Dopo l'interruzione, causata dal
conflitto bellico in corso, nel 1944 furono creati a Napoli
due club: la Società Sportiva Napoli, promossa dal
giornalista Arturo Collana, e la Società Polisportiva
Napoli, fondata dal Dott. Gigino Scuotto, nei locali del bar
Pippone.
La fusione avviene nel Gennaio del 1945
con la denominazione di Associazione Polisportiva Napoli
presidente Pasquale Russo.
La squadra prese parte ad un campionato
regionale con Stabia, Scafatese, Frattese ed altre compagini
campane.
Si giocava nel recinto dell'Orto Botanico
poichè l'"Ascarelli" era stato abbattuto.
Durante la gara con la Salernitana,
l'arbitro Stampacchia sul punteggio di uno ad uno perse le
redini della gara e si scatenò una rissa: la giacchetta nera
si finse morto per placare gli animi e...ci riuscì.
Nel 1945-46 con Raffaele Sansone in
panchina, il Napoli vinse il campionato del Centro-Sud
davanti a Bari e Roma.
Si andò così alle finali nazionali:
quinto posto su otto squadre con tredici punti in
quattordici partite; si sperava di fare meglio. Entravano
intanto in società personaggi storici quali Alfonso Cuomo e,
soprattutto, Egidio Musollino.
Nel 1946-47 si torna al girone unico, in
panchina c'è ancora Sansone. Si gioca al Vomero.
Due a due contro il grande Torino di
Valentino Mazzola, Maroso, Loich e Gabetto ed ottavo posto
finali a pari merito con l' Atalanta.
Da A.P.Napoli si torna ad Associazione
Calcio Napoli: nell'annata 1947-48 a Russo, quale
presidente, succede Mussariello coadiuvato da Musollino.
Dalla Roma arriva l'ala albanese Maim Krieziu per ben 16
milioni di Lire.
I risultati scarseggiavano e Sansone fu
sostituito da Vecchina prima e Sentimenti (nelle vesti di
allenatore-giocatore) poi.
Da centravanti giocò anche un
sudamericano, Roberto La Paz, primo giocatore di colore del
nostro calcio.
Neppure questo funambolico coloured bastò
ad evitare la retrocessione: a condannare gli azzurri in uno
storico Napoli-Roma con una doppietta delle sue fu un certo
Bruno Pesaola, detto "il Petisso".
Fatale fu poi una sconfitta contro
l'Inter, rete di Lorenzi, scaturita da un clamoroso errore
dell'arbitro Bonivento, alla sua ultima direzione di gara
della carriera, che annullò una rete regolarissimi a La Paz.
Al timone della società nella stagione
1948-49 c'era Egidio Musollino con al fianco Scuotto e Cuomo.
Per guidare la squadra in B ci si affidò
a "farfallino" Borel, ex grande giocatore della Juve. Dopo
225 gare lascia anche "Cherry" Sentimenti.
Niente da fare, la squadra non carburava:
a Borel subentra Gigino De Manes il quale, a sua volta,
verrà sostituito da Mosele ma si resta in B: quinto posto
con 45 punti, capocannoniere Renato Brighenti, fratello
maggiore del più famoso Sergio.
Arrivano
Monzeglio, la serie A, Jeppson e Pesaola
Per la stagione 1949-50 Musollino si
affida ad Eraldo Monzeglio, ex tecnico della Pro Sesto.
Va via Pretto, quattordici anni e 224 partite in azzurro,
che si trasferisce in Bolivia, torna invece Gramaglia.
A cavallo di Natale furono ben undici i
risultati utili consecutivi: il finale di torneo fu
semplicemente strepitoso e gli azzurri superarono anche
l'Udinese piazzandosi al primo posto; è di nuovo serie A con
Suprina superbo capocannoniere con 15 reti.
La Paz viene ceduto all' Olimpique di
Marsiglia.
L'acquisto boom del campionato
successivo, 1950-51 è Amadeo Amadei, "il fornaretto", ex
Inter e Roma che giunse insieme al portiere Bepi Casari.
Come centromediano si puntò sul laziale Remondini, in
panchina ovviamente restò Monzeglio.
Il 22 Febbraio del 1951, però, muore
Egidio Musollino, stroncato da infarto, tre giorni dopo i
suoi ragazzi gli dedicano la vittoria di Marassi sul Genoa.
Bellissimo sesto posto finale con 41
punti in carniere, sia Amadei che Krieziu misero a segno 11
reti.
Si apre la stagione 1951-52 con Alfonso Cuomo nominato
presidente e Lauro nelle vesti di finanziatore nonchè
presidente onorario.
Il mediano Castelli, ex Genoa, costa al
Comandante ben 40 milioni. Acquistati quell'estate anche
Comaschi e Scopigno. Risultati alterni ma anche grosse
imprese, come un quattro a due a Bergamo contro l'Atalanta
di un certo Hasse Jeppson.
Fu di nuovo sesto posto, con Astorri, 13
reti, quale capocannoniere della squadra.
Il primo acquisto perfezionato da Lauro, sempre più
padre-padrone della società, per il campionato 1952-53 fu un
centravanti svedese inseguito da mezza Italia calcistica: si
tratta di Hasse Jeppson pagato dal Comandante all'Atalanta,
proprietaria del cartellino, ben 105 milioni (in verità 30
di questi andarono al calciatore).
Con Jeppson arrivò anche dal Novara il
guizzante Bruno Pesaola.
Alla quarta di campionato in casa
dell'Inter il Napoli perse cinque ad uno, ma ci fu la prima
rete in azzurro di Jeppson.
Storico un quattro a due rifilato al
Milan del "Gre-No-Li" ma ancor di più è rimasto negli
impresso nelle memorie dei tifosi il tre a due in rimonta
sulla Juve con reti firmate Pesaola, Jeppson ed Amadei.
E' un anno splendido: il Napoli finisce
quarto, Jeppson segna 14 reti come il compagno di reparto
Vitali.
O' Lione e lo
sgarbo alla Signora
Unico vero acquisto della stagione
1953-54, oltre al jolly Ceccarelli, fu invece il portiere
Ottavio Bugatti mentre Casari tornò a Bergamo.
Da segnalare il due ad uno all'Inter di
Ghezzi, Brighenti e Skoglund con doppietta proprio di
Ceccarelli.
Il derby con la Roma fu risolto in favore
degli azzurri dall'ex di turno Amadei.
Il Napoli finì quinto con 38 punti,
stavolta Jeppson di reti ne realizzò venti, tre in meno del
capocannoniere di stagione Nordhal.
Prima che partisse il torneo 1954-55
Lauro ingaggiò il mediano Posio dal Brescia ed il
centromediano Trerè dalla Roma. La squadra però non mieteva
successi e Monzeglio minacciò a più riprese di dimettersi.
Jeppson però tornò a segnare come ci si
aspettava da lui ed anche i vari Amadei, Comaschi, Posio,
Ciccarelli, Pesaola, il vecchio Viniey e lo stagionato
Gramaglia, giunto all'undicesima ed ultima stagione in
azzurro (273 in totale le sue presenze con il Napoli),
contribuirono alla conquista di un fantastico terzo posto.
Il campionato 1955-56 fu quello di Luis
Vinicio, detto "O' Lione". Costò 60 milioni. Neppure 40
secondi dall'inizio del campionato, avversario di turno il
Torino, e Vinicio fa gol, finisce due a due con doppietta
del brasiliano.
Il tandem con Jeppson esordì contro la
Pro Patria, la gara si chiuse sull'otto ad uno per gli
azzurri mentre il tre pari con il Bologna, con lo scandaloso
arbitraggio di Maurelli e conseguente invasione di campo,
grida ancora vendetta.
L'ambiente non era tranquillo e qualcosa
si ruppe tra lo spogliatoio e Monzeglio che dopo la
sconfitta con l' Inter venne esonerato da Lauro dopo sette
anni sulla panchina azzurra.
La squadra venne affidata ad Amadei, il
più vecchio fra i calciatori.
Si finì al quattordicesimo posto con 32
punti, Vinicio segna 16 reti, Jeppson otto.
Nel 1956-57 dall'Atalanta arriva Brugola
mentre Jeppson passa al Torino. Si vince a Roma contro i
giallorossi per tre ad uno con doppietta del solito Vinicio:
alla fine andò meglio dell'anno precedente ma non bene;
undicesimo posto con ben 18 marcature siglate da "O' Lione".
Nel 1957-58, dopo sette stagioni viene
consegnata la lista a Granata, 169 partite in azzurro. Tra
gli acquisti, da segnalare quello di Dolo Mistone.
Era un grande Napoli che addirittura
passò a Torino, sul campo della Juve, per tre ad uno con un
Bugatti strepitoso e reti di Vinicio, Novelli e Di Giacomo.
Le due sconfitte nelle ultime tre gare condannarono la
compagine di Amadei al quarto posto, Vinicio segnò 21 dei 65
gol degli azzurri.
È di nuovo serie
B
Per la stagione 1958-59 fu ingaggiato il
carioca Del Vecchio che avrebbe dovuto far coppia con
Vinicio.
Il tandem non funzionò ed i risultati stentavano ad arrivare
ed anche la Samp di Monzeglio sbancò il Vomero.
Si chiuse al nono posto, Del Vecchio fece
tredici reti, Vinicio sette: la panchina di Amadei
traballava.
Nel 1959-60 arrivò sulla panchina azzurra
Annibale Frossi e con lui anche il portiere Cuman e il
napoletano Rambone.
Frossi durò solo quattro partite, subendo
altrettante sconfitte. Torna Amadei, si inaugura il "San
Paolo": il 6 Dicembre 1959 ci sono oltre 80.000 tifosi a
salutare il due ad uno sulla Juventus, marcatori Vitali e
Vinicio.
A dare una mano per evitare la
retrocessione è il giovane attaccante Postiglione,
napoletano doc, con due reti in sei gare.
Quattordicesimo il piazzamento al termine
di un'annata balorda con Del Vecchio autore di dieci
segnature.
Nel Giugno del 1960 dopo 5 anni va via
Vinicio, per lui 152 partite e 69 gol in azzurro. Con lui
lasciano il Napoli anche Pesaola, 204 gettoni con il
"ciuccio", e Rambone: torneranno tutti e tre all'ombra del
Vesuvio. Arrivano Pivatelli, Girardo e l'argentino Tacchi.
Fu un campionato disastroso.
Alla guida degli azzurri si successero
Amadei, Cesarini ed addirittura il vecchio Sallustro, ormai
direttore dello stadio, ma neppure Attila fece il miracolo e
fu, di nuovo, serie B.
Il "Petisso":
promozione e Coppa Italia
Tornato tra i cadetti, il Comandante
Lauro non era intenzionato a rimanerci molto e così nel
campionato 1961-62 diede vita ad una campagna acquisti
faraonica nella quale ingaggio il portiere Pontel,
recentemente deceduto, il mediano Corelli, la mezzala
Fraschini, l'ala sinistra Gilardoni ed il centromediano
Rivellino.
Lasciarono l'azzurro i vari Bugatti,
Pivatelli, Postiglione e Posio, quest'ultimo dopo 198
partite con il Napoli. In panchina sedette Fioravante Baldi
ma i risultati furono altalenanti tanto che il tecnico ex
Palermo si dimise dopo pochi mesi e Lauro si affidò al "Petisso",
al secolo Bruno Pesaola, che all'epoca guidava la Scafatese.
Subito arrivarono sei risultati utili
consecutivi e poi tanti successi fino ad arrivare al
recupero della gara di Verona, decisiva per la promozione
anche degli scaligeri cui sarebbe bastato un pari.
Dal Veneto partirono accuse di tentata corruzione ai danni
degli ex di turno Postiglione, Bertucco e Maioli che però
alla fine si riveleranno infondate, anche se due dirigenti
azzurri furono squalificati.
Il Napoli vinse anche sul campo, rete di
Corelli, e fu serie A.
Quello fu anche l'anno della Coppa
Italia: gli azzurri, superati ai rigori Alessandria e
Sampdoria, eliminarono anche Torino e Roma qualificandosi
per la semifinale con il Mantova, a Fuorigrotta, vinta per
due ad uno con reti di Tomeazzi e Fanello. In finale,
all'Olimpico, c'era la Spal: era il 21 Giugno del 1962.
Segna Corelli, pareggia Micheli ma poi Ronzon fa esplodere i
tifosi azzurri giunti nel Lazio.
Canè, Juliano,
Montefusco e lo 0-2 con il Modena
L'anno dopo, 1962-63 la squadra è
confermata quasi in blocco con l'innesto di Jarbas Faustinho
Canè. La squadra non ingranava ma in Coppa, alla "bella",
superò sia il Bangor (Galles) che l'Ujpest Budapest
(Ungheria).
Il rapporti tra Monzeglio, che era
tornato nel ruolo di direttore tecnico, ed il dirigente
Roberto Fiore si incrinarono rapidamente ed intanto dopo
Inter-Napoli quattro azzurri Pontel, Molino, Rivellino e
Tomeazzi furono squalificati per un mese causa doping.
In Coppa a Belgrado esordisce Juliano ma
il Napoli perderà la "bella" e sarà eliminato.
Lo 0-2 con il Modena e la conseguente
invasione di campo al "San Paolo" segnarono in pratica il
ritorno in B. Lauro lasciò la società che fu traghettata dal
Dott. Gigino Scuotto che ingaggiò per il torneo 1963-64 il
tecnico Lerici ed acquisto il mediano Emoli. La squadra
andava male e a Lerici subentrò il "secondo" Molino: alla
fine fu solo ottavo posto.
La S.S.C Napoli intanto si accollò oneri
e debiti della vecchia A.C. Napoli di Ascarelli che era in
liquidazione. Fiore fu eletto presidente con Lauro che tornò
alla presidenza onoraria.
Per il campionato 1964-65 in panchina
torna Pesaola. Arrivano Bandoni, per Pontel, Bean e
Panzanato.
Vanno via Rivellino e Gilardoni. In casa
si viaggiava a corrente alternata, ma lontano dal "San
Paolo" il Napoli era un carro armato.
Montefusco in mezzo al campo era una diga
e Canè un goleador come pochi: match decisivo per la
promozione in quel di Parma, doppietta del brasiliano e reti
di Bean per il 3-1 finale. Il Napoli torna in A.
Si sogna con
Sivori ed Altafini
Stagione 1965-66 arrivano due colpi
clamoroso dal mercato: Josè Altafini, punta di diamante del
Milan, ed Omar Sivori mezzala dalla Juve. Con loro giunge
anche Stenti che rivaleggerà con Ronzon. Fu un grande
Napoli.
Storica la gara con la Juventus al "San
Paolo" con la rete di Altafini e la "vendetta" di Sivori su
Heriberto Herrera.
Si finì terzi, al termine di un
campionato esaltante con Altafini capocannoniere con 14 gol.
Nell'estate del 66' il Napoli partecipò
alla Coppa delle Alpi e la vinse avendo la meglio, grazie ad
un Sivori straordinario, su Losanna-Zurigo, Basilea e Young
Boys e Servette.
Intanto per l'annata 1966-67 arrivano
Ottavio Bianchi ed Orlando. Il Napoli vola in campionato ed
in Coppa delle Fiere dove batte l'Odense (Danimarca). Fiore
voleva pieni poteri ma non li ottenne e così si dimise:
presidente divenne Gioacchino Lauro. La squadra esce dalla
Coppa per mano del Burnley ma in campionato si viaggia sul
refrain dell'anno passato: quarto posto con 16 reti di
Altafini.
Per il campionato 1967-68 arrivano
Pogliana, Barison e Zoff, scambiato con Bendoni. Fu un
grande anno anche se economicamente fu un mezzo tracollo.
Sivori giocò solo sette partite mentre Altafini, ancora una
volta fu capocannoniere della squadra con 13 reti. Purtroppo
nella sfida decisiva a "San Siro" contro il Milan di Rivera,
Hamrin e Sormani non bastò il gol di Barison e gli azzurri
chiusero la stagione proprio dietro ai rossoneri scudettati
con nove punti di distacco. Era comunque il miglior
risultato della storia, fino a quel momento.
Chiappella,
Ferlaino e…Gonnella
Un male crudele, stroncò a soli 50 anni
Gioacchino Lauro e per rimettere in sesto i conti societari
fu chiamato alla presidenza, stagione 1968-69, Antonio
Corcione che però mori anch'egli a campionato in corso.
In panchina va Beppe Chiappella (tranne
un breve interregno di Di Costanzo), il Napoli "tiene botta"
e batte persino la Juventus al "San Paolo" con doppietta di
Montefusco nella gara che segnerà l'addio al calcio di Omar
Sivori, espulso e squalificato per sei turni: è il 1-12-68.
La squadra, forte di Guarneri, Nielsen,
Sala e del giovane Abbondanza arriva settima mentre si
scatena la lotta per la successione a Corcione.
Il pacchetto azionario è conteso da
Roberto Fiore e dal giovane Ingegnere Corrado Ferlaino: a
spuntarla è proprio quest'ultimo che, nel bene e nel male,
finirà con il segnare un'epoca.
Il primo campionato dell'era Ferlaino,
1969-70, vede ancora Chiappella in panchina e gli arrivi di
Hamrin, Monticolo e l'esplosione del "baronetto di
Posillipo" Gianni Improta.
Ferlaino cedette, a buon prezzo, Canè e
Sala rispettivamente a Bari e Torino.
Altafini salvò il posto a Chiappella con
una rete alla Juve ma la stagione non fu delle migliori:
sesto posto finale con sole 24 reti messe a segno, otto
siglate da Altafini.
Nel 1970-71 arrivano Ghio, Ripari e
soprattutto Angelo Benedicto Sormani.
Lasciano l'azzurro Barison e Nardin. E'
un altra stagione esaltante sempre con al timone Chiappella.
Sormani dà una mano ad Altafini in zona gol ed il Napoli a
"San Siro" con l'Inter si gioca in pratica lo scudetto.
Nell'intervallo gli azzurri conducono uno a zero, rete di
Altafini, ma poi l'ineffabile Gonnella regala un rigore ai
locali e Boninsegna pareggia. A chiudere i conti è lo stesso
"Bonimba".
Bruscolotti,
Clerici, Vinicio e il "calcio totale"
L'annata successiva, 1971-72, è avara di
soddisfazioni anche perchè in società si vivono mesi caldi
con la diatriba Lauro-Ferlaino.
L'ottavo posto finale non può certo far
felici i tifosi.
L'Ingegnere decide allora di svecchiare
la squadra cedendo Zoff ed Altafini, quest'ultimo autore di
81 reti in azzurro, alla Juventus ed acquistando dal
Sorrento il difensore Bruscolotti: diventerà "pal' e' fierro".
Torna Canè, arrivano Ciccio Esposito,
Vavassori e Pietro "Gedeone" Carmignani.
La stagione 1972-73 si chiude al nono
posto e per Chiappella è l'ultimo anno sulla panchina
azzurra. Ferlaino chiama al timone della squadra "O' Lione",
all'anagrafe Luis Vinicio, che dopo essere stato grande
centravanti è diventato profeta del "calcio totale".
La stagione è quella 1973-74. Arrivano
all'ombra del Vesuvio sia Giorgio Braglia che il brasiliano
Clerici, segneranno più di venti reti in due.
E', forse, il più bel Napoli della
storia, almeno per il gioco espresso. Storica la vittoria
sulla Juve, reti di Canè e Clerici su rigore mentre la città
vive il dramma del colera.
Si finisce terzi dietro la Lazio di
Chinaglia e la Juve. Ferlaino rinforza la squadra per il
campionato 197-75 con Burgnich, La Palma, Rampanti, Landini,
Vendrame e Peppe Massa.
E' una squadra stellare quella che supera
in scioltezza il Milan e va a Torino a giocarsi lo scudetto
contro la Juve. Segna Causio, pareggia Juliano, Zoff compie
miracoli a ripetizione ed in fine Altafini "Core 'ngrato"
condanna gli azzurri: secondo posto a due punti dalla
Vecchia Signora.
Con "Mister 2
miliardi" è di nuovo Coppa Italia
Ferlaino, contro la volontà di Vinicio,
cede "el gringo" Clerici per ingaggiare Beppe Savoldi,
mister 2 miliardi.
Arriva anche Boccolini, Napoli risponde
con 70.000 abbonamenti.
I 14 centri di "Beppe-gol" nel campionato
1975-76 valgono però solo un quinto posto mentre Vinicio
lascia al duo Del Frati-Rivellino che vince la finale di
Coppa Italia, all'"Olimpico" contro il Verona: doppietta di
Savoldi, Esposito e Braglia. E' la seconda Coppa Italia
della storia azzurra.
Torneo 1976-77, torna Pesaola in panchina
ed arrivano Chiarugi, Speggiorin e Vinazzani per dare una
mano nella Coppa Coppe dove il Napoli supera tre turni prima
di essere eliminato dall'Anderlecht di Goethals.
In campionato, modesto settimo posto con
anche un punto di penalizzazione inferto per cumulo di
squalifiche del campo.
Ferlaino per la panchina, annata 1977-78,
sceglie Di Marzio, napoletano doc, ed ingaggia Capone,
Ferrario e Mattolini che sostituisce Carmignani. Sesto
posto, grazie ai 16 centri di Savoldi, e qualificazione in
Uefa.
Stagione 1978-79, Di Marzio dura due
giornate, torna Vinicio. Vestono l'azzurro Caso, Filippi,
Caporale, Claudio Pellegrini, il portiere Castellini, detto
"il giaguaro", ed Attilio Tesser. Alla fine sarà sesto
posto.
L'annata successiva 1979-80 non è delle
migliori, anzi: Damiani, Agostinelli, Musella e Guidetti non
evitano l'undicesimo posto e l'avvicendamento di Vinicio con
Sormani.
Juliano dirigente
e quell'autorete di Ferrario...
Campionato 1980-81, Juliano che ha
lasciato Napoli per Bologna sveste maglietta e pantaloncini
e siede dietro la scrivania di Direttore Generale.
Il suo primo colpo si chiama Rudy Krol,
libero olandese tecnicamente molto dotato.
Marchesi, chiamato al timone della
squadra, lancia il giovane Celestini e Gaetano Musella,
trenta presenze e cinque reti. Tatticamente fondamentale si
rivelerà Enrico Nicolini.
Il Napoli chiude terzo, Claudio
Pellegrini segna undici reti. Napoli è scossa dal terremoto
ma anche dall'incredibile sconfitta contro il Perugia già
retrocesso che passa al "San Paolo" con un autorete di
Ferrario.
L'anno dopo, 1981-82 è quello di Palanca,
Criscimanni, Citterio e Benedetti. Stavolta si finisce
quarti con Pellegrini solito mattatore.
Annata 1982-83, Ferlaino chiama Giacomini
per sostituire Marchesi. Lo accompagneranno due validi
"allenatori in seconda": Specchia e Zoratti. Con Scarnecchia,
Dal Fiume e Vagheggi arriva anche Ramon Diaz, "el puntero
triste" che alla fine segnerà solo tre reti prima di
emigrare a Milano per vincere lo scudetto.
La squadra delude, Ferlaino, che ha già
da un pò sostituito Juliano con Janich, si affida alla
coppia Pesaola-Rambone per cogliere una clamorosa salvezza e
lascia intanto la conduzione societaria a Mario Brancaccio
che fa nuovamente posto in società all'ex capitano azzurro .
Il miracolo salvezza riesce grazie alla
vittoria di rigore, rete di Ferrario, contro il Genoa.
Juliano preferisce Santin a Rambone e ingaggia Boldini, De
Rosa, Frappampina e Dirceu.
E' ancora Marchesi a salvare la baracca,
stagione 1983-84, sostituendo in panchina Santin, ma sta per
succedere qualcosa di grande...
Arriva Diego, ma
quanta fatica...
Dopo due salvezze stentate, Napoli si
aspettava dal Napoli un rilancio in grande stile e Corrado
Ferlaino con al fianco Antonio Juliano non delusero le
attese di un'intera città.
E' l'estate del 1984 ed arriva Daniel
Bertoni, attaccante argentino, per sostituire il funambolico
brasiliano Dirceu che pure male non aveva fatto la stagione
precedente; tuttavia, il grande colpo era nell'aria.
A contribuire affinchè Maradona vestisse
l'azzurro non fu solo la disponibilità di alcuni istituti di
credito ma anche l'abilità dei dirigenti azzurri. Juliano
pressò l'allora vicepresidente del Barcellona, Gaspart, come
era solito fare in campo con gli avversari anche se si
racconta che il numero due del club blaugrana all'inizio si
convinse a trattare con lui solo perchè credeva di avere a
che fare con il diesse juventino Giuliano.
Ferlaino dal canto suo, narrano le
cronache, depositò in Lega prima un contratto in bianco e
poi, fuori tempo massimo, con la complicità di una guardia
giurata, lo sostituì con quello firmato dal Pibe de Oro.
Diego Maradona
era del Napoli.
Quel riccioluto mancino nato a Lanus il
30/10/60 che aveva incantato il mondo con la maglia della "Selecion"
ai Mondiali Juniores di Tokyo e messo paura all'Italia di
Bearzot in quel di Spagna 82', giungeva dunque all'ombra del
Vesuvio mandando in delirio una città. Ad accoglierlo al
"San Paolo" il 5 Luglio del 1984 sono in 70.000, lui
palleggia e poi dice in sala stampa: "Farò di tutto per
ripagare, in parte, l'affetto di questa gente"; ci riuscirà,
eccome.
In panchina c'è sempre Marchesi. Si parte
da Verona, dove Briegel si attacca alle caviglie di Diego.
La settimana dopo, il primo centro in azzurro, contro la
Sampdoria su rigore, non basta a battere i blucerchiati.
Passano altri 15 giorni ed arriva il primo gol su azione,
contro il Como. Diego è semplicemente straordinario, lo stop
e tiro con cui su assist di Bertoni segna all'"Olimpico"
contro la Lazio è da manuale del calcio. Proprio Bertoni è
l'unico a dargli una mano nei 16 metri avversari e le
vittorie contro Udinese e Fiorentina non bastano a rendere
meno deficitaria la classifica.
Ferlaino però intanto assesta la società
con Italo Allodi e Pier Palo Marino, è il grande Napoli che
nasce. Juliano si dimette.
La svolta, per quanto concerne la
squadra, avviene in un ritiro a Vietri sul Mare dove il
gruppo si compatta e dà il via ad un girone di ritorno con i
fiocchi. Complici la tripletta alla Lazio (con un paio di
prodezze irripetibili) e la doppietta all'Udinese, Maradona
ne fa 14 e la squadra finisce ottava.
Stagione 1985-86, arrivano Garella,
Bagni, Giordano e Renica con Bianchi che sostituisce
Marchesi. Faranno la loro parte anche Pecci e lo sfortunato
Buriani, frenato da un grave incidente al ginocchio.
E' anche l'anno dell'esordio in prima
squadra di un difensore proveniente dal vivaio: Ciro
Ferrara. Diego ha qualche problema al ginocchio e lascia il
manager della sua infanzia: Jorge Cysterzpiller che lo
seguiva dai tempi delle "cebollitas" dell'Argentinos Junior.
Il Pibe de Oro non si preserva però per gli imminenti
Mondiali messicani e colleziona ugualmente undici reti di
cui un paio meravigliose: contro la Juve, sotto un tremendo
acquazzone con un calcio di punizione a due in area che
toglie la ragnatela dal "sette" e con il Verona da distanza
siderale con un magnifico esterno sinistro.
È scudetto,
finalmente; ma in Coppa c'è il Real
Dopo la vittoria in Messico con la sua
Argentina, Diego torna a Napoli tirato a lucido. Intanto,
sono arrivati De Napoli, Carnevale, Sola e sarà ingaggiato
Romano. C'è anche un folto gruppo di campani in squadra con
Caffarelli, Volpecina, Muro, Marino e Bruscolotti, capitano
senza fascia per averla ceduta a Diego.
A Brescia, una prodezza in stile "Mundial"
di Maradona regala la prima vittoria. Seguono un paio di
pareggi e poi un'importante vittoria con il Torino per poi,
poco dopo, sbancare Roma sempre con una perla del Pibe
assistito da Giordano.
Il nove Novembre il Napoli sbanca il
"Comunale" rifilando tre reti alla Juventus: pareggia
Ferrario, poi segnano Giordano in mezza girata e Volpecina
in contropiede.
E' la svolta anche se a Firenze, un mese
dopo, arriva la prima sconfitta stagionale. Il Napoli si
riprende alla grande ma trema dopo lo stop di "San Siro" con
l'inter, rete di Bergomi. La domenica dopo Romano batte la
Juve ma a Verona è Pacione a far vivere un incubo ai tifosi
azzurri.
Quando Maradona contro il Milan segna una
rete da antologia però si capisce che è quasi fatta. A Como,
Carnevale ci mette anche una mano galeotta per pareggiare la
rete di Giunta ed il 10/5/87 pareggiano con la Fiorentina,
ancora a segno Carnevale, il Napoli è Campione d'Italia per
la prima volta in 60 anni di storia.
La squadra va a mille e conquista anche
la Coppa Italia nella doppia finale con l'Atalanta: simile
impresa era riuscita solo al Grande Torino ed alla Juventus
nel 1960.
Stagione 1987-88 arriva anche Antonio
Careca, fortissimo centravanti brasiliano; si va in Coppa
dei Campioni, avversario al primo turno il Real Madrid.
Al "Bernabeu" si gioca a porte chiuse,
vincono i madridisti per due a zero, segna Michel e De
Napoli fa autogol. In un "San Paolo" pieno come non mai,
Francini fa uno a zero, Buyo compie un miracolo su Careca
prima che Butragueno, "el Buitre", faccia secco Garella.
In campionato, però, la squadra vola ma
già nella partita in casa contro la Roma, rete di Giannini,
qualcosa si rompe. Il 17 Aprile il Napoli perde in casa
della Juve e il Milan si avvicina. Il sorpasso va in scena
la settimana successiva a Fuorigrotta, nonostante Maradona
giochi una partita straordinaria ma la squadra è sulle gambe
e così Virdis e Van Basten passeggiano sulle macerie
azzurre: lo scudetto e gli applausi della folla sono per i
rossoneri.
Il trionfo Uefa
con la firma di Careca
Lo spogliatoio si spacca e per la
stagione 1988-89 c'è un repulisti con Garella, Ferrario,
Bagni e Giordano che pagano per tutti.
Al loro posto ecco Giuliani, Fusi,
Crippa, Corradini ed il brasiliano Alemao. Allodi e Marino
sono surrogati da Moggi e Perinetti.
In campionato, storiche le vittorie sulla
Juventus per cinque a tre e sul Milan per quattro ad uno con
Diego ancora stratosferico.
E' però l'anno dell'Inter dei record ed
il Napoli si concentra sulla Coppa Uefa. Battuto il Paok
Salonicco, tocca al Lokomotiv Lipsia e Francini si riscopre
"bello di notte". Liquidato non senza difficoltà il
Bordeaux, nei quarti agli azzurri tocca la Juve. A Torino si
perde due a zero (Bruno ed autorete di Corradini) ed a
Napoli si va subito sotto di un gol: segna Laudrup ma
l'arbitro annulla per un fuorigioco che non c'è.
Maradona su rigore e poi Carnevale
ribaltano il risultato dell'andata prima che Renica al 119'
faccia esplodere il "San Paolo" con un magnifico colpo di
testa. Al Bayern viene riservato un brutto trattamento: due
a zero a Fuorigrotta e due pari a Monaco di Baviera con
Careca sugli scudi. In finale c'è lo Stoccarda. Al "San
Paolo" per i tedeschi segna l'emigrato Gaudino ma Maradona e
Careca ribaltano la situazione. In Germania è un trionfo con
Alemao, Ferrara (al volo in mezza girata su assist di testa
di Maradona) e Careca a suggellare l'impresa azzurra:
finisce tre a tre ma la Coppa Uefa viaggia con la squadra
verso Napoli.
È di nuovo
scudetto
Stagione 1989-90 a Bianchi subentra Bigon.
Maradona fa le bizze e non vuol tornare dall'Argentina. A
sostituirlo degnamente è il giovane Gianfranco Zola, sardo
di Oliena dal dribbling funambolico e dal tocco fatato, che
giunge in azzurro dalla Torres.
Diego torna per il match con la
Fiorentina, Landucci gli para un rigore ma poi il capitano
suona la carica e conduce i suoi alla rimonta: con la città
ed i tifosi scoppia di nuovo l'amore.
Il Napoli chiude in testa il girone
d'andata ma inizio Febbraio il Milan lo umilia a "San Siro"
e lo raggiunge in classifica.
L'otto Aprile Napoli e Milan sono
distanziate da un punto solo: gli azzurri vincono "a
tavolino" contro l'Atalanta a Bergamo perchè Alemao viene
colpito da una monetina e la società lombarda paga con lo
zero-due. Verona si conferma campo stregato per il Milan
mentre il Napoli passa a Bologna con reti di Maradona (ma
Carnevale giura di aver toccato lui il pallone), Careca,
Francini ed Alemao in contropiede: gli azzurri sono ad un
passo dallo scudetto.
La firma in calce il 29-4-90 la mette
Marco Baroni, giunto dal Lecce, che di testa sigla la rete
del vantaggio contro la Lazio nel match che risulterà
decisivo.
Il Napoli è di nuovo Campione d'Italia ma
la decadenza sta per cominciare...
L'ultimo trionfo
e la notte di Fonseca
Il Napoli che si appresta a difendere lo
scudetto nella stagione '90-'91 si presenta ai nastri di
partenza con una formazione che subisce qualche ritocco, ma
che non muta negli uomini di punta.
Si comincia con una squillante vittoria nella Supercoppa
Italiana: 5-1 alla Juventus (doppietta di Andrea Silenzi).
Un punto nelle prime tre partite di
campionato fa capire che non è l'anno buono. In Coppa
Campioni si parte bene. Una doppia vittoria sugli ungheresi
dello Ujpiesti Dosza illude i tifosi. Il Napoli esce per
mano dello Spartak Mosca. Al San Paolo finisce 0-0. Al
ritorno il risultato è lo stesso. Si arriva ai rigori.
Segnano tutti, Baroni sbaglia. Il Napoli è eliminato.
In campionato gli azzurri sono indietro
rispetto a Sampdoria ed Inter. Il 10 novembre, il Napoli
perde 2-1 a Milano con l'Inter ritrovandosi a 8 punti ed in
piena zona retrocessione. Con qualche vittoria si rimette in
sesto.
Maradona gioca la sua ultima partita al
San Paolo con il Bari, vittoria 1-0 (Zola) il 17/3/91, dopo
poche settimane viene squalificato per doping. Si chiude
mestamente all'ottavo posto.
Nella stagione successiva '91-'92 la
dirigenza partenopea decide di rifondare. Arriva un tecnico
emergente: Ranieri. Perinetti acquista dal Montpellier il
libero Blanc, che andrà via dopo una stagione ma segnerà sei
reti. Il nuovo trainer riesce a dare un impronta alla
squadra. Il girone di andata è ricco di soddisfazioni. Il
Napoli è secondo con la Juventus, dietro il Milan.
Il 5/1/92 si gioca a San Siro: 5-0 per i
rossoneri ed addio sogni di gloria. Il Napoli finisce in
affanno ed è superato, per il terzo posto, dal Torino
all'ultima giornata. La stagione successiva, '92-'93, sulla
panchina del Napoli siede ancora Claudio Ranieri. Il Napoli
negli intenti della vigilia vorrebbe tornare a lottare per
il tricolore. Ben presto ci si accorge che non è possibile.
La campagna acquisti è faraonica. Arrivano, per citare i più
importanti, l'uruguayano Fonseca e Roberto Policano dotato
di un sinistro al fulmicotone.
In Coppa Uefa si comincia benssimo 5-1 al
"Mestalla" di Valencia con cinque reti proprio di Fonseca.
La corsa del Napoli si ferma al turno successivo. Il Paris
Saint Germain vince 0-2 al San Paolo (doppietta di Weah). In
campionato la squadra balbetta. L'otto novembre '92 il 5-1
del Milan a San Paolo decide la sorte del tecnico romano.
Sulla panchina del Napoli si riaccomoda Ottavio Bianchi. Il
tecnico bresciano risistema la squadra. Dalla Roma arriva
Nela a puntellare la difesa ed in attacco arriva Bresciani.
Bianchi traghetta il Napoli verso la salvezza senza grossi
patemi.
Lippi, Boskov e
le cessioni eccellenti
All'alba della stagione '93-'94 il
presidente Ferlaino lascia il pacchetto azionario nelle mani
di Ellenio Gallo. La squadra viene svecchiata e rifondata.
Bianchi diventa general manager e sceglie come tecnico
Marcello Lippi. Lasciano l'azzurro campioni del calibro di
Careca e Zola. Arrivano il portiere Taglialatela, il
difensore Bia, ed i centrocampisti Corini, Pecchia e Di
Canio.
La squadra parte male. Due sconfitte nei
primi due incontri. Lippi decide di giubilare i senatori e
si affida ai giovani. Pecchia, Cannavaro ed altri non
deludono. All'ultima giornata il primo maggio '94 il Napoli
vince 1-0 a Foggia ottenendo cosi un posto utile per la
coppa Uefa. Una sola vittoria di prestigio, contro il Milan
con spettacolare gol di Di Canio.
Lippi, a fine stagione, lascia il
Vesuvio, destinazione Juventus. Ferrara, bandiera nonché
capitano del Napoli, segue il tecnico. Fonseca va alla Roma.
Arriva sulla panchina del Napoli, Vincenzo Guerini che porta
da Ancona l'attaccante Agostini. Dal Torino arriva il
talentuoso "10" Benny Carbone, subito idolo della folla.
Giungono anche due stranieri nuovi di zecca: il brasiliano
Andrè Cruz ed il francese Alain Boghossian.
Il Napoli comincia male. Guerini viene
esonerato dopo un 5-1 subito a Roma contro la Lazio. Arriva
Boskov che con il suo entusiasmo porta i partenopei a
ridosso della coppa Uefa che sfuggirà per un niente.
Da registrare il record di vittorie
consecutive in serie A (tutt'ora ineguagliato) con la regola
dei tre punti per vittoria (cinque di seguito dalla 29° alla
34°).
La stagione '95-'96 comincia subito con
una svolta societaria. Al timone del sodalizio azzurro
ritorna Corrado Ferlaino. Vengono ceduti, per esigenze di
bilancio, Cannavaro e Carbone. Arrivano Pizzi, Baldini,
Colonnese e, dal Gualdo, Arturo Di Napoli. Boskov,
affiancato da Aldo Sensibile, è ancora i sella. Il Napoli
comincia benissimo. Poi un lento declino verso le ultime
posizioni.
I timori per la retrocessione verranno
scacciati da Arturo Di Napoli che segna un importantissimo
rigore la Sampdoria alla trentaduesima giornata.
Boskov dice addio.
Coppa Italia
mancata e si torna in B
Il Napoli, che si avvale di Ottavio
Bianchi come consulente tecnico, chiama sulla panchina
azzurra l'esperto Gigi Simoni. Ferlaino, non più presidente,
è maggior azionista. Giammarco Innocenti funge da
amministratore delegato. Pari, Pizzi, Agostini e Tarantino
salutano. Arrivano Caccia, Aglietti, Milanese, Turrini ed
l'estroso brasiliano Joubert Beto. Il Napoli gioca uno
splendido girone d'andata. Alla pausa natalizia è secondo
dietro la Juventus ed a braccetto con il Vicenza.
Il girone di ritorno va male. Simoni
viene esonerato il 12 aprile '97 dopo una sconfitta in casa
con l'Atalanta. Montefusco prende il suo posto.
La Coppa Italia regala grandi
soddisfazioni ai tifosi del Napoli. Si arriva in finale.
Memorabili le partite all'Olimpico contro la Lazio, giocata
in nove uomini, e la semifinale al San Paolo con l'Inter,
vinta ai rigori. L'epilogo della Coppa si gioca contro il
Vicenza. All'andata il Napoli vince al "San Paolo" per 1-0
con gol di Pecchia. A Vicenza però perde 3-0. Caccia coglie
un palo a pochi attimi dal termine, quando si è sull'1-0.
La stagione finisce con un anonima
dodicesima posizione. L'anno dopo, 1997-98 si scende in B
con quattordici punti due vittorie otto pareggi ventiquattro
sconfitte.
Ferlaino chiama al capezzale del Napoli
quattro allenatori. Cambia anche tre direttori tecnici. Si
perde anche il conto dei giocatori che arrivano a Soccavo.
Dopo Mutti, Mazzone e Galeone come tecnici e Bianchi e Bagni
come direttore tecnico.
Novellino, Zeman
e l'ultima retrocessione
Ferlaino decide di affidare il Napoli,
che ritorna in B dopo 32 anni, ad Antonio Juliano general
manager ed a Vincenzo Montefusco in qualità di allenatore.
Juliano sceglie Renzo Ulivieri come allenatore per il torneo
1998-99.
La squadra non riuscirà mai ad inserirsi
realmente tra le compagini che lottano per andare in A.
Nel mese di gennaio arrivano due
giocatori che da subito si rivelano utili. Sono Schwoch e
Magoni, ma neanche con i loro innesti si riuscirà a lottare
per la A.
Ferlaino manda via Juliano. Sostituisce
Ulivieri con il sanguigno Novellino. La squadra, stagione
1999-00, viene migliorata. Gigi Pavarese e Filippo Fusco si
occupano dell'area tecnica. Arrivano Stellone, Oddo, Lucenti
e Matuzalem. Lasciano Napoli: Rossitto, Tagliatatela,
Murgita e Daino. Un rendimento costante in casa e la
preziosa vittoria in casa della Sampdoria, il 22 aprile con
reti di Asta e Schwoch, permettono agli azzurri di risalire
in A.
Nella stagione 2000-2001 Ferlaino non è
più il proprietario unico del Napoli. E' affiancato al 50%
dal re delle televendite Giorgio Corbelli.
Novellino parte per altri lidi. Arriva
Zeman, ma il tecnico boemo viene esonerato dopo sei gare
senza mai riuscire a vincere. Al suo posto c'è Mondonico.
Nonostante il cambio in panchina e
l'arrivo del brasiliano Edmundo, gli azzurri non riescono ad
evitare la seconda retrocessione in tre anni.
Ferlaino e Corbelli per la serie B
'01-'02 scelgono come guida tecnica Luigi De Canio. La
squadre è molto competitiva per la cadetteria. Una partenza
falsa e la mancanza di un'alternativa a Stellone non
permetteranno al Napoli ritornare in A. La partita per
entrare nel lotto delle quattro "elette" si svolge al San
Paolo. Contro la Reggina sono presenti 70.000 spettatori.
Non si va al di la del pari 1-1. Su questa partita si chiude
il sipario della stagione 2001-2002.