TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

La prova del 9

Di Giorgio Bongiovanni
 

 

Tutto è compiuto: la guerra è finita, ritorna la pace. Dopo settantotto giorni di bombardamenti, al confine fra Macedonia e Kosovo si ottiene la sottoscrizione del documento tecnico - militare che sancisce la fine degli attacchi aerei e il ritiro delle truppe serbe. Immagini di bambini sorridenti riempiono le pagine dei principali quotidiani in seguito alla stretta di mano tra il generale jugoslavo Mirianovic e il generale della NATO Michael Jackson. La fine dei bombardamenti, decisa in sede di commissione NATO, riaccende la speranza in un paese dilaniato dalla violenza bellica e inquinato dall’uranio impoverito. Tutti vincitori: la NATO, gli USA, il G8 (i sette paesi più ricchi del mondo + la Russia) e persino Slobodan Milosevic che mantiene saldo il posto di comando e l’approvazione del popolo serbo. Clinton intanto ammette che, per ora, il presidente jugoslavo non verrà processato per crimini di guerra ma assicura che sarà attuata, nei confronti della Serbia, una strategia di isolamento politico ed economico. Solo aiuti umanitari, quindi, e nessuna assistenza finanziaria per la ricostruzione del paese. Tale strategia richiama alla memoria quella adottata nei confronti di Saddam Hussein in seguito alla guerra nel Golfo e fa affiorare la tremenda consapevolezza che il futuro potrebbe riservare per Milosevic quella che oggi, per Saddam, sembra già essere una realtà: la sospensione delle sanzioni imposte dall’ONU, nel suo caso all’Iraq. La proposta arriva da Gran Bretagna e Olanda e trova subito l’appoggio degli Stati Uniti che chiedono solo la presenza di “un meccanismo ispettivo il più severo possibile” per impedire al leader iracheno di “ricostruire un arsenale di armi di sterminio”. Clinton intanto prosegue i “festeggiamenti per la vittoria” e promette che al termine del “giro d’Europa” visiterà anche Aviano e forse la Macedonia. Tutti esultano alla pace, tutti esaltano la pace. Pare proprio che non ci siano perdenti a parte, quisquilie, circa un milione di profughi kosovari dei quali non si conosce bene il futuro e nove milioni di cittadini jugoslavi che per il momento cercano tra le macerie i ricordi di una vita normale, di una casa, di un lavoro o di una famiglia che forse non hanno più. “Avrete giustizia nei tribunali internazionali”, assicura Clinton rivolgendosi ai profughi in tono paterno, “... so che non vedete l’ora di riunirvi ai vostri familiari, di vedere in che stato sono le vostre case e di riavere le vostre terre, ma prima di fare questo dobbiamo essere certi che tutte le forze serbe se ne siano andate e che le forze di pace siano al loro posto. Nessun essere umano dovrebbe mai passare quello che avete passato voi”. Gli sfollati intanto, nell’attesa di rivedere la loro terra, godono dell’ospitalità dei fratelli albanesi o macedoni i quali approfittano del momento per alzare il prezzo degli affitti e dei generi di prima necessità. I profughi rifugiati nei campi di accoglienza devono vedersela invece con i cibi avariati e con la scarsità di tende od ospedali da campo, forse perché la preoccupazione per la buona riuscita dei bombardamenti ha assorbito tempo e denaro ai paesi alleati che hanno così trascurato l’aspetto degli aiuti umanitari. Ma allora dov’è la solidarietà? Sarebbe lecito pensare che le mafie siano in collegamento con i poteri della NATO e che anche intorno al problema dei profughi si sia creato un business?
Fino ad oggi solo l’Italia si è dimostrata veramente preoccupata del problema Kosovo e ha organizzato una buona rete di aiuti umanitari. Lo dico senza spirito di nazionalismo poiché generalmente il mio atteggiamento nei confronti del governo italiano è molto critico. Per rimanere in patria, è bene precisare che tra non molto assisteremo ad un nuovo aumento delle tasse poiché tutti i paesi dell’Europa subiranno gli effetti collaterali del conflitto. E intanto, il coordinamento degli interventi per la ricostruzione della Jugoslavia è nelle mani di un gruppo diretto dalla Commissione europea e dalla Banca mondiale. Da un punto di vista economico, a farne le spese sarà quindi l’Euro che perderà ulteriormente il suo potere sul dollaro, mentre a gridare “missione compiuta” è il governo statunitense. La modifica di alcuni punti chiave dell’ultimatum di Rambouillet ci dà la conferma che il conflitto si poteva evitare e che la guerra la si è voluta combattere. Quella della preoccupazione per la pulizia etnica era soltanto una scusa e ce lo dimostrano le tante guerre dimenticate che si stanno combattendo nel mondo e che nessuno si prodiga per fermare. Lo sterminio organizzato di 18 - 20 milioni di kurdi per mano dei turchi è “pulizia etnica, anche se la Turchia non rischia di vedersi bombardare Ankara e Istanbul dai caccia umanitari della NATO”, spiega “Il Manifesto” il 10.06.1999, “perché la NATO è uno dei membri chiave (anzi, probabilmente comprare dagli americani i famosi elicotteri d’attacco Apache, per bombardare meglio i villaggi turco-kurdi, come ricompensa per avere ceduto la base aerea di Incirlik ai caccia USA che vanno a bombardare l’Iraq di Saddam che bombarda il villaggio kurdo-iracheno)”. Secondo recenti statistiche ONU sarebbero attualmente in corso circa 40 guerre mentre 68 nazioni sono a rischio. Non di minore importanza è il problema della nuova corsa agli armamenti nucleari e convenzionali messa in atto dai paesi del terzo mondo non allineati alla politica degli USA. Come ci ha riferito il giornalista Fulvio Grimaldi “molti paesi del mondo, di fronte allo spettacolo dei Balcani, si affretteranno a dotarsi di armi nucleari per non sottostare ai ricatti e poi alle devastazioni che vengono inflitte ai paesi recalcitranti, ma che non hanno modo di difendersi. Ecco perché già l’India accelera il suo programma nucleare, il Pakistan, la Cina ecc.. E’ un riflesso perfettamente comprensibile di difesa dei paesi che hanno capito che questo è l’unico termine di contrattazione. Tra l’altro il nostro paese aveva respinto il nucleare, mentre oggi si trova a respirare il fall out di una guerra alle porte di casa”. Una situazione catastrofica della quale solo una minoranza dell’opinione pubblica è al corrente. Pochi sono anche coloro che conoscono le reali conseguenze “dell’inquinamento bellico”. Come riportato su Internet da Gordon Poole (vedi sito http: //www.geocities.com/CapitolHill/8340/gepart03.htm), “sono recenti le scuse di Clinton perché per sei anni a un gran numero di afro-americani ammalati di sifilide sono state negate le cure (fonti afro-americane dicono che i germi sono stati anche iniettati appositamente) nel corso di un atroce esperimento alla Mengele. Meno noto è che il Dipartimento della difesa ha chiesto scusa al Giappone per aver sparato 1520 proiettili all’uranio impoverito (DU) su un’isola non abitata (e dopo di ciò non più abitabile) vicino a Okinawa. Analoghe scuse non sono state però ancora offerte ai veterani americani e ‘alleati’ avvelenati da scorie atomiche durante la ‘Tempesta nel deserto’ (ndr. vedi box pag. 10), né tanto meno sono state offerte agli abitanti del Kuwait e dell’Iraq, dove restano disseminate da 300 a 800 tonnellate di uranio impoverito, con disastrose conseguenze per le popolazioni, soprattutto per i bambini e i neonati”. Alla luce di tale drammatica consapevolezza viene spontaneo chiedersi quante vite dovranno ora essere falciate da quest’arma micidiale e straordinariamente economica, abbondantemente utilizzata nel corso della guerra nei Balcani.
Detto questo, pensate sia possibile parlare di pace? Nel 1917 Grigorj Rasputin scriveva: “...sarà un tempo di pace ma la pace sarà scritta con il sangue... pochi uomini e poche cose rimarranno, ma ciò che rimarrà dovrà venire sottoposto a una nuova purificazione, prima di entrare nel paradiso terrestre”. Si riferiva forse al nostro tempo? Una cosa è certa: ancora una volta hanno perso i valori spirituali, quelli che il Messia Gesù - Cristo e gli altri Maestri universali hanno insegnato nel corso della storia. Siamo tutti vittime di un grande inganno (vedi “Terzo Millennio verso l’Antropocrazia” anno 2 n.1), di un sistema partorito dal potere occulto dell’economia, che governa il mondo. Anche in questo caso la storia si ripete : Saddam Hussein, Gheddafi ed oggi Milosevic. Fino a quando le grandi famiglie economiche mondiali (vedi “Terzo Millennio verso l’Antropocrazia” n. 4) tireranno le fila dei loro burattini, ossia la Casa Bianca, la Downy Street, Palazzo Chigi, la Cancelleria tedesca, l’Eliseo, la NATO, l’ONU, il Vaticano ecc...? Fino a quando il commercio di armi, di droga, di morte rappresenteranno lo scettro del potere nel mondo? Forse fino a che le catastrofi naturali (reazioni del pianeta allo sconsiderato comportamento dell’uomo), il contatto con civiltà extraterrestri e il ritorno di Colui che si manifesterà con gran potenza e gloria non cambieranno le carte in tavola.

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