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" Se riuscisse a
sentire il dolore che prova un animale ferito, non sparerebbe più..." - Powder -
In una scena del film Powder, un cacciatore ferisce
mortalmente una femmina di cervo. La cinepresa inquadra lo sguardo della povera creatura
negli ultimi istanti di vita, un misto di sofferenza e compassione per il suo
carnefice, che nel frattempo le si avvicina gloriandosi con i suoi colleghi.
Proprio nel momento in cui si approssima alla giovane cerva, Powder, ragazzo misterioso
proveniente da chissà dove, con una coscienza non terrestre, fa toccare al cacciatore
lanimale ferito e in quel preciso istante luomo comincia ad avere delle
convulsioni come se stesse provando un dolore tremendo. Lo spettatore rimane impietrito.
Il cacciatore si dimena, gli occhi sbarrati, la bocca aperta in una smorfia di patimento,
sempre con la mano appoggiata sul petto dellanimale
Sono attimi che sembrano
uneternità e che fanno rivivere al cacciatore lo stesso identico dolore che aveva
inflitto al povero animale. Dopo quella terribile esperienza, il cacciatore abbandona
definitivamente quella sua passione, non riuscendo a dimenticare ciò che
aveva provato. Se il cacciatore riuscirà a farsi tramite di quello che ha vissuto,
allora anche altri comprenderanno il dolore provato dagli animali feriti e non lo faranno
mai più
. Pensando alla caccia e a chi si ostina a definirla come
strumento ecologico contro il sovrannumero faunistico di certe zone, le
immagini di questo film sono la risposta più chiara ed eloquente che si potrebbe dare ad
un cacciatore.
CENNI STORICI
Proviamo a guardare al passato, circa 8000 anni fa inizia lera neolitica.
Luomo, da cacciatore - raccoglitore si avvia verso lallevamento e la
coltivazione. Da questo momento, così lontano nel tempo, ha inizio lattività
modificatrice sullambiente naturale: luomo interviene alterando i preesistenti
equilibri, rapporti e paesaggi naturali. Se invece guardiamo a tempi più vicini a noi, ci
rendiamo conto di come ci sia stata una vera e propria escalation alla
contaminazione dellambiente. Nel 1951, in un lago della California vengono avvistati
moltissimi uccelli acquatici morti. Se ne ricerca la causa: avvelenamento da DDT,
insetticida fino allora impiegato indiscriminatamente e ritenuto una delle più grosse
conquiste nel settore della chimica applicata. Negli ultimi due secoli oltre 100 specie di
uccelli si sono estinte nel mondo. E ancora si continua a sparare, le lobby armistiche
proliferano indisturbate, portando avanti una pericolosa contro informazione. Quando
verrà il momento nel quale chi sbandiera armi e ignoranza sentirà sulla
propria pelle il dolore che è stato capace di infliggere a creature che di aggressivo o
pericoloso non avevano niente, forse avremo risolto definitivamente il problema della
caccia, nel frattempo ci sono ancora tanti uccelli da salvare e soprattutto ci sono ancora
tante generazioni da educare allamore per la natura e per i nostri piccoli fratelli
animali il cui destino dipende dalle nostre scelte e dal nostro impegno.
L'OPINIONE DI FULVIO GRIMALDI
D. Quali sono i danni più gravi della caccia che hai potuto
riscontrare?
R. In Italia e non solamente in questo paese, i danni della caccia sono la progressiva
eliminazione di una componente delleco sistema che è assolutamente indispensabile
per lequilibrio generale dellambiente planetario a una successiva perdita di
anelli della catena ecologica alimentare, e per quanto ci riguarda, uno smantellamento
della biodiversità che è la condizione primaria per la vita della terra.
D. Perché esiste ancora questa cultura della caccia? Cosa spinge un uomo ad
armarsi e puntare il fucile su un animale?
R. Ci sarebbe da aggiungere alla domanda cosa spinge luomo a disintegrare un
intero popolo, come è successo a quello jugoslavo e prima a quello iracheno?! Credo
si tratti della stessa volontà di uccidere i diversi facendola passare per
una manifestazione di giustizia, di cultura e anche purtroppo di
divertimento e questo nega lassunto della vita stessa che è quello
della cooperazione, della collaborazione tra specie, individui,
generi
D. Ci si scontra con le lobby armistiche
R. Queste lobby armistiche soffiano sul fuoco della diffusione delle armi
perché ne dipende il proprio giro daffari, che oggi è probabilmente il più grande
e fiorente di tutto il mondo. Lindustria degli armamenti, sia quella diretta contro
gli esseri umani, sia quella destinata alleliminazione di altre creature viventi è
il tesoro delleconomia occidentale, in particolare di quella
statunitense.
D. Quali sono le responsabilità delle istituzioni per il fallimento dei referendum sulla
caccia e per la mancanza di unadeguata informazione a riguardo?
R. Le responsabilità sono quelle di classi politiche che dipendono in misura sempre
maggiore dal potere economico. Il potere economico le condiziona attraverso
sovvenzioni, benevolenze, sostegni di ogni genere,
affinché seguano una politica che sia funzionale ai profitti di questo stesso
potere economico, al cui centro si trova oggi lindustria militare, lindustria
delle armi
D. Come è possibile che i cacciatori abbiano presentato un disegno di legge per
prolungare la caccia fino allultimo giorno di febbraio, quando è risaputo che in
febbraio gli uccelli migratori vivono il periodo più delicato della loro vita dopo
lestenuante viaggio dallAfrica?
R. I cacciatori hanno la presunzione di rappresentare unala genuina del mondo
ecologico ed ambientale. Di solito si mascherano dietro la cortina fumogena della
propaganda secondo cui soltanto i cacciatori sanno quali sono gli equilibri corretti
tra animali - natura - esseri umani. Purtroppo è radicato nel profondo della psiche
di molti uomini il desiderio di uccidere che oggi malauguratamente viene promosso, viene
incoraggiato dalle politiche aggressive e guerrafondaie delle classi
dirigenti. Lidea di divertirsi uccidendo, affermando la propria superiorità
su coloro che vengono colpiti non ha a che vedere con un bisogno, è qualcosa di atavico,
quando la cattura e luccisione di animali erano un elemento indispensabile per
lalimentazione di una popolazione che non aveva ancora imparato a coltivare, a
sviluppare la pastorizia e che non aveva scoperto altri strumenti per procurarsi gli
alimenti. Malauguratamente si tratta di una tradizione che non ha più una corrispondenza
effettiva nelle necessità e nei bisogni della popolazione, ma si è ridotta
allunico aspetto, abbastanza degradante per luomo, del divertimento a
uccidere. Noi assistiamo ad una involuzione planetaria in cui si afferma
la ragione del più forte, del più violento, di quello che è più bravo
tecnologicamente a eliminare concorrenti, popoli recalcitranti e dissidenti, è
chiaro che questo si ripercuote in una categoria che usa strumenti di tecnologia
avanzatissima contro creature che non hanno altra difesa che le loro piume e che non sanno
rispondere. Come dicevo prima, tutto questo ci riconduce a quello che è successo in
Jugoslavia, dove gli apparati tecnologicamente perfetti e quindi ammirati
dalla stampa per induzione propagandistica dei poteri esistenti, sono in grado di spazzare
dalla faccia della terra popolazioni che sono invisibili, indifese; è
successo in Jugoslavia; la gente non sapeva neanche da dove arrivasse la morte
più
o meno quello che succede a uccelli, cervi, cinghiali, volpi, che non hanno la
possibilità di percepire il pericolo e lorigine del pericolo e che non hanno la
minima possibilità di reagire, di difendersi. La brutalità della caccia è proprio
questa: la sproporzione spaventosa tra chi caccia e chi è cacciato. Si usano fucili
avanzatissimi a ripetizione, con pallottole che sono 10 volte il peso dei
bersagli, pensiamo a un fringuello, ad un merlo che pesa un decimo della
pallottola che lo disintegra. Ancora una volta laffermazione di una tecnologia in
questo caso assassina che si arroga il diritto, per la sua modernità e per il suo
presunto progresso, di poter eliminare tutto quello che è arretrato, un
uccellino che da 3.000 anni, 10.000 anni, 100.000 anni ha gli stessi strumenti di difesa e
di preservazione della sua specie di oggi.
D. Quali sono le azioni da intraprendere per contrastare questa situazione?
R. Io sono convinto che la maggioranza degli italiani, oggi, sono disgustati dalla caccia
e se si dovesse ripresentare la possibilità di un referendum, come io auspico,
probabilmente questa volta si vincerebbe perché i produttori di armi, per quanto potenti
e gli stessi cacciatori, sono in minoranza. Oggi in Italia i cacciatori sono scesi dal
milione e mezzo di unità di 10/15 anni fa ad appena 800.000. Credo che bisognerebbe, dal
punto di vista contingente - tattico, elevare in maniera drastica i costi della pratica
della caccia attraverso imposizioni fiscali e laumento dei prezzi per quanto
riguarda lacquisto di armi, di munizioni e soprattutto di licenze. Oggi abbiamo una
maturità culturale che dovrebbe impedirci definitivamente di uccidere per
divertimento. La mobilitazione delle associazioni ambientaliste, che vanno a
disturbare i cacciatori in difesa degli animali è una bella iniziativa per sensibilizzare
lopinione pubblica contro questa pratica. Se dovesse esserci, come a volte
asseriscono i sostenitori della caccia, uno squilibrio tra presenza eccessiva
di animali, in spazi naturali ridotti, la risposta non è lo sterminio di questi animali,
la risposta è la riduzione dellantropizzazione che ne ha invaso gli spazi. Noi, nel
mondo, abbiamo praticamente occupato per luomo il 90% delle terre e
delle acque, abbiamo quindi invaso territori altrui, abbiamo costretto al ritiro in
riserve minuscole quello che resta della vita animale. Capovolgiamo questa strategia,
incominciamo a rispettare spazi e ad allargarli così da permettere la sopravvivenza
equilibrata del mondo animale. Inoltre credo che se in qualche raro caso, un eccesso di
popolazione animale, come ad esempio i cinghiali in Toscana, in Umbria che minacciano le
coltivazioni con la loro presenza, dovrebbe essere risolto esclusivamente con
tecnici che non uccidono per spasso o per sport, termine di
paragone umiliante per lo sport, ma che fanno un intervento di selezione che sia di
salvaguardia per la popolazione animale e che sia puramente scientifica, e che soprattutto
non sia basata sulle invasioni di presunti sportivi - liquidatori. Un altro
aspetto che bisognerebbe completamente contrastare e vietare è il ripopolamento
finalizzato alla caccia. Abbiamo questa aberrante abitudine di riempire riserve cosiddette
di caccia di polli colorati, questi fagiani vengono allevati e non sono
assolutamente in grado di difendersi, perché vengono privati della loro capacità di
fuga, di spostamento e sono considerati dei miserabili dal punto di vista di
abilità dei cacciatori, dei semplici obiettivi per i fucilatori
ma fino
a quando?
Intervista al Prof. Danilo Mainardi, Presidente della LIPU
D. Qual è stata la strada che lha portata a diventare Presidente della
LIPU?
R. E stata una strada interna, visto che sono partito come semplice
socio. Sono una persona interessata sia agli aspetti strettamente ornitologici sia a
quelli della conservazione degli uccelli e della fauna in genere. Sono stato per molto
tempo membro di giunta nella LIPU. Ero molto vicino a Mario Pastore e quando purtroppo è
scomparso, mi sono sentito in dovere di prendere il suo posto, mi sembrava che fosse la
cosa giusta da fare e lo sto facendo molto volentieri
D. Riguardo alla caccia, cosa ha visto in tutti questi anni?
R. La caccia fa vari tipi di danni, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo.
Qualitativo perché il prelievo che producono i cacciatori non è analogo a quello di
qualsiasi altro predatore. Il modo di prelevare è tale per cui al di là di quanti
individui vengano prelevati, cè il fatto che la selettività è diversa. Il
predatore preda individui giovani, individui malati, fa di conseguenza unazione di
carattere positivo per mantenere sana una specie, mentre il cacciatore preleva quello che
è più evidente, talora gli individui più belli nel caso dei mammiferi,
quelli che hanno i trofei più sviluppati
La caccia non è predazione,
perché mentre esiste un rapporto numerico molto ben definito tra prede e predatori, i
cacciatori possono eccedere come prelievo per cui si creano sempre squilibri. Il più
importante consiste nel fatto che il cacciatore utilizza delle tecnologie che si evolvono
così rapidamente, per motivi che dipendono dalla cultura umana. Il cacciatore utilizza ad
esempio inganni, mi riferisco alla registrazione di canti, allutilizzo
di fucili a più colpi, si sposta con mezzi che non tengono conto del bilancio energetico,
si informa sulla presenza delle prede comunicando con i telefonini che impediscono
qualsiasi fenomeno di co-evoluzione da parte delle prede e di conseguenza quel sano
equilibrio tra preda e predatore dove ad ogni strategia predatoria corrisponde una
strategia anti-predatoria. In questo caso viene a mancare. Quello di cui mi sono convinto
è che la caccia non è una forma di predazione, la sarà stata in tempi antichissimi, ma
ormai non lo è più
D. Perché allora nelluomo cè ancora questo desiderio di cacciare?
R. Cè da dire che il fenomeno della caccia sta calando molto. Di anno in anno il
numero delle licenze è in netto declino, probabilmente è un fatto tradizionale ,
unabitudine che viene trasmessa culturalmente da genitori a figli e soprattutto in
certe zone cè questo segno di differenziamento maschile, poi
probabilmente cè un antico desiderio di esplorare la natura, il piacere della
cattura
Infatti una delle strategie importanti della LIPU è stata proprio quella di
sostituire la caccia con qualcosa di analogo: il bird watch. Vengono
conservati il piacere dellesplorazione e dellosservazione, però senza portare
a casa un carniere pieno di animali, ma stupende immagini, come avviene per la
caccia fotografica che ha mantenuto il nome.
D. E i venditori di armi?
R. Ci sono grossi interessi di carattere economico
così grandi che questi venditori
di armi si possono muovere in tanti modi, anche politicamente, purtroppo è
normale che accada quando ci sono forti interessi economici
Probabilmente in molte
parti del mondo non è la caccia il problema più serio, ma lassommarsi
di differenti impatti. Quando una popolazione di animali è già messa in crisi per
linquinamento, andarla a cacciare
si può immaginare quello che provoca. La
caccia dovrà scomparire o evolversi, per somigliare sempre di più alla predazione
naturale, questo al di là di tutti i problemi di ordine etico, perché è chiaro che per
molte persone il divertimento di ammazzare gli animali è qualcosa di
inaccettabile
D. Cosa fare per fronteggiare questo problema?
R. Per problemi che riguardano limpatto delluomo sulla natura, credo che il
problema educativo sia la questione più importante. Si tratta sempre di fenomeni che
hanno una base culturale, è molto più significativo convincere le persone a non fare
certe cose, piuttosto che impedirglielo agendo semplicemente attraverso gli aspetti legali
e punitivi. Io vedo una grandissima importanza in tutti gli aspetti delleducazione
ambientale, riuscire a far capire alla nostra specie, alle nostre popolazioni e ai singoli
individui che determinare squilibri di tipo ambientale significa provocare ripercussioni
contro noi stessi. Noi facciamo parte della natura, lambiente è nostro, alla lunga
siamo noi che ne pagheremo le conseguenze, insieme con le altre specie
Se cè una popolazione preparata e acculturata, i nostri politici potranno fare
delle scelte diverse. I politici dipendono da un certo tipo di consenso, se la
base non è preparata, neanche i politici potranno mai fare dei piani a lungo
termine con ricadute positive, magari dovendo pagare degli scotti sui tempi
brevi. Per cui un certo tipo di rivoluzione culturale è indispensabile
D. Tornando alla questione ambientale, pensa che le anomalie dellasse magnetico, gli
scompensi climatici siano in relazione con gli esperimenti nucleari?
R. Io non ho una competenza specifica su questi argomenti, ma penso che esistono forti
correlazioni tra i fenomeni. Le deforestazioni determinano grossi cambiamenti climatici,
come i fenomeni della desertificazione, ci sono squilibri a tutti i livelli, dalla
scomparsa delle singole specie che innescano poi reazioni a catena incalcolabili, anche
per un semplice moscerino, visto che tutte le specie sono collegate. Basti pensare
allimpollinazione, per cui la scomparsa di un animale può creare gravi
ripercussioni da tutte le parti, si tratta quindi di problemi fondamentali.
D. Qual è la Sua opinione sullinformazione controllata e censurata?
R. Io credo che ci siano due tipi di occultamento dellinformazione
quando cè. Uno è determinato probabilmente da motivi di interessi molto grossi,
altre volte però cè una sorta di autocensura dagli stessi
fabbricatori di notizie. Certo è che linformazione non sempre fornisce
un quadro generale della situazione. Quello che spetta di diritto ai cittadini è essere
al corrente dei problemi legati al proprio benessere e alla propria sopravvivenza e quando
intendo proprio, non intendo solo del singolo individuo, ma proprio della
popolazione e della specie. Credo che linformazione dovrebbe essere un diritto in
questo nostro mondo; di conseguenza i problemi ambientali dovrebbero avere ampio spazio.
Dovrebbe però essere equilibrata e non allarmistica, perché in caso contrario avrebbe
leffetto opposto, come nella storia di Pierino e il lupo: chi grida
sempre allarme, non allarma più
Malauguratamente, soprattutto nel
nostro paese, esiste una sorta di scarsa presenza di personaggi competenti in
ecologia che hanno lasciato il posto molte volte a divulgatori o a
ecologisti che non hanno una sufficiente base scientifica, per cui certi
allarmi non sono giustificati. Questi eventi lasciano un segno molto negativo
nellopinione pubblica. Io vedo molto bene quello che sta accadendo negli altri paesi
più democratici del nostro, che hanno avuto una cultura antica di democrazia per cui
i professori non sono chiusi in un linguaggio difficile, ma sentono come loro
dovere spendere una parte del loro tempo di lavoro proprio per divulgare
uninformazione corretta.
D. Quanto è importante che la scienza vada di pari passo con la spiritualità, con
letica?
R. E sempre più importante, proprio perché la scienza ha un potere sempre più
grande per quanto concerne tutti i livelli del benessere della nostra specie e del
pianeta. Io credo che la scienza, forse non potrà mai produrre etica
perché
probabilmente la scienza va verso uno specialismo e di conseguenza le sarebbe
molto difficile
ma sarebbe decisamente fondamentale che gli scienziati sentissero il
desiderio di confrontarsi con i filosofi, con quelli che fanno delletica una propria
professione, in modo da poter fornire tutte le informazioni in un modo
interdisciplinare. Unetica in funzione della sopravvivenza, del benessere e del
rispetto per tutte le specie. Penso comunque che sia importante frenare lincremento
demografico, perché questo è uno dei grandi problemi, il genere umano sta crescendo di
numero in maniera incontrollata, al di fuori delle possibilità di sostentamento da parte
del pianeta. Non possiamo neanche sfruttarlo troppo, occorre un controllo dei numeri delle
popolazioni.
D. E quanto inciderebbe una presa di posizione delle grandi religioni in difesa e tutela
dellambiente?
R. Enormemente, perché ormai abbiamo pochissimi leader di opinione che rappresentano le
grandi religioni
.
D. In un Suo editoriale su Ali Notizie, riferendosi al recente conflitto nei
Balcani scriveva che la LIPU non era chiusa alla sola occupazione di
protezione uccelli, ma che si interessava necessariamente dei problemi legati al genere
umano
R. Tutto questo per me è fondamentale, ma non è niente di speciale per la LIPU visto che
è il nostro modo di essere in rispetto di tutte le specie. Noi siamo la specie
umana, di conseguenza io vedo estremamente logico occuparsi prima di tutto della
nostra razza. In realtà, quando noi ci occupiamo degli uccelli come specie-bersaglio, lo
facciamo per motivi ben più seri che non per il fatto che gli uccelli sono belli e
simpatici. Noi vogliamo vivere in un ambiente in equilibrio nel quale la
specie centrale è proprio quella umana, sia come responsabilità che come
nostro interesse. Lo stile di vita delluomo nelle ultime centinaia di anni, con un
incremento notevole negli ultimi decenni, si è basato quasi esclusivamente sui
benefici a breve termine. In tutte le scelte economiche e politiche, senza
valutare quali sarebbero state le terribili conseguenze a lungo termine, al di
là di quelli che possono essere stati gli interessi di piccoli gruppi consolidati. Si
dovrebbe fare un passaggio da un antropocentrismo miope a un
antropocentrismo illuminato il che vuol dire: pensiamo alla nostra
specie e se vogliamo essere antropocentrici in modo illuminato, noi dobbiamo
proteggere lambiente, proteggere anche gli equilibri a lungo termine, i rapporti tra
le popolazioni lontane, capire il valore della biodiversità, anche la biodiversità
culturale. Il discorso della diversità ci riguarda molto da vicino. Tutti i guai
che stanno succedendo adesso, tutte le competizioni hanno dietro questa
ostilità per tutto ciò che è diverso. Dobbiamo riuscire a capire che la
diversità è un valore
D. Cosa si aspetta per il terzo millennio?
R. Il millennio mi sembra una quantità di tempo immensa
io sono molto
preoccupato per i prossimi ventanni, perché credo che le grandi scelte per il
nostro benessere e per la nostra sopravvivenza riguarderanno proprio i prossimi
ventanni, importantissimi per i prossimi cinquanta e i prossimi cento. I problemi di
aggressività allinterno della specie, di cattiva distribuzione delle risorse, di
incremento demografico, devono trovare una svolta culturale molto rapidamente
Qui
siamo arrivati ad una svolta che deve essere fatta molto rapidamente. Bisogna riuscire a
sconfiggere i localismi, noi siamo in unepoca di globalizzazione, ma poi
continuiamo a vedere tutta una serie di piccole competizioni locali che aumentano, mentre
il coordinamento a livello globale sta diventando sempre più necessario. Quindi abbiamo
un enorme consumismo da una parte e la gente che muore di fame dallaltra. Anche noi
della LIPU abbiamo di questi problemi. La scomparsa della rondine ad esempio non è un
problema solamente italiano, bensì coinvolge tutta lEuropa e tutta lAfrica,
perché noi eliminiamo un certo tipo di inquinanti in Europa e poi li andiamo a vendere in
Africa, dove oltre ai gravissimi problemi che già hanno, fanno morire anche le
rondini
D. Qual è il Suo messaggio alle giovani generazioni?
R. Ci sono così tante cose da fare
fortunatamente però, esiste una carica
positiva allinterno della gioventù... Ai giovani direi di rispettare il
diverso, la parola rispetto e la parola diversità devono essere viste come
due valori forti da difendere
E per il futuro bisogna sempre avere la
speranza
cercare di bloccare le intolleranze che stanno crescendo allinterno
della nostra popolazione sia a livello individuale che di gruppo e soprattutto essere
operativi a tutti i livelli
ARMANDO GARIBOLDI
Abbiamo chiesto ad Armando Gariboldi, dal 1997 Direttore generale della LIPU la sua
opinione sullEkoclub, unassociazione dichiaratasi ambientalista,
nonostante le mille contraddizioni.
D. Come è possibile che esista lEkoclub?
R. Si tratta di unoperazione veramente scorretta. Risulta possibile, perché Ekoclub
è unassociazione che è nata da unemanazione della FederCaccia ed è stata
riconosciuta tempo fa dal Ministero per lAmbiente come associazione
ambientalista e quindi inserita nel Consiglio Nazionale delle associazioni
ambientaliste. Come tale oggi si propone chiedendo di avere i propri rappresentanti nei
comitati di gestione degli ambiti territoriali di caccia, nei parchi e in tutte le
situazioni dove gli ambientalisti hanno degli spazi. E una operazione politica,
fatta in maniera molto intelligente, perché utilizza gli iscritti alla FederCaccia
spacciandoli come ambientalisti con una forma di reclutamento su cui ci sarebbe molto da
dire, visto che alcuni si ritrovano iscritti alla Ekoclub semplicemente per essersi
iscritti ad altre federazioni che partecipano al CONI, per un accordo fatto tra queste
federazioni. E quindi unoperazione molto negativa che tra laltro toglie
spazio alla dialettica tra mondo venatorio e mondo ambientalista. Le componenti più serie
di entrambi i settori in cui la distinzione dei ruoli potrebbe portare a costruire
qualcosa di serio. In questo modo invece si mira solamente a occupare degli spazi per non
avere opposizione. E unoperazione strumentale molto negativa per tutti.
D. Cosa bisogna fare per salvaguardare le specie animali?
R. Limportanza di avere un legge quadro resta il punto cardine anche per quanto
riguarda il problema della pesca. La grande immissione di specie esotiche nei nostri fiumi
porta via spazio alle specie autoctone. Vanno poi individuati i ruoli propri delle varie
associazioni e comprese quelle venatorie che possono svolgere un ruolo importante
nelleducazione e nella formazione dei propri iscritti così come le associazioni
ambientaliste. Ci vuole unassunzione di responsabilità da parte degli enti locali,
in particolare i competenti assessorati delle province e delle regioni che devono
affrontare in maniera seria e non solo pensando alle tessere. Questo tema che è
estremamente importante nella gestione del territorio, perché gestendo gli animali,
gestendo linteresse venatorio e le specie protette, si gestisce lambiente e si
entra poi nei temi caldi della questione ambientale. Occorre una maggiore consapevolezza
da parte delle amministrazioni locali.
D. Come vede il futuro per gli animali e per il pianeta stesso?
R. Da un lato cè lottimismo del sentimento, dallaltro il pessimismo che
ci viene dalla ragione, dallanalisi razionale di quello che sta succedendo. Dobbiamo
assolutamente essere consapevoli che siamo ormai giunti a dei livelli non sostenibili di
degrado e di sfruttamento del nostro pianeta e del nostro territorio. Gli italiani ne
devono essere sempre più consapevoli. Non cè solo lAmazzonia o il buco
dellozono in Antartide, bisogna sapere che in prima linea cè anche
lItalia: alcune risorse diventeranno sempre più preziose come lacqua.
Pensiamo che oggi noi laviamo le nostre macchine o sciacquiamo le stoviglie o i bagni con
lacqua potabile, sono risorse che non possono essere più sprecate. E
possibile uninversione di tendenza, di questa situazione che è fortemente
degradata, ma solo se cè unità di intenti e un cambiamento di atteggiamenti
diffuso. Non è solo un discorso di governi che sicuramente sono i primi a dover
intervenire, ma anche il comportamento del singolo, sommato ad altri, può produrre dei
mutamenti sostanziali. Bisogna cominciare subito, non abbiamo più tempo per
rimandare
D. Come uomo cosa teme e cosa spera per il futuro?
R. Temo che continui questo atteggiamento molto consumistico, molto deresponsabilizzante
sulle tematiche dellambiente, però sono anche convinto che ci siano sempre più
persone che magari in maniera non appariscente si stanno impegnando in questo senso e
chiedono a chi li governa di impegnarsi. Credo che la flessione dei Verdi nel
nostro paese sia dovuta proprio perché non si sono più occupati come prima di ambiente.
Questo evidenzia una richiesta da parte dei cittadini ad essere più tutelati e quindi mi
auguro che questa consapevolezza aumenti così da farci rendere conto che il problema
ambientale non può essere un argomento di questo o di quel partito. E un tema, come
la salute pubblica, assolutamente trasversale. Spero ci sia questo salto di
coscienza da parte del maggior numero di individui e che porti poi ad avere degli
amministratori altrettanto consapevoli, indipendentemente dallo schieramento politico o
dallarea culturale. Questa è proprio una sfida allultimo sangue; il Papa ha
recentemente fatto un discorso ecologista, ambientalista, anche se credo che la Chiesa
dovrebbe schierarsi con maggior forza su questi argomenti che sono propri delluomo a
cui tra laltro si collegano anche aspetti spirituali di evoluzione umana che vanno
oltre la protezione di un fiore o di uno scoiattolo
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Fulvio Grimaldi - Firenze
12/5/1934, oltre ad essere un giornalista riconosciuto a livello mondiale, inviato di
guerra negli ultimi conflitti, è stato e continua ad essere un ambientalista preparato e
determinato. Le sue battaglie in difesa dei diritti degli animali sono state riportate da
tutti i mezzi di informazione. Attualmente sul quotidiano Liberazione cura una
rubrica intitolata Mondocane.
Danilo Mainardi (Milano
1933) è professore di Conservazione della natura nellUniversità Ca Foscari
di Venezia, direttore della Scuola Internazionale di Etologia del Centro Ettore Majorana
di Erice e presidente nazionale della LIPU. Precedentemente ha insegnato biologia
generale, zoologia e etologia presso lUniversità di Parma. La sua ricerca è
incentrata sugli aspetti evolutivi e adattativi del comportamento. Si occupa anche di
divulgazione scientifica.
Armando Gariboldi dal
1987 oltre allattività di ricerca universitaria si occupa, in qualità di libero
professionista, di indagini finalizzate alla gestione faunistica, di aree protette, studi
di impatto ambientale e di interventi di ingegneria naturalistica. Negli anni 90 si
specializza nella gestione di grandi progetti ambientali. Dal 1997 è Direttore Generale
della LIPU.
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