VITA ETERNA O VITA BUONA?
All’improvviso rileggendo alcuni passi della mitologia greca
mi è sorta una domanda:
ma com’era possibile adorare degli DEI che fossero
tanto immorali quanto la loro immortalità? O forse era proprio la loro
immortalità a renderli immorali in ogni senso e non solo per questioni di
accoppiamenti talora anche incestuosi?
L’umanità gravida di tante sofferenze avrebbe avuto bisogno
di esempi di buona condotta, Divinità pronte ad alleviare i dolori e le
preoccupazioni, pronte ad intervenire con alacre generosità almeno verso i
considerati <buoni>; invece si trovava di fronte a Dei vendicativi,
gelosi, arrabbiati, pettegoli e spioni, spesso in lotta tra di loro ma tramite
gli umani mortali che erano così vittime delle loro perversità.
La nostra vita è segnata, ha una data finale certa anche se
la ignoriamo, però facciamo in modo di preservarla il più a lungo possibile
ricorrendo all’aiuto dei nostri simili, ove occorra. L’unica cosa che ci
accomuna tutti ci rende capaci di fratellanza, di amorevole cura, di
abnegazione, di generosità , di bontà ; ciò non sempre in vista del premio
eterno ma semplicemente perché consapevoli che solo reciproci aiuti possono
alleviare la nostra permanenza terrena carica di poche gioie e tanti,tanti
dolori.
Invece,appunto perché siamo <mortali> cerchiamo di
volgere a nostro esclusivo
vantaggio o beneficio ogni possibilità di vivere meglio anche se ciò può essere nocivo per
gli altri,anche se approfittiamo della loro debolezza e generosità, anche se
procuriamo loro sofferenza e ingiustizia, facciamo nostro il CARPE DIEM come
per rimandare la nostra sicura fine. Il piacere di vivere però è scalfito dalla
paura della morte e quando abbiamo paura la compassione e la solidarietà verso
gli altri sono scacciate dalla nostra mente, per cui non ci interessiamo agli
altri ovvero facciamo in modo di danneggiarli se ciò può essere a noi utile.
Sola la fede, una fede
in Qualcuno al di là della morte può renderci compassionevoli, solidali,
compartecipi delle altrui sofferenze quasi a voler mitigare anche le nostre , in una visuale di bene- premio, buona
condotta-felicità eterna.
Si potrebbe dire a
questo punto DO UT DES! Non è proprio
così perché quel Qualcuno poco fa nominato non scende a patti ma tiene conto
dei nostri atti buoni, degli atti premurosi, caritatevoli, generosi che
talvolta ci hanno forse procurato fastidi ma che per amore alla giustizia e
alla verità andavano fatti; nel compimento di quegli atti nessuno penso li compia
o li abbia compiuto per meritare IL PARADISO o status
di felicità eterna (nirvana?), ecco perché non esiste il DO UT DES..
Ciò non toglie però che in fondo al nostro animo si annida
un dubbio: e se tutto non finisse con
la morte? Se davvero, fede e non fede, c’è un
AL DI LA’ dove un Giudice terrà
conto della nostra esistenza, dei nostri comportamenti ingiusti, violenti,
egoistici,
privi di amore. Quello sarà il metro del giudizio che
riceveremo, l’avere o non avere amato il prossimo.
E il prossimo sono tutti quanti quelli che abbiamo
conosciuto e quelli non conosciuti ai quali avremo fatto dei torti, talvolta
inconsapevoli ma spesso voluti perché a noi giovevoli. Ma basterà forse un solo
gesto di amore vero per aprirci la porta che conduce
in un mondo felice e infinito.
E poiché tutti abbiamo avuto una madre, trascrivo qui di
seguito la toccante poesia di Ungaretti
LA MADRE
e il cuore quando d’un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d’ombra,
per condurmi, madre, sino al Signore,
come una volta mi
darai la mano.
In ginocchio, decisa,
sarai una statua davanti all’Eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia
come quando spirasti
dicendo: mio Dio,eccomi.
E solo quando m’avrà perdonato
ti verrà desiderio di guardarmi,
ricorderai d’avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.
Giuseppe Ungaretti