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"...Que soy era immaculada counchetsiou..."
"Aquerò" quella cosa
Dicembre è il mese in cui si ricorda nel mondo
il S. Natale, ma si festeggia anche l’Immacolata Concezione. E non si può
parlare dell’Immacolata Concezione senza pensare a Lourdes, senza passare
mentalmente da quel paesino a ridosso dei Pirenei dove per la prima volta
nella storia umana un Essere di Luce dall’aspetto femminile, richiesto
di qualificarsi attraverso un nome, ha risposto in modo esplicito con una
straordinaria affermazione: “Que soy era Immaculada Counchetsiou”. Dico
straordinaria con ragione, perché in queste poche parole è
racchiusa una verità la cui profondità non è ancora
stata completamente sondata.
Ricordiamo che la Chiesa Cattolica si era già
interrogata a lungo in passato sull’eventuale verginità di Maria,
la Madre di Gesù. Quest’argomento anzi aveva suscitato per secoli
polemiche e dissensi tra gli stessi teologi, perché si temeva fosse
in contrasto con il precedente dogma che prevedeva l’universalità
e l’assoluta necessità di Redenzione, senza eccezione alcuna, per
tutto il genere umano. Ora, riconoscere la verginità di Maria significava
in effetti ammettere che vi era almeno una creatura non soggetta al famoso
“peccato originale”, quindi avvicinarsi a quanto le Religioni ritenute
pagane sostenevano da sempre, considerando non una bensì più
vergini tra le Dee. Chi non ricorda Atena, Artemide e Core nell’Olimpo,
o le egizie Iside e Maat rispettive spose di Osiride e Thoth? Fu Pio IX
che in data 8 dicembre 1854 definì la questione con Bolla papale,
decretando la verginità di Maria una verità da credere ed
accettare senza poter essere compresa fino in fondo. Un mistero in poche
parole, una rivelazione che forse mai nessuno avrebbe potuto completamente
spiegare.
Pochi anni dopo, nel 1858, una pastorella visse un’eccezionale
esperienza che la portò ad affermare d’aver incontrato una giovane
splendente Signora. Bernadette a quel tempo fu sottoposta a continui e
stressanti interrogatori, soprattutto dopo aver riferito l’appellativo
con il quale la creatura si presentò: “Immacolata Concezione”. Ebbene,
poteva trattarsi della stessa vergine da poco approvata dal dogma cattolico?
La Chiesa ritenne di sì, perché a suo avviso nessun’altra
donna avrebbe potuto pronunciare quelle parole o essere degna di un simile
titolo; considerò quindi l’apparizione una conferma alle sue conclusioni
e non prese in esame la possibilità che potesse trattarsi di un
personaggio diverso. Tutti hanno così accettato senza riserve l’interpretazione
che la Religione ufficiale diede a suo tempo dell’avvenimento, identificando
l’apparizione luminosa di Lourdes con Maria, la Madre di Gesù, e
tale tuttora è intesa ed invocata. Eppure, analizzando bene l’accaduto
e la vita di Bernadette anche alla luce delle attuali conoscenze, si può
intravedere un’altra ipotesi che suggerisce una diversa spiegazione all’evento,
forse più vicina alla realtà.
E’ molto importante a questo punto ricordare che Bernadette
chiamò sempre ‘Aquerò’ la visione luminosa, che significa
‘quella’, ‘quella cosa’, proprio perché lei stessa non si sentiva
di definirla diversamente. Renè Laurentin, famoso studioso del fenomeno,
riportando più volte nei suoi libri le esatte parole pronunciate
dalla giovane, mette in evidenza come essa non intendesse riferire quel
soprannome direttamente alla Madre di Gesù; anzi, la determinazione
e l’insistenza con la quale puntualizzava un simile particolare, ad ogni
tentativo che altri facevano d’identificare i due personaggi in uno solo,
dimostra che Bernadette sapeva con tutta probabilità di chi si trattava
esattamente.
[“BERNARDETTA VI PARLA”- Ed. Paoline-
1) A pag.46: il commissario Jacomet sta interrogando
Bernadette e la sospinge a continuare il suo racconto con la frase- La
santa Vergine mi è apparsa. Ma Bernadette decisa risponde: Non ho
detto la santa Vergine. Jacomet respinge la correzione con un gesto riverso
della mano. (Allora perché in paese si dice che è la santa
Vergine?).
2) A pag. 73-74 interrogata dal curato abbé Peyramale
che le chiede: E tu dici che vedi la santa Vergine? Bernadette risponde:
Non ho detto che è la santa Vergine.
3) A pag. 90: Mentre tutti dicono ‘la Vergine’, lei dice
sempre Aquerò, e rifiuta qualsiasi identificazione.]
Ricordiamo inoltre che la ragazza aveva avuto diversi
colloqui durante i ventuno incontri, e tra l’altro aveva ricevuto per sé
“tre segreti” che non confidò mai a nessuno, poiché riguardavano
personalmente lei e la bianca Signora. Forse proprio in quei tre segreti
c’era la spiegazione di tutto, ma evidentemente era prematuro rivelarli
perché non sarebbero stati compresi, viste le difficoltà
che incontrarono quelle sole parole “Sono l’Immacolata Concezione”.
Una nascita spirituale virginea
La misteriosa apparizione, dunque, dichiarava all’Umanità
tramite Bernadette il suo puro concepimento spirituale. Non affermava che
‘aveva concepito’ come Maria, ma che lei stessa ‘era stata concepita’ immacolata,
che la sua nascita spirituale era virginea. E visto che si trattava di
una Creatura di Luce femminile, questo concepimento senza macchia doveva
essere avvenuto indubbiamente all’inizio dei tempi, come è stato
tramandato dalle antiche Scritture, quando l’archetipo della donna voluto
dal Creatore a sostegno dell’uomo abitava il Paradiso ricordato dalla Genesi
[Gn 2,21-24]. Fu in quel momento, infatti, che mentre il sentimento di
coppia cominciò a trasformarsi nel primo uomo proprio a causa della
separazione dal suo femminile [Apoc.Mosè 15-16], si conservò
ancora integro per un certo tempo nella donna composta prevalentemente
di spirito, non soggetta quindi come il compagno ai pressanti richiami
della materia [Apoc. Mosè 17; Cav. Tesoro 4,13]. ‘Puro concepimento’
si riferisce pertanto precisamente alla fase cosmica in cui ebbe avvio
la manifestazione femminile non contaminata dal Male: la prima realizzazione,
il capostipite originale. Quella fu la vera Immacolata Concezione proprio
perché fu la prima espressione del principio spirituale che originò
la donna, la manifestazione di quel ‘soffio divino’ che ne costituì
l’impronta come ‘sposa’ fin dal momento della sua comparsa a fianco
del principio materiale maschile. Ebbene, quell’Essere mantenne intatto
l’attimo eterno della sua purezza; per questo la definizione che si diede,
Immacolata Concezione, non poteva risultare più indicata ed esatta.
Allora, se la visione di Lourdes fosse stata davvero
Maria di Gesù, perché non farsi riconoscere direttamente
con il suo nome come fece in altre occasioni? Sarebbe stato tutto più
semplice sia per Bernadette sia per la comunità di tradizione cattolica
in cui era inserita. A meno che lei, Maria la Madre per eccellenza, e la
bianca Signora della grotta di Massabielle non fossero davvero due personalità
spirituali distinte, due archetipi appunto, due Esseri con caratteristiche
nettamente diverse, come traspariva di continuo dalle risposte di Bernadette
ai numerosi interrogatori. In questo caso esse potevano benissimo esprimere
due fasi differenti, entrambe fondamentali nella costruzione cosmica dei
ruoli femminili. La loro manifestazione difatti sarebbe avvenuta gradualmente,
come descrive la Bibbia, con una determinata consequenzialità che
avrebbe conferito a ciascuna creatura un’impronta particolare secondo la
funzione per cui era stata concepita. In altre parole ognuna nel suo tempo
fu la sola iniziatrice e depositaria del preciso ruolo che l’avrebbe contraddistinta
in eterno. La Mitologia stessa c’insegna che ogni Essere celeste nasceva
in un certo momento cosmico con specifiche caratteristiche che ne distinguevano
la personalità ed il compito spirituale, così come la Religione
riconosce negli Angeli una gerarchia secondo la loro funzione nel piano
divino.
La Genesi, che racchiude in poche parole tempi lunghissimi
e incalcolabili, descrivendo il concepimento dell’Umanità da parte
del Divino, inizia con la suddivisione di una coppia [Gn 1,27; 2,18-24],
perciò la prima raffigurazione femminile fu effettivamente una sposa,
‘virago’, sorella in spirito del compagno ben presto oppresso dal peso
della sua stessa materia [Apoc. Mosè 15-16]. Solo in seguito nacque
il ruolo della madre, Hawwah (Eva) ‘la vivente’, dopo il parziale
deterioramento del sentimento coniugale ma pur sempre ancora nella verginità
(Cav. Tesoro 5,14-18), prima che l’Amore fraterno venisse infranto e l’Umanità
conoscesse davvero l’abisso del Male. Perché allora non scomporre
in un ordine consequenziale gli eventi e prendere in considerazione quell’Immacolata
Concezione come la donna della “prima ora”, virginea appunto come sposa,
quindi a carattere lunare, accanto ad un’altra donna, la vergine madre,
creatura della “seconda ora” identificata con la Terra? Non sono due in
realtà gli aspetti “salvifici” della donna, la sposa e la madre?
Se è così, non una ma due differenti figure femminili svolsero
un ruolo di preminenza per l’Umanità, paragonabili proprio alle
più importanti Dee Vergini mitologiche ricordate nell’antica letteratura.
L’Essere astrale che compenetra la Luna corrisponderebbe perciò
alla sposa celeste Iside, quella sposa primordiale discesa dai Cieli alla
ricerca dello sposo del cuore ucciso a tradimento dal Male; mentre l’Essere
astrale che compenetra la Terra coinciderebbe con la madre di verità
e giustizia Maat, e chi più di Maria di Gesù ha impersonato
con pienezza di sentire questo ruolo? Sono in definitiva due influenze
diverse rispetto all’Umanità che però si completano vicendevolmente,
due creature distinte che in ogni modo collaborano strettamente alla realizzazione
del piano divino. La legge delle molteplici incarnazioni spiegherebbe poi
come gli stessi archetipi primordiali abbiano la possibilità di
riproporsi ciclicamente lungo la storia terrena per essere d’esempio e
di sprone all’evoluzione umana. Solo in quest’ottica si chiarisce ed ha
senso la verginità come ‘risposta eterna’ alla decadenza terrena.
Purezza d’origine spirituale, dunque, che può indubbiamente perdurare
nonostante l’assunzione di un corpo fisico.
E’ bene ricordare a questo punto che fin dai tempi più
remoti la ‘verginità’ era un attributo tipicamente femminile e non
era legata alla castità fisica come oggi intendiamo. Aveva invece
un valore veramente ‘sacro’ che qualificava soprattutto l’ordine di nascita,
l’impronta e l’importanza nelle funzioni divine, mettendo in rilievo l’eterna
giovinezza e incorruttibilità spirituale dei personaggi. Per questo
ebbero grande venerazione in tutti i tempi le Vergini cui erano affidati
i destini umani.
Le Dee Vergini
Ci sono paralleli così evidenti tra Religioni
e Mitologia, che vanno assolutamente comparati per leggere in modo corretto
il passato che ci appartiene e il futuro che ci attende. Le nostre energie
vitali, in effetti, vengono da molto lontano e là ritorneranno una
volta terminati i cicli terreni, in quel mondo mitologico- religioso che
conserva in sé tutta la memoria astrale e celeste che direttamente
ci riguarda. Finché l’uomo però continua a separare la sua
storia antica, ed escludere parte di essa ritenendola frutto di fantasia
anziché un patrimonio dal quale attingere conoscenza, non riuscirà
a far luce dentro le verità del suo passato né ripulire le
sovrastrutture che il tempo e l’ignoranza vi hanno costruito attorno. Non
potendo completare questo mosaico, non vedrà chiaro nemmeno dentro
se stesso e continuerà a sentirsi sospeso tra la vita e la morte,
incapace di concepire il passaggio terreno come una breve fase dell’infinita
esistenza cosmica.
Tornando all’apparizione di Lourdes, chi poteva essere
allora esattamente Aquerò secondo quest’ipotesi che può sembrare
azzardata, ma potrebbe al contrario riunire verità antiche con eventi
moderni?
La “Donna concepita immacolata” ha dimostrato attraverso
Bernadette come può sgorgare una sorgente d’acqua dal nulla, dal
fango e dalla roccia. E se avesse voluto lasciare traccia di sé
proprio con quel segno, a quale delle più famose Vergini mitologiche
avrebbe potuto essere accostata se non ad Artemide, la Dea lunare ‘dalla
bianca fonte’ che governa ed influenza le acque? Raffigurata spesso nell’antichità
con una corona di stelle e una falce di Luna, Artemide, che significa anche
‘colei che recide’, non era forse una raffigurazione simile alla nostra
Immacolata Concezione che a sua volta calpesta il serpente tentatore? Del
resto non può essere solo una coincidenza il fatto che Bernadette
venisse invitata a scavare nel fango per trovare una sorgente miracolosa
che testimoniasse e soprattutto qualificasse l’intervento di una precisa
presenza ultraterrena. Nello stesso Convento di Nevers dove la veggente
trascorse i suoi anni da religiosa, esiste una Vergine delle Acque cui
pare fosse particolarmente devota; le ricordava senza dubbio la bianca
Signora di Massabielle per la quale non nascondeva un’acuta nostalgia.
Come molti miti anche Artemide, gemella di Apollo, Dei
della Luce, fu a sua volta trasposizione di miti precedenti, la ritroviamo
così nella Dea androgina Ishtar (Luna- Sole), pronuncia mesopotamica
del nome Ashtar, derivata appunto dalla fusione delle antiche divinità
fenicie Astarte e Ashtar, il folgorio, “i Signori del Cielo”; come nella
stessa Hathor (dimora di Horo), raffigurata di frequente con il capo circondato
da stelle, sposa di Amon, Dei della contrapposizione cosmica. E come non
vedere all’origine di questi gli stessi Iside e Osiride egizi? Iside, sposa-
vergine per eccellenza, mantenne intatta la sua ‘veste bianca’ e discese
sulla Terra solo per recuperare ogni parte del corpo di Osiride. Essa fu
per molto tempo l’emblema più famoso della verginità, e prima
che della Luna fu espressione del Cielo stellato da cui il nome Isis, Cielo
appunto. Artemide, Ishtar, Hathor e Iside raccontano in fondo aspetti di
una medesima storia: la separazione, l’allontanamento e la ricomposizione
della coppia di fratelli- sposi divini.
Da ultimo come non identificare Iside, Signora della
notte, con l’immagine della ‘Donna vestita di Sole’ dell’Apocalisse di
Giovanni? Fu lei che il serpente antico di quel Paradiso Terrestre insidiò
ma non poté conquistare, perché il principio spirituale che
l’animava la preservò dai suoi attacchi. Fu Iside la vera donna
della prima ora, che nel segreto del suo cuore (kemia, da kemit ‘nero’
che designa l’Egitto e da cui proviene il termine ‘alchimia’), operò
la magia che solo una sposa devota poteva attuare: ridare la vita all’amato
sposo attraverso la propria vita, “chiave di tutti i misteri dell’esistenza”.
Così terminato il doloroso cammino terreno e recuperato totalmente
il corpo dello sposo, in un anelito di fusione divennero uno e furono per
sempre il simbolo della coppia divina capace di riunire in sé i
contrari. Lei, vestita di Sole, rimase visibile in cielo a testimoniarne
la resurrezione.
I grandi veggenti
Ricordiamo che tutto è, che ogni evento si trova
tuttora scritto e rappresentato nei Cieli che ci sovrastano, compreso il
nostro passato e futuro di Creature Celesti. E’ possibile perciò
che alcuni esseri terreni particolarmente predisposti, possano entrare
in contatto con quelle dimensioni infinite dalle quali provengono, e le
visioni hanno appunto generalmente questa matrice. Chi sono allora questi
personaggi chiamati veggenti, spesso umanamente umili e semplici più
degli altri, a cui vengono elargiti doni tanto grandi da essere visti come
miracoli? Quale forza li guida a monte della loro evoluzione se riescono
a trascinare folle, a far parlare di sé e ad avere contatti con
le dimensioni superiori pur essendo terreni? Mi riferisco a quei personaggi
che hanno lasciato una traccia profonda del loro passaggio, coloro cui
folle immense hanno fatto ricorso per essere soccorsi nelle traversie umane.
Ebbene, costoro sono sicuramente l’espressione di una coscienza cui l’Umanità
sente di potersi appellare come tramite tra l’umano e il divino.
Ecco, potrebbero essere proprio loro, gli stessi Angeli
e Dei del nostro passato a portare avanti un tale disegno, o meglio un
programma, esprimendosi attraverso veicoli umani del tutto insospettabili
dei quali ad un certo punto riprenderebbero il controllo e la guida. Da
umili servi dell’Umanità questi Esseri Celesti, in linea evolutiva
diretta con il veggente che li percepisce, collaborerebbero così
attivamente all’evoluzione generale senza bisogno di turbare le credenze
del momento, anzi servendosene e facendosi strada nell’arroganza e nell’orgoglio
terreni con la sola forza dello spirito.
Come interpretare allora i ‘tre segreti’ cui Bernadette
si riferiva, se non con la presa di coscienza dello stretto legame che
la univa spiritualmente a quell’apparizione divina? L’Essere di Luce le
aveva aperto una consapevolezza di continuità della Vita che a quel
tempo era prematuro manifestare, e lei saggia se la portò con sé
dicendo giustamente a tutti che le rivelazioni avute riguardavano soltanto
lei stessa. Condusse così la sua breve esistenza bersagliata dalla
curiosità, dall’incredulità, e spesso dall’invidia e dal
disprezzo che la seguirono anche tra le mura del Convento. Ma ciò
che aveva ricevuto le conferiva forza e dignità sufficienti per
sostenere ogni prova, consapevole che una scia di luce si sarebbe dipartita
da quella grotta, da quella fonte d’acqua sorgiva, non per suo potere o
merito, ma per la bianca Signora che l’aveva visitata e che ora, era certa,
avrebbe rivisto in Cielo.
Quale messaggio attraverso Bernadette portava e porta
tuttora quella Donna concepita immacolata? Che significato può avere
la sua manifestazione davanti al mondo intero? Il suo messaggio è
sicuramente indirizzato soprattutto alle donne, perché vuol far
chiarezza sulla loro origine prettamente spirituale, sulla pura matrice
che le ha generate. Solo così, riscoprendo la vera identità
della prima donna rimasta celata nei millenni, si può illuminare
completamente l’alto compito femminile del quale la donna stessa ritroverà
conferma nella profondità del suo animo. Non soltanto madre nella
verginità secondo l’esempio di Maria può e deve essere quindi,
come già é stato riconosciuto, ma sposa del cuore nella stessa
verginità secondo l’esempio di Iside. Entrambe vergini nell’amore,
l’una raccolse e ricompose le spoglie di Gesù come Eva alla morte
del figlio Abele, l’altra raccolse e ricompose quelle dell’intimo sposo
Osiride come la virago primordiale pianse la morte di Adamo [Apoc. Mosè
41-42]. L’una Madre, l’altra Sposa, entrambe soffrirono una morte interiore,
ma seppero donarsi nel dolore consce del mandato salvifico squisitamente
femminile assegnato loro dall’Eternità.
Ecco l’importanza e la profondità che possono
avere le parole “Immacolata Concezione”. Espressione che le donne del terzo
millennio dovranno soppesare e fare proprie, comprendendo che la ‘verginità’
non è sterile solitudine o arido sentimento, ma riconquista delle
prerogative femminili divine di sposa e di madre spirituale nei confronti
della società umana. Prerogative che loro, le Vergini Dee, hanno
già esemplificato mostrando alla donna la dignità e la responsabilità
della funzione per cui è stata creata… e come donne dell’ultima
ora ne attendono fiduciose e trepidanti il risveglio.
Giuditta Sheraa
Per approfondire l’argomento:
“ANIME GEMELLE” di Giuditta Sheraa - Hermes
Edizioni - Roma
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