TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

San Patrignano

Di Luigi Sirtori (San Patrignano)

 

 

Droga e società

Finché c’è vita c’è speranza, a questa speranza alla quale ognuno di noi si aggrappa per superare i momenti difficili, questo filo ormai sfilacciato e sottile si stava rompendo definitivamente. Lo stato e il cittadino hanno il dovere sociale e cristiano di contribuire nella lotta contro queste nuove droghe sintetiche, le quali sono la punta di un iceberg di quel disagio giovanile, che si manifesta nella caduta dei principi etici e morali, indipendentemente da cultura, ideologia o religione. In televisione e sui giornali ultimamente si evidenzia con gran rumore il problema ecstasy essendo uno dei più preoccupanti che la cosiddetta società civile deve affrontare e risolvere. Ma la società, malata di protagonismo, inneggia ad una libertà che la rende schiava dei propri vizi, imprigionata dal benessere, dagli schemi sociali e da dogmi costruiti ad arte per legare l’uomo sempre più ad essi senza tenere conto della parte più sublime e trascendente che è la COSCIENZA, l’ANIMA, lo SPIRITO. Questi tre elementi stentano ad emergere, perché offuscati dal materialismo il quale rende difficile la soluzione, così si degrada la dignità dei giovani, che dipendono sempre più da sostanze che li portano puntualmente a quel disagio sociale che poi a fatica si dovrà risolvere. Questa fasulla libertà non potrà mai essere la strada da percorrere, è solo un modo per mantenere i ragazzi nell’emarginazione e la paura dei danni che essi potrebbero arrecare. Molti di essi che entrano in comunità e che non hanno mai fatto uso di droghe pesanti come l’eroina, ma largamente hanno abusato di ecstasy, a torto non si sentono dipendenti da queste pasticche. Purtroppo non è così, essi hanno una dipendenza psicologica molto forte, come con la cocaina e le anfetamine in genere. La società non vuole affrontare le problematiche di questi giovani. E’ sicuramente meno impegnativo legalizzare le droghe “leggere” o dare il metadone a mantenimento che assumersi la responsabilità di questi ragazzi per orientarli all’onestà e al rispetto della propria vita. L’emarginato è povero non solo materialmente ma anche nel suo più intimo, povero di valori e si rifugia nella trasgressione che può essere droga, sesso, alcool, divertimenti sfrenati e a volte violenti senza alcun equilibrio, così rifiuta le sue responsabilità di uomo in uno sballo nel quale vive la sua esistenza, perché intorno a sé non trova punti di riferimento validi. E’ proprio per la mancanza di questi che molti giovani non accettano una società che parla molto di uguaglianza, di giustizia, ma poi non riesce a essere coerente con quello che a spada tratta sostiene. Con questo non si può dire a priori che tutto è sbagliato, ma buona parte lo è. Quindi bisogna analizzarsi e da questa analisi obbiettiva ci deve essere una presa di coscienza dei propri errori confrontandosi in un dialogo con gli altri e da esso deve scaturire tutto ciò che non crea barriere, cioè eliminare l’egoismo il quale fomenta tensioni e prese di posizione che rendono disarmonico un ambiente e tutto ciò che in esso ruota. Ascoltarsi per capirsi, non nel giudizio, ma nella consapevolezza e disponibilità di ciascuno ad essere di supporto per chi l’aiuto lo cerca e a fatica riesce a trovarlo.

ESPERIENZA

Faticavo a concentrarmi, sentivo dei rumori dietro di me che mi disturbavano, quelle grosse auto piene di gente che mi guardavano, tutto ciò che mi circondava, mi irritava. Ripensavo alla mia gioventù, una vita divisa tra lavoro, serate al bar, e a correre dietro alle ragazze. Mi sono rivisto per un momento come ero, come sono stato, e come sono oggi. Un giorno tornai a casa con la macchina sfasciata, nel giro di tre mesi tre incidenti, fumavo erba, bevevo e mi impasticcavo. (Le statistiche dicono che oggi sono circa trecentomila i ragazzi che fanno uso di droghe “leggere” e pillole della “felicità”, ecstasy). Fino ad una certa età mi sono sempre comportato bene: lavoro, casa, bar, fidanzata, poi un giorno mi sono trovato a non avere più voglia di niente, andai a militare, ma mi riformarono consigliandomi di rivolgermi ad uno psicologo. Pensavo che tutti ce l’avevano con me, mi sentivo una vittima del sistema, tutto ciò che di male mi accadeva era sempre colpa degli altri. La mia odissea, e di conseguenza quella dei miei familiari, fu allucinante; ospedale psichiatrico, alcool, pasticche antidepressive, ecstasy e discoteca. Tornavo a casa, stavo male tutto il giorno rimanendo in uno stato confusionale per parecchio tempo, mi sdraiavo su un divano a guardare la televisione con una birra, due birre, tre birre, fino a quando mi addormentavo svegliandomi a tarda notte per spegnere la TV e andarmene a dormire. La macchina non la usavo più, la ragazza l’avevo persa e il lavoro anche, gli amici solo i soliti, naturalmente messi male. Di tanto in tanto andavo al centro di igiene mentale e con i soldi del sussidio bevevo, di cure poche, qualche goccia di tranquillante per essere più calmo. Da quello che mi raccontavano i miei genitori, perché io non ricordavo assolutamente niente, parlavo di vacanze a Cuba, in Olanda, di Budda, di Satana, pensavano persino che ero entrato a far parte di qualche strana setta. Un giorno, dopo aver calato qualche pillola, ero talmente agitato e spaventato che chiamarono il pronto soccorso e gli infermieri a fatica riuscirono a calmarmi (ricordi zero). Mi svegliai in ospedale, c’era anche la polizia, avevo tentato di suicidarmi, dopo un mese circa tornai a casa con la ferma decisione di rifarmi una vita, ma da solo non ci sarei mai riuscito, buttavo giù tutto, queste maledette droghe, ecstasy, eroina, cocaina, avevano preso il sopravvento. Ci volle uno sforzo enorme e la vicinanza di alcuni amici veri per aiutarmi a decidere veramente di cambiare inserendomi in una comunità con la quale percorrere un lungo periodo di disintossicazione, fisica e mentale.

DATI IMPORTANTI

I danni della politossicodipendenza

Anche una singola dose di ecstasy può provocare danni al sistema nervoso, causando disturbi della memoria e dell’umore. L’assunzione prolungata, invece, è alla base di fenomeni di depressione o di vera e propria psicosi (in particolare in soggetti predisposti), soprattutto se associata all’uso di altre sostanze, come Lsd, cannabis e alcol. “L’Mdma, principio attivo dell’ecstasy”, spiega George Recaurte, docente di neurologia alla Johns Hopkins School of medecine di Baltimore (uno dei centri all’avanguardia nello studio di queste sostanze), “è un potente veleno per le cellule nervose che producono serotonina, una sostanza endogena importante nel controllo degli impulsi, nella regolazione dell’umore, della memoria, del sonno, della percezione del dolore come pure delle funzioni neuroendocrine”. La metamfetamina, in sostanza, induce le cellule nervose a rilasciare grandi quantità di questo enzima, che successivamente non vengono rimpiazzate. Fra gli altri effetti negativi, gli esperti hanno osservato anche insonnia, bocca asciutta, digrignamento dei denti, eccessi di caldo e di freddo, accelerazione del battito cardiaco e della pressione sanguigna. Oltre ad ansia, depressione, attacchi di panico e difficoltà di concentrazione. Non è ancora chiaro, spiegano gli studiosi, per quanto tempo si protraggano questo tipo di fenomeni dopo l’interruzione dell’uso.

CHI C’E’ DIETRO IL TRAFFICO DI DROGA?
di Giorgio Bongiovanni

Secondo i dati ufficiali diffusi nel corso di una delle recenti edizioni del Tg 1, il giro d’affari del mercato dell’ecstasy si aggirerebbe intorno agli 8000 miliardi di lire. Leggendo tale cifra mi chiedo come sia possibile che esista ancora qualcuno disposto a credere alla favola della microcriminalità che gestisce il traffico della droga. E’ abbastanza evidente che solo una potente organizzazione può essere in grado di amministrare un così ingente patrimonio, ma perché si ha paura di dire che questa potente organizzazione potrebbe essere la mafia? Perché si ha paura di dire mafia? Sono assolutamente convinto, nonostante non ne abbia ancora le prove (sto comunque svolgendo personali indagini giornalistiche sull’argomento), che siano proprio le mafie, e quindi Cosa Nostra, e le subalterne N’drangheta, Camorra e Sacra Corona Unita, a coordinare il mercato dell’ecstasy. Vorrei a questo proposito ricordare che, secondo quanto è emerso dagli atti processuali del maxi-processo, istruito dal giudice Giovanni Falcone e dal pool antimafia, negli anni ‘70 e ‘80 Cosa Nostra controllava oltre il 30% del traffico mondiale dell’eroina. L’eroina che proveniva dai due poli del “Triangolo d’oro” (Laos, Birmania, e Tailandia/Afghanistan, Iran e Pakistan) arrivava in Sicilia e da qui veniva diffusa negli Stati Uniti e in Europa o, spesso, barattata in cambio di cocaina tramite il Cartello di Medellin della Colombia. E’ quindi illogico pensare che nel mercato dell’ecstasy, una droga molto più maneggevole e quindi più facile da spacciare, non ci sia lo zampino della mafia.
La verità è che il governo tiepido di sinistra e i partiti d’opposizione di destra, garantisti, non dimostrano la piena volontà di far luce sulla questione mafia che, nonostante oggi se ne parli poco, è molto più grave di quanto non lo fosse in passato. Penso quindi sia giusto esprimere a gran voce la solidarietà nei confronti dei magistrati e di quanti stanno lottando per debellare questo terribile cancro dell’attuale società.

Scende l'età dei consumatori

Il 28 per cento degli adolescenti ha fumato, almeno una volta, uno spinello. Il 12 per cento ha fatto uso di altre sostanze. Ma soprattutto, esiste una forte concatenzione fra il consumo delle cosiddette “droghe leggere” e di quelle “pesanti”, ecstasy in particolare. Lo afferma una circostanziata ricerca, della psicologa Silvia Bonino pubblicata sul numero di gennaio di “Psicologia Contemporanea”. Lo studio ha preso in considerazione un campione di 2.500 ragazzi “normali” tra i 14 e i 19 anni, in Piemonte e Valle d’Aosta, cui è stato somministrato un questionario di 330 domande preparato dalla psicologa. Ne esce uno spaccato illuminante su come si sta evolvendo il consumo di sostanze tra i giovanissimi. Le ragazze, ad esempio, sono meno coinvolte nell’uso abituale, mentre la percentuale dei maggiorenni (fra i 18 e i 19 anni) che non hanno mai “fumato” si abbassa dal 72 al 57 per cento. Col crescere dell’età, ci sono insomma più ragazzi consumatori saltuari o abituali ma aumentano anche quelli che smettono definitivamente. L’età dell’incontro con la marijuana tende ad abbassarsi, e quanto più è precoce, tanto più il consumo diventa abituale. Di contro, quelli che provano la sostanza più tardi smettono più facilmente.
Interessanti anche i dati sull’uso di altre droghe, che riguarda il 12 per cento del campione. Ecstasy, tranquillanti e Lsd sono di gran lunga le più diffuse. E vi è una forte relazione fra il consumo di cannabis e quello di queste sostanze. “Infatti”, spiegano i ricercatori, “solo il 3 per cento di coloro che non hanno mai fumato marijuana ha usato altre droghe, mentre i fumatori saltuari utilizzano altre sostanze nel 32 per cento dei casi. La percentuale raggiunge il 53 per cento nel caso dei fumatori abituali”. La prova del 9? I consumatori di altre droghe sono nel 76 per cento dei casi anche fumatori di cannabis.

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