TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

DOSSIER USTICA

di Umberto Telarico
 

 

UN CASO IRRISOLTO

Analisi circa l’ipotesi di collisione tra il DC-9 Itavia e un Mig -23 libico, i cui resti vennero ritrovati, in seguito, sui monti della Sila, nell’entroterra calabrese.

La sciagura aerea del DC-9 nel cielo di Ustica: Un ennesimo incidente "anomalo" avvenuto nel triangolo del Mar Tirreno

Se il Dc-9 fosse stato urtato, in coda, da un caccia in manovra di sganciamento (accodatosi al jet civile per evitare l’intercettazione del radar), i danni subiti dal cargo civile, anche se gravi, avrebbero certamente lasciato, all’esperto pilota, il tempo di lanciare il segnale radio di soccorso (My Day) e, contemporaneamente, la possibilità di tentare una qualche manovra di emergenza. In realtà, invece, in base ai risultati degli esami autoptici sui cadaveri, e a quanto rilevato dalla registrazione radar, secondo gli esperti, la tragedia del cargo Itavia si é consumata nel breve spazio di mezzo secondo circa. Inoltre, i danni subiti dal velivolo investitore, sarebbero stati tali (perché proporzionali a quelli prodotti dall’aereo investito) da non consentirgli, certamente, di proseguire il volo per altri 300 Km circa (non 110 come erroneamente riporta il settimanale "Oggi" n.41), fino all’altezza della Sila, nell’entroterra calabrese. E’ qui, infatti, che il 19 luglio 1980 verranno ritrovati i resti di un Mig-23 libico e del suo pilota. Il caccia in questione andò a schiantarsi contro un costone roccioso, sui monti della Sila, nei pressi del centro abitato di Castelsilano, a pochi chilometri, in linea d’aria, dalla base NATO dislocata a Sellia Marina. Le cause che determinarono l’incidente al Mig libico sono un mistero nel mistero; il velivolo, difatti, aveva ancora carburante; malore del pilota, quindi, o inesplicabile black-out a bordo del caccia?...

L’ipotesi che il Mig-23 si trovasse sul Tirreno, per una missione di spionaggio, é da ritenersi altamente improbabile, in quanto la sua autonomia di volo non gli avrebbe consentito di far ritorno in Libia. Difatti, dovendo eludere la rete del radar, civile e militare NATO, dislocata sul Mediterraneo, il caccia in questione sarebbe stato costretto a volare ad una velocità e ad una quota molto basse rispetto alle proprie prestazioni ottimali; ciò gli sarebbe costato lo spreco di una notevole quantità di carburante. In tali sfavorevoli condizioni, l’autonomia di volo di un Mig-23 dotato, peraltro, del serbatoio di carburante ausiliario ventrale, é di soli 1.000Km. circa; cifra, questa, nettamente inferiore alla distanza reale che separa (tra andata e ritorno) il punto in cui sarebbe avvenuta la collisione con il DC-9 e la costa libica (1), che si aggira intorno ai 1400 Km. Anche ammettendo l’ipotesi, altamente improbabile, secondo la quale il Mig libico si trovava sul Tirreno per una missione di ricognizione aerea (su quali obiettivi strategici siti in alto mare, non é dato di sapere), perché, dovendo tornare alla propria base, invece di proseguire in linea retta, oltre Ustica, per raggiungere la costa libica, distante appena 700 Km. circa, il Mig-23 si sarebbe diretto verso l’entroterra calabro, percorrendo, così, circa 300 Km. a "vuoto"?...Questa obiezione é tanto più valida se si pensa che, per i danni riportati nella presunta collisione con il DC-9 e per l’autonomia di volo ridotta, a causa dello sgancio degli eventuali serbatoi di carburante supplementari (procedura di alleggerimento), il Mig libico avrebbe potuto chiedere aiuto via radio e farsi raggiungere, così, a metà strada (o nelle proprie acque territoriali che dal 1973, per decisione del Colonnello Gheddafi, si estendono per un’ampiezza di 200 miglia nautiche dalle proprie coste) da qualche veloce motovedetta di bandiera che avrebbe potuto, senza eccessiva difficoltà, individuare il pilota del caccia in base alle coordinate comunicate dallo stesso, prima di eiettarsi dal suo velivolo. L’ipotesi di collisione tra il DC-9 (ore 21.00), e per una lunga serie di miracoli, nonostante i danni riportati nella collisione, fosse stato ancora in grado di volare ad una velocità ridotta, tra i sette e gli ottocento Km/h, questi avrebbe dovuto raggiungere la costa calabra in un tempo inferiore ai minuti (alle ore 21. circa), mentre il Sig. Maffini, e sua moglie, effettuarono l’osservazione del "corpo volante" solo "alcuni minuti" dopo le ore 21.00. Ora, se l’osservazione dei coniugi Maffini non é riconducibile all’ipotetico Mig libico, o ad altro velivolo aereo convenzionale, per le ragioni sopra esposte, che cosa era quell’aeromobile, se non un UFO?

Le tre fasi del combattimento aereo

Ecco, basata sulla versione americana dei fatti, la ricostruzione dello scontro aereo sul Golfo della Sirte tra i due F14 statunitensi e i due SU22 libici.

Nella prima fase, gli aerei della "Nimitz" avvistano i caccia libici ad una distanza di 40 miglia.

Nella seconda fase uno degli SU22, ad una distanza di circa 5 miglia, fa partire un missile che manca i due aerei americani.

Nella terza, i due F14 si mettono in coda ai caccia libici e dopo averli inquadrati con il radar li abbattono con missili aria-aria.

 

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