidianità. Si comprende in tale senso come l’elemento nutrizionale sia un fattore estremamente importante nella vita dell’essere umano, contribuendo a costituire il primo elemento di ogni azione curativa. E’ difficile prendere, sufficientemente, coscienza di come apporti anche minimi di talune sostanze possano altresì promuovere processi patologici e per altri versi ricondurre l’individuo verso uno stato di salute.
La digestione, l’assimilazione e l’utilizzazione degli alimenti è un procedimento straordinario che sfugge quasi completamente al nostro controllo ed alla nostra indagine, tale svolgimento obbedisce ad una saggezza antica che desta ammirazione e meraviglia oltre che rispetto e devozione, tanto nella persona più semplice quanto nell’uomo di scienza.
Il cibo assunto giornalmente dall’uomo, è un modello alimentare specifico per la propria specie, sviluppatosi lungo i milioni di anni di evoluzione biologica che l’essere umano ha trascorso in questo pianeta.
Esso è costituito da sostanze biochimiche, proprio come il nostro corpo, e sono queste sostanze che noi assimiliamo che influenzano l’equilibrio stesso, relativo al sistema linfatico all’interno dell’organismo costituito. Le ghiandole, a loro volta, originano gli istinti naturali della mente, tramite uno stimolo del sistema nervoso e del cervello. Quando questi impulsi non sono controllati, il pensiero è disturbato e per mantenere la calma ed il controllo mentale è consigliabile assumere cibo “senziente” utile e benefico, cioè, all’intelletto ed al corpo.
Siamo abituati a considerare il cibo come necessità per il nostro corpo fisico traducendo tutto in kilocalorie, ma sono, queste, adeguate a nutrire anima e coscienza? Sappiamo in maniera appropriata leggere nel grande libro della natura, traendone gl’insegnamenti più opportuni ed essenziali?
L’alimentazione è il tema che assilla l’umanità, motivo di primaria importanza su cui vi è stata elaborata la più sconclusionata letteratura ed i mezzi di divulgazione culturale hanno contribuito a divulgare questa capitale disciplina alimentare, suggestionandoci con propagande speculative, idonee solamente a travagliare l’autogestione della nostra salute.
Come in tutti i campi della scienza, in genere, si può dire che quanto attiene alla vita, per una tergiversazione evolutiva del sistema economico-sociale, è stato alterato nei suoi valori. Il grande boom economico, sprezzante- nei confronti- delle leggi e necessità fisiologiche dell’organismo umano, impostando una falsa e suggestiva informazione, tendente solo ad “alimentare” il suo processo industriale, ha influenzato capziosamente il pensiero umano. Con tale condizionamento l’individuo ha abbandonato il concetto dei suoi valori sensitivi, noncurante ed ignaro, rassicurato dall’etichetta che porta scritto: “confezionato in conformità alle norme di legge”(ma quale legge?). L’uomo della strada, già vittima dell’inconscia suggestione degenerativa e psichica, ritiene utile, se non necessario ed indispensabile quanto gli viene indiscriminatamente proposto ed offerto.
La cecità prodotta dalla speciosa quanto allettante presentazione dell’elaborato, ossia del prodotto della tecnologia scientifica moderna, coinvolge l’ignaro consumatore, il quale inconsciamente si trasforma in sostenitore di quelle forze o poteri che immancabilmente lo conducono all’autodistruzione in nome del vile denaro. Senza dimenticare poi le elaborazioni e miscelazioni subite dai vari alimenti per essere offerti al mercato. Oltre alle esigenze di conservazione, per cui diviene d’obbligo l’additivo preservante per rendere il cibo più appetibile, non si lesina l’aggiunta delle sostanze coloranti di ordine inorganico, orgoglio di quella scienza chimica a cui maggiormente si può imputare la responsabilità del processo degenerativo del genere umano.
Possiamo considerare il cibo inadeguato, causa dei mali dell’umanità?
Pensiamo a coloro che ancora danno valore alla salute del proprio organismo e che per mancanza di notizie serie ed adeguate stanno vagando nei meandri di una scienza che con una sapiente ignoranza pretende di vantare il diritto e la supremazia nella salvaguardia della salute pubblica.
L’essere umano per accidia e pedissequità tende ad allontanarsi dai principi che governano l’Universo e la Natura, originando in se stesso i presupposti della malattia anche se la legge naturale, comunque sempre benevola, cerca di ripristinare nell’organismo l’equilibrio iniziale.
Non dimentichiamo che è la nostra visione del mondo a permetterci di vivere in equilibrio. Un atteggiamento del pensiero che si autonega come fenomeno immateriale è preconcetto, egoistico, negativo e non porterà mai ad una autentica qualità di vita, qualsiasi sia la tecnica, cultura od investimento intellettuale.
L’uomo avveduto può, se vuole, con mezzi molto semplici: come uno stile di vita morigerato, un’alimentazione sobria ed un approccio naturale alla terapia, ritrovare il perduto rapporto con la natura ed il cosmo, in cui vige infinita e lodevole saggezza.

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