con Sottofondo musicale : Bach VITA ETERNA O VITA BUONA

 

                                   VITA ETERNA O VITA BUONA?

 

All’improvviso rileggendo alcuni passi della mitologia greca mi è sorta una domanda:

ma com’era possibile adorare   degli DEI che  fossero tanto immorali quanto la loro immortalità? O forse era proprio la loro immortalità a renderli immorali in ogni senso e non solo per questioni di accoppiamenti talora anche incestuosi?

L’umanità gravida di tante sofferenze avrebbe avuto bisogno di esempi di buona condotta, Divinità pronte ad alleviare i dolori e le preoccupazioni, pronte ad intervenire con alacre generosità almeno verso i considerati <buoni>; invece si trovava di fronte a Dei vendicativi, gelosi, arrabbiati, pettegoli e spioni, spesso in lotta tra di loro ma tramite gli umani mortali che erano così vittime delle loro perversità.

La nostra vita è segnata, ha una data finale certa anche se la ignoriamo, però facciamo in modo di preservarla il più a lungo possibile ricorrendo all’aiuto dei nostri simili, ove occorra. L’unica cosa che ci accomuna tutti ci rende capaci di fratellanza, di amorevole cura, di abnegazione, di generosità , di bontà ; ciò non sempre in vista del premio eterno ma semplicemente perché consapevoli che solo reciproci aiuti possono alleviare la nostra permanenza terrena carica di poche gioie e tanti,tanti dolori.

Invece,appunto perché siamo <mortali> cerchiamo di volgere a nostro esclusivo

vantaggio o beneficio ogni possibilità di vivere  meglio anche se ciò può essere nocivo per gli altri,anche se approfittiamo della loro debolezza e generosità, anche se procuriamo loro sofferenza e ingiustizia, facciamo nostro il CARPE DIEM come per rimandare la nostra sicura fine. Il piacere di vivere però è scalfito dalla paura della morte e quando abbiamo paura la compassione e la solidarietà verso gli altri sono scacciate dalla nostra mente, per cui non ci interessiamo agli altri ovvero facciamo in modo di danneggiarli se ciò può essere a  noi utile.

Sola la fede, una fede  in Qualcuno al di là della morte può renderci compassionevoli, solidali, compartecipi delle altrui sofferenze quasi a voler  mitigare anche le nostre , in una visuale di bene- premio, buona condotta-felicità eterna.

Si  potrebbe dire a questo punto DO UT DES!  Non è proprio così perché quel Qualcuno poco fa nominato non scende a patti ma tiene conto dei nostri atti buoni, degli atti premurosi, caritatevoli, generosi che talvolta ci hanno forse procurato fastidi ma che per amore alla giustizia e alla verità andavano fatti; nel compimento di quegli atti nessuno penso li compia o li abbia compiuto per meritare IL PARADISO o status

di felicità eterna (nirvana?), ecco perché  non esiste il DO UT DES..

Ciò non toglie però che in fondo al nostro animo si annida un dubbio: e se tutto non finisse  con la morte? Se davvero, fede e non fede, c’è un  AL DI LA’  dove un Giudice terrà conto della nostra esistenza, dei nostri comportamenti ingiusti, violenti, egoistici,

privi di amore. Quello sarà il metro del giudizio che riceveremo, l’avere  o  non avere amato il prossimo.

E il prossimo sono tutti quanti quelli che abbiamo conosciuto e quelli non conosciuti ai quali avremo fatto dei torti, talvolta inconsapevoli ma spesso voluti perché a noi giovevoli. Ma basterà forse un solo gesto di amore vero per aprirci la porta che conduce

in un mondo felice e infinito.

E poiché tutti abbiamo avuto una madre, trascrivo qui di seguito la toccante poesia di Ungaretti     

 

 

                                                        LA  MADRE        

 

e il cuore quando d’un ultimo battito

avrà fatto cadere il muro d’ombra,

per condurmi, madre, sino al Signore,

come una  volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,

sarai una statua davanti all’Eterno,

come già ti vedeva

quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia

come quando spirasti

dicendo: mio Dio,eccomi.

E solo quando m’avrà perdonato

ti verrà desiderio di guardarmi,

ricorderai d’avermi atteso tanto,

e avrai negli occhi un rapido sospiro.

 

Giuseppe Ungaretti        

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       

 

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