TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

Le stigmate

Di Flavio Ciucani
 

 

"Il mondo più non mi vede: ma voi mi vedete, perché io vivo e voi vivete" (Giov. XIV, 19-20)

I segni nella storia

Nei libri di storia vengono raccontate le gesta degli uomini nel loro processo di civiltà e vengono dati giudizi dei fatti e degli avvenimenti per far capire e dare una ragione dell’accaduto, mostrando le cause, a giudizio del cronista che racconta, che sono all’origine degli stessi accadimenti. Lo storico, per sua natura, deve essere attento ai "segni" che si appalesano per dare un senso logico a dei fatti che sembrerebbero non motivati. Quando per esempio nel fine Ottocento si propagano idee nazionaliste e i governi si dedicano ad alimentarle e ad ammassare armi negli arsenali, resta facile alla maggior parte degli osservatori dedurre che si sta attivando un processo di odio e risentimento foriero di guerra e morte. Certamente il cronista, libero di scegliere, può essere d’accordo sulla soluzione finale o contrario; quello che conta è che i segnali, i "segni", sono stati visti e analizzati. Colui che è a favore del conflitto, per restare all’esempio, dimostra che gli avvenimenti hanno avuto il loro logico corso; lo storico pacifista insiste nel condannare i responsabili della guerra come persone cieche che non hanno saputo valutare i segnali di pericolo.

Questa regola fondamentale per un leale giudizio storico non viene sempre applicata. Nel campo dei movimenti spirituali e religiosi, che sono anch’essi gesta di uomini, l’analisi dei segni viene completamente a mancare. La cosa più grave è dovuta al fatto che questa carenza sia di quasi completo appannaggio proprio di coloro, cristiani, che credono che nella storia dell’uomo intervenga Dio stesso con il mezzo della divina Provvidenza. Credo che Caterina da Siena sia l’unica eccezione, che conferma la regola, in cui si riconosce, da alcuni storici, pochi per la verità, che l’intervento spirituale possa aver influito sulle decisioni pubbliche. Ma anche su Caterina dovremo ritornarci per analizzare di quale reale natura sia stato il suo segno.

Il mondo dello Spirito

Quando si parla di mondo spirituale ad ognuno di noi appare nella memoria un’immagine del tutto personale: questo dipende soprattutto dagli studi, dalle conoscenze, dall’educazione, dall’ambiente in cui si vive o si è vissuto. Al solo udire il nome della Madonna, o dei Santi, la nostra mente evoca personaggi più o meno eterei, più o meno colorati, in atteggiamenti e in posti particolari; e queste figure sono differenti per ognuno di noi. La stessa cosa avviene quando pensiamo al "Cielo", come per esempio quando imploriamo il Signore con la preghiera di Gesù: "...Sia fatta la volontà tua, come è in Cielo così pure in Terra." Ma dove sta il Cielo? Come ogni orante lo immagina mentre prega? Anche la stessa fede, nella pratica comune, assume significati ed aspetti differenti.

Per meglio affrontare l’argomento dei segni che ci provengono dal mondo spirituale, è necessario chiarire le basi sulle quali poggia il nostro ragionamento.

Prendiamo tra il pollice e l’indice una matita e, con il braccio teso, la poniamo di fronte a noi. Gli occhi immediatamente "mirano" la matita, ne "determinano" la sagoma e la grandezza e quindi "ammirano" la forma, i colori e i particolari. Se però agitiamo la matita, sempre più velocemente, creando, per esempio, un movimento di 180 gradi da destra a sinistra e viceversa, i nostri occhi non riusciranno più a "mirare" la matita per l’eccessiva velocità; la sagoma che prima era decisamente nitida ora è evanescente e dai dubbi contorni. E che cosa saremo in grado di ammirare? L’immagine che coglierà il nostro sguardo sarà quella di una specie di ventaglio dalla consistenza evanescente, decisamente trasparente, dai colori assopiti e i cui particolari sono difficilmente apprezzabili. Dunque la nostra vista non può percepire tutta la realtà: questa infatti cade sotto il senso visivo solo se la sua vibrazione è tale per essere "mirata, determinata e ammirata" dall’occhio umano. Anche a livello di fisico avviene la stessa cosa: basti pensare ai diversi stati fisici dell’acqua e le diverse percezioni della vista. L’acqua allo stato solido, quando è ghiacciata, è mirata, determinata e ammirata in maniera differente da quando diventa liquida a quando evapora e scompare dalla nostra visione.

Paolo di Tarso, nel definire l’Uomo, afferma che costui è la combinazione di un corpo materiale, di uno etereo e di un corpo spirituale. Senza addentrarci qui sulla differenza tra corpo etereo e corpo spirituale, ci interessa sottolineare come il mondo materiale, già per definizione dell’apostolo, sia un tutt’uno col mondo spirituale, uno nell’altro o, se preferiamo, l’altro nell’uno. Quindi quel mondo impalpabile, impercettibile dai nostri sensi, è qui, è al nostro fianco, intorno a noi, o dentro di noi. Siamo immersi in esso, ed esso ci contiene, ma nello stesso tempo ognuno di noi è un contenitore del mondo spirituale. L’armonia del creato sta proprio in questo: un rapporto ordinato, armonico, vibrazionalmente all’unisono tra mondo materiale e mondo spirituale. Il rapporto tra mondo spirituale e mondo materiale è paragonabile alla relazione esistente tra il respiro e il corpo: essi sono inscindibili e l’esistenza dell’uno implica quella dell’altro, l’armonia e il benessere del primo determina o è determinato dalla concordanza del secondo.

L’armonia nel Creato è fondamentale e necessaria. Pensate solo ai danni causati dall’uomo sul piano dell’ecologia nel momento in cui l’uomo stesso ha creato disarmonia e non ha rispettato quelle regole fondamentali che invece la natura osserva. Pensate ad un ingranaggio: sono praticamente due ruote dentate che girano in stato di dipendenza l’una dall’altra. Se una ruota è più grande girerà più lentamente di quella più piccola, la quale per rispettare la velocità e la vibrazione della prima affretterà il suo passo per essere in armonia con la maggiore. Ora se una delle due ruote non "vibrasse" all’unisono con l’altra, si verrebbe a creare disarmonia, stridore, crisi e possibile rottura con danni irrimediabili.

I segni del Cielo

La storia ci parla di santi, donne e uomini, che attraverso la mortificazione dei sensi materiali, le opere pie e giuste, la preghiera e la meditazione sono riuscite ad ascendere a quel mondo invisibile ma reale. Ma la cosa da spiegare è che molto spesso i soggetti, per esempio, delle apparizioni mariane, non fanno parte di questa categoria; anzi soventemente essi sono persone normali, non dedite necessariamente ad una vita di penitenze e di meditazione. Allora è chiaro che in questi casi non c’è l’anelito, la pressione, la volontà, il desiderio di un contatto col mondo spirituale, ma l’incontro è stato deciso da altri! Perché?

Se ben analizziamo gli eventi straordinari, che siamo soliti definire "eventi soprannaturali", come apparizioni, stigmatizzazioni, lacrimazioni e altro, essi si verificano in periodi di gravi crisi sociali, o di importati cambiamenti, o le abbiamo spesso osservate, di recente, prima di grandi e sanguinosi conflitti. È evidente che questi eventi, di per se stessi, sono già il segno di una crisi di quell’armonia del Creato che abbiamo definita necessaria e fondamentale. Sono come campanelli di allarme, una sirena di emergenza. Il mondo spirituale si fa vedere e sentire per avvertire il mondo materiale che l’equilibrio si è rotto o che sta per spaccarsi. L’avvertimento a riprendere la vibrazione giusta, a correggersi, a cambiare marcia, "convertirsi".

Questi segni sono comprensibilissimi e non possono non esserlo. Quando andiamo per strada, soprattutto per chi è alla guida di una macchina, e vediamo un segnale stradale, immediatamente capiamo il messaggio che quel segnale intende darci. Infatti è assolutamente necessario che un segnale, per essere tale, debba essere subito capito. Se fossi costretto a decifrare ciò che mi si vuol dire, non necessariamente con elucubrazioni mentali filosofiche e logiche, ma solamente forzato per un attimo a scoprire l’arcano significato di un segnale di stop, mi troverei già coinvolto in un incidente, se tutto va bene. Lo stesso varrebbe se il messaggio fosse mescolato con inutili e ridondanti ghirigori i quali lo possono nascondere o confonderne la visione. Se queste considerazioni valgono per messaggi di quotidiana utilità, tanto più sono necessari se l’avvertimento riguarda valori spirituali e la salvaguardia della vita dell’uomo e del creato. Il messaggio deve essere leggibile per coloro al quale viene diretto, ed essi debbono essere in grado di decifrarlo. Sarebbe inutile se mando un’urgente missiva in aramaico ad un abitante della Nuova Zelanda: costui dovrà decifrarsela e, per far ciò dovrà cercare chi ha studiato l’aramaico e gliela possa tradurre. Allora addio urgenza! Addio avvertimento!

A volte siamo presi dalla forma eclatante di certe manifestazioni soprannaturali e non ne traiamo le dovute considerazioni. Luci, globi luminosi, soli che ruotano, doppi soli, sono segni ben precisi che sorvoliamo nell’enfasi mistica della manifestazione stessa. Dobbiamo sempre tener bene in mente che il Cielo non è un circo equestre, non è uno studio di effetti speciali: il Cielo parla, e desidera essere ascoltato e capito.

Le Stimmate

Il segno delle stimmate è il massimo dei segni, il più cruento, il più perturbante, il più straziante. Ogni religione ha il suo segno più importante, quello che immediatamente attrae l’attenzione ed indica uno stato di "emergenza", una situazione di disarmonia, un grido all’attenzione per la vita. Abbiamo visto negli ultimi tempi statuette indù bere latte contemporaneamente nei templi dell’India, di Londra, di New York, nel Nepal; e gli esperti indù hanno commentato: "Le statue degli dei si sono messe a bere latte, simbolo di purificazione spirituale, per ammonire noi induisti a stare in guardia". Nello stesso periodo abbiamo avuto notizia che molte icone nel mondo cristiano ortodosso piangevano lacrime e sangue e il Metropolita Antonio della Chiesa Ortodossa in Italia ci ha commentato: "Così si esprime nel mondo cristiano orientale il dolore del Salvatore per coloro che non vogliono ascoltarlo". Il ricercatore von Arnhard fa notare che ad alcuni asceti del mondo islamico si sono aperte delle ferite sanguinanti sulle gote e sul petto. Tali ferite rappresentano quelle riportate dal profeta Maometto. Qualcuno ha commentato che i dissidi nel mondo islamico tradiscono lo spirito di tolleranza del Profeta.

Ma le stimmate sono il segno visibile della crocifissione di Cristo, anzi è come se Egli si coricasse di nuovo su una croce umana lasciando visibili i segni della sofferenza. In questa maniera il messaggio che lo stimmatizzato promulga ha un sigillo, non di cera lacca, ma di sangue: le ferite della Passione di Gesù diventano la garanzia del messaggio. Resta chiaro che questo ragionamento non è lo stesso dei teologi ufficiali del cattolicesimo: essi infatti tendono sempre a spiegare la stimmatizzazione, laddove non ci sia isteria o manomissione di qualsiasi natura, come un fatto personale del soggetto, una specie di dono per la sua spiritualità, un riconoscimento del loro sforzo di essere simili a Gesù sofferente in croce, una volontà insomma dell’individuo di essere crocifisso come Gesù. Le stimmate che compaiono su un uomo o su di una donna sono tutt’altro che una volontà personale. Anche nei casi in cui il segnato faccia l’atto di desiderio le stimmate rivestono il carattere di segno per gli altri, per la comunità, per i credenti e per l’umanità tutta. Pensate al ruolo che Rita da Cascia ha ricoperto nel suo ambiente e nel suo tempo! La sua missione di pacificatrice, di dedizione fisica e spirituale, ha avuto con le stimmate alla fronte il suggello di Cristo per tutta la sua Chiesa all’epoca corrotta politicamente e dedita più a dividere che ad unire.

Quindi laddove la voce e l’esempio non smuovono coloro che tengono le sorti del mondo, Cristo si presenta fisicamente con i suoi segni della passione e firma il messaggio di richiamo a chi di dovere. La storia è correlata di questa continua presenza che è un susseguirsi di interventi per ricordare e preparare l’ultimo e definitivo ritorno di Cristo.

Stimmate risolutrici

Le stimmate hanno rappresentato in alcuni avvenimenti storici l’elemento risolutore di problemi.

Basti pensare all’intervento provvidenziale di Paolo di Tarso nella Chiesa di Gerusalemme. Questa prima comunità cristiana era detta anche dei "dodici" perché era composta prevalentemente dagli apostoli e dai loro famigliari. C’erano anche i famigliari di Gesù, un nutrito gruppo di seguaci e altri convertiti successivamente. Questa prima Chiesa, come ce la presentano gli "Atti degli Apostoli", è una comunità semimonastica, molto rigida, con molte influenze dei monaci esseni: comunanza dei beni, sacro rispetto per i dirigenti, disciplina ferrea. La missione principale di questa comunità era la predicazione rivolta agli ebrei della città e a coloro che la frequentavano soprattutto i pellegrini. Dunque la Chiesa di Gerusalemme era una comunità di ebrei che credevano che Gesù fosse il Salvatore tanto atteso dai loro padri, il Cristo, l’Unto. E come ebrei erano considerati dal Sinedrio in quanto continuavano a frequentare il Tempio, i riti, le usanze ebraiche e a circoncidere i loro figli. Addirittura chi, attraverso la predicazione, conosceva il Cristo e voleva seguire la Nuova Novella, era costretto prima alla circoncisione e poi al battesimo. Pietro e Giovanni, non accettando questa ristrettezza di evangelizzazione e trovandosi in minoranza, si staccarono dalla comunità dei Dodici per uscire "fuori dalle mura" ed iniziare una missione itinerante. Giacomo, già capo indiscusso degli ebrei-cristiani di Gerusalemme, portò il gruppo verso una chiusura molto più rigida per salvaguardare la loro fede dagli attacchi dei gruppi di neo convertiti al cristianesimo. Proprio le stimmate di Paolo riportarono il problema nei giusti termini dando alla missione di Gesù un ruolo universale, portando una piccola setta ad essere il seme di un grande movimento.

Tutti sanno che l’intervento di Caterina da Siena è stato determinante per far ritornare il Papa a Roma. Anche qui le stimmate hanno ricoperto un ruolo chiave. Caterina per la verità aveva chiesto ed ottenuto che le stimmate, che Gesù le aveva dato, fossero invisibili. Però è anche vero che il Papa volle parlare da solo con lei nel suo studio di Avignone, come è pure vero che il suo biografo e confessore Raimondo da Capua è molto elusivo quando descrive questo incontro. Fatto si è che dopo il colloquio il Papa sembrò avere una fretta enorme di tornare a Roma. Calpestò i suoi genitori che gli si erano stesi a terra per non farlo passare; diede ordine di partenza alle navi nonostante una grande tempesta in corso; una volta a Genova volle immediatamente rivedere Caterina che aveva fatto il viaggio via terra; ripartì dal porto ligure nonostante la procella continuasse ed una nave fosse affondata ed un cardinale annegato. Perché tanta fretta? Come non aver paura di un mare in tempesta? Come trovare il coraggio di calpestare i propri genitori? L’unica spiegazione è che Gesù si era rivelato attraverso le stimmate di Caterina.

Stimmate ammonitrici

Francesco si sentiva stanco, deluso, sconfortato e malato quando si ritirò nella solitudine della montagna La Verna. Aveva urlato inutilmente, se pur amorevolmente, ai suoi fratelli:" Fratelli miei, fratelli miei, il Signore mi ha chiamato a camminare nella strada dell’umiltà e della semplicità, insieme a me ha chiamato tutti coloro che vogliono seguirmi ed imitarmi. Non mi state quindi a parlare della Regola di san Benedetto, di sant’Agostino, né di san Bernardo, né di altri!" Il nutrito gruppo dei frati letterati, intellettuali e professori bolognesi, capeggiata da frate Elia e caldamente appoggiati dalla curia di Roma, mal sopportavano questa impostazione che Francesco aveva dato al movimento di rinnovamento all’interno della Chiesa Cattolica. Addirittura, stando alla testimonianza di frate Leone, gli oppositori, con frate Elia in testa, volevano del tutto abolire la Regola di Francesco e sostituirla con quella dei Domenicani dove non era fatto obbligo del lavoro fisico dando allo studio un posto considerevole. Nell’assoluto silenzio, in simbiosi con il linguaggio degli animali, col respiro della Terra, con le sensazioni degli Angeli, san Francesco chiese all’Altissimo come far credere ai suoi quali voleri egli avesse eseguito, a quale Padrone egli avesse ubbidito. Il marchio di Gesù crocifisso lacerò le carni di quell’uomo che si fece simile al suo Padrone in tutto, anche nella sofferenza dell’incomprensione e del tradimento. Era il "nulla osta" alla sua opera, ed un chiaro e loquace segno per coloro che non vedevano in essa la volontà del Salvatore.

Non fu invece molto piacevole per Papa Alessandro VI incontrare una stimmatizzata sul suo canmmino. Il Papa Borgia volle parlare con la giovanissima Lucia Brocadelli a Viterbo. Il colloquio fu segreto, ma il Papa ne uscì sconcertato e nonostante avesse la certezza della sincerità della ragazza che gli ordinò di abbandonare la sua vita corrotta, nonostante il vescovo di Viterbo già le avesse fatto lavare le stimmate con vino bollente, Lucia di Narni venne posta sotto inquisizione. La ragazza con molta umiltà e molta calma non dimostrò paura, anzi continuò ad incitare il Papa ad un cambiamento radicale altrimenti immani sofferenze sarebbero ricadute sulla sua persona e il castigo divino lo avrebbe colto nella solitudine e nell’ignominia. A salvare Lucia intervenne il fidanzamento di Lucrezia Borgia con Alfonso d’Este erede al Ducato di Ferrara. E fu proprio il suocero di Lucrezia, Ercole d’Este, a porre sul tavolo delle trattative della dote anche la stimmatizzata di Viterbo. Non potendo, il Papa Alessandro VI rinunciare al ducato di Ferrara, Lucia Broccadelli di Narni venne affidata alle cure del duca d’Este il quale le fece costruire appositamente il monastero di Santa Caterina che diventerà per molto tempo centro di incontri di anime devote e di buona volontà e centro di grande spiritualità. Il duca, addirittura orgoglioso di tanta grazia nella sua città, portò i potenti dell’Europa di allora, invitati al matrimonio di suo figlio, a far conoscenza con suor Lucia la quale regalò loro fazzoletti imbevuti col sangue delle sue sacre ferite. Il Papa disobbediente si vide un figlio ucciso dall’altro più celebre figlio Cesare. Tre giorni e tre notti Alessandro pianse, urlò e si disperò. Annunciò un cambiamento radicale ed una riforma della Chiesa. Ben presto la sua indole corrotta lo portò a riprendere la via della dissolutezza e, come gli aveva profetizzato Lucia, morì avvelenato tra grandi sofferenze, nella più completa solitudine e abbandonato da tutti.

Le stimmate delle tempeste

Le nubi del materialismo che si addensarono nella storia dell’uomo agli inizi del settecento fino alle due guerre mondiali del XX secolo furono avversate da numerosi casi di stimmatizzazione. In verità le esperienze delle stimmate di questo periodo, quasi tutte al femminile, furono di un’atroce sofferenza e combattute con disumana crudeltà. Al sorgere del secolo dei "lumi" civili e religiosi, presi dalla moda del razionale, sottoposero Veronica Giuliani ai più inimmaginabili e crudeli rimedi per cancellare quelle "assurde" ferite e curare, nel caso della corona di spine, quel "mal di testa". Nessuno credette alla natura spirituale e divina delle stimmate di Veronica che annunciò al mondo, con la sua sofferenza, il propagarsi della cultura antireligiosa dell’Illuminismo.

Ugualmente nessuno credette ad Anna Katharina Emmerick. Il sangue delle sue stimmate bagnò eventi straordinari della storia dell’uomo, ma anche i più bui dell’ottenebramento della sua evoluzione spirituale: dalla rivoluzione francese, alle conquiste napoleoniche, al Congresso di Vienna con le sue ingiuste divisioni di popoli, alle aspirazioni irredentiste, alla nascita della cultura massonica materialista, all’assurdo sfruttamento economico dei bambini, alla corsa sfrenata all’industrializzazione, alla nascita del materialismo storico e degli odi nazionalistici. Tutto questo si può intravedere dietro all’accanimento delle autorità religiose e civili contro il "caso Emmerick".

Mentre gli uomini si sottoposero alla carneficina bestiale delle due grandi guerre la Passione di Cristo si manifestò sul letto di una contadina bavarese:Teresa Neumann. Le sue sanguinazioni seguirono passo dopo passo il tragitto del Calvario insieme ai soldati delle trincee di tutto il mondo, ai lager di sterminio, ai carri armati, alla fame, alle sofferenze di milioni di famiglie, a centinaia di migliaia di morti, al terrificante formarsi del fungo atomico. Sembrerebbe l’inizio della fine dei tempi. Ma si può cambiare?

Il ritorno di Gesù

Nello stesso periodo un "crocifisso senza croce" si manifesta all’interno della Chiesa Cattolica per ricordarle le sue origini e per poter essere un faro di riferimento per la ricomposizione morale e spirituale dell’umanità intera: Padre Pio da Pietralcina. Venne perseguitato, messo in isolamento, denigrato. Ma la sua missione di stimmatizzato è precisa e comprensibile al mondo intero. Oltre al raccomandare la preghiera e la mortificazione, non solo personale, ma anche in gruppi, esorta all’azione positiva e risolutiva. Egli per primo diede l’esempio. Riuscì a costruire, con i soldi delle offerte, un grandissimo ospedale, opera monumentale che si impone al semplice visitatore come a dire: "Se sono capace io, umile e povero seguace di Francesco, a dare sollievo ai sofferenti, quanto più puoi fare tu potente e ricca Chiesa!" Ma egli, in sordina, gettò il seme di una grande verità, come a preparare il futuro ritorno di Colui che promise di farlo con "potenza e gloria": l’uomo non è solo nell’universo, ma altri mondi sono abitati da esseri che obbediscono alle leggi cristiche.

Ma i tempi non sembrano rasserenarsi nonostante questa continua presenza di Cristo con le sue stimmate. La terra è in una continua agitazione distruttiva e le grandi Religioni si accoppiano con evidente soddisfazione con il potere politico ed economico. I segni celesti sono innumerevoli come se si tentassero tutti i mezzi per manifestarsi: " ... anche le pietre parleranno della mia gloria."

Caso singolare e anomalo appare l’apparizione delle stimmate sul corpo di Giorgio Bongiovanni. Egli possiede lo spirito divulgativo di Paolo di Tarso e l’irruenza di Elia, ma non è religioso e soprattutto non appartiene a nessuna Chiesa. "Gesù - egli dice - non ha voluto una religione. Ha portato un messaggio universale, rivolto a tutta l’umanità, e le stimmate simboleggiano la sua Passione, la sua Crocifissione e Resurrezione, cioè il sacrificio supremo volto a redimere l’umanità tutta". Le stimmate non sono quindi in Bongiovanni solo un segno, ma addirittura un messaggio. "Sono il testimone di un messaggio di cui devo dare eco. Non sono l’unico, ne esistono altri". Il messaggio che Bongiovanni divulga parte dalle apparizioni di Fatima e ammonisce una umanità sulla via dell’autodistruzione se non cambia rotta sul piano materiale, sociale, naturalistico e spirituale. Le stimmate hanno un doppio significato nella missione di Giorgio Bongiovanni: suscitare commozione aprendo così più facilmente le porte alla comprensione del messaggio, suggellare con la sua sofferenza la presenza costante di Gesù tra gli uomini. Ma la rivelazione del terzo messaggio di Fatima dà un terzo più importante significato alle stimmate del giovane siciliano: l’umanità, incapace di mettere in pratica i dettami del Vangelo, deve prepararsi al ritorno di Cristo per ristabilire l’ordine morale e spirituale, accompagnato dalla potenza di Esseri di altri pianeti che a Lui obbediscono e dalla gloria di Esseri di Luce che di Lui eseguono le volontà.

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