IL DOLORE
Prendendo lo spunto dal recente festival dei sensi che si è
tenuto
nelle città di Modena, Carpi e Sassuolo la settimana scorsa
con la
partecipazione di filosofi, intellettuali, medici,
giornalisti e artisti
di estrazione e provenienza diverse, vorrei esprimere i miei
concetti sul dolore che può essere fisico o dell’anima
(non nel senso
religioso).
Chi ha dolore fisico va dal medico (del corpo) chi ha dolore
dell’anima,
dove va? Esistono medici che curano o alleviano i dolori
dell’anima?
Forse i neurologi o gli psichiatri o gli psicologi? Ma!
Una cosa è certa: nel dolore si è soli anche se si è
circondati dalle
persone che amiamo o che ci amano.
Un’altra cosa certa è che il dolore sia fisico che
dell’anima è un
sintomo e non una malattia che ci avverte che qualcosa non va
bene nel nostro corpo e nel nostro io cosciente (peggio se
nell’io
incosciente).
Il dolore non è
necessario per vivere per cui va combattuto,
eliminato; non è fatto per conviverci a lungo ma solo il
tempo
necessario per guarire. Oltre che il corpo anche l’anima
guarisce.
Un saggio dice che il tempo ogni dolore lenisce ma non ha
specificato che lenisce solo quello dell’anima, guai ad
attendere
il tempo nel dolore fisico perché si può impazzire
aspettando.
Inutile elencare le varie teorie sulla utilità o necessità
del dolore,
sulla motivazione antropologica, sociologica o religiosa.
L’unica cosa certa è
che il dolore esiste, lo conosciamo, e se non siamo masochisti cerchiamo di
porre fine alla sgradevole sensazione che ci
opprime nel fisico e ci annebbia la mente.
Si sa anche che dalla periferia del corpo il dolore giunge
attraverso
processi biochimici e
fisiologici al cervello che segnala l’esistenza di
malessere nell’organismo, segnala che qualcosa non funziona
e,come un segnale di allarme, attiva la nostra attenzione.
Tutto ciò se il dolore è fisico, ma se è dell’anima che cosa
accade?
Non esiste medicina come farmaco che possa alleviare se non
togliere
la sofferenza incorporea che affligge l’uomo, quella
sofferenza che
sa di vuoto, che porta alla melanconia, al rinchiudersi
dentro se stessi,
che ci indirizza
verso la disperazione o la depressione e che
ai nostri
perché non dà alcuna
risposta.
In verità tutto è dolore nella vita: si nasce col dolore, si invecchia con
i dolori,la malattia è dolore, la morte è dolore, separarsi
da una persona
amata è dolore, non ottenere ciò che si desidera è dolore,
la gelosia
l’invidia l’ingiustizia subita il sesso rubato sono
sofferenze dell’anima.
Il tempo spesso attutisce i dolori incorporei ma forse più
di ogni cosa
sarebbero sufficienti retta cognizione, retta azione, retto
sforzo, retta vita
retto sapere e rette raccomandazioni per porre fine a certe
sofferenze.
Per i credenti il dolore ha uno scopo sempre pur tuttavia
cercano di
alleviarlo con le preghiere e se non si è portati alla
santità chiedono
a Dio di aiutarli a sopportare e se possibile annullarli.
Ma per i non credenti che cosa resta da fare?
Restano nudi dinnanzi al dolore e vedono solo un
insopportabile abisso
dentro se stessi.
Ma per tutti comunque il dolore è un mistero. Lo stesso Gesù
di Nazarhet
appeso sulla croce
ebbe a dire ELI, ELI LAMMA SABACTANI (Dio, Dio mio
perché mi hai abbandonato).
Un mistero così come è anche la vita, la morte e l’istinto
di sopravvivere.
R.S.