TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

Etologia umana: analisi sul comportamento della creatura uomo

Di Umberto Telarico
 

 

L’azione dell’uomo sulla natura è estremamente deleteria e irreversibilmente distruttrice. Il grave ed irreversibile inquinamento dell’ecosfera del nostro pianeta è un dato di fatto incontrovertibile...

L’uomo, questa assurda creatura che vive sul terzo pianeta del sistema solare, è l’unico essere vivente, fin’ora conosciuto, che uccida per il solo gusto di uccidere. La sua civiltà, il suo preteso progresso, sono stati realizzati con la fagocitazione violenta di tutti quei suoi simili più evoluti spiritualmente ma meno aggressivi e quasi inermi sul piano tecnologico.

Se si volesse approntare una selezione morale dell’uomo a confronto con quelle creature che egli definisce "bestie", il risultato sarebbe che, ad esempio, è più morale un lupo che non l’uomo. Di fatto, se si esaminano gli atteggiamenti fondamentali di comportamento del lupo, si osserva che: il lupo dovrebbe dare querela per diffamazione all’autore della favola di cappuccetto rosso che lo dipinge come un mostro crudele e sanguinario. In effetti il mostro è proprio dentro l’uomo che, come confermato dalla stessa psicanalisi moderna, estrinseca da sé stesso tutti i lati negativi riversandoli su di un qualsiasi capo espiatorio che il medesimo, poi, distrugge illudendosi di aver distrutto con esso, la propria aggressività e malvagità.

Gli etologi che hanno studiato i lupi nel loro ambiente naturale o in condizioni di semi-domesticità, hanno potuto constatare l’infondatezza delle vecchie assurde credenze. Uno dei più noti studiosi dell’etologia del lupo, il Prof. Pimlott dell’Università di Toronto, a sostengo della tesi che l’uomo non è staccato quasi mai dal lupo, porta l’esempio del Parco Algonquin, nell’Ontario, patria di un’importante popolazione di lupi e frequentata da migliaia di bambini, dove non si è lamentato alcun episodio d’aggressione da parte dei canini. Parere analogo esprimono tutti i naturalisti che hanno vissuto a lungo a contatto con i lupi, come l’etologa Lois Crisler che ha avuto modo di compiere osservazioni di grande interesse sull’indole e il comportamento di alcuni lupi allevati nella sua fattoria, con i quali era riuscita a instaurare un rapporto di fiducia e di affetto reciproco. Anche nei confronti dei loro simili, non si può dire che i lupi diano prova di quella ferocia e di quella aggressività che tradizionalmente, per ignoranza e presunzione, l’uomo attribuisce loro. Animali squisitamente sociali, vivono in branchi, o meglio "vivevano" in quanto, attualmente, a causa della caccia indiscriminata portatagli dall’uomo, sono ridotti a sparuti gruppi. Il branco è capeggiato da una coppia di individui dominanti, un maschio e una femmina, gli altri membri occupano una posizione inferiore nella scala gerarchica. Allorquando succede che insorge una contesa fra due rivali, per la disputa di una femmina o per il comando del branco, il vincitore si mostra più "umano" dell’uomo e non infierisce affatto sul vinto, difatti, non appena il lupo che soccombe assume il tipico atteggiamento di sottomissione o di resa, con il petto e il collo indifesi ed esposti al morso dell’avversario, questi istantaneamente si inibisce e cessa ogni sua azione aggressiva contro il suo simile inerme che, così , può tornare nel branco, oppure, qualora lo preferisca, può lasciarlo e vivere da solitario. Di solito, però, fra i componenti del branco si instaurano rapporti amichevoli, e la massima solidarietà si manifesta soprattutto nella difesa, nell’allevamento dei piccoli e nella caccia. I lupi sono genitori molto amorevoli; la femmina allatta i lupacchiotti per un periodo variabile da quattro a sei settimane, ma l’allevamento dei piccoli è considerato un dovere sociale e quando i genitori si allontanano dai propri cuccioli in cerca di cibo, vengono prontamente sostituiti da altri adulti che si presentano spontaneamente a fare da "lupo sitter". In quei pochi paesi dove i lupi sono ancora numerosi, come in Canada, in Polonia o in Russia, è ormai accertato che la loro presenza è estremamente benefica per la tutela degli equilibri naturali. Nel dar la caccia alle prede, difatti, il lupo esercita una vera e propria selezione catturando gli individui più deboli e malati che non riescono a fuggire velocemente con i compagni. Una ricerca ormai classica fatta in Canada dimostra che più della metà delle prede erano caribù affetti da malattie polmonari. Ma c’è di più, i lupi, come del resto anche gli altri carnivori, ormai anch’essi sterminati dall’uomo, esercitano una salutare azione regolatrice sugli erbivori che vivono nello stesso territorio. Senza la loro presenza, difatti, questi ultimi prolifererebbero eccessivamente con grave danno delle risorse vegetali disponibili; un fatto simile si verificò in Arizona, nell’altopiano Kaibab, quando per proteggere i cervi che popolavano la zona, l’uomo, nell’assurda presunzione di sostituirsi alla natura, pose una taglia sui lupi, sui puma e sui cani della prateria. Il risultato di tale sconsiderato intervento fu che nello spazio di dieci anni la popolazione dei cervi si moltiplicò al punto tale che la vegetazione del luogo risultò del tutto insufficiente a nutrirla e di conseguenza, nel giro di due inverni, il sessanta per cento dei cervi morirono d’inedia.

Tornando al soggetto della nostra discussione, al contrario del lupo, l’uomo attacca il suo simile e gli animali senza alcun motivo razionale. L’uomo, nei suoi atti di aggressività verso i suoi simili e le altre creature viventi, si accanisce su questi fino ad ucciderli spesso lentamente e con estremo "umano sadismo". La maggior parte degli uomini non è libero di pensare e di scegliere il proprio destino in quanto deve sottostare al potere decisionale (il più delle volte iniquo e intriso di violenza) di un piccolo gruppo di suoi stessi simili che formano il così detto "potere costituito". Tale "potere costituito" lascia ai "dissidenti" due alternative: o la morte intellettuale, ottenuta con torture fisiche e lavaggi cerebrali, o la morte biologica qualora si sia resistito ai trattamenti precedentemente citati.

L’azione dell’uomo sulla natura è estremamente deleteria e irreversibilmente distruttrice. Il grave ed irreversibile inquinamento dell’ecosfera del nostro pianeta è un dato di fatto incontrovertibile.

La razza umana che eccelle per le sue caratteristiche di ferocia e distruttività è quella bianca. Ecco al riguardo alcuni significativi esempi:

Gli eccidi di massa di uomini, donne, vecchi e bambini inermi compiuti da Pizarro e Cortez che, in tal modo, distrussero e annientarono la più grande e antica civiltà che ancora esisteva sul nostro pianeta: quella dei Maya. E questo per alcune tonnellate di oro e d’argento.

L’annientamento delle tribù indiane d’America, formate da individui praticamente inermi, ottenuta con l’ausilio delle armi da fuoco, con il sottile veleno dell’alcool, con l’annullamento morale, con la fame, con la solita perseverante "ferocia umana", terminata per "mancanza di materia prima" e cioè la razza indiana d’America.

La tratta in schiavitù di milioni di negri, fra cui donne e bambini, ai quali i bianchi elargivano "gratis" massacranti lavori, frustate, umiliazioni, torture e, come premio finale, la morte. La tratta dei negri durò dal 1700 al 1860 dopo di che è ufficialmente cessata; quella ufficiosa, continua ancora oggi.

Le catene, le sadiche torture e i roghi della "Santa Inquisizione" che appagava i torbidi ed insani desideri di uomini assetati di crudeltà e di limacciosa perversione. Tutto ciò usurpando il nome di Cristo e travisando i suoi insegnamenti.

Lo sfruttamento e la schiavitù di enormi masse di individui esercitata dagli Zar di Russia.

Di milioni di uccisioni del periodo stalinista.

Gli eccidi e le stragi della 1° e della 2° guerra mondiale, e di tutte le guerre in genere, fatte in nome di cose senza senso e valore etico se non per coloro che ne fanno abuso per disputarsi il potere sulle masse.

I milioni di Ebrei torturati, vivisezionati, ridotti a cadaveri viventi dalle privazioni, uccisi in massa nelle camere a gas e nei lager nazisti. Tutto ciò in nome di un’assurda, folle, umana idea di supremazia razziale. Ieri in Germania, oggi in Russia gli Ebrei vivono ancora nei ghetti in quanto ritenuti "pericolosi".

Le stragi delle tribù indigene dell’Amazzonia e dell’Australia attuate mediante l’impiego di bande armate di mercenari e la "benevolente" distribuzione agli indigeni di cibi abbondantemente avvelenati. Cioè allo scopo di speculare sulle ricchezze minerarie e boschive del territorio.

Il lancio delle bombe atomiche sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasakhi il cui effetto termico bruciò vive decine di migliaia di persone indifese, mentre altri milioni di individui morirono, in seguito, per gli effetti della contaminazione radioattiva, senza tener conto se in mano avessero un fucile o un pezzo di pane, una bambola, un fiore, o soltanto la propria angoscia e la paura. Le radiazioni allora sprigionate determinano, ancora oggi, la nascita di creature deformi per le quali vivere è peggio che morire.

E... ...ci sarebbe ancora molto da scrivere, ma mi fermo qui. In ogni caso la crudeltà e l’efferatezza hanno sempre lo stesso nome: UOMO!

Il progresso tecnologico ha solo fornito mezzi e strumenti, anche psicologici, affinché l’uomo potesse esprimere al massimo la sua natura crudele e sadica sui suoi simili e su tutto ciò di vivo che lo circonda. In ultima analisi, l’uomo non è altro che un feroce aguzzino dotato di sofisticate tecniche e strumenti per mezzo dei quali infligge alle altre creature viventi le più sofisticate e sottili delle torture.

Noi non ci riteniamo dei denigratori della specie a cui apparteniamo in quanto il nostro giudizio è frutto di una profonda analisi del comportamento generale della nostra razza. Dietro la maschera della "morale umana" si celano istinti profondamente negativi come l’aggressività, la crudeltà, etc. Le strutture sociali di tutte le nazioni sono solo uno strumento, di un elite, per effettuare capillarmente il condizionamento di grandi masse di individui. Tale condizionamento permette lo sfruttamento, per fini di potere, dei fattori aggressivi che si trovano in ogni singolo individuo. È chiaro che l’innesco dei fattori aggressivi nelle masse viene provocato dal verificarsi di un evento ben preciso provocato, ovviamente, da chi ha interesse a sfruttare quella data reazione della massa, e cioè il potere. Per esempio: al potere serve che l’opinione pubblica appoggi una politica di segregazione razziale. Si procede determinando uno stato di tensione in una comunità di colore con arresti, violenze, etc. Poi si innesca la carica aggressiva così determinata con l’uccisione di uno o più individui di colore. A questo punto la reazione violenta esploderà con devastazioni, guerriglie, uccisione di individui di razza bianca, etc. Il potere, tramite i mezzi di comunicazione di massa, calcherà al massimo la violenza di colore e la sua incontrollabilità. La reazione dell’opinione pubblica, in questo modo manipolata ed impaurita, sarà quella di appoggiare incondizionatamente la politica di repressione e di segregazione razziale instaurata dal potere. Il potere ha così ottenuto il suo scopo.

Gli individui vengono manovrati da coloro che detengono il potere come i giocatori di scacchi manovrano le loro pedine; gli individui, le masse, vengono così violentati e privati della propria personalità e, quindi condizionati a non pensare liberamente ma ad ubbidire ciecamente ad ogni cenno del loro burattinaio. Il trucco psicologico fondamentale è quello di far credere alle "pedine" (gli individui) che stanno giocando la loro partita e non quella del "potere". I mezzi usati per annullare la volontà dell’individuo sono il condizionamento operato dai credi politici e da diverse dottrine religiose. In questo modo il potere, da chiunque venga rappresentato, riduce gli uomini ad enormi masse di zombie (esseri privi di propria volontà) pronti a commettere ogni sorta di nefandezze gli vengano ordinate: uccidere una madre che allatta il proprio bambino, annientare con il veleno una comunità indigena per sfruttarne il territorio, o trucidare milioni di individui con una bomba atomica in una guerra. Così distruggendo sempre più in un crescendo senza limiti.

L’umanità è irreversibilmente malata: il sovrappopolamento, la crisi alimentare, l’inquinamento, il terrore nucleare, e il sistematico condizionamento mentale a cui è sottoposta dai suoi governanti-padroni, l’hanno ridotta al punto che, questa, simile ad un tumore maligno nel corpo di un individuo, finisce con l’uccidere l’uomo e quindi sé stesso, divora famelicamente sé stessa in spirale di odio e di violenza che cesserà solo con la propria autodistruzione. Con questo atto, l’uomo avrà compiuto l’unico gesto di saggezza della sua brevissima esistenza sul pianeta Terra. La natura, finora scelleratamente violentata, sarà di nuovo in pace e potrà tornare a regolare, con la sua profonda saggezza e intelligenza, i ritmi vitali del pianeta e delle restanti creature viventi sopravvissute alla furia distruttrice dell’uomo che, nella fretta, lo stesso non era riuscito a sterminare.

Questa è, in sintesi, la morale e l’indole di quella creatura vivente che usa definirsi "unica ed umana" e cioè l’uomo.

Qualche volta l’uomo, nei suoi sempre più rari istanti di cosciente razionalità, tra molte altre cose, si chiede:

Perché, se esistessero altre civiltà nel cosmo, questi altri esseri intelligenti non dovrebbero prendere contatto con noi terrestri? Perché non dovrebbero farci partecipi della loro scienza, della loro tecnologia? Perché non dovrebbero- con il loro intervento- porre fine ai nostri più gravi problemi di sopravvivenza se, come affermano alcuni, sono tanto più saggi e progrediti di noi anche sul piano spirituale oltre che su quello tecnologico? Ebbene la risposta a queste domande è una, semplice e razionale, e cioè: daremo noi al bacillo del colera, ormai debellato, la possibilità di insinuarsi tra noi, di impossessarsi della nostra "intelligenza" e quindi della nostra tecnologia, così da accrescere -al di là di ogni limite- la sua naturale potenza distruttrice sulle altre forme di vita? La risposta sarebbe certamente negativa. Per la medesima ragione ipotetiche civiltà aliene non si sognerebbero mai di far partecipe del loro scibile una razza aggressiva, violenta ed egoista qual’è la nostra; né -d’altra parte- se alcune di queste specie sono realmente detentrici di un alto codice morale, come tutta una serie di fatti porta a pensare, potrebbero imporci -improvvisamente- nuove regole comportamentali. Le società umane devono rinnegare l’attuale modello di pensiero e vita e devono adottarne uno logico che sia fondamentale in grado di coesistere con culture diverse da quella propria, cioè che rispetti ogni individuo e la vita in generale compreso il proprio habitat naturale. Solo allora potranno sussistere i presupposti per la nascita di una "nuova umanità", forse -inizialmente- più povera tecnologicamente, ma infinitamente più ricca spiritualmente e culturalmente inoltre, cosa fondamentale, con un futuro certo e degno di questo nome. Solo quando si sarà verificato ciò le eventuali civiltà extraterrestri, che ora -in parte- si limitano ad osservarci più o meno discretamente, si mostreranno palesemente a noi. Gli alieni vogliono essere certi che, una volta partecipi del loro scibile e della loro tecnologia, gli uomini non gli si rivolteranno contro, facendo dilagare nel cosmo il bacillo dell’odio, della violenza e della sopraffazione. L’uomo dell’attuale umanità riconosce il "diritto alla vita" ed ad una sempre migliore qualità di questa di ogni creatura vivente. Gli uomini hanno annientato il bacillo del colera, che pure aveva il diritto alla vita, in quanto ci era dannoso e avrebbe potuto sterminarci. Così, l’umanità di questo pianeta, qualora non si sia prima autodistrutta, tremi all’idea di affacciarsi al cosmo, popolato e civilizzato, con un’idea di potenza e di dominio sulle altre creature viventi. Se così fosse, l’uomo verrebbe distrutto senza misericordia, le creature viventi intelligenti rammentino, in eterno che nessuna di loro ha il diritto di dominare o tiranneggiare un altro suo simile, a qualsiasi specie questo appartenga e per quanto "diverso" questi possa essere. Se nonostante tutto, l’uomo dovesse decidere di porre fine all’esistenza della sua "civiltà" sul pianeta Terra, per l’attuale genere umano mi auguro, fervidamente, che il suo crollo venga accompagnato da un lancio generale di gas esilaranti, così che tra lo scroscio di una sola risata universale, si compia il destino di questa nostra "civiltà" super industriale, super scientifica, super cosciente e... ...super imbecille!

Per quanto ci riguarda, noi vorremmo non essere dove siamo... vorremmo non essere quello che siamo. In ogni caso cercheremo, nelle nostre possibilità, di non essere quello che dovremmo essere e cioè una creatura "umana" nel senso corrente del termine. 

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