Carissimo Stefano,

sei stato molto fortunato a partire lunedì mattina prima delle nove.

Infatti, poco dopo la tua partenza, si è abbattuta sulla città di Pisa una terribile disgrazia e i pochi cittadini salvatisi vivono asserragliati sulla torre in attesa di soccorsi.

Siamo qua, senza acqua e senza viveri, in una dozzina di persone. Oltre a me c'è la marchesa Filomena cassetto delle calze, che pesa 1850 chili senza scarpe; la poverina canta notte e giorno "Sandokan", accompagnando la canzone con terribili barriti. Questo disturba non poco il generale cinese Ciò- nafi- fablù, anche lui salvatosi per miracolo, e il cuoco francese Pathé de Simmenthal, impegnato a cuocere, su un misero braciere improvvisato, favolosi arrosti di petti di formica ripieni, unico cibo che ci possiamo procurare quassù.

Ma non ti ho ancora detto perché siamo qui : poco dopo la tua partenza, verso le ore 9, 15 minuti, 47 secondi, 8 decimi, 23 centesimi circa, la città è stata investita dall'improvviso quanto imprevisto arrivo di sciami, orde, miriadi di moscardoni delle Ande.

Se ti sfuggisse, e mi sembra strano data la loro notorietà, il loro aspetto, allego una foto, l'unica in nostro possesso, fortunosamente scattata da un turista bumirgaldese con una modernissima macchina fotografica a carbonella col fischio.

Come tu ricorderai certamente i moscardoni delle Ande, a differenza di quelli himalayani che si nutrono solo di radio a transistor, sono ghiottissimi di ogni tipo di bottoni che inghiottono senza masticare cantando il loro inno ufficiale che qui trascrivo.

"Noi siam moscardoni, veniam dalle Ande

strappiamo i bottoni, restate in mutande!

Invano tu fuggi, non c'è via di scampo,

strappiamo, stupite, persino le lampo.

Mangiamo cinture, laccetti, bottoni

tremate, tremate, noi siam moscardoni !"

Calati su Pisa i moscardoni, con astuzia diabolica si sono scagliati su i telefonisti e i radio telegrafisti , dopo essersi suddivisi in squadre composte da due maschi adulti, tre femmine pelate, quattro cuccioli e mezzo- come possono dividere i cuccioli è un mistero che la scienza non riesce a spiegare.

Questa mossa era stata attentamente studiata: avendo i solerti operatori perso qualsivoglia strumento atto a reggere i calzoni hanno dovuto ricorrere alle mani per non restare in mutande e di conseguenza non potevano lanciare messaggi di soccorso.

Isolata la città i moscardoni hanno poi assalito i vigili urbani. I tapini, con le mani impegnate a reggersi le brache comunali, non hanno più potuto dirigere il traffico: si sono creati ingorghi terribili: la città caduta nel caos è ormai preda dei moscardoni.

Io, dato che dai miei profondi studi ho ricavato la conoscenza profonda di queste bestiacce, ricordando che i moscardoni non hanno tasche, e di conseguenza portafogli, mi sono rifugiato sulla torre, certo di essere al sicuro poiché le immonde bestiacce non possono pagare il biglietto d'ingresso.

Si sono infatti fermati alla porta ed ora in 147 e tre quarti stanno assediando il campanile in attesa di una nostra discesa, ma noi non cederemo.

Viva Pisa, viva i bottoni e la civiltà occidentale che su essi si fonda!

Affido questo mio messaggio ad un piccione calabro di passaggio.

 

Un abbraccio dal tuo sventurato genitore!

 

dall'alto della torre di Pisa, 12 luglio, ore 10,45.

 

foto di moscardone.

 

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