DOSSIER USTICA |
di Umberto Telarico | |||
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UN CASO IRRISOLTO Ipotesi esplicativa sulla meccanica dellincidente occorso al volo "IH 870" della società Itavia. La sciagura aerea del DC-9 nel cielo di Ustica: Un ennesimo incidente "anomalo" avvenuto nel triangolo del Mar Tirreno Tenendo presente quanto, finora, acquisito sulla tragedia del jet DC-9 Itavia, senza escludere alcun dettaglio in merito, e considerando il parere degli esperti sui vari aspetti della questione, si propone la seguente ricostruzione sulla meccanica degli eventi in studio: Ore .46 del 27 Giugno 1980: Il volo Itavia IH 870 é sulla "A/BEAM", cioé sulla verticale del radiofaro di Ponza. Il comandante Domenico Gatti tenta ripetutamente, ma invano, di comunicare via radio, sulla normale frequenza con il centro regionale dascolto di Roma-Ciampino. Finalmente, usando una frequenza radio diversa dalla normale, il comandante Gatti riesce a comunicare con il controllore di Roma-Ciampino. Il Gatti comincia testualmente: "Qui é un cimitero. Non si riesce a comunicare e a sentire niente" (dal quotidiano "LOcchio" del 29/06/1980). Ore 20.50: Il DC-9 Itavia arriva su "AI3A", punto, questo, situato sullaerovia civile "Ambra 13 Bravo". Questo é il penultimo punto di riporto (ossia di controllo), prima che laereo entri nellarea servita dal centro dascolto di Punta Raisi. A causa dellintensa turbolenza prodotta dal vento, il Comandante Gatti richiama il centro di Roma-Ciampino. Il controllore, pertanto, autorizza il Gatti a scendere a quota 250 (25.000 piedi, cioé 8.000 mt.). Il Gatti risponde "Ok" (dal quotidiano "LOcchio" del 29/06/1980). Ore .54 circa: Emergendo dal mare, o calando dagli alti strati dellatmosfera, almeno tre UFO,( oggetti volanti sconosciuti) penetrano nellarea dove transita il DC-9. Due di essi seguono il trasporto civile da lontano, disponendosi uno a destra, e laltro a sinistra, del bireattore. Il radar, difatti, ne rileva le tracce ("Corriere della Sera" del 10/08/1980). Ore 20.54: Il DC-9 sorvola il successivo punto di riporto, denominato "Condor". Il pilota dellaereo Itavia tenta di comunicare con il centro di Roma-Ciampino, ma ogni suo tentativo é vano. Anche il controllore, a sua volta, chiama il DC-9, senza alcun risultato ("L" del 29/06/1980).Intanto, anche i radar della difesa NATO, dislocati sul Tirreno, rivelano, sui propri schermi, la presenza degli aeromobili non identificati, insieme alla traccia del DC-9. Visto la persistenza di tali tracce sconosciute, il Comando di una delle basi aree della NATO decide di inviare uno o più caccia-intercettori in ricognizione, nellarea. Inoltre vengono resi operativi un aereo-radar AWACS più altri aerei per la guerra elettronica. Ore 20.59 e 45 sec.: Proveniente da ovest, e quindi praticamente invisibile ai piloti del cargo civile, trovandosi contro il sole, lintercettore della NATO giunge nellarea dove sta transitando il DC-9, sempre tallonato, in coda, dallo sconosciuto ospite. Il pilota del caccia si prepara ad aggirare i due aeromobili, intersecando la loro rotta ad una distanza tra i cinque e gli undici Km., per poter, poi, disporsi su di una rotta ad essi parallela. lUFO, però, rileva la manovra dintercettazione iniziata dal caccia e, seguendo lormai solito rituale di questi casi, schizza via, ad alta velocità, verso lalto. A questo punto o LUFO, nellinseguire tale repentina manovra, forse a zig-zag, simpatta, violentemente, contro la fusoliera poppiera di destra del DC-9, probabilmente proprio contro uno dei suoi reattori, oppure, il caccia nel tentativo di abbattere lUFO lancia un missile che esplode (forse contro il campo magnetico propulsivo/difensivo delloggetto) comunque nelle immediate adiacenze del cargo civile, che viene così danneggiato. LUFO, nel frattempo elude lintercettore e si allontana dallarea in questione. Tale impatto produce limmediata esplosione del reattore di destra che, a sua volta, divelte parte degli impennaggi di coda e produce un grosso squarcio nella fiancata (destra) del velivolo. Tale squarcio produce la violenta decompressione, accertata poi anche dagli esperti, tramite i riscontri autoptici eseguiti sulle vittime. Inoltre, sempre attraverso tale squarcio, vengono risucchiati fuori dal velivolo un certo numero di passeggeri; i corpi di questi ultimi verranno ritrovati, poi, notevolmente lacerati e mutilati, a causa del violentissimo impatto con la superficie del mare. Da ciò, si può dedurre, che i passeggeri non erano assicurati ai sediolini, con le cinture di sicurezza, in quanto il volo era stato normale sino allattimo prima dellimpatto con lUFO o con lesplosione del missile. Luso di dette cinture, difatti, é limitato alle fasi di decollo e atterraggio, o nel caso, lequipaggio, segnali una qualche emergenza in volo. A questo punto, per effetto della decompressione, laereo perde quota molto rapidamente ma alla fine riesce, dopo aver scaricato il carburante restante, ad appoggiarsi sullacqua. Intanto, lintercettore NATO resosi conto della tragedia segnala la cosa al proprio comando e fa ritorno alla propria base. Nella presente ricostruzione della tragedia del DC-9 Itavia, trova la sua giusta collocazione anche la testimonianza dei coniugi Maffini, riportata, alcuni mesi dopo i tragici eventi di Ustica, dal noto settimanale "Oggi"(n.41 dell8/10/1980). I Maffini, in vacanza nei pressi di Praia a Mare (costa calabra) la sera del 27 giugno, avvistarono un oggetto volante misterioso che aveva un comportamento di volo alquanto irregolare. Secondo le descrizioni fornite dai Maffini, loggetto aveva una forma affusolata e procedeva scodinzolando e avvitandosi continuamente come fanno gli aerei che, in acrobazia, seguono la figura del tonneau. Proprio questa condotta insolita aveva attratto lattenzione del Sig. Maffini. Loggetto arrivava dal mare e si dirigeva verso le montagne della Sila. "Per quella sera, dichiarò il Maffini, non pensai più alla cosa. Ma il giorno dopo rimasi sconvolto a sentire della sciagura di Ustica. Quando poi lessi su "Oggi", diverso tempo dopo, le prime ipotesi di una possibile collisione in volo tra due aerei, il DC-9 e il Mig libico, automaticamente collegai quello che avevo visto con lincidente. Temendo di creare solo confusione, intorno a qualcosa che forse, aveva una spiegazione del tutto plausibile, decisi di non riferire il tutto ai Carabinieri. Ma adesso dopo aver letto su Oggi le ultime ipotesi, ho cambiato opinione. Quella sera credo proprio di aver visto , il Mig libico che precipitava. E ovvio che con tale testimonianza non si vuole affermare che, lUFO avvistato dai Maffini, fosse quello probabilmente coinvolto nellincidente con il DC-9; ma evidenziare che: "Al momento della tragedia di Ustica, in unarea del triangolo tirrenico prossima a quella della sciagura, é stato osservato un oggetto volante sconosciuto", proveniente dal mare, che per forma e comportamento di volo, sono identiche a quelle riportate in numerosi rapporti UFO. Comunque, la testimonianza dei coniugi Maffini, presenta notevoli, quanto sorprendenti, analogie con le dichiarazioni rilasciate dal Prof. Antonino Palumbo (Dir. Osservatorio Metereologico dellUniversità di Napoli) e dal suo collaboratore, Sig. Ciro Fasano, allindomani del loro avvistamento UFO, avvenuto sul golfo partenopeo in data 22/10/1978. Quel giorno i due testimoni videro, proveniente dal Vesuvio, un oggetto luminoso che suscitò immediatamente la loro curiosità a causa delle rapide e molteplici evoluzioni che effettuava nella sua traiettoria di avvicinamento. La forma dellUFO era quella di unellissi piuttosto stretta, con la parte poppiera mozzata ed emetteva una intensa ed uniforme luce bianca.Una luminosità così intensa, che indusse i due testimoni ad avanzare lipotesi che loggetto avesse una struttura metallica riflettente in grado, inoltre, di emettere anche luce propria. Il Prof. Palumbo e il suo collaboratore, restarono decisamente impressionati dallosservazione dellUFO. Le conoscenze tecniche che entrambi possedevano circa i fenomeni naturali e non, li portò ad escludere senza ombra di dubbio, che lorigine dellUFO da essi osservato potesse attribuirsi ad un fenomeno naturale o ad un prodotto tecnologico terrestre. |
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