NOGARA EUROPA - ASSOCIAZIONE CULTURALE

FERRUCCIO PINOTTI - OPUS DEI SEGRETA

Ferruccio Pinotti OPUS DEI SEGRETA DATA E LUOGO DA DEFINIRE (SETTEMBRE 2007)
Nogara (VR)
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Ferruccio Pinotti
OPUS DEI SEGRETA
BUR

85.000 membri in tutto il mondo. Una penetrazione sempre più forte negli ambienti della finanza e della politica. Un'influenza decisiva sulle posizioni del Vaticano. Una pratica di vita fatta di rinunce, penitenza, autoflagellazione. È l'Opus Dei, misteriosa come una setta e al centro dei più clamorosi scandali finanziari internazionali: il caso Calvi-Ambrosiano, il caso Ruiz Mateos in Spagna, il crac Parmalat, la recente vicenda di Bancopoli e in particolare i legami dell'Opus con il cattolicissimo Antonio Fazio. L'inchiesta di Ferruccio Pinotti sfonda un muro invisibile. Racconta cosa è l'Opus Dei, com'è nata, come ha conquistato il Vaticano: la nomina papale di Joseph Ratzinger è stata resa possibile, come rivelano alcuni recentissimi scoop, da una vera e propria "campagna elettorale" imbastita dai cardinali vicini all'Opus Dei. E non solo il Vaticano. L'Opus Dei ha amicizie e simpatizzanti praticamente ovunque. Massimo D'Alema era presente alla cerimonia di santificazione di Escrivá De Balaguer, il fondatore dell'Opus, celebratasi nel 2002. Francesco Rutelli e Cesare Salvi erano in prima fila ai festeggiamenti per il centenario della nascita di Escrivá. L'amicizia tra Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri nasce proprio grazie all'Opus Dei. Una trasversalità politica inquietante. Una camera oscura fatta di ombre e di segreti, che in questo libro si cerca di svelare, alla luce anche della testimonianza diretta di alcuni ex appartenenti all'Opus.

Il lato oscuro della fede
di Angelo D'Andrea, 09.05.2007
Da IL VERONESE

Pubblicato da Rizzoli-Bur nel novembre 2006, è già alla sua sesta edizione. “Opus Dei segreta” è un libro di giornalismo investigativo che indaga a fondo nella realtà di un’organizzazione di cui l’opinione pubblica conosce poco o nulla. Ferruccio Pinotti, giornalista de l’Arena, ha viaggiato in Italia, in Europa, in America per andare ad ascoltare direttamente il racconto fortemente drammatico di persone che hanno fatto parte dell’organizzazione ma che, coraggiosamente, tra mille difficoltà, materiali e piscologiche, hanno deciso, un giorno, di venirne fuori, e di parlare. “Ex-numerari” ed “ex-numerarie” hanno deciso di rendere pubblica la loro storia e di testimoniare la loro sofferenza. Abbiamo intervistato l’autore, a Verona.

Ferruccio Pinotti, il suo libro “Opus Dei segreta” per la prima volta in Italia indaga su di un’organizzazione segreta, segreta come una setta con i suoi rituali medioevali eppure dotata di un proprio sito internet addirittura in 22 lingue. Per la prima volta in Italia il suo libro raccoglie le testimonianze dirette di quelle persone che spesso a costo di grandi drammi e di sacrifici sono riuscite ad uscire dall’Opus Dei. Come e da dove è partita la sua inchiesta?
La mia inchiesta è partita dal desiderio di far luce su di una realtà poco conosciuta, poco analizzata soprattutto in chiave critica in quanto in Italia esistono libri sostanzialmente agiografici sull’Opus Dei ma non esistono libri critici sull’organizzazione. Il problema era uscire dal gossip, uscire dalle “voci” che avvolgono l’Opus Dei, uscire dalle “voci” relative ai politici e ai finanzieri che sono vicini all’Opus Dei e andare sul concreto. Ho scelto la chiave “umana”: far parlare coloro che hanno fatto parte dell’Opus Dei. Si è trattato di un’impresa molto, molto difficile e umanamente complessa.

Le persone che lei ha incontrato non solo in Italia, a partire da Verona, ma anche in Spagna, Germania, Svizzera, Inghilterra – lei è arrivato fino a Manhattan e in Sud America –, sono persone che nell’ambito dell’Opus Dei erano chiamate “numerari”. Cosa significa ricoprire questo ruolo? Qual è l’organizzazione interna dell’Opus Dei?
Per capirlo diamo innanzitutto alcuni dati. L’Opus Dei conta 85.491 membri dei quali 1.850 sono sacerdoti e 83.641 sono laici. Di questi il 20% sono “numerari”. I “numerari” sono l’esercito dell’Opus Dei. Sono coloro che fanno una promessa solenne di osservare un impegno di castità, povertà, obbedienza. Sono persone che vivono all’interno dell’Opus Dei. Pur lavorando devolvono tutti i loro proventi all’organizzazione. Fanno uso della mortificazione corporale. Indossano il cilicio una volta al giorno, si frustano una volta alla settimana. Le donne dormono tutte le notti su di una tavola di legno. Sono laici che compiono una scelta di vita estrema.

«Addentrarsi nelle loro vite intime è come far esplodere una bomba innescata da anni ma rimasta prodigiosamente inesplosa», lei così scrive nel suo libro. E’ stato così? Le testimonianze che lei ha raccolto hanno tutte pari dignità, ma c’è una storia umana in particolare che l’ha colpita?
Si, calarsi nei vissuti spesso drammatici di queste persone ha implicato un grosso sforzo umano, per far si che il delicatissimo contenuto del loro racconto personale non fosse tradito nelle successive fasi di divulgazione al pubblico. Mi ha colpito molto la vicenda di Emanuela Provera, una ex numeraria milanese entrata nell’Opus Dei proprio nel momento in cui suo padre stava morendo. Per uscirne ha dovuto sottoporsi anche a lunghe sedute di psicanalisi. Così come difficile è stato il vissuto di Amina Mazzali, 36 anni, di Firenze, una ragazza la cui famiglia ha molto sofferto l’adesione all’Opus Dei. Particolarmente drammatica la storia di un’americana, Colleen O’Neill, che è appartenuta ad una speciale categoria di “numerarie”, le cosiddette “ausiliarie”, cioè coloro che sono dedite esclusivamente a lavori di pulizie, di cura e di servizio alla persona all’interno dell’Opus Dei. La O’Neill è uscita dall’organizzazione nel 2005 completamente annichilita e adesso ha grossissime difficoltà a ricostruirsi una vita piena ed autonoma, dal punto di vista esistenziale. Sono esperienze, queste e le altre nel libro, che pongono a tutti noi cattolici seri interrogativi morali ed etici, soprattutto in quanto cattolici. Perché l’Opus Dei è una “Chiesa nella Chiesa”. Ovviamente, le storie raccolte nel libro non esauriscono tutta l’Opus Dei. Ci sono evidentemente delle persone che vivono bene al suo interno, nella dipendenza totale dall’organizzazione. Ma il “benessere” di coloro che rimangono dentro l’organizzazione senza il minimo spazio di autonomia personale, magari per tutta la vita, non toglie nulla alla validità di certe storie umane che, anzi, fanno riflettere, e molto.

L’Opus Dei è un Potere reale, mondano. Piazza i suoi membri nei punti-chiave, laddove “c’è chi conta”. Uno dei campi in cui riesce ad essere particolarmente influente e pervasiva è proprio il mondo dell’informazione, il mondo in cui lei stesso, Pinotti, lavora come giornalista da 25 anni. Le persone che lei ha intervistato le hanno affidato una drammatica esperienza, le hanno affidato un pesante messaggio. La domanda viene da sé: perché lo ha fatto? Per un dovere morale? Per proporre una riforma dell’organizzazione?
L’ho fatto innanzitutto per un dovere morale, di impegno etico che è ciò che connota il mio modo di fare il giornalista e di fare lo scrittore di impegno civile. Trovo che sia giusto e doveroso parlare, con rispetto, di realtà problematiche. In secondo luogo credo che all’interno della Chiesa e del mondo cattolico vi sia un forte dibattito su realtà come l’Opus Dei che devono essere “svelate”. E poi, nella parte finale del libro ho avanzato alcune proposte, ipotesi di riforme dell’Opus Dei che a mio parere sono ineludibili sia sul piano ecclesiastico che civile. Diverse personalità del mondo religioso, della società civile e della politica le hanno prese in considerazione e le riconoscono come spunti di una riforma da affrontare.

Ecco, uno dei punti più scottanti di quelli che lei ha messo all’ordine del giorno del dibattito per la riforma dell’Opus Dei è il punto dei diritti dei minori. Il modus operandi dell’Opus Dei investe e riguarda strettamente la vita dei minori...
Esatto, le persone che mi hanno raccontato la loro storia narrano di essere entrate a far parte dell’Opus Dei quasi tutte in età giovanissima, 14-15 anni… ecco, compiere a quell’età una scelta irrevocabile che impegna la persona per tutta la propria vita… beh, il punto è questo: un adolescente non può essere sottoposto ad alcuna forma di pressione psicologica neppure se originata da motivazione di Fede. Io trovo che a 14-15 anni un adolescente abbia il diritto di non essere toccato nell’ancora fragile struttura della sua personalità, soprattutto se c’è un velato scopo di farla solidificare attorno ad un “credo” la cui accettazione piena e consapevole richiede la maturità esistenziale, l’esperienza di un adulto. Eppure, l’Opu Dei persiste nella sua attività di avvicinamento-reclutamento di giovani in tenerissima età, e lo fa attraverso un articolato, complesso e pervasivo sistema di scuole, fondazioni universitarie, centri di formazione, spesso sotto mentite spoglie, non riconducibili direttamente all’Opus Dei, non chiaramente identificabili. Nel mio libro vi sono numerose testimonianze di persone che hanno raccontato che già a 15 -16 anni facevano a tutti gli effetti la vita dei “numerari”, quindi usavano il cilicio, la frusta su di sé… Ciò significa sottoporsi ad una pratica di tipo medioevale e, soprattutto, significa assumere un atteggiamento di sottomissione ed umiliazione del corpo che provoca una forte dipendenza psicologica ed un progressivo indebolimento della personalità. Tutto questo per sottomettere la volontà della persona al dettato di un “superiore” che è un direttore spirituale, laico o religioso. Dell’uso della frusta e del cilicio – una fascia con punte acuminate stretta intorno alla coscia – a molti adolescenti è stato detto di non parlare ai propri genitori che, magari, non avrebbero “capito”.

Poi, ad un ragazzo o ad una ragazza incorporato/a a 18 anni nell’Opus Dei cosa viene chiesto intorno ai 25 anni?
Dopo aver compiuto la scelta all’impegno della “fedeltà”, intorno ai 25 anni, il “numerario” o la “numeraria” quasi sempre effettua testamento a favore dell’Opus Dei, cioè, si impegna a donare tutti i suoi beni e il frutto del proprio lavoro all’organizzazione. Anche qui si sollevano forti quesiti circa la liceità di questo tipo di contratti. Cosa succede se una persona decide di uscire dall’Opus Dei? Si ritrova senza nulla in mano. La domanda è: senza un soldo, senza nulla, un “numerario” quante possibilità ha di uscire dall’Opus Dei, anche se volesse?

Il suo libro, “Opus Dei segreta”, si legge come un “giallo”. Il lettore scopre informazioni finora taciute. Non si è mai parlato chiaramente, ad esempio, del ruolo che ha avuto l’Opus Dei nell’elezione di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI al soglio pontificio. Ecco, per concludere, vuole solo anticipare ai lettori il senso di questa vicenda: la nomina di padre Lombardi a capo della Sala Stampa vaticana?
Sicuramente Giovanni Paolo II è stato fortemente appoggiato dall’Opus Dei, frequentava gli incontri sacerdotali dell’Opus Dei già negli anni ’70 quando era un alto prelato a Cracovia. Quando diventa Papa, non solo riconosce all’Opus Dei l’ambìta “Prelatura Personale” nel 1982, cioè, lo status che ne fa una diocesi extra-territoriale, quasi una sorta di “Chiesa nella Chiesa”. Durante il pontificato di Giovanni Paolo II si compie a tempo di record la beatificazione e la canonizzazione di Josemaria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei. In quella fase, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede è Joseph Ratzinger il quale ha delle assonanze con l’Opus Dei su temi dottrinali quali la famiglia, l’interruzione di gravidanza… Tuttavia, una volta eletto al soglio pontificio, Ratzinger è sembrato voler dare un segno di discontinuità e di “presa di distanza” dall’Opus Dei nominando padre Federico Lombardi alla guida della Sala Stampa del Vaticano, un incarico delicatissimo. E come è noto, padre Lombardi è un gesuita e i Gesuiti sono i “nemici” storici dell’Opus Dei. A loro, all’interno dell’Opus Dei ci si riferisce chiamandoli “i soliti”, intendendo i “soliti noti gesuiti”. Altri elementi come quello di “non eccedere nel mito del lavoro” di Papa Benedetto XVI sono sembrati segnali diretti proprio all’Opus Dei. L’attuale Papa non sembra neanche gradire molto lo status di “Prelatura Personale” che rischia di innescare nella Chiesa spinte centrifughe molto forti. Per cui, più di una realtà religiosa, dai neo-catecumenali a Comunione e Liberazione ai Legionari di Cristo, potrebbero essere attratti dall’idea di avere una “Prelatura Personale”, quindi, forme di autonomia sempre più forti. E Ratzinger essendo una figura di Papa estremamente attenta all’integrità della Chiesa appare fortemente contrario a questo tipo di sviluppi. Ma l rapporto di Joseph Ratzinger con l’Opus Dei è ancora tutto da analizzare e da identificare.


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POTERI FORTI
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La nuova ricostruzione delle misteriose trame della finanza italiana.

La politica dello struzzo, l’assurda negligenza, l’ostinata intransigenza di alcuni responsabili del Vaticano mi danno la certezza che Sua Santità sia poco e male informata di tutto quanto ha per lunghi anni caratterizzato il rapporto tra me, il mio gruppo e il Vaticano.
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FERRUCCIO PINOTTI (Padova 1959) è giornalista a “L’Arena” di Verona. Ha lavorato a New York per la CNN e ha collaborato con il “Corriere della Sera”, “L’espresso”, “Il Sole 24 Ore” e l’“International Herald Tribune”.

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