TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

Pianeta Terra

Di Marco Cappella
 

 

"Quasi ovunque nel mondo, l'uomo non ha rispettato, a propria rovina, la legge divina e le leggi della natura. Nel suo orgoglio ha imperversato sul palcoscenico della Terra, dimenticando di essere soltanto uno degli attori postovi per recitare la sua parte in armonia e unità con tutte le creature viventi".  Richard. st. Barbe-Baker

“Insudiciano nostra Madre con le loro case e la loro spazzatura, la costringono a generare quando non è il suo tempo e quando non dà più frutti, la riempiono di medicine affinché generi ancora.
Ciò che fanno non è sacro”.

Questa è una piccola parte di un discorso tenuto dal famoso capo indiano Toro Seduto nel 1866 in un consiglio composto esclusivamente da indiani sul Powder River.
Oramai siamo alle porte del nuovo secolo e colpisce l’attualità di una considerazione fatta dal popolo pellerossa che riteneva la Terra una Madre, che fornisce cibo, vesti e rifugio, quindi merita attenzione e protezione. Gli indiani quando muovevano i loro accampamenti “cancellavano le tracce“ lasciando il terreno come lo avevano trovato, non deteriorato ne contaminato dai rifiuti umani o da altri segni di occupazione da parte dell’uomo, in tutto ciò essi dimostravano la saggezza di essere in armonia con il loro ambiente e di rispettarlo. Attualmente l’uomo sta rapidamente distruggendo il mondo naturale. Foreste vengono tagliate, paludi prosciugate, barriere coralline estirpate, terreni agricoli erosi e salinizzati. Scienziati, studiosi, organizzazioni ecologiche, forniscono dati e statistiche sempre più preoccupanti.
All’inizio del 1992 due esperti di ghiacciai Lonnie ed Ellen Thompson del Byrd Polar Research Center della Ohio State University riferirono, dalle analisi del ghiaccio, che questo cinquantennio è stato il più caldo degli ultimi dodicimila anni. La temperatura globale del pianeta è in netto aumento. Nel gennaio di quest’anno nel convegno internazionale che si è tenuto nella stazione di McMurdo fra i ghiacci del Polo Sud il professore Tim Naish, della società geologica della Nuova Zelanda ha dichiarato:
“al ritmo con cui stiamo riscaldando la terra, il disgelo comincerà di sicuro e una volta cominciato non sarà possibile fermarlo”. Se l’intera banchina si sciogliesse le acque degli oceani salirebbero di 70 metri ma anche solo un “minidisgelo” avrebbe l’effetto di far salire di 5 -6 metri e di stravolgere le correnti oceaniche.
Il riscaldamento delle regioni polari crea una diminuzione di differenza di temperatura con le zone tropicali e ciò influisce e condiziona le correnti oceaniche dato che il loro movimento è dovuto in gran parte a tali differenze. Il riscaldamento degli oceani accresce la potenza di uragani, perché secondo alcuni scienziati la profondità e la temperatura dello stato superiore dell’oceano, rappresentano i fattori principali che determinano la velocità dei venti di un uragano. E’ lo stesso procedimento che ha causato il fenomeno del Niño e della Niña, che ha lasciato una lunga scia di morte e distruzione. Sempre nel 1998, nell’arco di pochi mesi in netta coincidenza con le temperature record, sono avvenuti una serie di uragani: Zeb ha colpito le Filippine e Taiwan il Giappone. Solo nelle Filippine si è calcolato un danno di sedici milioni di dollari. Altri due uragani di grande intensità sono accaduti nell’America centrale. L’uragano George, 350 morti al suo passaggio nei Caraibi, con venti di 160 chilometri orari è arrivato fino alle coste della Florida, l’allarme ha interessato circa cinque milioni di persone. Mitch, l’uragano più devastante degli ultimi diecimila anni, ha causato diecimila vittime, un milione di senzatetto e danni incalcolabili. Quattro villaggi del Nicaragua ricoperti da un mare di fango e per sempre cancellati dalla carta geografica. Il più recente evento naturale drammatico risale a pochi giorni fa. Il 3 maggio 1999 un tornado lungo 16 kilometri e largo 2 kilometri che viaggiava a circa 335 km orari ha polverizzato tutto quello che incontrava; 45 i morti, decine i dispersi, migliaia i senzatetto.
Il pianeta, quindi, sottoposto a dure prove di inquinamento e degrado reagisce direttamente scatenando effetti naturali a cause artificiali.
Eventi che risultano sempre più incalzanti e che si ripetono in maniera sempre più frequente. Infatti un rapporto della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) degli Stati Uniti ha censito 37 catastrofi climatiche da almeno un miliardo di dollari di danni, avvenute a partire dal 1980. Ebbene 31 di queste catastrofi si sono concentrate nel decennio 1988-’98 che è stato il periodo più caldo dal 1880. I fatti e le statistiche dimostrano che abbiamo raggiunto un livello che sollecita una necessaria inversione di tendenza: dimezzare il consumo mondiale di combustibili fossili, cessazione della deforestazione per investire in tecnologie al fine di migliorare l’efficienza energetica in fonti alternative come il solare, l’eolico e biomasse.
Nel 1992 a Rio de Janeiro si è svolta la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo. Hanno partecipato i rappresentanti di 172 governi, tra cui 120 capi di Stato, i quali hanno sottoscritto la “Dichiarazione di principi sulla gestione, la conservazione e lo sfruttamento ecologicamente compatibile di tutti i tipi di foresta”. Cinque anni dopo il vertice di Rio, il tasso di deforestazione in Brasile è aumentato di circa il 34%. Tutto questo è fortemente alimentato da un sistema economico che non tiene in considerazione il valore dell’acqua potabile, dell’aria pulita e la ricchezza della biodiversità delle foreste. Siamo profondamente influenzati dai principi codificati da Adam Smith, noto economista dell’800, che sono ancora oggi la base dell’economia, ovvero considerare le risorse naturali illimitate. Un principio questo, enunciato alla fine del secolo scorso quando le tecnologie e il loro utilizzo non avevano un impatto massivo come oggi.
L’economia dominante non tiene conto della distruzione sempre più rapida dell’ambiente, infatti un economista della Banca mondiale, Herman Daly, ha affermato: “non esiste alcun punto di contatto tra la macroeconomia e l’ambiente". Coloro che stabiliscono i finanziamenti a livello nazionale sono per l’appunto: la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e gli istituti di credito che decidono inoltre i prestiti da erogare ai vari paesi.
Il PNL (Prodotto Nazionale lordo) è considerato da queste istituzioni il più importante parametro per valutare il progresso economico. Nel conteggiare il PNL, i macchinari per creare edifici subiscono un deprezzamento mentre le risorse naturali che si esauriscono non vengono conteggiate. Il massiccio utilizzo di pesticidi in molti tipi di coltivazione può garantire in un breve periodo un’alta produzione ma l’uso eccessivo e sconsiderato di questi prodotti avvelena la falda freatica sotto il campo.
Ci preoccupiamo del ricavato senza considerare i costi della perdita di acqua potabile.
Una nazione in via di sviluppo, ricca di risorse naturali attinge dal proprio patrimonio naturale abbattendo in un solo anno mezzo milione di ettari di foresta pluviale tropicale. Il ricavo ottenuto dalla vendita dei tronchi viene conteggiato nel reddito annuale di quella nazione. L’usura dei mezzi utilizzati per il trasporto dei tronchi della foresta pluviale entrerà a far parte delle spese, ma non si terrà conto dell’usura della foresta.
Il disastro ecologico provocato dalla fuoriuscita di petrolio dalla Exxon Valdez nel Prince Williams Sound e i relativi sforzi per eliminare le conseguenze, hanno incrementato il PNL negli Stati Uniti. Questo è avvenuto perché le spese necessarie per eliminare l’inquinamento vengono di solito inserite nei registri dei conti nazionali come una voce attiva. Come dire: più si inquina e maggiore sarà il contributo alla produzione nazionale. Forti contraddizioni che sfondano le barriere della più fervida fantasia.
Colin Clark matematico della University of British Columbia ha affermato:
“gran parte dell’apparente crescita economica può essere, in effetti, un’illusione basata sul fatto che non si tiene conto della riduzione del capitale naturale”.

Economia e Natura in conflitto
Organismi economici alla ricerca di risorse naturali da “monetizzare”da una parte, associazioni ambientaliste che combattono per la difesa e la tutela di un pianeta divenuto “terra di conquista”dall’altra.
Il campo di battaglia è la sopravvivenza stessa dell’uomo ma spesse volte si può essere ignari spettatori, difatti le notizie “scottanti” in molte occasioni vengono filtrate da mezzi di comunicazione compiacenti, e anche da politici conniventi ad interessi di potere.
Il segretario di Stato degli Stati Uniti James Baker nel suo primo discorso pubblico inserì in maniera chiara la questione del riscaldamento globale, nella sua politica estera, ma dopo due anni di inazione e durante alcune conferenze internazionali, Baker annunciò alla fine del 1990 che se avesse continuato ad occuparsi della questione del riscaldamento globale, si sarebbe configurato un conflitto di interessi, poiché possedeva titoli di compagnie petrolifere.
Al Gore, attuale vice presidente degli Stati Uniti, racconta nel suo libro “La Terra in Bilico”:
”.... gli Stati Uniti, a volte, hanno scrupolosamente perseguito una strategia coordinata con il più grande produttore mondiale di petrolio, l’Arabia Saudita, per ostacolare il progresso dei dibattiti internazionali relativo al riscaldamento globale... un anchorman di una rete televisiva mi disse che Ed Rogers (uno degli assistenti di Sununu) chiamò i dirigenti della rete televisiva proprio il giorno in cui venne reso pubblico un rapporto sulla gravità del riscaldamento globale; fece in modo da persuadere le reti televisive a sminuirne l’importanza, impedendo così che gli si desse il dovuto rilievo nel corso dei notiziari della sera [...] uno dei principali studiosi del riscaldamento globale, il dottor James Hansen della NASA, parlò al mio sottocomitato; del collegamento tra le temperature elevate e le siccità più frequenti osservate in alcune zone. I funzionari della Casa Bianca censurarono la sua testimonianza e insistettero affinché definissero il fenomeno non “ probabile “ “bensì molto ipotetico”, contrariamente a quanto risultava dai suoi studi. A tal proposito è interessante un episodio accaduto alla vigilia della giornata della terra 1990. La Casa Bianca con Bush presidente fece circolare tra i suoi portavoce politici una nota confidenziale che suggeriva gli argomenti più efficaci da usare per convincere la gente a non sostenere l’azione contro il riscaldamento globale. La nota trapelata dalla stampa, consigliava che invece di sostenere direttamente l’inesistenza del problema sarebbe stato più opportuno sollevare le molte incertezze”.
Uno dei casi più clamorosi accaduti alla fine del 1998 ha reso protagonista Edward Goldsmisth. È uno dei maggiori esponenti della cultura ambientalista fondatore e direttore della famosa rivista “The Ecologist”. Nel mese di ottobre 1998 ha pubblicato una dettagliata ricerca sui cibi transgenetici. La prima pagina della rivista titolava “The Monsanto Files”. Un dossier accurato sull’attività della Monsanto , multinazionale considerata la seconda industria al mondo per la produzione di prodotti chimici e di semenze nell’agricoltura. Il numero era già sulle rotative della tipografia. Il titolare quando vide che l’intero numero era dedicato alla Monsanto intimorito, decise di consultarsi con gli avvocati, i quali gli consigliarono di mandare al macero la rivista che era già stata stampata. Secondo gli avvocati c’era la possibilità di essere denunciati, portati in tribunale e di mandare in rovina tutta l’attività della tipografia. Difatti tutte le copie stampate vennero distrutte senza avvisare il direttore. Ma Edward non si diede per vinto, pagando il triplo del prezzo normale riuscì a stampare le copie del numero in un’altra tipografia. Un’ulteriore difficoltà fu creata dal distributore che si rifiutò di consegnare “The Ecologist” nelle edicole e librerie. Il quotidiano britannico “The Guardian” informò l’opinione pubblica delle varie vicissitudini. La risposta da parte del pubblico non si fece attendere il travagliato numero di “The Ecologist” fu venduto per posta raggiungendo duecentomila lettori . Ebbe iniziò un movimento di opinione sostenuto dalle associazioni ambientaliste.
In Italia per la prima volta è stato pubblicato come allegato alla rivista “Avvenimenti”. Il contenuto è davvero sconcertante, questi che vi cito sono stralci di alcuni articoli: “la Monsanto nascose la contaminazione da diossina di una gran parte dei suoi prodotti. Evito’ di rendere nota la contaminazione, diffondendo informazioni false che ne dimostravano l’assenza, sottoponendo al governo campioni per analisi preparati in modo specifico perché non si evidenziasse la contaminazione”. Nel 1995 la Monsanto risultò quinta in classifica tra le multinazionali americane nell’Inventario del Rilascio di Sostanze Tossiche dell’Epa, per aver scaricato più di sedici milioni di chili di sostanze tossiche nell’aria, nel suolo, in acqua e sottoterra. In una campagna pubblicitaria promossa dalla Monsanto nella primavera del ‘98 in Gran Bretagna, si proclamava: “Noi crediamo che il cibo vada coltivato con meno pesticidi ed erbicidi”. Ma un aspetto che si tace è che la Monsanto è tra i maggiori produttori di sostanze chimiche per l’agricoltura, sta usando l’ingegneria genetica per aumentare pericolosamente l’uso di erbicidi sulle piante coltivabili. Il prodotto agro-chimico chiave della società è soprattutto l’erbicida Roundup. Dalle vendite si ricavano 1.200 milioni di dollari l’anno. Negli USA se ne usano annualmente tra gli 8.5 e i quasi dodici milioni di chili. La vendita di questo erbicida, anno dopo anno aumenta di circa il 20 per cento. Queste statistiche che ho riportato sono il frutto di una personale ricerca per comprendere meglio i complessi equilibri naturali che l’uomo sta compromettendo. È soltanto una piccola parte di un argomento talmente vasto che potrebbe riempire innumerevoli pagine.
“L’uomo ha perduto la capacità di prevedere ed anticipare. Finirà per distruggere la terra. “Io credo che questo pensiero di Albert Schweitzer racchiuda il messaggio che ho potuto recepire dalla recente storia che l’uomo ha scritto con l’ambiente. Può sembrare che tutto sia perduto nel marasma della distruzione, invece no! Dobbiamo cambiare atteggiamento, riflettere sulle forti influenze di un sistema che sospinge in maniera ossessiva il bisogno di consumo sfrenato, considerare che viviamo in un paese che è tra quelli che consumano l’ottanta per cento delle risorse mondiali, valorizzare le risorse che ogni giorno utilizziamo, riciclare il più possibile e boicottare i prodotti dannosi per l’ambiente e per i paesi meno sviluppati unendosi infine al coro di associazioni e a quegli uomini che con coraggio fanno conoscere le assurde politiche di potentati economici.
“Noi dobbiamo essere il cambiamento che desideriamo vedere nel mondo”, indossare questo pensiero di Ghandhi e dargli vita, può essere l’inizio.

Mappa tematica del Sito NONSIAMOSOLI

Mappa del  sito

 

 

 

 

 

 

 

 

Per tornare alla pagina iniziale

Home Page

 

 

 

 

 

 

 

 

Indirizzi di posta elettronica del gruppo

Indirizzi di mail

 

 

 

 

 

 

 

 

ultime novità e prossimi impegni di Giorgio

Ultimissime

ù

 

 

 

 

 

 

 

Altri articoli

 

 

 

 

 

 

 

 

La rivista mensile ufologica presente in tutte le edicole. Puo' essere tua a sole Lire 7.000 oppure con Videocassetta a Lire 19.900 ogni due mesi.

Conosci l'altra nostra  rivista?

 

 

Le sementi della morte

L’anno scorso, la Monsanto negli Stati Uniti e la Astra-Zeca in Gran Bretagna hanno brevettato delle sementi che sono utili solo per un raccolto; la seconda generazione di queste è infatti geneticamente progettata per essere sterile. I coltivatori che piantano queste
“sementi a termine” sono costretti ad acquistarne delle nuove ogni anno. Coloro che hanno proposto le sementi sterili sostengono che se i coltivatori non le vorranno non devono fare altro che non acquistarle. Ma la scelta degli agricoltori può essere severamente limitata quando le società di sementi, i governi, le banche, fanno credito solo a quei coltivatori che accettano di piantare le varietà selezionate.Le organizzazioni di piccoli coltivatori di tutto il mondo stanno discutendo sulla moralità di questa tecnologia perché temono che quest’ultima li potrà distruggere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’impero Benetton

Da un’indagine del giornale argentino      "El Clarin” e da alcune dichiarazioni di rappresentanti del popolo Mapuche, risulta che le condizioni di vita degli indigeni nella zona chiamata Colonia Cushamen sono estremamente compromesse dalle attività della Benetton: sfruttamento della manodopera indigena, sconvolgimento dell’ambiente con la deviazione del Rio Chubut, recinzione dello stesso fiume, rendendo così impossibile la pesca.

 

 

 

Conoscere.... per scegliere

La rivista mensile ufologica presente in tutte le edicole. Puo' essere tua a sole Lire 7.000 oppure con Videocassetta a Lire 19.900 ogni due mesi.