CARAVAGGIO MICHELANGELO MERISI
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (Caravaggio, 1571 - Porto Ercole, 18 luglio 1610) è stato un pittore italiano, tra i più grandi di tutti i tempi. Alcuni studi recenti indicano come più probabile luogo di nascita Milano.
Biografia
La giovinezza (1571 - 1595)
Gli inizi
Michelangelo nacque da Fermo Merisi (architetto di Francesco Sforza, marchese
di Caravaggio) e da Lucia Aratori. Le notizie sulla sua infanzia sono molto
scarse; sino a qualche tempo fa si pensava che fosse nato il 28 settembre
1573 nella città di Caravaggio, in provincia di Bergamo, dalla quale
il pittore avrebbe poi tratto il suo celeberrimo nome d'arte. Studi biografici
più recenti basati sui riscontri documentari hanno accertato che Michelangelo
Merisi nacque nel 1571, probabilmente nella città di Milano. Sicuramente
ricevette una buona educazione, e a cinque anni risulta vivesse proprio a
Caravaggio, nel rione Folcero, dove probabilmente la famiglia si era rifugiata
per sfuggire alla peste, che nel 1577 aveva portato alla morte del padre.
Nel 1584, a tredici anni, dimostrando evidentemente un precoce talento pittorico,
Michelangelo Merisi venne accolto nella bottega di Simone Peterzano (pittore
di un certo successo all'epoca), allievo di Tiziano e attivo a Milano. L'apprendistato
del giovane pittore si protrasse per circa quattro anni, durante i quali apprese
la lezione dei maestri della scuola lombarda e veneta. Giulio Mancini, uno
dei suoi biografi, nelle "Considerazioni sulla pittura" del 1621,
racconta dell'infanzia di Caravaggio, sottolineando il forte carattere dell'artista
già in quei primi anni: "Studiò in fanciullezza per quattro
o cinque anni in Milano, con diligenza ancorché di quando in quando,
facesse qualche stravaganza causata da quel calore e spirito così grande".
Il 6 aprile 1588 scadeva il contratto con il suo maestro; il giovane pittore
probabilmente in quegli anni abbandonò Milano per trasferirsi a Venezia,
per conoscere da vicino l'opera dei grandi maestri del colore, Giorgione,
Tiziano e Tintoretto.
Il trasferimento a Roma (1592)
Nel 1590 morì anche la madre, quindi il giovane Merisi decise di trasferirsi
a Roma (attorno al 1592). Alcuni biografi del pittore (soprattutto Giovanni
Baglione), accennano ad un probabile omicidio che Caravaggio, allora poco
più che ventenne, avrebbe commesso proprio quell'anno; ipotizzando
che il viaggio a Roma sarebbe stato in realtà una fuga.
I primi tempi furono duri e mortificanti, soprattutto per colpa del suo carattere
spigoloso ed aggressivo, che non lo facilitava nel rapporto con gli altri.
Bellori, uno storico dell'epoca, lo descrive in quel periodo già affetto
da malaria (fatto che condizionò il suo sistema nervoso per tutta la
vita) un'infermità che rendeva il suo fisico fragile e vulnerabile
in perfetto contrasto con la sua tempra irascibile.
Nel primo periodo romano Caravaggio si trovò costretto a fare copie
di quadri sacri da utilizzare come pagamento per un alloggio modesto all'interno
una pensione gestita da un certo monsignor Pandolfo Pucci, che lui soprannominava
"Monsignor Insalata", per via del magro vitto di sole verdure che
questi soleva passare ai suoi clienti. Stanco di questa situazione, l'artista
si trasferì presso la bottega di Lorenzo il Siciliano, un mediocre
pittore dell'epoca, che non seppe valorizzare e capire il talento del giovane
apprendista al quale faceva dipingere solo teste di santi. Dopo il Siciliano,
Caravaggio ebbe per un breve periodo di tempo come maestro Antiveduto Grammatica,
un sofisticato pittore manierista senese il cui bizzarro nome era dovuto alla
sua nascita prematura. Grazie all'apprendistato presso le botteghe di questi
due artisti Caravaggio acquistò la rapidità d'esecuzione : visto
che i due pittori producevano opere "in serie", in un gran numero
di copie, questo costringeva loro e gli allievi, che seguivano le loro direttive,
a dipingere rapidamente. Fu anche merito dei suoi primi maestri se Caravaggio
nell'arco di venti anni di carriera riuscì a creare un gran numero
di capolavori.
La bottega del Cavalier d'Arpino
Dopo l'esperienza presso il Grammatica, Caravaggio approdò alla corte
di Giuseppe Cesari detto il Cavalier d'Arpino, uno dei pittori più
in voga negli ambienti della committenza romana. Da questo maestro, come dice
il Bellori: "fu applicato a dipinger fiori e frutti sì bene contraffatti,
che da lui vennero a frequentarsi a quella maggior vaghezza che oggi tanto
diletta". Quei fiori e frutti in realtà rappresentano l'inizio
di quel genere pittorico che in seguito verrà definito natura morta.
Gli insegnamenti del Cavalier d'Arpino non appagavano il giovane pittore che
si sentiva poco stimolato da ciò che il maestro gli proponeva. Questa
sua insoddisfazione, sommata ad un episodio che vide Caravaggio ricoverato
all'ospedale per il calcio di un cavallo, senza che il suo maestro gli facesse
visita, fu motivo di litigio tra i due, il pessimo carattere dell'allievo
portò alla rottura del rapporto con la bottega del Cesari.
Caravaggio, spinto dal desiderio di affermazione decise così di mettersi
in proprio. Durante questo periodo e per tutta la sua vita ebbe una condotta
di vita piuttosto sregolata , viene spesso citato nelle denuncie per vari
fatti di violenza nei quartieri più turbolenti della città,
il che ha oltremodo alimentato il mito dell'artista bohemienne che traeva
ispirazione dalla vita di strada e dai fatti di sangue e di malaffare a cui
era abituato.
Nel Bacchino Malato, una delle sue prime opere compiute, è raffigurato
il Caravaggio di quei primi anni romani, lo sguardo vivo ed intenso contrasta
con la malinconia provocata dalla malattia che affliggeva il giovane pittore
e che lo accompagnò fino alla morte. I personaggi che posavano per
i suoi dipinti venivano direttamente dalla strada, era gente umile che egli
usava frequentare quotidianamente, inoltre Caravaggio non poteva permettersi
di retribuire dei modelli di professione, per via delle scarse committenze
che l'artista faticava ad ottenere.
I successi degli anni romani (1595 - 1606)
L'amicizia con il cardinal Del Monte
Riposo durante la fuga in Egitto,1594,Roma,Galleria Doria PamphiljGrazie
a Prospero Orsi (meglio noto come Prosperino delle Grottesche), pittore con
il quale strinse una forte amicizia, il Merisi nel 1595 conobbe il suo primo
protettore: il cardinal Francesco Maria Del Monte, grandissimo uomo di cultura
ed appassionato d'arte che, incantato dalla sua pittura, acquistò alcuni
dei suoi quadri; il giovane lombardo entrò al suo servizio, rimanendovi
per circa tre anni. Il Del Monte secondo il Bellori: "ridusse in buono
stato Michele [Caravaggio] e lo sollevò dandogli luogo onorato in casa
fra i gentiluomini".
La fama dell'artista grazie al suo importante committente cominciò
a decollare all'interno dei più importanti salotti dell'alta nobiltà
romana. L'ambiente fu scosso dalla sua rivoluzionaria pittura che si pose
immediatamente al centro di forti discussioni ed accese polemiche. Grazie
alle commissioni e ai consigli dell'influente ed illuminato prelato, Caravaggio
mutò il suo stile: abbandonando le tele di piccole dimensioni ed i
singoli ritratti e cominciando a dedicarsi alla realizzazione di opere complesse
con gruppi di più personaggi che interagiscono tra loro, descrivendo
all'interno di un'ambientazione un episodio specifico. Uno dei primi lavori
di questo periodo è il Riposo durante la fuga in Egitto.
Nel giro di pochi anni la sua fama crebbe in maniera esponenziale, Caravaggio
divenne un mito vivente per un'intera generazione di pittori che ne esaltavano
lo stile e le tematiche.
Le prime commissioni importanti
Nel 1599, il Merisi, grazie all'aiuto del cardinal Del Monte ricevette la
prima commissione pubblica per due grandi tele da collocare all'interno della
cappella Contarelli nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. I dipinti
che Caravaggio doveva realizzare riguardavano degli episodi tratti dalla vita
di san Matteo: la vocazione ed il martirio.
In meno di un anno il pittore concluse le due opere, tale fu il successo di
questi due dipinti che Caravaggio ebbe immediatamente un altro importante
incarico per la Chiesa di Santa Maria del Popolo. Per ordine del monsignor
Tiberio Cerasi, che aveva acquistato una cappella della chiesa romana, gli
vennero commissionati due dipinti: il Martirio di san Pietro e la Conversione
di san Paolo. Contemporaneamente gli fu chiesta la realizzazione di una terza
tela per la Chiesa di San Luigi dei Francesi: San Matteo e l'Angelo. Il pittore,
nonostante conoscesse bene il gusto estetico al quale i religiosi erano abituati,
decise di utilizzare per quest'opera dei soggetti che provenissero dalla vita
popolare, una dimensione reale, umile, che esprimessero in maniera drammatica
lo svolgersi degli eventi e che rappresentassero anche i valori spirituali
della corrente pauperista all'interno della Chiesa Cattolica.
La prima versione del "San Matteo e l'Angelo" che fu distrutta in
Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, fu però rifiutata e poi
sostituita con quella ancora in loco dipinta nel 1602. La stessa sorte la
ebbero i due quadri per la Cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo, che
dopo esser stati rifiutati vennero comprati dal cardinal Sannesio.
Il Marchese Giustiniani, era un ricco banchiere genovese nell'orbita della
corte pontificia, fu protettore di Caravaggio per molti anni, collezionò
moltissime delle sue opere ed contribuì moltissimo alla formazione
culturale del pittore. In più di un'occasione, grazie alle sue ramificate
influenze, riuscì a salvare l'artista dalle gravose questioni legali
nelle quali era spesso implicato per colpa della sua indole aggressiva.
I guai con la legge
Col crescere della sua fama artistica, il pittore divenne famoso anche per il suo carattere ribelle e rissoso ed ebbe anche problemi con la legge soprattutto a partire dal 1600. Già durante il suo soggiorno presso Palazzo Madama, dimora del cardinal Del Monte, il Merisi si fece protagonista di un episodio spiacevole in cui malmenò e percosse con un bastone Gerolamo Stampa da Montepulciano, un nobile che si trovava come ospite del prelato. In seguito gli episodi di risse, violenze e schiamazzi andarono via via aumentando, spesso il pittore venne arrestato e condotto presso le carceri di Tor di Nona. Nel 1602 dipinge La cattura di Cristo e Amor Vincit Omnia. Nel 1603 fu processato per la diffamazione di un altro pittore, Giovanni Baglione, che querelò sia Caravaggio che i suoi seguaci Orazio Gentileschi e Onorio Longhi, colpevoli di aver scritto rime offensive nei suoi confronti. Grazie all'intervento dell'ambasciatore francese, il Merisi, condannato al processo, venne liberato e trasferito agli arresti domiciliari. Nel 1605 fu costretto a scappare a Genova per circa tre settimane, dopo aver ferito gravemente un notaio, Pasqualone d'Accumulo, a causa di una donna: Lena, l'amante di Caravaggio, l'intervento dei protettori dell'artista riuscì ad insabbiare l'accaduto. Il fatto più grave però si svolse a Campo Marzio, la sera del 28 maggio 1606, si sporcò dell'omicidio di Ranuccio Tommasoni da Terni. A causa di una discussione causata da un fallo nel gioco della pallacorda, il pittore venne ferito e, a sua volta, uccise il rivale, con il quale aveva avuto già delle discussioni in precedenza spesso sfociate in risse, anche questa volta c'era di mezzo una donna, Fillide Melandroni, le cui grazie erano contese da entrambi. Probabilmente dietro l'assassinio di Ranuccio c'erano anche questioni economiche, forse qualche debito di gioco non pagato dal pittore, o addiritura politiche: la famiglia Tommasoni infatti era notorialmente filo-spagnola, mentre Michelangelo Merisi era un protetto dell'ambasciatore di Francia. Il verdetto del processo per il delitto di Campo Marzio, fu severissimo, Caravaggio venne condannato alla decapitazione, che poteva esser eseguita da chiunque lo avesse riconosciuto per la strada. In seguito alla condanna, nei dipinti dell'artista lombardo cominciarono ossessivamente a comparire personaggi giustiziati con la testa mozzata, dove il suo macabro autoritratto prendeva spesso il posto del condannato.
La fuga da Roma
La permanenza nella città eterna non era più possibile, ad
aiutare Caravaggio a fuggire da Roma fu il principe Filippo Colonna, che gli
offrì asilo all'interno di uno dei suoi feudi laziali di Palestrina
e Zagarolo. Il nobile romano mise in atto una serie di depistaggi, grazie
anche agli altri componenti della sua famiglia che testimoniarono la presenza
del pittore in altre città italiane, facendo così perdere le
tracce del famoso artista. Per i Colonna Caravaggio eseguì diversi
dipinti, su tutti la Cena in Emaus.
Gli ultimi anni (1606 - 1610)
Il periodo napoletano
Alla fine del 1606, Caravaggio giunse a Napoli, rimase lì per circa un anno. La fama del pittore nella città era ben nota a tutti, i Colonna lo raccomandarono ad un ramo collaterale della famiglia i Carafa-Colonna, importanti membri dell'aristocrazia napoletana. Qui il Merisi visse un periodo felice e prolifico per quanto riguarda le commissioni, la più importante, ad opera di un mercante slavo di Ragusa, Nicola Radulovic, fu la Madonna del Rosario, l'iconografia del dipinto venne impostata dal committente stesso che alla fine non acquistò più l'opera, venne così modificata dal pittore e collocata all'interno della Cappella del Rosario nella chiesa dei domenicani.
Il soggiorno a Malta
Nel 1608 Michelangelo Merisi parte per Malta, sempre per intercessione dei
Colonna, qui entra in contatto con il Gran Maestro dell'Ordine dei Cavalieri
di San Giovanni, Alof de Wignacourt, a cui il pittore fece anche un ritratto.
Dopo un anno di noviziato, il 14 luglio 1608 Caravaggio fu investito della
carica di Cavaliere di grazia, di rango inferiore rispetto ai Cavalieri di
giustizia di origine aristocratica. Anche qui ebbe dei problemi: fu arrestato
per un duro litigio con un cavaliere del rango superiore e perché si
venne a sapere che su di lui pendeva una condanna a morte. Venne rinchiuso
nel carcere di Sant'Angelo a La Valletta, il 6 ottobre: riuscì incredibilmente
ad evadere e a rifugiarsi in Sicilia a Siracusa. Il 6 dicembre i Cavalieri
espulsero Caravaggio dall'Ordine con disonore: "Come membro fetido e
putrido".
Caravaggio in Sicilia
A Siracusa, Caravaggio fu ospite di Mario Minniti, suo amico di vecchia data,
conosciuto durante gli ultimi anni romani. Nella città siciliana si
interessò molto all'archeologia studiando i reperti ellenistici e romani
della città siciliana: fu lui a coniare il nome Orecchio di Dionigi
per descrivere la Grotta delle Latomie. Durante questo soggiorno dipinse per
la Chiesa di Santa Lucia una pala d'altare del Seppellimento di santa Lucia
(la patrona della città siciliana) la cui ambientazione sembra proprio
quella delle vicine grotte da lui tanto ammirate.
La morte
I Maltesi continuarono a cercarlo, cosicché egli dovette scappare
di città in città fino a tornare a Napoli. Qui il 24 ottobre
del 1609 subì un aggressione, forse da parte dei cavalieri di Malta,
e venne gravemente ferito al volto.
Nel 1610 si imbarcò per andare in Toscana dove l'avrebbe atteso la
grazia ma qui fu scambiato per un altro latitante e imprigionato; quando fu
rilasciato, "disperato per aver perso tutti i suoi effetti personali,
soprattutto le sue "terre" con le quali componeva i suoi meravigliosi
colori", si precipitò sulla spiaggia tentando invano di raggiungere
la nave, ma quell'enorme fatica sotto il sole cocente gli provocò una
febbre altissima che in breve tempo, a Porto Ercole, lo uccise all'età
di 39 anni: era il 18 luglio 1610. Tredici giorni dopo, il 31 luglio, la grazia
papale, firmata da Paolo V, veniva emanata, ma ormai non serviva più.
Attività artistica
Lo stile pittorico
La particolare tecnica pittorica e realizzativa di Caravaggio, fu una delle chiavi del suo successo. Fino al suo avvento nella pittura, lo stile che caratterizzava la maggior parte degli artisti era estremamente legato ad un tipo di cultura accademica che si basava prevalentemente sullo studio dell'arte classica, con forti influssi derivati dai grandi protagonisti del periodo d'oro del Rinascimento italiano, su tutti le figure di Michelangelo e Raffaello, nel centro Italia; per quanto riguarda il settentrione la pittura si rifaceva soprattutto a Tiziano, Correggio e Leonardo. La rivoluzione di Caravaggio sta nel naturalismo della sua opera, espresso nei soggetti dei suoi dipinti e nelle atmosfere in cui la plasticità delle figure viene evidenziata dalla particolare illuminazione che teatralmente sottolinea i volumi dei corpi che escono improvvisamente dal buio della scena. Sono pochi i quadri in cui il pittore lombardo dipinge lo sfondo, che passa nettamente in secondo piano rispetto ai soggetti, i veri e soli protagonisti della sua opera. Per la realizzazione dei suoi dipinti, Caravaggio nel suo studio posizionava delle lanterne in posti specifici per far sì che i modelli venissero illuminati solo in parte, lasciando il resto del corpo nel buio dell'ambiente.
I soggetti
La pretesa omosessualità
Tra le opere giovanili del Caravaggio molte raffigurano ragazzi seducenti solitamente intenti a suonare uno strumento (tradizionale accompagnamento all'amore) mangiare un frutto (simbolo dell'appagamento dei sensi). Sono giovani colti dalla strada, dai luoghi che lui amava frequentare come osterie, bische, bordelli e luoghi di malaffare della città. La continua proposta di questi personaggi, hanno fatto formulare a molti critici, supposizioni riguardo la presunta omosessualità dell'artista e dei suoi due più importanti committenti il cardinale Del Monte ed il marchese Giustiniani, che conservavano molte di queste opere all'interno dei loro gabinetti privati; la più famosa tra queste è l'Amore vincitore, dipinto dai forti toni sensuali, che l'artista dovette replicare per entrambi i committenti. L'opinione di Maurizio Calvesi: "In realta' la presunta omossessualità del Caravaggio, utile ad aggiungere un tocco al quadro del suo "maledettismo", è probabilmente solo un abbaglio; e questo discende da sua discutibile esegesi di alcuni dipinti del primo periodo romano, che presentano figure effeminate o ritenute provocanti. A lungo, del resto, ci si è rifiutati (e molti ancora si rifuitano) di applicare al Caravaggio quella lettura seccondo i codici "iconologici" dell'epoca, che consente di apprezzare le bellissime e rivelatrici simbologie di cui la sua pittura è intessuta, pur nell'approcio realistico. Senza intendere il contesto dei simboli ogni scelta di figure o di oggetti appare come il frutto di un impulso immediato, orientando verso interpretazioni soggettive e modernizzanti."
Gli altri soggetti
Non solo soggetti efebici caratterizzarono le pitture di Caravaggio, spesso la rappresentazione, anche nelle opere ufficiali per committenze pubbliche, di personaggi vecchi e deformi nei panni di venerati santi e di prostitute e umili donne nelle vesti di importanti figure femminili della storia della chiesa. L'utilizzo di questi modelli fu motivo di molte critiche che accusavano l'artista di esaltare la goffezza e la sporcizia di certi personaggi, lasciando da parte l'idealizzazione della bellezza e la ricerca di una perfezione compositiva, particolartà da sempre ricercate dagli artisti precedenti, specie nella rappresentazione di soggetti appartenti alla storia della religione
La natura
Nelle prime opere del Caravaggio si trovano spesso splendidi particolari
di nature morte, ma una sola è la composizione completa che sia pervenuta,
Canestra di frutta. Ciò è riferibile soprattutto al periodo
di apprendistato nella bottega dal Cavalier d'Arpino. La frutta rappresentata
dal Merisi sono in perfetta sintonia con i personaggi, le foglie appassite
il loro stato di maturazione, danno l'idea di una particolare atmosfera autunnale
che vive nei forti contrasti di molte opere di Caravaggio
I ritratti
l pittore non dipinse molti ritratti e di quei pochi restano soltanto quattro o cinque (l'unico ritratto femminile, quello di una cortigiana, probabilmente Fillide Melandroni, modella per dipinti dell'artista, andò distrutto a Berlino, nel Kaiser Friedrich Museum durante la Seconda guerra mondiale). Sopravvivono inoltre il ritratto del cardinale Maffeo Barberini (che poi sarà papa col nome di Urbano VIII), quello del Gran Maestro dei cavalieri di Malta Alof de Wignacourt con un paggio, il ritratto di un altro Cavaliere di Malta, Antonio Martelli, quello di un gentiluomo sconosciuto e quello del Papa Paolo V (di incerta attribuzione).
Importanti committenze
Tra il 1602 ed il 1606 Caravaggio dipinse per alcune chiese romane cinque
importanti pale d'altare, di cui tre furono rifiutate o rimosse perché
ritenute rappresentazioni disdicevoli e poco decorose del soggetto sacro.
Molti quadri di Caravaggio raffigurano santi, i tre più rappresentati
sono san Francesco, san Girolamo e san Giovanni Battista. San Francesco appare
di solito come una figura ascetica in preghiera, San Girolamo come un vecchio
intento a scrivere e San Giovanni come un giovane, praticamente nudo, nel
deserto.
La sua riscoperta
Famoso ed ammirato in vita, Caravaggio fu quasi completamente dimenticato nei secoli successivi alla sua morte, e solo allinizio del XX Secolo la sua importanza nello sviluppo dellarte pittorica moderna fu universalmente riconosciuta. Ciò nonostante, la sua influenza sul nuovo Barocco - lo stile pittorico che emerse dalle rovine del Manierismo - fu profonda. Andre Berne-Joffroy, segretario di Paul Valéry, disse di lui: "Ciò che inizia con lopera di Caravaggio è molto semplicemente la pittura moderna." Oltre a segnare l'inizio di un nuovo stile, l'opera di Caravaggio rappresenta un'imponente sintesi di tutta una secolare tradizione. In lui troviamo sia la "profondità" di Leonardo, sia la "potenza" di Michelangelo, sia la "perfezione" di Raffaello.
Caravaggismo
Con questo termine si indica lo stile degli artisti che si ispirano al Caravaggio. Nei dipinti caravaggeschi troviamo grande realismo nel riprodurre le figure, rappresentate generalmente su uno sfondo monocromo, e illuminate da una luce violenta. I principali pittori caravaggisti sono Bartolomeo Manfredi, Carlo Saraceni, Orazio e Artemisia Gentileschi, Gerrit van Honthorst, Hendrick ter Brugghen, Giovanni Serodine, Battistello Caracciolo, Jusepe de Ribera; in questi ultimi due, operanti a Napoli, ritroviamo riproposto lo stile degli ultimi anni del Caravaggio, caratterizzato da atmosfere molto cupe. Carlo Sellitto, anch'egli operante in Napoli (sua città natale), viene invece definito dagli storici dell'arte il primo caravaggesco napoletano; ma la monumentale opera del Caravaggio influenza anche una fitta schiera di grandi artisti d'Oltralpe, tra i quali: Louis Le Nain, Georges de La Tour, Valentin de Boulogne, Simon Vouet, Zurbaràn, Velàzquez, Murillo, Matthias Stomer, Rubens, Van Dyck, Rembrandt, Vermeer, Elsheimer; inoltre, influenze caravaggesce pervadono le opere di artisti ottocenteschi quali: David, Goya, Gericault, Delacroix, Courbet.
Fonte : Wikipedia
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