Con musica: per Pandora da anonimo

I GUAI…ECCO L’INIZIO

 

                 I GUAI…ECCO L’INIZIO

 

Una leggenda narra come l’umanità si trovò improvvisamente immersa in un mare di guai … sempre per causa di una donna.

Leggenda e Bibbia vanno di pari passo: ciò che accadde è da imputare alla donna, ma non è che l’uomo sia senza colpa. Potrebbe essere imputato di negligenza, di pigrizia, di vigliaccheria, d’omissione di soccorso, oppure di… furbizia.Ma quale furbizia se anche lui è stato travolto dagli eventi successivi. La storia biblica la conoscete certamente care lettrici e cari lettori ma forse qualcuno di voi non conosce la leggenda del

                       VASO DI PANDORA.

 

Tanti e tanti millenni fa sulla terra esistevano solo uomini e molti DEI. Alcuni di questi ultimi, una splendida mattina di sole e di cielo azzurro e di mare cristallino attraversata da una leggera brezza si presentarono a ZEUS conosciuto anche come GIOVE

facendogli notare una sua grave dimenticanza: non aveva allietato l’esistenza degli uomini perché privi d’adeguata compagnia e soprattutto della loro impossibilità a procreare. ZEUS dopo aver riflettuto riconobbe il suo errore e chiamato EFESTO, il fabbro degli Dei,  l’incaricò di provvedere subito a colmare il vuoto che c’era nel mondo.

Efesto, modellò diverse statue con la migliore creta esistente; ognuna aveva una propria particolarità, ma nessuna lo soddisfaceva finché ne modellò una che entusiasmò tutti gli Dei e Zeus in particolare: era nata la donna di creta esattamente come ciascuno l’aveva immaginata. Avuta l’approvazione generale Efesto introdusse

fra le labbra della statua una scintilla di fuoco e subito la statua si animò: cominciò a sorridere a parlare e a muoversi.
Fu tale l’entusiasmo che ognuno degli Dei le fece un dono:

Atena le attitudini femminili

Afrodite la grazia muliebre

Ermes l’astuzia

E cosi via. Piena di tanti doni la chiamarono PANDORA vale a dire <colei che ha tutti i doni>.

E Zeus? Fino a quel momento non aveva donato nulla perché stava ancora riflettendo cosa donarle. Infine la chiamò e le porse un vaso di coccio chiuso da un coperchio dicendole di non toglierlo mai: una cosa di poco valore, si direbbe, ma il modo solenne col quale fu consegnato fece pensare a tutti che era un dono molto prezioso.Affidò incarico ad Ermes di portarla sulla Terra e di darla in sposa ad Epimeteo che era stato già avvisato.

Il matrimonio fu felice per entrambi ma ogni volta che Pandora passava nelle vicinanze del vaso si fermava ad osservarlo e si chiedeva cosa mai contenesse di tanto prezioso.

La curiosità un giorno l’ebbe vinta e Pandora non resistendo oltre alzò il coperchio.

In un attimo dal vaso volarono fuori:
la malattia, la vecchiaia, la pazzia, la collera, il vizio, la fatica, e via via tutti gli altri guai.

Pandora richiuse subito ma ormai dentro il vaso era rimasta soltanto LA SPERANZA che inganna con le sue bugie, almeno, però dona all’umanità una certa consolazione per continuare a vivere nonostante tutte le sciagure che si abbattono su di lei.

Già la SPERANZA, la maggior parte dei filosofi antichi moderni e contemporanei ne ha scritto come pure gli scrittori e poeti di chiara fama. L’uomo è esso stesso speranza, perché tutto ciò che possiede non lo soddisfa totalmente, se poi è privo di tutto spera in un domani migliore; l’uomo vive, deve vivere di speranza, non può fare diversamente; la sua limitatezza non gli consente di avere o di ricevere tutto come pure non può dare tutto.

L’uomo dovrebbe capire che molte cose sono senza speranza di cambiamento eppure deve rimanere deciso a volerle cambiare; forse non è appropriata la frase <vae victis> vale a dire GUAI AI VINTI, ma essa sta ad indicare in questo scritto che <nulla è perduto davvero finche c’è vita>.

Chinare il capo davanti alle sofferenze, alle ingiustizie, alle privazioni, alle sopraffazioni, alle ingiurie, alle falsità, a tutto il male possibile non è indice di codardia o di debolezza, è invece segno di saggezza dettata dalla speranza che tanto tutto prima o poi passerà anche perché certe battaglie sono perse prima di iniziarle perciò meglio indirizzare energie e pensieri a mitigare e sopportare il peso degli affanni.

Non si può vivere senza speranza, ma non si può vivere soltanto di speranza.O forse ha ragione Orazio allorché scrive: <carpe diem, quam minimum credula poster> vale a dire “godi il giorno che passa, confidando meno che puoi nel domani”?

La SPERANZA, così come la FEDE, non farà sorgere il sole prima, ma farà sembrare la notte più breve.

 

R.S.               

 

homePer tornare alla home - page: cliccaqui