Storia dell'Arte


2006 - Citazioni di arte

* L'arte, questo prolungamento della foresta delle vostre vene, che si effonde, fuori dal corpo, nell'infinito dello spazio e del tempo. Filippo Tommaso Marinetti * Tutto l'interesse dell'arte è nel principio. Dopo il principio è già la fine. Pablo Picasso * Il compito attuale dell'arte è di introdurre caos nell'ordine. Theodor Adorno * L'arte non deve mai tentare di farsi popolare. Il pubblico deve cercare di diventare artistico. Oscar Wilde * Il pubblico non ha l'obbligo di essere grato alle persone senza talento della fatica che fanno. Luc de Clapiers * Quando artisti o scrittori si vantano di guadagnare, ci avvertono senza saperlo di aver cambiato mestiere. Abel Bonnard * Farci sentire piccoli nel modo giusto è una funzione dell'arte; gli uomini possono farci sentir piccoli solo nel modo sbagliato. Edward Morgan Forster * Arte significa: dentro a ogni cosa mostrare Dio. Hermann Hesse L'arte é l'aratro dei sogni, il linguaggio in azione. L'arte é comunicazione di estasi in sintonia con mondi cosmici. L'arte é mani pensanti che assorbono e riversano vibranti spasimi su colori in attesa, trasfigurati da evidente immaginazione. L'arte é maestra indomita di vita in movimento che speranzosa attende la caparbietà di nuove coscienze.


1980 - xx secolo 1980-2000

Persistenza, evoluzione e decadenza della pittura. L'elettronica annulla i confini della comunicazione. Dal 1979 è attiva la Transavanguardia teorizzata da A. Bonito Oliva, con Chia, Clemente, Cucchi, Paladino, De Maria: propone un recupero della pittura in un linguaggio composito. Nel 1980 mostra dei Nuovi Nuovi a Bologna a cura di R.Barilli, con Barbera, Bartolini, Benuzzi, Faggiano, Levini, Jori, Mainolfi, Maraniello, Ontani, Pagano, Salvatori, Salvo, Spoldi, Wal. Nel 1980 mostra della Nuova Immagine alla Triennale di Milano a cura di F.Caroli con Bartolini, Mainolfi, D'Augusta, Altamira, Faggiano, Zucchini, Camoni, Spoldi, Longobardi, Tatafiore. Nel 1980 ha inizio l' Anacronismo, Ipermanierismo o Pittura colta teorizzata da Calvesi, Mussa, Tomassoni, con Abate, Di Stasio, Piruca, Pizzi Cannella, Mariani, Bonecchi, con un recupero degli stili e delle tecniche della pittura. Nel 1982 mostra Magico Primario, teorizzato da F.Caroli, con Bartolini, Galliani, Spoldi, Salvo, Castelli, Notargiacomo, Jori, nell'ambito del postmoderno. G.Testori a Milano sostiene il Neovedutismo. Prende avvio il Neoinformale con la mostra bolognese a cura di F.Caroli 'La forma e l'informe': tra gli interpreti, Zucchini, Esposito, Bartolini, Maraniello. Dal 1983 il postmoderno si traduce nel Nuovo Fumetto del gruppo Valvoline. Dal 1984 è attivo a Roma il Gruppo Hi Tech, a Firenze il gruppo 'Giovanotti mondiali meccanici, Nuovo fumetto del Gruppo Cannibale' nell'ambito della computer art. A Reggio Emilia la rassegna Una generazione postmoderna: iconici, aniconici e immagine elettronica. Nessi tra pittura e psicanalisi per la Nuova scuola romana all'Attico di Roma con Corona, Limoni, Luzzi, Merlini, Nunzio, Pizzi Cannella, Ragalzi, Tirelli; nel 1985 con Nunzio, Fortuna, Saint Just, Dessì, Ceccobelli, Bianchi, Gallo. Nel 1985 la Triennale di Milano propone la rassegna Neomerce: il design dell'invenzione e dell'estasi artificiale; da Bologna parte il gruppo di mostre a cura di R.Barilli Anniottanta. Dal 1985 si riuniscono dalla Transavanguardia, dai Nuovi Nuovi e dal Magico Primario gli 'Espressionisti' o Nuovi selvaggi italiani: Cresci, Germanà, Del Fe, Longobardi, Manai, Nelli ed esponenti della Nuova scuola romana. Nel 1986 a Milano si tengono le mostre di F. Caroli Postastrazione con Cresci, Limoni, Luzzi, Notargiacomo, Nunzio, Pace, Pizzi Cannella, Ragalzi, Tirelli, e Nuovo Futurismo con Plumcake, Lodola, Bonfiglio, Innocente, Abate, Palmieri, Postal che impiegano materiali e strumenti tecnologici. Neoconcettualismo e Neominimalismo nella rassegna livornese Astrazione costruzione-aria, con Asdrubali e Garutti. La mostra di Trento Dopo il concettuale: le nuove generazioni documenta l'alleggerimento dell'immagine, mediata non solo dalla pittura. La mostra milanese Arte e computer documenta la stretta connessione tra vita quotidiana e tecnologia, con Abate, Baj, Colombo, Mendini, Ontani, Pardi, Plumcake, Spoldi, Vago, Bianco, Angeli, Boetti, Turcato, Saffaro, Goldoni, Roncati, C.R.A.U.S., Crudelity Stoffe, Wal, Giovanotti mondiali meccanici, Gruppo Hi Tech. Nasce il Medialismo che adatta immagini fluttuanti al corpo umano come ready made. Con l' Arte elettronica di Paik, Studio Azzurro, Plessi, la fotografia, i video e le nuove tecnologie entrano prepotentemente nell'arte degli anni '90. Grazie ad Internet i confini nazionali sono annullati così come sono eliminate le tradizionali discriminazioni tra le arti. Anche se disegno, pittura, scultura (nelle commissioni monumentali), mantengono la loro vitalità all'interno di percorsi individuali, le istallazioni e le proposte di ricerca che prevedono l'impiego di diversi materiali e tecniche sembrano prendere il sopravvento nelle rassegne internazionali.


1975 - La transavanguardia

Si può tranquillamente dire che Modena ed il Veneto siano state l'autentica culla della "Transavanguardia"anche se il movimento ha interessato l'italia solo marginalmente. Una serie di mostre ormai storiche presso la Galleria Mazzoli e la galleria Sperone alla fine degli anni settanta, la biennale di Venezia del 1980 e la grande rassegna "Transavanguardia Italia / America" tenutasi alla Galleria Civica modenese nel 1982 hanno infatti segnato le tappe fondamentali dell'affermazione del gruppo di artisti comprendente Chia, Clemente, Cucchi, De Maria e Paladino, e con loro le prime presentazioni italiane di future "stelle" del sistema artistico internazionale come Jean Michel Basquiat, Jonathan Borofsky, David Salle e Julian Schnabel. Improntata a un recupero della tradizione pittorica in chiave di citazione alle volte ironica altre aggressiva o affettiva, sempre marcatamente soggettiva, la poetica di questi autori si è poi evoluta nel tempo secondo modalità assai diverse tra loro anche a causa delle diverse esperienze di vita. Fortemente visionaria in Cucchi, alla ricerca di un segno e di un'invariante primordiale in Paladino, in modo artificiosamente ingenuo in Chia, la pittura e la scultura di questi artisti hanno comunque rappresentato un punto di svolta ed una riconquista del mercato internazionale per l'arte italiana degli anni ottanta nonostante lo scarso successo commerciale nel nostro paese. Diversi sono i casi di David Salle e Jean Michel Basquiat : il primo manipolatore d'immagini tratte dall'immaginario collettivo, spesso in chiave di raffinato ed ironico voyeurismo, il secondo portatore di quei valori nati nei suburbi newyorchesi e presto divenuti lingua internazionale attraverso la diffusione, anche mercantile, del cosiddetto graffitismo. Achille Bonito Oliva nel 1979, definì transavanguardia questo gruppo di artisti che riproponevano il passato con un linguaggio figurativo neo-espressionista. Alla Transavanguardia italiana si collegherà nello stesso periodo storico il cosiddetto gruppo dei "Nuovi selvaggi".


1972 - Sintetismo

Il termine si riferisce ai seguaci dei metodi pittorici dei Simbolisti, dei Nabis e di Gauguin. Questi artisti rappresentano solo gli elementi essenziali della natura, così da esprimere un'idea astratta. Il loro stile si esprime con forme piatte e colori molto accesi


1970 - IPERREALISMO

L'iperrealismo è una corrente dell'arte contemporanea americana, nata negli Stati Uniti all'inizio degli anni Settanta e poi diffusasi in Europa. Chiamata anche superrealismo, realismo radicale, realismo fotografico, iperfotografismo, l'iperrealismo rifiuta la realtà, proponendone una riproduzione meccanica, spesso a partire dalla sua immagine fotografica ingrandita. Ne risulta dunque una visione che va al di là della realtà, stravolgendola. Pur derivando dalla Pop-art, l'iperrealismo non si propone come satira, giungendo talvolta ad un virtuosismo esasperato. I suo massimi esponenti sono R. Goings, C. Close, R. Ester, R. McLean, S. Posen per la pittura, e D. Hanson e J. De Andrea per la scultura.


1960 - Andy Warhol

Andy Warhol nasce a Pittsburgh, Pennsylvania, nel 1928. Tra il 1945 e il 1949 studia al Carnegie Institute of Technology della sua città. Quindi, si trasferisce a New York, dove lavora come grafico pubblicitario presso alcune riviste: "Vogue", "Harper's Bazar", "Glamour". Fa anche il vetrinista e realizza le sue prime pubblicità per il calzaturificio di I. Miller. Nel 1952 tiene la prima personale alla Hugo Gallery di New York. Disegna anche scenografie. Nel 1956 Warhol espone alcuni disegni alla Bodley Gallery e presenta le sue Golden Shoes in Madison Avenue. Effettua alcuni viaggi in Europa e Asia. Intorno al 1960 Andy Warhol comincia a realizzare i primi dipinti che si rifanno a fumetti e immagini pubblicitarie. In queste prime opere compaiono personaggi noti, come Dick Tracy, Popeye, Superman e le prime bottiglie di Coca Cola. Nel 1962 Warhol inizia a utilizzare la tecnica di stampa della serigrafia, rivolgendo l'attenzione alla riproduzione di immagini comuni, degne del titolo di "icone simbolo" del suo tempo. Tratta anche temi carichi di tensione, come i Car Crash (Incidenti automobilistici) e Electric Chair (sedia elettrica). Partecipa alla mostra che la Sidney Janis Gallery di New York dedica al Nouveau Réalisme. Negli anni successivi decide di abbracciare un progetto più vasto, proponendosi come imprenditore dell'avanguardia creativa di massa. Per questo fonda la Factory, che può essere considerata una sorta di officina di lavoro collettivo. Nel 1961 Warhol incontra per la prima volta Ivan Karp. Grazie a lui entra in contatto con il gallerista Leo Castelli. Inizia, così, il lungo rapporto di lavoro tra i due. Nel 1963 Warhol comincia a dedicarsi al cinema. Produce due lungometraggi: Sleep e Empire (1964). Nel 1964 espone alla Galerie Sonnabend di Parigi e da Leo Castelli a New York. Per il Padiglione Americano alla Fiera mondiale di New York realizza i Thirteen Most Wanted Men. L'anno successivo espone all'Institute of Contemporary Art di Philadelphia. Fallito il tentativo di fondare un gruppo musicale con La Monte Young e Walter de Maria, nel 1967 si lega al gruppo rock dei Velvet Underground. Finanzia il primo disco e disegna una famosa copertina. Nel 1968 rischia la morte, all'interno della Factory, per l'attentato di una squilibrata: Valerie Solanas, unico membro della S.C.U.M. (una società che si propone di eliminare gli uomini). Espone al Moderna Museet di Stoccolma. Pubblica il romanzo A: a novel. Nel 1969 produce il primo film in collaborazione con Paul Morissey. Si tratta di Flash, cui seguiranno Trash nel 1970, e Heat nel 1972. Nel 1969 fonda la rivista "Interview", che da strumento di riflessione sul cinema amplia le sue tematiche a moda, arte, cultura e vita mondana. A partire dal 1969, fino al 1972, Andy Warhol esegue ritratti, su commissione e non. Scrive anche un libro: La filosofia di Andy Warhol (Dalla A alla B e ritorno), pubblicato nel 1975. Nel 1976 espone a Stoccarda, Düsseldorf, Monaco, Berlino e Vienna. Nel 1978 a Zurigo. Nel 1979 il Whitney Museum di New York organizza una mostra di ritratti di Warhol, intitolata "Andy Warhol: Portraits of the 70s". Nel 1980 Andy Warhol diventa produttore della Andy Warhol's TV. Nel 1982 è presente alla Documenta 5 di Kassel. Nel 1983 espone al Cleveland Museum of Natural History e gli viene commissionato un poster commemorativo per il centenario del Ponte di Brooklyn. Nel 1986 Warhol si dedica ai ritratti di Lenin e ad alcuni autoritratti. Negli ultimi anni si occupa anche della rivisitazione di opere dei grandi maestri del Rinascimento: Paolo Uccello, Piero della Francesca, e soprattutto Leonardo. Ispirandosi proprio a Leonardo, ricava il ciclo The Last Supper (L'ultima cena). Realizza anche alcune opere a più mani con Francesco Clemente e Jean-Michel Basquiat. Andy Warhol muore a New York nel 1987, nel corso di una banale operazione chirurgica. Nella primavera del 1988 10.000 oggetti di sua proprietà vengono venduti all'asta da Sotheby's per finanziare la Andy Warhol Foundation for the Visual Arts. Nel 1989 il Museum of Modern Art di New York gli dedica una grandiosa retrospettiva.


1960 - xx secolo 1960-1980

Il Pop Art riporta al centro dell'opera l'immagine del quotidiano. La creazione artistica esce dai confini abituali del quadro e della scultura per porre l'autore o comunque l'uomo al centro dell'azione artistica, con azione trasgressiva. L' Arte povera introduce nell'opera elementi estranei alle tecniche tradizionali. Le tecnologie accelerano i procedimenti creativi dell'immagine, ne spostano l'impiego e ne estendono la portata. Per l'Italia, nel 1961 Manzoni presenta le sue Sculture viventi e con il fiato d'artista e la merda d'artista rompe con i canoni tradizionali della produzione artistica. Del 1961 è la Mostra della critica italiana a Milano; del 1962 Nuove prospettive della pittura italiana a Bologna; la prima edizione di Alternative attuali all'Aquila. A Milano, nel negozio Olivetti, la mostra Arte programmata presentata da Umberto Eco propone la serialità dell'opera d'arte. Il Gruppo 1 di Biagi, Frascà, Carrino, Pesce, Santoro, Uncini cerca di mediare pittura e concettuale. Dal 1963 al 1972 è attivo a Milano il Gruppo M.I.D. con ricerche ottico cinetiche di Barrese, Grassi, Laminarca, Marangoni. Del 1963 i primi assemblages di Del Pezzo, le figurazioni tra Pop Art e surreale di Pozzati, i primi acciai riflettenti di Pistoletto che riuniscono autore e spettatore nel campo specchiante dell'opera. Cy Twombly è il tramite a Roma tra Pop Art americano e italiano; nel 1963 la mostra '13 pittori a Roma' riunisce tra gli altri Angeli, Festa, Fioroni, Rotella, Schifano. Tra 1960 e 1964 si pone l'attività di Romagnoni con i collages fotografici narrativi. Del 1964 le prime performances di Land Art con Patella e il manifesto Poetica della percezione di Biggi, Carrino, Frascà, Uncini in occasione della mostra alla galleria del Cavallino di Venezia. Del 1966 le prime silhouettes lignee di Ceroli. Grossi. Nannucci e Lecci espongono alla prima mostra d'arte cibernetica all'ICA di Londra. Nel 1967 mostra d' arte povera alla Bertesca di Genova, nel 1968 alla De Foscherari di Bologna e Azioni povere ad Amalfi: Fabro, Kounellis, Paolini, Pascali, Boetti, Anselmo, Zorio, Prini, Mario Merz, Pistoletto, Marisa Merz, gruppo Zoo. Nel 1968 Teatro delle mostre a Roma con performances di Prini, Fioroni, Calzolari. Nel 1969 De Maria opera nell'ambito dell' arte ecologica. Inizia l'attività della Mail Art. A Firenze dal 1970 è attivo il Gruppo 70 di poesia visiva. Inizia l'attività nell'ambito del graffitismo. Dal 1972 in pittura agisce l' iperrealismo. Dal 1974 attività nell'ambito della body art di Ontani, presente con Salvo, Fabro, Kounellis, Paolini alla mostra La ripetizione differente allo Studio Marconi di Milano. Attività concettuale di Agnetti, Gastini. Dal 1975, con utilizzo del riporto fotografico, inizia la pittura citazionista di Mariani; apogeo del concettuale nella mostra Narrative Art a Livorno; nella rassegna Nuova Pittura, teorizzata da F.Menna, si concentrano sul problema della superficie pittorica, in analogia con Support-Surface francese, Gastini, Olivieri, Vago, Griffa, S.Martini e in parallelo Tinelli. Performance attiva a Bologna nel 1977 con Acconci, Agnetti, Chiari, Ontani, Patella, Vaccari

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1960 - ARTE CONCETTUALE

Nell'arte concettuale l'elemento più importante è l'idea che sta dietro l'opera piuttosto che l'abilità tecnica della sua esecuzione. L'arte concettuale divenne un fenomeno internazionale negli anni Sessanta, dando origine a una produzione molto diversificata. I "concetti" possono essere comunicati attraverso diversi mezzi espressivi, come testi, mappe, diagrammi, film, video, fotografie o happening, esposti in gallerie o realizzati per luoghi specifici. In alcuni casi il paesaggio stesso diviene parte integrante dell'opera d'arte, come nel caso della Land Art, o arte ecologica, di Richard Long e delle monumentali sculture di Christo. Le idee espresse attraverso il lavoro concettuale sono state tratte da filosofia, femminismo, psicanalisi, film o attività politiche. La nozione di artista concettuale come creatore di idee piuttosto che di oggetti mina i tradizionali ruoli dell'artista e dell'opera d'arte. Christo, Long, Merz, Nauman, Viola


1960 - OPTICAL ART

Movimento di arte astratta sviluppatosi negli anni Sessanta. La Op (abbreviazione di optical) Art esplora i limiti della visione umana. L'artista gioca con l'osservatore creando immagini che sembrano vibrare e pulsare. L'opera d'arte in sé è statica, ma forme e colore suscitano un'illusione ottica di movimento.


1955 - ARTE CINETICA

Termine usato per definire un tipo di arte che rappresenta un movimento, reale o virtuale. L'idea fu introdotta inizialmente negli anni Venti, ma divenne popolare negli anni Cinquanta e Sessanta. L'arte cinetica può essere semplice (come i mobiles di Alexander Calder) o complessa (come le sculture motorizzate di Jean Tinguely. Il termine viene anche applicato a opere che utilizzano effetti luminosi per trasmettere all'osservatore l'illusione del movimento.


1951 - Lucio Fontana

Lucio Fontana nasce nel 1899 a Rosario di Santa Fé (Argentina). Si trasferisce molto presto in Italia. Nel 1927 si iscrive all'Accademia di Brera e segue i corsi di Adolfo Wildt. Nonostante la lontananza, continua a mantenere intensi contatti con il Sudamerica, dove effettua frequenti viaggi e dove ha aperto uno studio di scultura. Partecipa a numerose esposizioni e concorsi, in Italia e all'estero. Realizza monumenti funerari e commemorativi. Stringe rapporti con il gruppo degli architetti razionalisti, collaborando ai loro progetti con sculture e rilievi. Un'attività che porterà avanti per buona parte della sua vita. Nel 1934 Fontana entra in contatto con l'ambiente dell'astrattismo lombardo legati alla galleria milanese Il Milione. L'anno dopo, si lega al gruppo parigino "Abstraction-Création". Alterna opere astratte, come le tavolette graffite o le sculture in ferro filiformi, con le ceramiche "barocche", che realizza presso le fornaci di Albisola e Sèvres. Nel 1939 prende parte alla "Seconda mostra di Corrente". Nel 1940 è di nuovo a Buenos Aires, dove frequenta i gruppi d'avanguardia e partecipa alla stesura del Manifesto Blanco (1946), che segna la nascita dello spazialismo. Nel 1946 Lucio Fontana torna in Italia. Qui riunisce subito attorno a sé numerosi artisti. Nel 1947 elabora il Primo Manifesto dello Spazialismo. Nel 1949 realizza i primi ambienti spaziali. Del 1951 è il grande arabesco al neon per la Triennale di Milano. Parallelamente nascono le prime carte con i "Buchi". È l'inizio della grande stagione dei Concetti spaziali. Tra il 1951 e il 1957 elabora diversi cicli di opere, basate sulla perforazione del supporto (tela, tavola, carta) e la sovrapposizione di materiali vari: pietre, pezzetti di vetro, gesso, sabbia, payettes. Passa poi alle tele dipinte all'anilina e alle sculture spaziali su gambo. Sul finire del 1958 realizza le prime opere con i "tagli", che riproporrà nel 1959 su tela, con il titolo Concetto spaziale. Attese. Una variante è costituita da I Quanta, insieme di 9 tele poligonali, recanti un taglio ciascuna. Del 1959 sono anche le sculture in bronzo Natura. Nel 1960, parallelamente alle tele con i tagli, avvia il ciclo di tele con i cosiddetti "Crateri", squarci prodotti nella tela, spalmata di colore ad olio. Nel 1962 è la volta dei "Metalli", lastre di ottone o acciaio squarciate. Nel 1963 appare la notissima serie della Fine di Dio, grandi tele ovali verticali monocrome, recanti squarci. Nel 1964 è la volta dei cosiddetti "Teatrini", tele con buchi, incorniciate da bordi sagomati in legno che simulano una quinta teatrale. Rientrano nell'intensa attività espositiva di questi anni, la retrospettiva del Walker Art Center di Minneapolis e il Gran Premio per la pittura della Biennale di Venezia, entrambi del 1966. Dell'anno seguente sono le "Ellissi", le sculture in metallo verniciato e le scenografie del Ritratto di Don Chisciotte per la Scala di Milano. Lucio Fontana muore nel 1968, dopo essersi trasferito nella casa di famiglia a Comabbio, in provincia di Varese. Nel 1982 Teresita Rasini Fontana, moglie dell'artista dà vita alla Fondazione Lucio Fontana. Ancora oggi la Fondazione costituisce una delle iniziative meglio gestite nel campo della valorizzazione e della tutela del lavoro di un artista.


1951 - Alberto Burri

Alberto Burri nasce a Città di Castello (Perugia) nel 1915. Si iscrive alla Facoltà di Medicina di Perugia, che frequenta dal 1934 al 1939. Nel 1940 parte per la guerra. Fatto prigioniero dagli inglesi, resta internato in un campo del Nord Africa, prima di essere trasferito dagli americani a Hereford, in Texas, dove inizia a dipingere. Tornato in Italia nel 1946, Burri si trasferisce a Roma, deciso a diventare artista. Nel 1947 tiene la sua prima personale alla galleria La Margherita. Propone opere di carattere figurativo. Ma l'anno successivo è già impegnato nelle prime composizioni astratte: Bianchi e Catrami. Nel 1949 realizza SZ1, il primo "Sacco" stampato. L'anno successivo comincia le Muffe e i Gobbi. Nel 1951 Alberto Burri partecipa alla fondazione del Gruppo Origine, con Ballocco, Capogrossi e Colla. Nel 1952 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia e pone mano a Grande Sacco. Le mostre di Chicago e New York del 1953 segnano l'inizio del successo internazionale. Nel 1954 realizza piccole combustioni su carta. Continua a utilizzare il fuoco anche negli anni successivi, realizzando Legni (1956), Plastiche (1957) e Ferri (1958 circa). Il 1955 è un anno cruciale. Torna per la prima volta negli Stati Uniti e presenzia alla prima mostra personale in un museo pubblico: l'Oakland Art Museum. Due anni dopo, il Carnegie Institute di Pittsburgh gli allestisce un'importante retrospettiva. Nel 1959 è la volta del Palais des Beaux-Arts di Bruxelles. La sua fama è ormai riconosciuta, e nel 1960 la Biennale di Venezia gli dedica una sala personale. Tra il 1961 e il 1969 Burri realizza il ciclo di Plastiche combuste. Nel 1963 espone al Museum of Fine Arts di Houston. Nel 1965 vince il Gran Premio alla Biennale di San Paolo. Sul finire degli anni '60 si trasferisce a Los Angeles. In considerazione del suo successo, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma gli dedica una sala permanente. Abbandonate le combustioni, Alberto Burri nel 1973 inizia il ciclo dei Cretti, che riprendono i Bianchi realizzati a cavallo tra gli anni '40 e '50. Nel 1975 realizza le scene per Tristano e Isotta di Richard Wagner al Teatro Regio di Torino. Nel 1976 realizza il Grande Cretto Nero per il Franklin D. Murphy Sculpture Garden di Los Angeles, nel 1978 il Grande Cretto di Capodimonte. Nel 1976 inizia a lavorare ai Cellotex. Al 1979 risalgono i Cicli, che domineranno tutta la sua produzione successiva. Il primo, intitolato Il Viaggio, viene esposto negli Ex-Seccatoi del Tabacco di Città di Castello. Presenterà altri cicli a Firenze (1981), Palm Springs (1982), Venezia (1983), Nizza (1985), Roma, Torino (1989) e Rivoli (1991). Nel 1981 viene inaugurata la Fondazione Burri in Palazzo Albizzini a Città di Castello. In questi anni Burri si dedica al progetto (interrotto nel 1989) del Grande Cretto per la cittadina siciliana di Gibellina, sconvolta dal terremoto del 1968. Negli anni '80 vengono dedicate a Burri numerose esposizioni: Documenta a Kassel (1982), Palazzo Citterio a Milano (1984), Stabilimento Peroni e Università degli Studi a Roma (1987). Nel 1990 si apre, sempre a Città di Castello, la seconda sede della Fondazione, presso gli ex-Seccatoi del Tabacco. Lasciata la California, Burri si trasferisce a Beaulieu, in Francia, ma continua a frequentare Città di Castello. Nel 1993 espone al Museo Internazionale della Ceramica di Faenza, l'ultimo grande cretto in ceramica, Nero e Oro. Alberto Burri muore a Nizza nel 1995.


1950 - ARTE INFORMALE

Il termine informale fu coniato in Francia negli anni Cinquanta per indicare la tendenza verso un nuovo modo di creare immagini senza il ricorso alle forme riconoscibili precedentemente usate (v. "Cubismo" e "Espressionismo"). L'obiettivo era l'abbandono di forme geometriche e figurative per scoprire un nuovo linguaggio artistico. L'arte informale ha sviluppato segni e metodi all'insegna dell'improvvisazione. Gli artisti riconducibili a questa tendenza hanno dato origine a opere estremamente diversificate, ma spesso caratterizzate da libere pennellate e densi strati di colore. Come il contemporaneo espressionismo astratto negli Stati Uniti, l'arte informale è una categoria molto ampia che include pittori sia figurativi sia non figurativi. Con epicentro a Parigi, interessò anche altre parti d'Europa, in particolare Spagna, Italia e Germania. Burri, Dubuffet, Fautrier, Hartung, Riopelle, Soulages, De Staël, Tàpies


1950 - POP ART

Movimento emerso negli Stati Uniti e in Gran Bretagna negli anni Cinquanta, ispirato a immagini della società consumista e della cultura popolare. Fumetti, pubblicità e prodotti di massa giocano tutti un ruolo in questo movimento, definito da Richard Hamilton come: "popolare, transitorio, usabile, economico, prodotto in massa, giovane, spiritoso, sexy, atletico, affascinante, e un grosso affare ". La sfrontatezza dei contenuti è spesso sottolineata da tecniche di tipo fotografico in pittura e da una minuta attenzione al dettaglio nella scultura. Fotomontaggio, collage e assemblaggio sono altre tecniche comuni nella Pop Art.


1948 - COBRA

Associazione internazionale di artisti attiva in Europa dal 1948 al 1951. Il nome Cobra deriva dalle iniziali delle capitali delle nazioni di provenienza dei membri originari dell'associazione (Copenaghen, Bruxelles e Amsterdam). Gli artisti del Cobra miravano a promuovere la libera espressione dell'inconscio utilizzando spesse e libere pennellate di colori violenti per conferire forza e vitalità ai dipinti. Svilupparono in particolare immagini fantastiche derivate dal folclore nordico e da simboli mistici dell'inconscio piuttosto che forme puramente astratte


1945 - xx secolo 1945-1960

Il secondo dopoguerra vede in Europa imporsi l'espressionismo del gruppo Cobra e lo Spazialismo di Lucio Fontana, in netta rottura con gli schemi classici della pittura e della scultura mentre l'Action painting americana spinge a sua volta sull'automatismo del gesto in un violento rapporto con la materia. Nascono le prime ricerche internazionali nell'ambito dell'arte cinetica e programmata. Per la storia italiana, a Venezia, nel 1945, la Nuova secessione artistica italiana rifonda il realismo in termini formativi di cultura; comprende Levi, Cassinari e gli artisti che confluiscono poi nel Fronte nuovo delle arti che dal 1947 al 1950 aggrega Birolli, Guttuso, Vedova, Corpora, Fazzini, Franchina, Santomaso, Pizzinato, Viani, Leoncillo e fonda il concetto di autonomia dell'arte sulla libertà di creazione e di pensiero; prima mostra a Milano alla galleria della Spiga a cura di G.Marchiori. A Milano sorge la rivista Numero (dicembre 1945 - aprile 1946) dove Morlotti, Vedova e altri pubblicano il Manifesto del Realismo Oltre Guernica, e la rivista Pittura (dicembre 1946 - agosto 1947). A Bologna nel 1948 la Prima mostra nazionale d'arte contempotanea provoca una polemica di Togliatti su Rinascita e la protesta di Guttuso, Mafai, Turcato, Leoncillo, Consagra. Il Neoconcretismo promuove l'arte astratta in funzione antinaturalista, antirealista e antisurrealista: fanno capo alla tendenza il MAC milanese (Movimento Arte Concreta) che raggruppa, dal 1948 al 1958, Di Salvatore, Nigro, Fontana, Munari, Veronesi. Mazzon, Monnet, Pantaleoni, Parisot, Scroppo, Soldati, Dorfles, Bordoni, Bertini, Galvano, Parisot, Scroppo; a Roma il Gruppo Forma 1 nel 1947 pubblica il Manifesto del formalismo firmato da Accardi, Attardi, Guerrini, Dorazio, Perilli, Sanfilippo, Turcato, che lavorano in ambito aniconico con tangenze col costruttivismo; a Firenze il Manifesto dell'Astrattismo classico è redatto nel 1950 da Migliorini e firmato da Berti, Nativi, Monnini, Moretti, Nuti. Nel 1949 Mario Ballocco fonda A.Z., rivista attiva fino al 1952 in linea con il M.A.C.. A Milano nel 1948 il Manifesto del Movimento Spaziale firmato da Fontana, Kaisserlian, Joppolo, Milena Milani, Tullier, propugna il superamento della pittura di cavalletto per un'azione di più vasta libertà, impiego, fruizione. Il gesto di Fontana per i buchi è il più trasgressivo e meditato dell'arte contemporanea. Il primo Ambiente con forme spaziali e luce nera è del 1949. Dal 1950 parte la ricerca di Capogrossi sul modulo a pettine o a forchetta. Del 1951 sono i primi Concetti spaziali di Fontana e del 1952 i primi Sacchi di Burri. Il 17 maggio 1952 Fontana impiega per la prima volta il mezzo televisivo per diffondere una trasmissione d'arte e pubblica il Manifesto del Movimento Spaziale per la Televisione, sottoscritto da Ambrosini, Burri, R.Crippa, de Luigi, De Toffoli, Donati, Giancarozzi, Guidi, Joppolo, la Regina, Milano, Morucchio, Peverelli, Tancredi, Vianello. A Bruxelles Baj e Dangelo pubblicano il Manifesto programmatico della Pittura Nucleare, seguito dal Manifesto BOUM. Prima mostra del gruppo alla sede degli Amici della Francia a Milano. La pittura elabora icone ispirate all'atomo. Alla Biennale di Venezia del 1952 espone il Gruppo degli Otto presentato da Lionello Venturi che redige il relativo manifesto firmato da Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Turcato, Vedova, per una tendenza astratto-concreta ispirata ai dati della natura. Del 1953 è il primo Laboratorio di esperienze immaginiste ad Alba: raduna Dangelo, Jorn, Gallizio. Del 1954 è il saggio di Francesco Arcangeli su Gli ultimi naturalisti in Paragone. Nella tendenza accorpa Morlotti, Moreni, Mandelli, Vacchi, Bendini, Fasce, Brunori, Ferrari, Giunni, Raccagni, Chighine, dal tipico linguaggio informale con riferimenti alla natura. Francese e Zigaina operano nel solco di un realismo di forte impronta esistenziale. Dal primo terzo degli anni '50 attingono al verbo esistenzialista francese per una revisione del realismo nei termini di una nuova attenzione all'individuo, a Roma Vespignani e a Milano un gruppo di giovani pittori: nel clima del Realismo esistenziale sono attivi Guerreschi, Ceretti, Romagnoni, Vaglieri, G.F.Ferroni, Banchieri e lo scultore Bodini. Comune a quasi tutti gli artisti è un passaggio strumentale nell'informale che sfiora l'aniconicità attorno al '60. In seguito si nota un ritorno alla figurazione in chiave narrativa. Il gruppo si sgrana in varie esperienze con Borgognoni, Bellandi, Fossati, Aricò. Alla metà degli anni '50, Rotella, legato alla Mec Art di P.Restany, esegue i primi décollages. Dal 1957 al 1959 si pubblica a Milano la rivista Il gesto. Del 1957 è il Manifesto dell'Internazionale Situazionista firmato da Jorn, Debord, Gallizio che nel 1958 a Torino allestisce la prima mostra di pittura industriale e nel 1959 a Parigi presenta la Caverna dell'antimateria. Fontana esegue i tagli su tela monocroma e Baj i primi Generali. Nel 1958 Biasi, Del Pezzo, Di Bello, Fergola, Luca, Persico, rifacendosi a Il Gesto, fondano a Napoli il Gruppo 58 attivo nel campo dell'arte cinetica e programmata. Nel 1959 a Torino è edita la rivista Notizie,Arti figurative che riporta il Manifesto della pittura industriale. Nel 1959 a Milano il Gruppo T raduna Anceschi, Boriani, Colombo, De Vecchi, Varisco in ricerche d'arte cinetica e programmata. A Milano nel 1960 Manzoni e Castellani fondano Azimuth. Vi collabora Bonalumi. Nel 1960 Biasi, Chiggio, Landi, Massironi fondano a Padova il Gruppo N che ricerca in ambito Op Art Del 1960 sono le prime prove in ambito Pop Art di Schifano e le ricerce ottico-cinetiche di Boriani con la prima superfiecie magnetica.


1945 - ESPRESSIONISMO ASTRATTO

Movimento americano sviluppatosi a New York negli anni Quaranta. I pittori appartenenti al movimento erano per la maggior parte pittori gestuali. Usavano regolarmente tele di grandi dimensioni, dipinte rapidamente e con energia, a volte con grandi pennelli, a volte lasciando colare o gettando il colore direttamente sulla tela. Il metodo espressivo di dipingere era spesso considerato importante quanto la pittura stessa. Altri espressionisti astratti adottarono un approccio più sereno e mistico a immagini puramente astratte. Non tutte le opere ispirate da questo movimento erano astratte o espressioniste, ma quello che in generale le accomuna è la spontaneità del rapporto dell'artista con l'opera e il ruolo privilegiato dell'inconscio nel processo creativo. Hofmann, Kline, De Kooning, Motherwell, Newman, Pollock, Rothko,


1940 - SIMBOLISMO

Movimento letterario e pittorico sorto in Francia alla fine del diciannovesimo secolo. I simbolisti rifiutavano il realismo, nella convinzione che la pittura dovesse comunicare idee e stati d'animo piuttosto che descrivere il mondo visibile. Lo stile variava da una ricchezza minuziosa a una serenità stilizzata, ma comune era l'intento di trasmettere un senso di mondo ultraterreno. Frequenti erano i soggetti di carattere religioso o mitologico, e i temi preferiti erotismo, morte e peccato.


1935 - xx secolo 1935-1945

Nel 1935, tra gli invitati alla II sezione della Mostra dei quarant'anni della Biennale: Moggioli, Dalla Zorza, Cesetti, Saetti, Birolli, Santomaso, Guido Marussig, Cagnaccio di San Pietro, Disertori, Balsamo Stella. A Torino, lo studio di Casorati e Paolucci ospita la 'Prima mostra collettiva d'arte astratta italiana' con Bogliardi, De Amicis, D'Errico, Fontana, Ghiringhelli, Licini, Melotti, Reggiani, Soldati, Veronesi. Al Milione di Milano personali dei maestri europei dell'astrattismo e di Carrà, Soldati, Licini, Melotti, Fontana che procede sul doppio binario dell'esperienza astratta e della più intensa fantasia plastica nelle ceramiche. Per le Edizioni del Milione esce 'Kn' di Carlo Belli, saggio che indaga le strutture del linguaggio della pittura. Se per Licini il quadro è 'opera di poesia', per Melotti ".l'arte è uno stato angelico, geometrico. Essa si volge all'intelletto, non ai sensi. Per questo è priva di importanza la pennellata in pittura e in scultura la modellazione.". Si apre la II Quadriennale di Roma con folti gruppo di opere di Carrà, Casorati, De Chirico, De Pisis, Mafai, Magnelli, Marini (che vince il premio per la scultura, inizia la serie delle 'Pomone' e si reca a Parigi), Martini, Morandi, Pirandello, Prampolini, Reggiani, Rosai, Scipione, Severini. 'L'Art italien du XIX et XX siècles' a Parigi; maestri del novecento alla mostra del Carnegie Institute di Pittsburg e alla 'Exhibition of Contemporary italian art', itinerante negli Stati Uniti. De Chirico espone a Parigi e alla Pierre Matisse Gallery di New York. Carrà espone al Milione. A Firenze esce 'La critica d'arte' diretta da C.L. Ragghianti e da Roberto Longhi: sospesa nel 1938, la rivista riprende le pubblicazioni nel dopoguerra. Marinetti e Fillia pubblicano su 'Stile futurista' (anno II n.6-7) il 'Manifesto futurista dell'Arte sacra'. A Como, Terragni edifica la Casa del Fascio con decorazioni murali di Mario Radice. Nel senso di una restaurazione del classico opera Francesco Messina. A Milano Renato Guttuso si lega a Sassu e Birolli e inizia l'attività Manzù: convergeranno tutti nel gruppo di 'Corrente' con Broggini. Già lavorano Mazzacurati e Fazzini, Mirko Basaldella e Leoncillo, Mino Rosso e Mastroianni. Nel 1936 il critico Edoardo Persico (1900-1936), ispirato redattore delle riviste 'Casabella' e 'Domus', già promotore del Gruppo dei Sei di Torino e del Chiarismo milanese di Del Bon, e legato all'architetto razionalista Giuseppe Pagano (che morirà a Mauthausen nel 1944), pubblica la monografia su Lucio Fontana scultore; Persico muore improvvisamente, alla vigilia della VI Triennale di Milano che, con la sua regìa, dava ampio spazio agli architetti razionalisti e proponeva i primi studi di urbanistica, la Mostra di scenotecnica e la 'Sala della Vittoria', di Fontana, Nizzoli, Palanti e Persico; opere di Fancello, Nivola e di altri allievi dell'ISIA di Monza alla mostra delle scuole d'arte; la fontana astratta di Cattaneo e Radice, poi allestita a Camerlata. Alla XX Biennale di Venezia sale personali di Carrà, Carena, Ferrazzi, Severini, Tito; 'Mostra del Libro illustrato italiano' e 'Mostra del Futurismo italiano' nel padiglione russo; retrospettiva di Degas. A Villa Olmo di Como la 'Mostra di pittura moderna italiana' raduna esponenti del Novecento e dell'astrattismo, al pari della VII mostra del Sindacato interprovinciale di Milano alla Permanente. Rosai espone al Lyceum di Firenze, Reggiani al Milione di Milano, Campigli a Parigi. De Chirico a New York. Fierens pubblica la monografia francese su Marino Marini. Nasce a Roma la rivista 'Prospettive' che pubblica fino al 1943, diretta da Curzio Malaparte. Nel 1937 Casorati e Martini espongono al Salone della Stampa a Torino (Martini anche al Milione), Mafai, Manzù, Afro Basaldella, Franchina e Guttuso alla Cometa di Roma; l'Akademie der Künste di Berlino ospita la rassegna 'Arte italiana dall'Ottocento ad oggi' con esponenti del Novecento, presenti in parte anche ad 'Anthology of contemporary italian painting' alla Cometa di New York. Tomea e Cantatore iniziano a lavorare nel clima di 'Corrente'. All'Esposizione Universale di Parigi sono esposte sculture di Colla e Fontana e dipinti di novecentisti e futuristi. Picasso dipinge 'Guernica', opera di riferimento per la cultura pittorica internazionale. Nel 1938 inizia a Milano le pubblicazione 'Vita giovanile', poi 'Corrente di vita giovanile', rivista diretta da Ernesto Treccani che promuove il 'Movimento di Corrente', in opposizione al Novecento come lo erano stati i Sei di Torino e il Chiarismo sostenuti da Persico. La rivista sarà sospesa dal regime nel 1940 (e contemporaneamente 'La Critica' di Benedetto Croce) ma proseguirà l'attività espositiva dei seguaci del movimento. Alberto Savinio espone al Lyceum di Firenze; mostra postuma di Fillia a Torino; personali di Severini con mosaici e di Guttuso alla Cometa di Roma, di De Chirico a Genova, Venezia e Londra; di Soffici a Milano; ceramiche di Fontana al Milione. A Milano e Roma esce la rivista 'Valori primordiali' che darà vita al 'Gruppo primordiali futuristi Sant'Elia'. Alla II Quadriennale di Roma ampio spazio a Carrà, De Chirico, De Pisis, Mafai, Marini, Martini, Pirandello, Prampolini, Savinio, Scipione, Severini. La XXI Biennale di Venezia propone la 'Mostra internazionale del paesaggio del XIX secolo' e la 'Mostra dei futuristi aeropittori in Africa e Spagna'. Retrospettive di Piero Marussig; nel padiglione francese, Renoir e Laurens. La promulgazione delle leggi razziali in Italia costringe all'emigrazione vari intellettuali e artisti tra cui Costantino Nivola. Nel 1939, la III Quadriennale di Roma, nell'amplissimo contesto d'artisti invitati, pone l'accento sulle presenze di Manzù, Marini e Martini, Morandi, Pirandello, Prampolini e Severini. Alla XXIX mostra della Galleria di Roma, sculture di Mirko e dipinti di De Pisis. Torino celebra Pellizza da Volpedo. Santomaso espone alla galleria Rive Gauche di Parigi, presentato da G. Marchiori. La Galleria Genova propone un folto gruppo di ceramiche di Lucio Fontana presentate da Tullio d'Albisola. Un numero della rivista di 'Corrente' funge da catalogo per la 'Mostra d'arte contemporanea' alla Permanente di Milano che dà largo spazio a Carrà. La galleria P. Grande ospita la 'Seconda mostra di 'Corrente' con Afro, Birolli, Cantatore, Fazzini, Fontana, Franchina, Guttuso, Mafai, Manzù, Migneco, Mirko, Pirandello, Santomaso, Tamburi. Rosai espone alla Barbaroux; il Bollettino del Milione dedica un numero monografico a De Chirico in occasione della personale; la rivista 'Il Selvaggio' a Guttuso. Al Premio Cremona, di stretta marca fascista, presieduto da Farinacci, si oppone il Premio Bergamo con la 'Mostra nazionale del paesaggio italiano'. Primi collages dadaisti di Luca Crippa, formatosi all'ISIA di Monza. All'esposizione Universale di New York, la 'Mostra d'arte contemporanea italiana' presenta tutti i maggiori novecentisti che espongono anche alla 'Golden Gate International Exhibition of Contemporary Art' di San Francisco. Fontana rientra in Argentina fino al 1946. Nel 1940, Mafai espone alla Barbaroux di Milano. Numeri monografici del Bollettino del Milione dedicati ad Alberto Savinio e a Severini in occasione delle personali. Alla galleria Genova personale di Santomaso, opere di Mirko e Afro Basaldella e mostra di Adriana Pincherle e di Guttuso presentato da Moravia. A Roma si pubblica 'Civilta' fino al 1942. La XXII Biennale di Venezia registra le assenze di varie nazioni, causa l'entrata in guerra dell'Italia contro Francia e Gran Bretagna. La presenza italiana si divide tra novecentisti e il futurismo di cui Marinetti cura la rassegna 'Aeropittura e aeroritratto simultaneo'. A Milano esce il Manifesto del Gruppo Primordiali Futuristi Sant'Elia, firmato da Marinetti, Ciliberti, Badiali, Benedetta, Carlo Cattaneo, Licini, Lingeri, Prampolini, Nizzoli, Radice, Rho, Sartoris, Terragni, Magnaghi, Terzaghi. Tra le varie rassegne allestite dalla VII Triennale, retrocessa dal clima del razionalismo di Pagano all'ortodossia e al trionfalismo di Piacentini, la Mostra d'architettura, la Mostra del libro italiano antico d'architettura, la Mostra d'arte grafica, le Gallerie dell'arredamento. Al 'Secondo premio Bergamo' vincono Mafai e Guttuso con 'La fuga dall'Etna'. Munari espone al Milione. Alla galleria Genova espongono Rosai e Santomaso. Al Kunsthaus di Zurigo i grandi del Novecento sono radunati nella 'Mostra di pittori e scultori italiani contemporanei' che esclude i futuristi. De Chirico espone alla Pierre Matisse Gallery di New York. A Milano, nel 1941, la Pinacoteca di Brera ospita una mostra di Scipione; Casorati e Soffici espongono alla Barbaroux; De Chirico al Milione. Rosai espone a Torino. Personali di Mafai e Marino Marini alla Galleria Genova. Ampia antologica di Prampolini alla Galleria di Roma. Alla III Mostra nazionale di pittura del Premio Bergamo, Guttuso espone la 'Crocefissione' suscitando polemiche. Sul fronte albanese muore giovanissimo il ceramista Salvatore Fancello, celebrato l'anno successivo da una mostra a Brera. Tra '40 e 41 si pone la più significativa produzione di Arnaldo Badodi. Morlotti sonda la lezione picassiana. Nel 1942 la Galleria di Roma propone le importanti opere della Collezione Valdameri, i dipinti di Afro e le sculture di Mirko; la Galleria San Marco una personale di Balla. A Milano, la Galleria della Spiga propone disegni di Scipione e dipinti di Santomaso, la Pinacoteca di Brera un'ampia antologica di Carrà. Alla XXIII Biennale di Venezia, ultima del tempo di guerra, Marinetti allestisce la mostra sulle 'Aeropitture di guerre cosmiche biochimiche sacre.' e la presenza straniera si riduce ulteriormente. Marino Marini espone allo 'Zodiaco' di Roma, Campigli al Cavallino di Venezia; a Milano Emilio Vedova espone alla galleria della Spiga e alla galleria di Corrente. Munari pubblica da Einaudi "Le macchine inutili". A Roma s'inaugura il 'Palazzo della Civiltà del Lavoro' all'E 42, su progetto di Guerrini, La Padula, Giovanni Romano. Nel 1943 si apre la IV Quadriennale di Roma. La galleria del Cavallino di Venezia propone Atanasio Soldati, Gino Rossi e Felice Casorati. Lo Zodiaco di Roma, Santomaso, Guttuso, Savinio, Leoncillo, Scialoja e Turcato, Mafai e Manzù. Mostra di Mario Radice da Bergamini a Milano. Nel 1944 a Roma, liberata dalle truppe alleate, è allestita presso la Galleria di Roma la rassegna 'L'arte contro la barbarie' con un'ampia sezione di opere di Guttuso sul tema dei massacri di partigiani e con la ceramica di Leoncillo 'Madre romana uccisa dai tedeschi'; la Galleria del Secolo propone la mostra '25 artisti del secolo', presentata da Carlo Belli, e la personale di Pirandello. Una personale di Luigi Russolo e una conferenza sull'architettura alla galleria Borromini di Como. Alla Piccola galleria di Venezia Arturo Martini presenta la scultura 'Donna che nuota sott'acqua'. Alla Ciliberti di Milano Munari espone dipinti astratti. Palma Bucarelli introduce in catalogo l'ampia 'Esposizione d'arte contemporanea' alla Galleria d'Arte Moderna di Roma, con retrospettive di De Pisis e di Medardo Rosso e capolavori di tutti i grandi del Novecento. Vari artisti del gruppo di 'Corrente' ormai disperso sono passati nelle file della Resistenza. Birolli realizza 100 disegni sul tema dell'occupazione nazista, in seguito pubblicati nel volume 'Italia 1944'; anche Cassinari, Morlotti e Sassu lavoreranno sul tema della violenza e modificheranno i loro linguaggi sotto l'impulso delle ricerche internazionali recuperate. Zigaina si diploma all'Accademia di Venezia. Nel 1945, alla galleria San Marco di Roma, la 'Libera associazione arti figurative' presieduta da Severini propone tra gli altri: Basaldella, Capogrossi, Caputi, Cavalli, Ciarrocchi, Colla, Fazzini, Fini, Franchina, Gentilini, Guttuso, Guzzi, Leoncillo, Levi, Mafai, Mannucci, Maselli, Mazzacurati, Melli, Monachesi, Montanarini, Omiccioli, Pirandello, Purificato, Rizzo, Angelo Savelli, Scarpitta, Scialoja, Scordia, Severini, Spadini, Stradone, Tamburi, Trombadori, Turcato, Vespignani, Ziveri. Allo Zodiaco espone Mafai; alla galleria del Secolo, De Chirico e ancora Mafai; alla Margherita, Guttuso espone i disegni della serie 'Gott mit uns'. Emilio Vedova espone a Venezia e a Mantova. Prampolini fonda l'Art Club di Roma. A Milano, Borra organizza una 'Mostra d'arte concreta'. Lavorano già significativamente Luciano Minguzzi, Pietro Cascella, Emilio Greco e Alberto Viani, Mascherini e Cappello. Arturo Martini pubblica 'Scultura lingua morta'.


1935 - SINTETISMO

Con Sintetismo ci si riferisce all'orientamento assunto dai pittori della scuola di Pont-Aven, riuniti intorno alla personalità di P. Gauguin (E. Bernard, M. Denis, C. Laval, H. de Chamaillard) che, in opposizione all'impressionismo, affermano la necessità di superarne il carattere aleatorio della visione e di ridurre questa ad una sintesi in cui siano compresi tutti gli aspetti della rappresentazione: dalla costruzione prospettica, alla definizione lineare, alla campitura cromatica. Una nuova superficie bidimensionale, realizzata attraverso nette campiture di colore come negli smalti cloisonné, esprime una nuova visione della realtà, profondamente influenzata dalle concezioni simboliste pronunciate da Gauguin.


1930 - Giorgio Morandi

Giorgio Morandi nasce a Bologna nel 1890. Nel 1907 si iscrive all'Accademia di Belle Arti. Nel 1909 vede alcune opere di Cézanne riprodotte in un libro, e ne rimane profondamente colpito. Nel 1913 si diploma. Diventa amico di Riccardo e Mario Bacchelli. Si interessa al Futurismo, ma le sue opere risentono soprattutto dell'influenza di Cézanne. Nel 1914 espone a una collettiva presso l'Hotel Baglioni di Bologna. Partecipa anche ad una mostra futurista presso la Galleria Sprovieri di Roma, ma non entra a far parte del gruppo. Diviene insegnante di disegno. Nel 1918 Morandi è attratto dalle opere metafisiche di Carlo Carrà e Giorgio de Chirico, che vede riprodotte sulla rivista "La Raccolta", fondata da Giuseppe Raimondi. Realizza una ventina di tele di genere metafisico. Ma si tratta di una breve parentesi, anche se di eccezionale importanza dal punto di vista qualitativo. Alla fine del '19 riprende a dipingere nature morte (bottiglie, vasetti di fiori) e paesaggi in stile realistico. Nella prima parte degli anni '20 Morandi partecipa a gruppi artistici e culturali. Ha contatti con i letterati di "La Ronda". Entra in rapporto con Mario Broglio. Nel 1921 partecipa alla mostra di "Valori Plastici" a Berlino. Tra il 1926 e il 1930 prende parte a diverse mostre di "Novecento". Si dedica intensamente all'incisione. Nel 1929 illustra Il sole a picco di Cardarelli. L'anno successivo ottiene la Cattedra di Incisione all'Accademia di Belle Arti di Bologna, dove insegnerà fino al 1956. Viene invitato a Pittsburgh per il Carnegie International Prize. Nel 1932 Soffici gli dedica un numero speciale dell'"Italiano". Nel 1934 partecipa a vari eventi espositivi importanti, tra cui la Biennale di Venezia, la Quadriennale di Roma e la mostra sull'arte italiana allo Jeu de Paume di Parigi. Nel 1939 ha un'intera sala alla Quadriennale di Roma. Espone anche a San Francisco e Pittsburgh. Cesare Brandi gli dedica un saggio su "Le Arti". Allo scoppio della seconda guerra mondiale si ritira in campagna a dipingere paesaggi. Viene arrestato come oppositore del regime fascista e subito rilasciato. Nel dopoguerra fioccano i riconoscimenti internazionali: Primo premio per la pittura alla Biennale di Venezia (1948), premio per l'incisione (1953) e premio per la pittura (1957) alla Biennale di Saõ Paulo. Numerose le mostre all'estero: Musée des Beaux-Arts di Bruxelles (1949), Gemeentemuseum di L'Aia, New Burlington Galleries di Londra (1954). Con le sue nature morte prende parte alle prime due edizioni di Documenta a Kassel (1955, 1959). Trascorre gli ultimi anni di vita a lavorare appartato nello studio di Via Fondazza a Bologna. A smuoverlo nel 1956 è il desiderio di vedere l'antologica di Cézanne a Zurigo. Espone ancora a New York (1957), a Siegen (1962), dove vince il Rubenspreis, e a Ginevra (1963). Giorgio Morandi muore a Bologna nel 1964.


1925 - Joan Miró

Joan Miró nasce a Barcellona nel 1893. Nel 1907 si iscrive alla Scuola del Commercio. Nel 1910 trova lavoro come contabile in un negozio di drogheria, ma partecipa anche ad alcune mostre di pittura. Attorno al 1912 Joan Miró decide di dedicarsi esclusivamente all'arte. Comincia a frequentare la Scuola di Francesc Galí. L'anno dopo si iscrive al Circolo Artistico di Sant Lluc, dove incontra Joan Prats. Nel 1916 affitta uno studio insieme a Enric Cristófol Ricart. Inoltre, entra in contatto con il mercante d'arte Josep Dalmau, che lo introduce presso Maurice Raynal e Francis Picabia. Nel 1918 aderisce al Gruppo Courbet, di cui fanno parte anche Josep Llorens Artigas, J.F. Ráfols e Ricart. Tiene la prima personale da Dalmau a Barcellona. Con gli anni '20 per Joan Miró inizia un periodo di intensi incontri e scambi intellettuali. Ma spesso ritorna anche a Montroig, dove si trova la tenuta di famiglia. Nel 1920 è a Parigi. Qui fa visita a Picasso. Nel 1922 diventa amico di Masson, che gli fa conoscere Michel Leiris, Antonin Artaud, Jean Dubuffet, Paul Eluard e Raymond Queneau. Incontra anche Ezra Pound ed Ernest Hemingway, che gli acquista un quadro. Nel 1925 Miró conosce André Breton. Partecipa così ad alcune manifestazioni surrealiste. Nel 1926 cambia atelier. I nuovi vicini sono Hans Arp e Max Ernst. Con Ernst realizza le scenografie per il balletto Romeo e Giulietta, portato in scena da Diaghilev. Nel 1928 effettua un viaggio in Belgio e nei Paesi Bassi. Nasce così la serie degli Interni olandesi. Nel 1932 si trasferisce a Barcellona. Incontra Josep Lluís Sert, col quale collaborerà spesso in futuro. Progetta la scenografia per il balletto Jeux d'enfants messo in scena da Massine. Nel 1936, a causa della guerra civile spagnola, Joan Miró si trasferisce a Parigi con la famiglia. Per l'Esposizione Internazionale del 1937 esegue un grande dipinto murale, destinato al padiglione della Repubblica spagnola: Il falciatore (Paesaggio catalano in rivolta). Comincia a praticare l'acquaforte e la punta secca. Nel 1939 si trasferisce a Varengeville-sur-Mer, in Normandia, dove inizia la serie delle Costellazioni. L'invasione tedesca in Francia (1940) riporta Miró in Spagna. Si stabilisce a Palma di Maiorca. Una importante retrospettiva ha luogo nel 1941 presso il Museum of Modern Art di New York. A partire dal 1944 Miró si dedica alla ceramica, assistito da Josep Llorens Artigas. Nel 1946 realizza le prime sculture in bronzo. Il dopoguerra è fittissimo d'impegni. Nel 1947 Miró si reca negli USA e partecipa all'esposizione surrealista presso la Galerie Maeght di Parigi. Nel 1949 espone a Barcellona alla Galerías Layetanas. Realizza un murale per il refettorio dell'Harkness Commons, alla Harvard University, su commissione di Walter Gropius. Nel 1954 Miró vince il Gran Premio Internazionale per la Grafica alla Biennale di Venezia. Nel 1958 vengono inaugurati i pannelli murali per il palazzo dell'UNESCO di Parigi: Il sole e La luna. I grandi lavori vengono premiati col Guggenheim International Award. Nel 1962 il Musée national d'Art moderne di Parigi dedica una vasta retrospettiva a Miró. Nel 1964 viene inaugurata la Fondation Maeght a Saint-Paul-de-Vence, che ospita molte sculture di Miró. Nel 1966 il Museo Nazionale d'Arte di Tokyo gli allestisce una retrospettiva. In questa occasione conosce il poeta Shuzo Takiguchi, che gli dedica una monografia. L'anno successivo riceve il Carnegie International Prize per la pittura. A questo periodo risalgono le prime grandi sculture in bronzo. Nel 1970 esegue un pannello monumentale in ceramica per l'Aeroporto di Barcellona. Ad assisterlo è, come sempre, Artigas. Nel 1972 si costituisce la Fondation Joan Miró di Barcellona. Il progetto dell'edificio che la ospiterà viene affidato a Josep Lluís Sert. L'inaugurazione si svolge nel 1975. Nel 1976 Joan Miró realizza una pavimentazione in ceramica sulla Rambla di Barcellona. Nel 1978 tiene una retrospettiva al Museo Español de Arte Contemporáneo di Madrid. Realizza, inoltre, una grande scultura per il quartiere parigino de La Défense. L'anno successivo vengono inaugurate le vetrate della Fondation Maeght. Riceve anche la Laurea honoris causa dell'università di Barcellona. Nel 1981 viene inaugurata la scultura Miss Chicago sulla Brunswick Plaza di Chicago. L'anno successivo è la volta di Donna e uccello, nel parco Joan Miró di Barcellona. Joan Miró muore a Palma di Maiorca nel 1983.


1925 - xx secolo 1925-1935

Nel 1926 a Firenze nasce la rivista 'Solaria', attiva per un decennio. A Milano mostra di De Pisis alla saletta 'Lidel'; di Carrà e di De Chirico alla galleria Pesaro; alla 'Permanente' la mostra del 'Novecento Italiano' a cura di Margherita Sarfatti allinea 114 artisti. Alla XV Biennale di Venezia mostra del Futurismo italiano curata da Marinetti. Tra le personali quelle di Carena e di Soffici; tra le retrospettive quella di Segantini, di Boecklin e di Rops. De Pisis espone alla 'Galérie au Sacre du Printemps' di Parigi, presentato da De Chirico e De Chirico alla Galèrie Paul Guillaume. De Chirico, Savinio, Severini, Paresce, Campigli, De Pisis e Tozzi fondano a Parigi il 'Groupe des Sept'. A Roma nasce la rivista di Bontempelli '900. Cahier d'Italie et d'Europe' in francese, attiva fino al 1929. Alla 'International Exhibition of Modern Art' presso il Brooklyn Museum di New York espongono De Chirico e Pannaggi. Martini realizza il 'Figliol prodigo'. Lionello Venturi pubblica 'Il gusto dei Primitivi'. Nel 1927 la rivista 'Il Selvaggio' diventa organo ufficiale del movimento di 'Strapaese', sviluppatosi a Firenze dal 1924: sarà attiva fino al 1943. Al Musèe Rath di Ginevra si apre la 'Exposition d'Artistes Italiens Contemporains' con Carrà, Casorati, Sironi, Soffici, Giò Ponti. A Milano la Galleria Scopinich ospita la mostra '15 artisti del Novecento italiano'. Alla Kunsthaus di Zurigo la rassegna 'Italienische Maler' presenta folti gruppi di opere di Campigli, Carrà, Casorati, De Chirico, De Pisis, Modigliani, Sironi. Personale di De Chirico alla Galérie Bucher di Parigi presentato da Waldemar George. Ampia presenza dei Futuristi alla Quadriennale di Torino. 'III Mostra internazioanale d'arti decorative alla Villa Reale di Monza. Depero vi realizza il padiglione del libro e la Casa d'arte futurista; Arturo Martini propone ceramiche; progetto di Sironi per 'Il Popolo d'Italia' e di Casorati per una macelleria; sono presenti Giò Ponti, Marcello Nizzoli e gli architetti del 'Gruppo 7'. Alla 26a mostra del Premio Carnegie di Pittsburg, Casorati è presente in giuria e tra gli espositori ed è premiato Antonio Donghi. Al Kunstverein di Amburgo opere di Campigli, De Chirico e Modigliani alla rassegna 'Europäische Kunst der Gegenwart'. Jean Cocteau presenta la personale di Alberto Savinio alla Galérie Bernheim di Parigi. Lo Stedelijk Museum di Amsterdam e il Pulchri Studio a Den Haag ospitano la grande 'Esposizione d'arte italiana in Olanda'. Su 'La Fiera letteraria' Giovanni Comisso scrive di De Chirico e De Pisis a Parigi. Savinio pubblica a Milano 'Angelica o la notte di maggio'. Nasce il MIAR (Movimento italiano per l'architettura razionale). Marino Marini, formatosi a Brera ai corsi di G. Trentacoste, inizia il proprio itinerario creativo. Del Bon e Lilloni esordiscono in ambito novecentista: modificheranno in senso chiarista la loro tavolozza due anni dopo, in concomitanza con l'arrivo di Edoardo Persico a Milano. Nel 1928 il Kunstverein di Lipsia ospita la mostra del Novecento Italiano. De Chirico espone alla Valentine Gallery di New York. Mario Tozzi cura al Salon de l'Escalier di Parigi la mostra 'Les artistes italiens de Paris', presentata da Waldemar George, con De Chirico, Modigliani, Severini, Menzio, Tozzi, Campigli, Paresce, Giacometti, Licini, De Pisis. Alla XCIV Esposizione di Belle Arti di Roma ampia personale di Balla. Alla XVI Biennale di Venezia le mostre su 'L'arte del teatro', sulla 'Pittura italiana dell'Ottocento', sul 'Futurismo italiano', sulla 'Scuola di Parigi'. Gruppi di opere di Campigli, Carrà, Casorati, Soffici, Sironi; sculture di Marino Marini e di Arturo Martini; retrospettive di Corinth, Marc, Gauguin; personali di Matisse, Bourdelle, Nolde. A Milano 'I Mostra regionale d'arte lombarda' alla Permanente e Mostra del 'Gruppo Novecento toscano', con un gruppo di opere di Marino Marini, alla Galleria Milano. A Mantova 'Mostra d'arte futurista novecentista strapaesana' con Diulgheroff, Farfa, Fillia, Munari e Mino Rosso. Alla Galleria Milano e a Firenze la mostra 'Sette pittori moderni' allinea Bernasconi, Carrà, Funi, Marussig, Salietti, Sironi, Tosi. A Roma, la casa di Mafai e Raphaël in via Cavour diventa luogo di incontro per Scipione, letterati e poeti (Scuola Romana o Scuola di via Cavour). A Torino, Carlo Levi, Gigi Chessa, Francesco Menzio, Enrico Paolucci, Nicola Galante, Jessye Boswell formano il Gruppo dei Sei. A Milano Giò Ponti fonda 'Domus' che diviene la più nota rivista nel campo dell'arredamento e dell'arte applicata. Pier Maria Bardi fonda la sua galleria e il 'Bollettino d'arte' che nel 1929 diventa la rivista 'Belvedere'. Nasce la rivista d'architettura 'La Casa Bella'. De Chirico pubblica 'Piccolo trattato di scienza pittorica'. A Parigi Waldemar George pubblica i volumi su de Chirico e de Pisis. A Torino esce 'Arte fascista ed esposizioni' per le Edizioni Sindacati Artistici, con testi dei Futuristi. Lucio Fontana è allievo di Wildt all'Accademia di Brera. Nel 1929 alla Guarino Gallery di New York espone Depero. A Milano, alla Galleria Pesaro espone Magnelli; alla Permanente 'Mostra del Novecento italiano' a cura di Margherita Sarfatti, con 116 artisti; alla galleria Milano la mostra 'Sette artisti moderni: Carrà, Funi, Marussig, Salietti, Sironi, Tosi e Wildt'. Alla Galérie l'Epoque di Bruxelles personale di De Chirico. A Parigi la Galérie Zak impagina la mostra 'Un groupe d'Italiens de Paris' e la Galérie Bucher una personale di Campigli. Alla Gallerie Moos di Ginevra '21 Artistes du Novecento italien'. A Roma un folto gruppo di opere della Raphaël tra le 'Otto pittrici e scultrici romane' a 'La camerata degli artisti'. Alla Galleria Pesaro di Milano 'Trentatrè Futuristi'. A Londra prima mostra inglese di Giorgio De Chirico. Alla 28a mostra del Carnegie Institute di Pittsburg espongono Baccio e Morandi. Al Salon d'Automne di Parigi, retrospettiva di Medardo Rosso; alla Galérie Bonaparte, Tozzi cura la 'Exposition d'art italien moderne'; alla Galérie 23, Severini cura la rassegna 'Les peintres futuristes italiens', 17 anni dopo la prima uscita dei Futuristi in Francia. Prima personale di Fausto Pirandello alla Galérie Vildrac; De Chirico pubblica 'Hebdomeros'; Manzù e Marino Marini lavorano nella capitale francese. A Torino 'Mostra personale del pittore futurista Fillia' e 'Prima esposizione sindacale fascista' coi Futuristi (esce il 'Manifesto degli aeropittori futuristi') e il gruppo dei Sei di Torino, orientato verso la cultura postimpressionista, e in opposizione a Novecento, presentato da Edoardo Persico. A Roma personale di Balla e ampia mostra del Futurismo al Palazzo delle Esposizioni nel contesto della 'Seconda mostra regionale del Sindacato laziale fascista di Belle Arti'. Alla XX Esposizione dell'Opera Bevilacqua la Masa a Ca' Pesaro espongono tra gli altri Santomaso e Afro Basaldella che si sposta a Roma dove conosce Mafai, Scipione e Cagli. Inizia l'attività plastica italiana di Fontana che aveva già realizzato figure in Argentina alla metà degli anni '20. Nel 1930 alle Kunsthalle di Basilea e di Berna si apre la rassegna 'Artisti della nuova Italia' a cura di Alberto Sartoris: ampio spazio per Campigli, Carrà, Casorati, De Pisis, Fillia, Sironi, Sant'Elia, Marini e Martini. A Milano, alla Galleria Milano 'Prima mostra di pittori italiani residenti a Parigi' con presentazione di Waldemar George; alla Galleria Bardi espongono Carrà e Soffici. Mostra futurista ad Alessandria. Alla Villa Reale di Monza la 'IV Esposizione Internazionale d'Arte Decorativa' presenta la 'Sala delle arti grafiche' di Muzio e Sironi ma è ampia la presenza degli architetti razionalisti del Gruppo 7 che si oppongono al gruppo d'architetti del Novecento e ai neoclassici milanesi. Divenuta triennale, la rassegna si sposterà nel 1933 a Milano. Alla XVII Biennale di Venezia retrospettiva di Modigliani presentata da Lionello Venturi; 'La nuova pittura futurista' a cura di Marinetti; 'Appels d'Italie', a cura di Mario Tozzi e Waldemar George che scrive "Noi cerchiamo di mettere in evidenza il primato e la supremazia dell'italianità considerata come una cosmogonia, come uno stile, come un modo, come un ordine". In mostra i Berman, Campigli, la Fresnaye, de Pisis, Ozenfant, Paresce, Savinio, Severini, Tozzi. Inoltre gruppi d'opere di Carrà, Casorati, Fontana, Magnelli, Marini, Morandi, Reggiani, Sironi e per la prima volta Scipione. Le Balzac Galleries di New York ospitano una personale di De Chirico; a Roma. la Galleria del Dipinto presenta una personale di Balla. Mostra del Novecento italiano a Buenos Ayres, a cura di Margherita Sarfatti, con 46 artisti. A Como, Roma e alla Pesaro di Milano ampia 'Mostra delle opere dell'architetto futurista Sant'Elia'. Alla Galerie Flechtheim di Berlino personale di De Chirico. Margherita Sarfatti pubblica 'Storia della pittura moderna'. Persico giunge da Torino a Milano a dirigere la Galleria Bardi e la rivista 'Belvedere'. Bardi si trasferisce a Roma a dirigere la 'Galleria di Roma' sotto gli auspici del Sindacato fascista di belle arti: propone personali di Scipione e Mafai. Persico è chiamato a dirigere la rivista 'La Casa Bella', dal 1930 'Casabella'; la Galleria Bardi diventa la Galleria del Milione di Ghiringhelli; allestisce una personale di Rosai e a dicembre la prima di Fontana. Esce in Francia il secondo manifesto del surrealismo redatto da Bréton. Futuristi, novecentisti e secessionisti alla 'Prima Quadriennale d'arte di Roma' nel 1931: ad Arturo Martini il premio per la scultura. Al Milione di Milano espongono Atanasio Soldati e Luigi Spazzapan. Licini opera già in ambito astratto-lirico. Mostre futuriste con il 'Manifesto dell'Aeropittura' a Firenze, Trieste, Novara, Savona, alla terza mostra del Sindacato Laziale e alla Galleria Pesaro di Milano con personale di Prampolini. Stoccolma, Helsinki e Oslo ospitano mostre del Novecento Italiano a cura di Margherita Sarfatti. Retrospettiva di Severini a Parigi e Amsterdam. 'Exhibition of contemporary italian art' al Museo di Baltimora. Personali di Campigli a New York e al Milione di Milano che ospita anche le personali di Fontana e De Rocchi. Fontana realizza le prime terrecotte a soggetto di teste femminili. Pirandello espone da Bardi a Roma. Opere di Mino Rosso alla III Sindacale piemontese e alla Fonderia Chiampo di Torino. Marino Marini insegna all'ISIA di Monza. Sassu dipinge 'Gli uomini rossi', i 'Giocatori di dadi' e i 'Ciclisti'. Fontana realizza tavolette in cemento colorato e graffito. Nell'incendio del Glasspalast di Monaco si perdono anche opere di artisti italiani. Alla III mostra sindacale lombarda del 1932 (Biennale di Brera) alla Permanente espongono Borgese, Borra, Cantatore, Carrà, Cascella, De Amicis, Fontana, Funi, Gaudenzi, Guidi, Lega, Lilloni, Erba, Marino Marini, Melotti, Pirandello, Giò Ponti, Prada, Radice, Reggiani, Rho, Rimoldi, Saetti, Sironi, Terragni, Usellini. Renato Guttuso espone alla III Sindacale siciliana a Palermo e al Milione di Milano. Cagli, Cavalli e Capogrossi fondano a Roma il 'Gruppo dei pittori tonali'. Alla III Sindacale laziale opere di Capogrossi, Colla, Donghi, Guidi, Mafai, Melli, Tamburi, Trombadori e 'Mostra dell'Aeropittura futurista' che in contemporanea si tiene alla Galérie de la Renaissance di Parigi mentre le Galérie Bernheim ospita la mostra '22 Artistes Italiens Modernes'. Alla XVIII Biennale di Venezia del 1932, 'Mostra dell'aeropittura e della pittura dei Futuristi italiani' con folti gruppi d'opere di Depero, Fillia e Prampolini, ordinata da F.T. Marinetti e 'Mostra degli Italiani di Parigi' a cura di Severini con De Chirico, De Pisis, Campigli, Funi, Garbari, Marino Marini. Personali e retrospettive di Boldini, Bugatti, Monet, Martini, Carpi, De Grada, Funi, Salietti, Vagnetti e di Ossip Zadkine. I Bollettini del Milione, cui collaborano Edoardo Persico e Carlo Belli, registrano le iniziative della Galleria e il panorama della ricerca internazionale. Ampie mostre di Rosai e di Alberto Savinio a Firenze, Marino Marini a Roma, De Chirico alla Galleria Milano, De Pisis alla 'Pesaro'. Al Palazzo delle Esposizioni di Roma si apre la 'Mostra della Rivoluzione fascista', nel decennale della marcia su Roma, con realizzazioni di Funi, Marino Marini, Sironi, Nizzoli, Terragni, Prampolini. A Milano Birolli espone il 'San Zeno Pescatore', Sassu i 'Giocatori di dadi'. Nasce a Parigi il gruppo 'Abstraction - Création' Nel 1933 la Galleria del Milione espone Afro, Bosisio, Pittino e Taiuti; la 'Pesaro' Carrà, Romanelli e Soffici, la 'Milano' Alberto Savinio. De Pisis espone a Firenze, De Chirico a Genova. Afro, Birolli, Bogliardi, Borra, Calderara, Carrà, De Grada, Erba, Fontana, Galli, Ghiringhelli, Melotti, Munari, Radice, Reggiani, Sassu, Soldati, Veronesi espongono alla IV Sindacale lombarda alla Permanente. Al Palazzo dell'Arte edificato da Muzio al Parco Sempione, la V Triennale di Milano presenta una sezione di pittura murale con realizzazioni di Borra, Cagli, Campigli, Carrà, Casorati, De Chirico, Funi, Marini, Martini, Savinio, Severini, Sironi; i futuristi allestiscono la mostra commemorativa di Sant'Elia. Nasce la rivista 'Quadrante', attiva fino al 1936. Mostra 'Italiens de Paris' alla Galérie Charpentier di Parigi e ampia retrospettiva di Modigliani al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles. Rosai espone alla galleria 'Tre Arti', Martini alla 'Milano'. Retrospettiva di Boccioni alla galleria Pesaro. La rivista 'Colonna' diretta da Savinio, attiva fino al 1934, pubblica il 'Manifesto della pittura murale' di Campigli, Carrà, Funi, Sironi. Soldati espone al 'Milione'. Soggiorno di Matisse in Veneto. Il Nazismo sopprime la scuola del Bauhaus. Nel 1934 Bogliardi, Ghiringhelli e Reggiani espongono al Milione. Questa rassegna e la precedente, di Soldati, segnano la nascita dell'astrattismo pittorico in Italia, insieme con la pubblicazione di 'Kn' di Belli l'anno successivo. Mostra di Sironi alla Galleria Milano, di Campigli alla Barbaroux, di Guttuso al Milione. Alla XIX Biennale di Venezia ampia retrospettiva internazionale sull'Ottocento; 'Mostra degli aeropittori futuristi italiani', curata da Marinetti, con dipinti di Benedetta Marinetti, Crali, Diulgheroff, Dottori, Fillia, Marasco, Munari, Oriani, Prampolini, Regina, Rosso, Tato, Thayath. Retrospettive di Manet e di Libero Andreotti; mostra storica speciale di 'Arte Decorativa'. Persico realizza con Nizzoli e una costruzione pubblicitaria in Galleria a Milano e allestisce la 'Sala delle Medaglie d'oro' alla 'Mostra dell'aeronautica'.


1925 - ART DECO

L'art Déco è una manifestazione artistica affermatasi nell'Esposizione delle arti decorative di Parigi del 1925 (viene infatti anche chiamata Stile 1925). Deriva dall'Art nouveau di cui però rifiuta le sinuosità e le formule lineari naturalistiche, prediligendo il geometrismo e l'essenzialità delle forme e delle composizioni. Con Art déco ci si riferisce non solo ai singoli prodotti della arti decorative di quel periodo ma al gusto che si afferma nel primo dopoguerra, soprattutto in Francia e in Austria, per poi spegnersi con la crisi del 1929. Agli inizi dell'Art déco si collocano la Compagnie des arts français Suë et Mare, l'opera di ebanisti come Ruhlman e Rateau, il nuovo indirizzo preso dai laboratori viennesi (Wiener werkstatte) diretti dall'architetto J. Hoffmann.


1921 - SURREALISMO DI Salvador Dalì

Salvador Dalí già a partire dai primi anni di vita ve Nel 1964 viene insignito della Gran Croce di Isabella la cattolica, la massima onorificenza spagnola; tiene a Tokio una retrospettiva della sua opera e Pubblica Diario di un genio, che aveva iniziato a scrivere nel 1962. Il 28 settembre 1974 Salvador Dalí inaugura il Teatro-Museo Dalí di Figueres, che ospita gran parte della sua produzione e opere di alcuni dei suoi pittori preferiti: Meissonier, Bouguerau, Fuchs, El Greco, Fortuny, Urgell, Antoni Pichot. Con questa inaugurazione nella sua città natale, egli opera volontariamente una ricapitolazione di tutto il suo contributo all'arte del Secolo. Questo aspetto caratterizza la sua opera di questi anni, dal momento che si assiste ad un recupero non solo di tematiche già sfruttate da Dalì, ma anche di altri aspetti propri di altri grandi artisti. La matematica, la scienza, la storia e gli effetti ottici e visivi, continuano ad essere al centro del suo interesse e la maggior parte delle sue opere comprendono o si basano su questi aspetti. Il deterioramento delle condizioni fisiche del Maestro corrisponde ad una progressiva esemplificazione tecnica e formale delle sue opere, oltre a provocare un'insistenza a lasciare scritto in forma chiara, tutto quanto egli desideri che faccia parte della storia dell'arte. Muore nella sua città natale il 23 gennaio1989. de formarsi la sua vocazione di pittore che lo porterà a divenire uno dei maestri del Surrealismo. L'attività culturale legata al periodo giovanile di Salvador Dalì, coltivata sia nel suo ambiente familiare, sia nella sua città natale, contribuiranno in modo decisivo alla formazione del suo spirito artistico. Nel 1916 Soggiorna per qualche tempo nei dintorni di Figueres, nella tenuta Molí de la Torre, proprietà dei Pichot, famiglia di intellettuali e artisti. Scopre l'impressionismo attraverso la collezione del pittore Ramon Pichot. In autunno, dopo aver frequentato le elementari, Salvador Dalí inizia le scuole superiori e frequenta le lezioni del professore Juan Nuñez alla Scuola Comunale di Disegno. L'evoluzione artistica della sua opera è molto precoce e rapidamente crea una sintesi tra la sua formazione classica e l'aria impressionista e delle nuove avanguardie, come il Fauvismo, il Cubismo, ed il Surrealismo. Il 6 febbraio 1921 muore la madre e l'anno seguente Salvador Dalí inizia a frequentare a Madrid, la Scuola Speciale di Pittura, Scultura e Incisione. Vive presso la Residencia de Estudiantes dove conosce, tra gli altri, Luis Buñuel e Federico Garcia Lorca che contribuiranno a rafforzare il suo spirito inquieto e originale che già da allora caratterizza la sua pittura. Nel 1926 Salvador Dalí viene espulso definitivamente dalla Scuola per aver dichiarato incompetente la commissione esaminatrice. Segue il suo primo viaggio a Parigi dove conosce Pablo Picasso e visita il Museo del Louvre. Dal 31 dicembre al 14 gennaio dell'anno successivo Salvador Dalí tiene, presso la galleria Dalmau, una sua personale. Il primo febbraio 1927 inizia il servizio militare e collabora a diverse riviste specializzate quali "L'amie de les Arts", progetta le scenografie e i costumi dell'opera teatrale Mariana Pineda di Federico Garcia Lorca. Questo periodo culmina con una serie di avvenimenti cruciali degli anni 1929-1930, che segnano l'adesione di Salvador Dalí al gruppo surrealista parigino e l'inizio della sua relazione con Gala, colei che da quel momento diventerà la sua compagna e musa ispiratrice, rimanendogli a fianco per tutta la vita. Nel 1931, presso la galleria Pierre Colle, Salvador Dalí presenta la sua prima personale a Parigi. Dai quadri eseguiti in questi anni (le figure dell'Angelus di Millet, Lenin, Mae West, Guglielmo Tell, ... come pure le immagine doppie, quelle degli orologi morbidi, dei vari generi alimentari e quelle da lui definite "rappresentazioni commestibili, intestinali e digestive") si evince che Salvador Dalí incorpora alla sua pittura quegli elementi fondamentali che lo fanno assurgere a uno dei maestri del Surrealismo Nel 1934 Salvador Dalí espone le sue opere surrealiste alla galleria d'arte Catalònia, presenta la sua prima personale a Londra, alla Zwemmer Gallery e compie il suo primo viaggio a New York con Gala, dove tiene una mostra organizzata dall'editore Albert Skira di 42 acquaforti e 30 disegni. E' grazie al successo delle numerose mostre a Parigi, a New York e a Londra che gli anni trenta rappresentano per Salvador Dalí la consacrazione artistica, sarà proprio in questo periodo che il pittore svilupperà il suo "metodo paranoico critico", che lo porterà nel 1934 ad essere espulso dal gruppo dei surrealisti. A causa dell'invasione tedesca, nel 1940 abbandona Parigi e si trasferisce negli Stati Uniti dove risiederà per più di otto anni. Sotto la bandiera a stelle e strisce, Salvador Dalí tenta di coniugare nelle sue opere due elementi base: da un lato, una tecnica che uguagli quella dei grandi maestri europei della pittura a olio e dall'altro, le sue teorie ed esperimenti visivi derivati dal Surrealismo. Come risultato della sua inquietudine creativa e delle caratteristiche del mercato e del pubblico nordamericano, Salvador Dalí lavora quindi utilizzando diversi mezzi e linguaggi, oltre a quello della pittura: l'illustrazione, la decorazione, la gioielleria, la moda, il cinema, la pubblicità e il teatro. Nel 1958, con una cerimonia cattolica si sposa con Gala e nel 1959 viene ricevuto in udienza dal Papa Giovanni XXIII. Nel 1964 viene insignito della Gran Croce di Isabella la cattolica, la massima onorificenza spagnola; tiene a Tokio una retrospettiva della sua opera e Pubblica Diario di un genio, che aveva iniziato a scrivere nel 1962. Il 28 settembre 1974 Salvador Dalí inaugura il Teatro-Museo Dalí di Figueres, che ospita gran parte della sua produzione e opere di alcuni dei suoi pittori preferiti: Meissonier, Bouguerau, Fuchs, El Greco, Fortuny, Urgell, Antoni Pichot. Con questa inaugurazione nella sua città natale, egli opera volontariamente una ricapitolazione di tutto il suo contributo all'arte del Secolo. Questo aspetto caratterizza la sua opera di questi anni, dal momento che si assiste ad un recupero non solo di tematiche già sfruttate da Dalì, ma anche di altri aspetti propri di altri grandi artisti. La matematica, la scienza, la storia e gli effetti ottici e visivi, continuano ad essere al centro del suo interesse e la maggior parte delle sue opere comprendono o si basano su questi aspetti. Il deterioramento delle condizioni fisiche del Maestro corrisponde ad una progressiva esemplificazione tecnica e formale delle sue opere, oltre a provocare un'insistenza a lasciare scritto in forma chiara, tutto quanto egli desideri che faccia parte della storia dell'arte. Muore nella sua città natale il 23 gennaio1989.


1920 - Amedeo Modigliani

Amedeo Modigliani nasce a Livorno nel 1884. Compie i primi studi presso lo studio di Guglielmo Micheli. Nel 1902 Modigliani frequenta la Scuola Libera del Nudo presso l'Accademia di Firenze, sotto la guida di Giovanni Fattori. Dalla seconda metà dello stesso anno si trasferisce a Venezia, per studiare all'Accademia di Belle Arti. Qui, in occasione delle successive edizioni della Biennale, si trova a tu per tu con la grande arte francese di fine secolo: gli impressionisti, Toulouse-Lautrec, Eugène Carrière. L'impressione suscitata da questo incontro nel 1906 spinge Modigliani a trasferirsi a Parigi. Nella capitale mondiale dell'arte entra immediatamente in contatto con l'ambiente artistico di Montmartre, dove spiccano personaggi come Pablo Picasso, André Salmon e Max Jacob. Nel 1908 partecipa al Salon des Indépendants. Nel 1909 Amedeo Modigliani si trasferisce a Montparnasse. Comincia il rapporto di amicizia con Constantin Brancusi, suo vicino. Il rapporto con Brancusi lo porta a diretto contatto con la scultura, ossia la forma nello spazio. Sempre grazie a lui entra in rapporto con l'arte africana e primitiva. Così, nel 1909 comincia a dedicarsi alla scultura. Il materiale prediletto è la pietra. Scolpisce teste di donna e alcuni nudi, definiti "cariatidi". Sette di queste vengono presentate al Salon d'Automne del 1912. Attorno alla fine del 1914, a causa delle precarie condizioni di salute e della difficoltà a reperire la pietra, Modigliani smette con la scultura e si dedica interamente alla pittura. Soggetti preferiti sono il ritratto e il nudo di donna. Già nel 1915 lo stile può dirsi ormai maturo, con i volti di forma ovale e i caratteristici colli lunghi. Negli stessi anni stringe rapporti di amicizia con tutti i principali esponenti dell'ambiente artistico e intellettuale di Montparnasse: Chaim Soutine, Moise Kisling, Max Jacob, Jean Cocteau, Jules Pascin. Punto di riferimento di molti artisti è il mercante Paul Guillaume, che a partire dal 1914 acquista diverse opere di Modigliani. Nello stesso periodo inizia la relazione sentimentale con la poetessa Beatrice Hastings, che appare in molti ritratti. Altro soggetto dei ritratti è il poeta polacco Leopold Zborowski, che diventa suo mercante. Grazie a lui, nel 1917, presso la Galleria Berthe Weill, viene presentato il ciclo dei nudi femminili distesi, che suscita molto scandalo. Nel 1917 Modigliani incontra Jeanne Hébuterne, allora diciannovenne. Con lei inizia a convivere in un'abitazione a rue de la Grande Chaumière. Nel 1918 lascia Parigi assieme a Jeanne e si reca al Sud. Nei dintorni di Nizza dipinge molti ritratti e persino qualche rarissimo paesaggio. Sempre a Nizza nel 1918 nasce una figlia, cui viene dato il nome Jeanne. Nel marzo 1919 Modigliani ritorna a Parigi. Qui firma un impegno di matrimonio, con il quale riconosce Jeanne Hébuterne sua promessa sposa e la piccola Jeanne sua legittima figlia. Nel frattempo le sue opere cominciano a riscuotere consensi sia di critica che di vendita. Ma la vita della nuova famiglia è turbata da sviluppi tragici. L'aggravarsi della tubercolosi, infatti, non dà tregua all'artista. Alla fine del 1919 Modigliani viene ricoverato. Amedeo Modigliani muore in ospedale il 24 Gennaio 1920. Appena due giorni dopo muore anche Jeanne Hébuterne, suicida. La piccola Jeanne lascia Parigi con la sorella di Modigliani, e in seguito diverrà biografa del grande artista.


1920 - American scene painting

Scuola di pittura sorta negli Stati Uniti verso il 1920. Propugnava un ritorno al realismo e a soggetti di vita contemporanea. In particolar modo rappresentava la vita rurale e delle piccole città. I più importanti esponenti del primo periodo sono Hopper e BurchfieldDopo il 1925 aderirono artisti come Benton, Curry, Wood, chiamati regionalisti, che avevano uno stile decisamente romantico


1920 - SURREALISMO

Il surrealismo ebbe origine in Francia negli anni Venti. Secondo il suo principale teorico, André Breton, aveva lo scopo di risolvere le condizioni precedentemente contraddittorie di sogno e realtà: un obiettivo raggiunto con una grande varietà di mezzi. I pittori dipingevano scene inquietanti e prive di logica con precisione fotografica, creavano strane creature formate da oggetti di uso quotidiano o sviluppavano tecniche per liberare l'inconscio. I quadri surrealisti, seppure figurativi, rappresentavano un mondo "altro", con immagini che spaziavano da una serenità onirica a fantasie da incubo.


1918 - Purismo

Movimento artistico fondato da Ozenfant e Le Corbusier nel 1918 con la pubblicazione del manifesto "Après le Cubisme". Nel manifesto si affermava che il Cubismo era degenerato in una forma decorativa e quindi necessitava di un rinnovamento. Rinnovamento che doveva passare attraverso un "espressione" più immediata e meno celebrale e forme più stilizzate tratte da elementi meccanici.


1916 - Pierre-Auguste Renoir

Pierre-Auguste Renoir (Pierre Auguste Renoir) nasce a Limoges nel 1841. La famiglia è di modeste condizioni. Pertanto, inizia molto presto a lavorare come apprendista decoratore di porcellane presso la manifattura dei Lévy Frères. Contemporaneamente frequenta le lezioni dello scultore Callouette all'École de Dessin et d'Arts décoratifs. Dal 1858 comincia a lavorare in proprio, e collabora con il pittore Gilbert. Trasferitosi a Parigi, Renoir si reca spesso al Louvre, per copiare le grandi opere del passato. Le preferenze vanno a Rubens, Fragonard, Boucher, ai pittori veneti del '500. Tra i contemporanei, il preferito è Delacroix. Nel 1862 frequenta l'École des Beaux-Arts e lo studio di Gleyre. Qui Renoir incontra tre personaggi, che segneranno il corso della sua vita futura: Claude Monet, Alfred Sisley e Frédéric Bazille. Nel 1863 partecipa per la prima volta al Salon con Esmeralda che danza. Lasciato Gleyre, Renoir divide lo studio con Bazille. Si reca spesso nella foresta di Fontainebleau a dipingere "en plein air" insieme a Monet, Pissarro e Sisley. Escluso dal Salon nel 1867, Renoir assieme a Bazille, Pissarro e Sisley è il promotore del Salon des Refusés, che però non viene attuato. È assiduo frequentatore del Café Guerbois, punto di ritrovo di Manet, Monet, Bazille, Sisley, Degas e compagni. Nel 1868 Lise (1867), esposto al Salon, ottiene un grande successo. Dipinge Pattinatori al Bois de Boulogne. Nel 1869 lavora spesso all'aperto con Monet. Assieme riprendono i giochi di luce sull'acqua de La Grenouillère, uno stabilimento balneare sulla Senna. Scoppiata la guerra franco-prussiana, Renoir viene arruolato nei cavalleggeri. Nel 1873 dà vita con altri artisti alla "Société Anonyme des artistes, peintres, sculpteurs, graveurs". Con Monet, Pissarro, Sisley, Bazille e altri organizza nel 1874 la prima mostra impressionista, presso lo studio parigino del fotografo Nadar. Il modo di dipingere degli artisti espositori viene definito "Impressionismo". Espone col gruppo impressionista anche nel 1876. Nell'occasione conosce alcuni collezionisti, tra cui il finanziere Cernuschi e il banchiere Ephrussi. Dipinge il celeberrimo Bal au Moulin-de-la-Galette. Nel 1877 partecipa alla terza mostra organizzata dagli impressionisti. Ma Renoir si sente ormai distante dal gruppo. Dall'anno successivo preferisce frequentare il Salon, dove porta il Ritratto dell'attrice Jeanne Samary (1878) e Madame Charpentier con i figli. Grazie al successo di queste opere, Renoir diventa un ritrattista apprezzato dalla società parigina. Tiene una personale nella galleria della rivista "La Vie Moderne". Entra nella sua vita Aline Charigot, che, nel 1890, diventerà sua moglie. Partecipa al Salon anche nel 1880, ottenendo un grande successo. Nel 1881 termina Le déjeuner des canotiers (La colazione dei canottieri). Nel corso di un viaggio in Algeria e Italia si interessa a Raffaello e alle pitture pompeiane. Tornato in Francia, Renoir si reca all'Estaque per incontrare Paul Cézanne. Nel 1886 snobba l'ultima esposizione degli impressionisti. È presente, invece, alla mostra in onore del gruppo, organizzata a New York da Durand-Ruel. Partecipa anche all'Esposizione internazionale della Galerie Petit, dove, l'anno successivo, porta Le grandi bagnanti. Dopo anni di grandi sacrifici, verso la fine degli anni '80 per Renoir inizia finalmente un periodo di soddisfazioni. Le mostre si moltiplicano e il responso del pubblico è favorevole. Nel 1890 espone a Bruxelles coi Venti e a Parigi da Durand-Ruel. Nel 1892 una retrospettiva da Durand-Ruel ottiene grande successo. Nel 1897 riprende a viaggiare. Visita Londra, L'Aia, Bayreuth, Dresda. Ha modo di vedere dal vivo le opere di Rembrandt e Vermeer. Ma dal 1898 comincia ad avvertire i primi sintomi di una grave malattia reumatica. Nel 1900 ottiene la Legion d'onore. Espone a New York, Berlino e Glasgow. Nel 1904 avviene la sua definitiva consacrazione al Salon d'Automne. Nel 1908 si trasferisce a Les Collettes, la tenuta che ha acquistato a Cagnes-sur-Mer, vicino Nizza. Su suggerimento di Vollard decide di dedicarsi alla scultura. Nel 1910 la Biennale di Venezia gli dedica un'intera sala. Nonostante i reumatismi, che rendono difficoltoso l'uso delle mani, continua a dipingere. Insiste anche nella scultura. Ma non potendo lavorare da solo, dal 1913 si fa aiutare dall'artista catalano Richard Guino. Nel 1917 Renoir tiene altre importanti mostre: da Durand-Ruel a New York e poi a Parigi, Zurigo, Barcellona e Stoccolma. Pierre-Auguste Renoir muore nel 1919 a Cagnes-sur Mer.


1916 - Picasso ed il Cubismo

Pablo Ruiz Picasso nasce nel 1881 a Malaga, in Spagna. Nei primi anni della sua formazione artistica, il giovane Picasso ha un eccellente maestro nel padre, pittore e professore di disegno, che intuisce il genio precoce del figlio. Di fatto, Pablo Picasso non tarda ad affermarsi e, benché le opere del periodo tradiscano ancora una certa goffaggine nella composizione, l'acquisizione accademica del mestiere si dimostra già straordinaria, soprattutto nei ritratti. A soli quattordici anni viene ammesso all'Accademia di Belle Arti di Barcellona. Due anni dopo Pablo Picasso si trasferisce all'Accademia di Madrid. Dopo un ritorno a Barcellona, nel 1900 effettua il suo primo viaggio a Parigi. Dal 1901 al 1904 Pablo Picasso sviluppa quello che più tardi verrà definito il suo periodo blu. Esso corrisponde a un momento particolare della sua vita, nel quale il giovane pittore vive tra Barcellona e Parigi (dove si reca per ben tre volte dal 1900 al 1903). Il nome a questo periodo deriva dal fatto che Pablo Picasso usava dipingere in maniera monocromatica, utilizzando prevalentemente il blu in tutte le tonalità e sfumature possibili. I soggetti erano soprattutto poveri ed emarginati. Pablo Picasso li ritraeva preferibilmente a figura intera, in posizioni isolate e con aria mesta e triste. Ne risultavano immagini cariche di tristezza, accentuata dai toni freddi (blu, turchino, grigio) con cui i quadri erano realizzati. Nel 1904, Pablo Picasso si stabilisce definitivamente a Parigi e trova uno studio nel famoso Bateau-Lavoir di rue Ravignan, prendendo così una decisione di importanza capitale in quanto nella vita culturale parigina, la sua arte trovò innumerevoli stimoli fecondi Dal 1905 alla fine del 1906, Pablo Picasso schiarisce la sua tavolozza, utilizzando le gradazioni del rosa che risultano più calde rispetto al blu. Inizia quello che verrà definito il periodo rosa. A dire il vero, si può a malapena parlare di un periodo rosa, ma è innegabile che a partire dal 1905 Pablo Picasso si libera dagli eccessi del sentimentalismo che aveva caratterizzato le sue opere precedenti e che da allora gli ocra, le terre, i rossi cominciano a scaldare la sua fredda tavolozza. I saltimbanchi sognanti che egli dipinge a quel tempo non rivelano solamente l'amore del pittore per il circo, ma anche una visione meno esasperata della vita (legata forse alla diminuzione della miseria degli anni vissuti a Montmartre) e una modificazione della sua teoria estetica. In particolare, cambia la relazione tra il soggetto e la pittura. Fino al 1905, cioè, la pittura non aveva altra funzione che quella di descrivere il soggetto, senza escludere una deformazione espressionistica, ma tuttavia con gran rispetto per la realtà descritta. In seguito, tendono ad affermarsi le emozioni propriamente materiali della pittura: così, un particolare tocco di rosso viene ad avere la stessa importanza del sentimento della malinconia o della tenerezza materna. Inoltre il disegno tende a essere semplificato. Pablo Picasso non pensa certamente di eliminare dai suoi quadri la rappresentazione delle emozioni: al contrario, gli pare più giusto esprimere i sentimenti invece di descriverli. La svolta cubista avviene tra il 1906 e il 1907. In quegli anni vi fu la grande retrospettiva sulla pittura di Cezanne, da poco scomparso, che molto influenza ebbe su Pablo Picasso. E, nello stesso periodo, come molti altri artisti del tempo, anche Pablo Picasso si interessa alla scultura africana, sulla scorta di quella riscoperta e dell'esotico primitivo che aveva suggestionato molta cultura artistica europea da Gauguin in poi. Da questi incontri e dalla volontà di continua sperimentazione che ha sempre caratterizzato l'indole del pittore, nacque nel 1907 il quadro Les demoiselles de Avignon che segna l'avvio della stagione cubista di Picasso. La fase cubista (che durerà circa 10 anni) è un periodo di grande sperimentazione, in cui Picasso rimette in discussione il concetto stesso di rappresentazione artistica. Il passaggio dal cubismo analitico al cubismo sintetico rappresenterà un momento fondamentale della sua evoluzione artistica. Il pittore appare sempre più interessato alla semplificazione della forma, per giungere al segno puro che contiene in sé la struttura della cosa e la sua riconoscibilità concettuale. I detrattori di Picasso affermano che la fase cubista dell'artista ha definitivamente aperto la strada all'arbitrario, su cui, in ultima analisi, si fonda la maggior parte dell'arte moderna: ormai, l'artista si concede qualsiasi licenza sia nella concezione dell'opera sia nella sua esecuzione. Nel 1917, anche a seguito di un suo viaggio in Italia, Pablo Picasso imprime al suo stile una inversione totale. Abbandona quindi la sperimentazione per passare ad una pittura più tradizionale, dove le figure divengono solide e quasi monumentali. Questo suo ritorno ad un certo figurativo anticipa di qualche anno un analogo fenomeno che, dalla metà degli anni '20 in poi, si diffonderà in tutta Europa segnando la fine delle Avanguardie Storiche. Lasciando da parte il ritorno a Ingres del 1915, la collaborazione ai Balletti russi a partire dal 1917 e il periodo detto pompeiano, caratterizzato dalla raffigurazione di pesanti matrone, sembra esserci, dunque, una perfetta continuità tra la pittura cubista di Pablo Picasso e la sua pittura di carattere surrealista, che s'inaugura nel 1925 con La danza (Tate Gallery, Londra) e che prosegue praticamente per una ventina d'anni, con un'estrema libertà nei confronti dei principi anatomici. Non è un caso se, durante questi venti anni, il corpo e il viso della donna costituiscono i temi favoriti di Pablo Picasso: incoraggiandolo a seguire i suoi istinti più profondi, il surrealismo facilita la rappresentazione plastica dei suoi desideri erotici, in cui si mescolano tenerezza e sadismo. Nel 1937 Pablo Picasso partecipa all'Esposizione Mondiale di Parigi, esponendo nel Padiglione della Spagna il quadro Guernica che rimane probabilmente la sua opera più celebre ed una delle più simboliche di tutto il Novecento. Negli anni immediatamente successivi la seconda guerra mondiale Pablo Picasso si dedica con impegno alla ceramica e alla scultura, mentre la sua opera pittorica è caratterizzata da lavori d'après: ossia da rivisitazioni, in chiave del tutto personale, di famosi quadri del passato quali Les meninas di Velazquez, La colazione sull'erba di Manet o Le signorine in riva alla Senna di Courbet. Pablo Picasso muore nel 1973 all'età di novantadue anni, è oggi generalmente considerato come il pittore più celebre del XX secolo e certamente l'artista che fino all'ultimo attimo della sua vita, non ha mai smesso di produrre un'arte sconcertante e sovrabbondante, un'arte sempre tesa ad alimentare controversie e discussioni.


1915 - xx secolo 1915-1925

Nel 1915 alla 'Terza Mostra Internazionale della Secessione' di Roma, opere di Casorati, Guidi, Melli, Lorenzo Viani, dipinti di impressionisti francesi e di Gauguin. Balla e Depero redigono il manifesto 'Ricostruzione futurista dell'universo' con la messa a punto del 'complesso dinamico astratto'. Alla dichiarazione di guerra all'Austria Boccioni, Bucci, Erba, Funi, Marinetti, Piatti, Russolo, Sant'Elia, Sironi, si arruolano nel 'Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti'. Soffici è al fronte. I Futuristi espongono alla mostra di San Francisco 'Panama-Pacific International Exhibition'. Boccioni, Marinetti, Russolo, Sant'Elia, Sironi redigono il manifesto futurista 'L'orgoglio italiano'. Alla Sala d'arte Angelelli di Roma l' 'Esposizione Fu Balla e Balla Futurista'. De Chirico, rientrato in Italia per la guerra, conosce a Ferrara Filippo De Pisis. Carrà, dopo aver pubblicato 'Guerrapittura' tende a staccarso dal Futurismo. Marinetti pubblica il manifesto 'Guerra sola igiene del mondo'. Piet Mondrian e Paul Klee completano il processi che li portano alla pittura astratta. In Russia Malevic fonda il Suprematismo. Durante il conflitto mondiale è sospesa la Biennale di Venezia; riprenderà nel 1920. Nel 1916 Gino Severini espone in personale a Parigi. Modiglini dipinge il ritratto di Paul Guillaume e inizia la serie dei nudi femminili. De Chirico dipinge 'Le Muse inquietanti'. A Firenze 'La Voce' pubblica 'Parlata su Giotto' di Carrà. A Roma 'Esposizione futurista Depero'. Muoiono Boccioni cadendo da cavallo a Sorte di Verona e Sant'Elia al fronte. Alla Galleria Centrale d'arte, Palazzo Cova, 'Grande Esposizione Boccioni'. Filippo De Pisis pubblica i 'Canti della Croara'. A Roma, Anton Giulio Bragaglia realizza lungometraggi con la tecnica fotodinamica. A Zurigo nasce 'Dada'. Nel 1917 Severini espone a New York. A Parigi la personale di Modigliani alla Galérie Berthe Weill è chiusa dalla polizia; Licini vi soggiorna conoscendo Modigliani e i rappresentanti dell'avanguardia francese. A Roma, Balla realizza le scene per i Ballets Russes di Djagilev (Feux d'artifice di Stravinskij). Viene pubblicato il 'Manifesto lineare geometrico futurista'. Aroldo Bonzagni compie il ciclo pittorico dei 'Mendicanti'. A Milano espongono Tullio Garbari e Carlo Carrà il quale, richiamato alle armi, è inviato a Ferrara dove, all'ospedale militare, conosce De Chirico che quell'anno dipinge 'Ettore e Andromaca' e con lui dà avvio alla Pittura Metafisica. Nell'ambiente olandese di De Stjil nasce il 'Neo plasticismo'. Nel 1918 Marinetti pubblica il 'Manifesto del Partito politico futurista'. Su 'Il Tempo' di Roma Bacchelli scrive di Giorgio Morandi, passato dall'indagine su futurismo e cubismo analitico a scansioni metafisiche; 'Esposizione del pittore Depero' al Teatro dei Piccoli; 'Mostra d'Arte Indipendente' alla Galleria dell'Epoca con Carrà, De Chirico, Ferrazzi, Prampolini, Soffici; apertura della Casa d'arte Bragaglia con la 'Mostra del pittore futurista Balla' e il 'Manifesto del Colore'; Prampolini fonda la 'Casa d'arte italiana'. Inizia le pubblicazioni 'Valori Plastici', rivista diretta e fondata da Mario Broglio e Melli, con collaboratori internazionali, attiva fino al 1922, a supporto della pittura Metafisica e della "riconquista plastica dei valori spaziali". Alberto Savinio pubblica 'Hermaphrodito'. Alla Galérie Paul Guillaume di Parigi espongono de Chirico, Derain, de Vlaminck, La Fresnaye, Matisse, Modigliani, Picasso, Utrillo nella rassegna 'Peintres d'aujourd'hui'. De Pisis scrive su Carrà e De Chirico e tiene rapporti epistolari con Tristan Tzara. Nel 1919 alla Casa d'arte Bragaglia di Roma espone Depero e in seguito De Chirico (dello stesso anno è il dipinto 'Le Muse inquietanti') ma nel famoso articolo 'Al dio ortopedico' riceve una stroncatura da Roberto Longhi. 'Valori Plastici' ragguaglia sul Cubismo. 'Esposizione futurista internazionale' a Torino e 'Grande Esposizione Nazionale Futurista' a Milano, Genova e Firenze. A Roma nasce la rivista mensile 'La Ronda' attiva fino a tutto il 1923. 'Valori Plastici' pubblica 'Anadioménon' saggio di Savinio su De Chirico. Carrà redige il saggio 'Pittura metafisica'. Personale di Sironi alla Casa d'arte Bragaglia a Roma. A Venezia, tra gli espositori alla Fondazione Bavilacqua la Masa in Ca' Pesaro, Casorati e Cagnaccio di San Pietro (Natale Scarpa) accomunati da una particolare oggettivazione nel clima metafisico, Arturo Martini, Gino Rossi, Semeghini. Nasce 'Il Primato artistico italiano', rivista di tutte le arti. De Chirico pubblica su 'Valori Plastici' il saggio 'Il ritorno al mestiere'. Per le stesse edizioni esce la sua monografia mentre Carrà pubblica 'Pittura metafisica' da Vallecchi e Marinetti 'Les mots en liberté futuristes' a Milano nelle 'Edizioni di poesia'. Massimo Campigli è a Parigi come inviato del 'Corriere della Sera'. Adolfo Wildt, partito da premesse simboliste e giunto al tipico linearismo essenziale, attraversato il Liberty, esegue il monumento ad Aroldo Bonzagni, morto l'anno precedente. A Weimar nasce la Bauhaus, fondata da Gropius. Nel 1920 Dudreville, Funi, Russolo e Sironi pubblicano 'Contro tutti i ritorni in pittura'. A Parigi muore Modigliani. A Milano la Galleria Pesaro celebra Pellizza da Volpedo; Margherita Sarfatti presenta la mostra di Carrà, Funi, Martini, Russolo e Sironi che lavora ai primi 'paesaggi urbani'. Prima personale di De Pisis, alla Casa d'arte Bragaglia di Roma. A Firenze mostre di Soffici e di Rosai. A Venezia riapre la Biennale con la XII edizione che presenta mostre personali di Nomellini e Mancini, retrospettive di Cézanne (mai prima in Italia) e di Hodler e una antologica di Archipenko; alla Galleria Geri Boralevi si tiene l'Esposizione dei dissidenti di Ca' Pesaro con Casorati, Martini, Gino Rossi, Semeghini. A Ginevra si apre la I Exposition Internationale d'Art Moderne con opere di tutti i Futuristi e di De Chirico, Magnelli, Modigliani, Viani. 'Valori Plastici' dedica un numero a de Chirico. De Pisis pubblica 'Il signor B'. A Milano apre le pubblicazioni 'Il Convegno'. Vi scrive Savinio che collabora anche ad altre riviste tra cui 'La Ronda'. Nel 1921 Marinetti redige il Manifesto del Tattilismo. A Milano e Roma mostra della 'Casa d'arte Depero'. A Milano mostra personale di De Chirico con opere dal 1908 al 1920 e scritto autografo "Et quid amabo nisi quod aenigma est?" che riporta: ".Il lato metafisico della pittura mi ha sempre preoccupato.". A Roma si apre la 'Prima Biennale Romana nel Cinquantenario della Capitale' al Palazzo delle Esposizioni, con un omaggio a Rembrandt Bugatti. Berlino, Hannover e Amburgo ospitano la mostra di 'Valori Plastici' a cura di Mario Broglio, con importanti gruppi di opere di Carrà, De Chirico, Martini, Francalancia, Melli, Morandi, Zadkine, Edita von Zur Mühlen. A Firenze espongono Magnelli e Rosai. A Milano, la Galleria Pesaro propone 'Arte contemporanea italiana' con Bucci, Bistolfi, Casorati, de Carolis, Dudreville, Alberto Martini, Rossi, Wildt che quell'anno pubblica 'L'arte del marmo'. Carrà presenta la personale di Arturo Martini che entra in contatto con Broglio. A Parigi, Severini pubblica 'Du cubisme au classicisme'; ai tiene una retrospettiva di Modigliani alla Galérie l'Evêque. Man Ray giunge da New York e scopre la tecnica dei 'rayographs'. È in contatto coi Dadaisti. Nel 1925 è invitato alla prima mostra surrealista alla Galérie Pierre. Nel 1922 alla Galérie Paul Guillaume folta personale di De Chirico presentato da Bréton. A 'La Fiorentina Primaverile' opere di Bucci, Carrà, Chini, Conti, De Chirico, De Grada, Dudreville, Francalancia, Martini, Melli, Morandi, Semeghini, Viani, Wildt, Edita Broglio e Tosi, passato alla scansione cézanniana dopo la partenza monticelliana. La XIII Biennale di Venezia celebra Antonio Canova e commemora Amedeo Modigliani. Presenta un'ampia mostra di scultura negra e tra le personali: Egger Lienz, Wildt, Mazzucotelli, Denis, Bonnard. A Trieste esordisce Arturo Nathan. A Roma, la Casa d'arte Bragaglia espone Boccioni. A Düsseldorf 'Erste Internationale Kunstausstellung' con Boccioni, Depero, Marasco, Pannaggi, Prampolini. A Macerata 'Prima esposizione Futurista'. Alla Casa d'arte Bragaglia mostre personali di Prampolini e di Rosai. Alla Bottega di Poesia a Milano 'Mostra di pittura e scultura contemporanea' con Carrà, Casorati, Dudreville, Funi, Malerba, Marussig, Oppi, Tosi. A Rovereto Mostra di Depero. A Milano Bucci, Dudreville, Funi, Malerba, Piero Marussig, Oppi e Sironi formano il gruppo 'Sette pittori di Novecento' sotto l'egida di Margherita Sarfatti, critico d'arte legata a Mussolini, e del gallerista Lino Pesaro. La tendenza è una rimodulazione sull'antico delle tendenze espresse da 'Valori Plastici', per una posizione nazionale, di centralità rispetto a tonalismo lombardo e a 'strapaese'; alcuni artisti se ne staccheranno per adire posizioni espressioniste. Presso la Villa Reale di Monza si apre l'Università delle arti decorative, filiazione della Società Umanitaria di Milano. Vi insegna Decorazione Ugo Zovetti, proveniente dalla Secessione Viennese. Casorati apre la scuola di pittura nel suo studio torinese (vi studia anche Lalla Romano) e collabora con Sartoris all'arredamento e alla decorazione di casa Gualino. Nel 1923 a Milano la Bottega di Poesia ospita una mostra di Medardo Rosso e la Galleria Pesaro la rassegna 'Sette pittori di Novecento', con la fondazione del '900 Italiano' (il termine 'Novecento' è di Anselmo Bucci e propugna la rinuncia all'Avanguardia storica per il 'Ritorno all'ordine'). Alla Quadriennale di Torino sono presenti Carrà, Casorati, Chessa, Corompay, De Chirico, De Grada, Ferrazzi, Grosso, Guidi, Levi, Menzio, Nomellini, Semeghini, Socrate, Tosi, Viani, Wildt. A Roma Marinetti pubblica su 'Noi' il 'Manifesto al Governo fascista: I diritti artistici propugnati dai Futuristi italiani'. Alla Villa Reale di Monza si apre la 'Prima Mostra Internazionale delle Arti Decorative' che presenta la Sala di Depero, mostre di architettura, di arte orafa e del libro. 'Seconda Biennale Romana' con folti gruppi di opere di Bugatti e di De Chirico e con presenze straniere: mostra di sculture di Degas e opere di Goncarova, Larionov, Lieberman. La Casa d'arte Bragaglia ospita una personale di Massimo Campigli e un omaggio a Sant'Elia e pubblica 'La città delle 100 meraviglie' di De Pisis. Piero Gobetti redige un saggio su Casorati, impegnato su un fronte 'ermetico'. Fillia fonda il 'Movimento futurista torinese' (Secondo Futurismo) e i 'Sindacati artistici futuristi'. Inizia la collaborazione di Giò Ponti con le ceramiche Ginori. A Milano nel 1924 la 'Bottega di Poesia' commemora Boccioni con un'ampia rassegna. Alla XIV Biennale di Venezia ampio spazio a Casorati, presentato da Lionello Venturi e alla mostra 'Sei pittori del 900' introdotta da Margherita Sarfatti; retrospettiva di Degas. Croce pubblica su La Stampa l'articolo 'Il Futurismo e il Fascismo'. A Roma espone De Pisis. Al Teatro dal Verme di Milano il 'Primo congresso futurista' e alla Galleria Pesaro 'Esposizione di venti artisti italiani' tra cui Baccio M. Bacci, Borra, Carena, Casorati, Chessa, De Chirico, Donghi, Galante, Guidi, Malerba, Menzio, Oppi, Tozzi. A Parigi nasce il Surrealismo, col primo Manifesto pubblicato da Bréton.. A Bruxelles si tiene la 'Exposition d'art italien contemporain' presentata da V.Pica, con Andreotti, Carena, Casorati, De Chirico, Alberto Martini, Nomellini, Tosi, Wildt. 'Mostra del ritratto italiano' alla Villa Reale di Monza. A Milano esce la rivista 'Le arti plastiche' attiva fino al 1935. Vi collaborano Apollonio, Anceschi, Dorfles, Rogers, Sartoris, Venturi, Vitali. Si stabilisce in questo scorcio di anni il clima del 'Realismo magico' al quale sarà debitrice la Neue Sachlichkeit ('Nuova Oggettività') tedesca dal 1925. A Firenze, Longanesi e Maccari fondano 'Il Selvaggio'. Nel 1925 'Terza Biennale Romana' con retrospettiva di Boccioni, personale di Carrà, folto gruppo di opere di Arturo Martini e inoltre De Chirico, De Pisis, Mafai, Scipione, Messina, Semeghini, Sironi, Wildt; 'Mostra futurista' di Balla, Depero, Dottori, Marasco, Prampolini, Tato, curata da Marinetti. Giovanni Gentile redige il 'Manifesto degli intellettuali fascisti'. A Parigi si apre l'Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne. Depero è tra gli espositori italiani con Prampolini, Dudovich, Nizzoli, Chini, Tofano. La rassegna sancisce l'influenza delle Arts Déco (poi 'Stile 1925') su molti aspetti di una produzione, che media tra alto artigianato e industria, e su molti rappresentanti delle avanguardie; tra gli artefici italiani, Giò Ponti. Personali di De Chirico alla Galérie l'Effort Moderne di Lèonce Rosenberg e di De Pisis alla Galérie Carmine. In concomitanza con la rassegna parigina si apre a Monza la 'II Mostra internazionale d'arti decorative'. Il 'Mondo' pubblica il 'Manifesto degli intellettuali fascisti' redatto da Croce. A Venezia 'Mostra degli artisti di Ca' Pesaro al Lido'. De Chirico, Savinio e De Pisis lavorano a Parigi. Mafai, Scipione e Antonietta Raphaël lavorano a Roma. A Milano nasce 'La Fiera letteraria'. Lionello Venturi pubblica 'I pretesti di critica'. Viaggio di Matisse in Italia. In Germania, la Bauhaus è trasferita a Dessau.


1915 - CUBISMO

Rivoluzionario metodo pittorico creato da Pablo Picasso e George Braque nella prima decade del ventesimo secolo. Sebbene possa sembrare astratta e geometrica, l'arte cubista in realtà rappresenta oggetti reali svolti sulla tela in modo da mostrare simultaneamente i diversi lati di una forma osservati da più punti di vista. Invece di creare l'illusione di un oggetto nello spazio, obiettivo di tutti i pittori dal Rinascimento in poi, il cubismo sviluppa gli oggetti nei termini bidimensionali della tela. Questa novità diede origine a uno straordinario riassestamento dei rapporti tra forma e spazio che cambiò per sempre il corso dell'arte occidentale. Braque, Gris, Léger, Picasso


1915 - DADAISMO

Il nome "dada", usato senza significato preciso, fu dato a un movimento "anti-artistico" internazionale attivo dal 1915 al 1922. Il centro principale di attività fu il Cabaret Voltaire di Zurigo, dove poeti, pittori, scrittori e musicisti con interessi simili si radunavano per partecipare ad attività sperimentali quali poesia astratta, rumore-musica, pittura automatica. Il dada rappresentò una violenta reazione all'altezzoso tradizionalismo dell'arte costituita: i suoi membri erano pronti a usare ogni mezzo nei limiti della loro immaginazione per stupire la borghesia. Tipico prodotto dada è il ready-made, un prodotto ordinario tolto dall'oggetto originario e messo in mostra come opera d'arte. Il movimento dada, con il suo culto per l'irrazionalità, preparò il terreno per l'avvento del surrealismo negli anni Venti. Duchamp, Hausmann, Man Ray, Picabia, Schwitters


1913 - Wassily Kandinsky

Wassily Kandinsky (Vasily Kandinsky, Vasilij Kandinskij) nasce a Mosca nel 1866. Dopo gli studi di giurisprudenza, decide di dedicarsi alla pittura. All'età di trent'anni, si trasferisce a Monaco, dove frequenta l'accademia sotto Franz von Stuck. Dal 1901 al 1904 fa parte del gruppo artistico "Phalanx". Negli anni successivi, effettua viaggi e periodi di soggiorno all'estero, tra cui un anno a Parigi. Tornato a Monaco, Kandinsky trascorre gran parte del tempo a Murnau, piccola località bavarese tra Monaco e le Alpi. Qui, in compagnia di Gabriele Münter, realizza vari paesaggi di gusto espressionista. Nel 1909 partecipa alla fondazione della "Neue Künstlervereinigung". Gli anni 1911 e 1912 sono fondamentali nella vita e nell'evoluzione artistica di Wassily Kandinsky. Abbandona l'associazione artistica. Avviene l'incontro con le personalità artistiche più in sintonia con la sua visione dell'arte: Franz Marc e Paul Klee. Insieme a loro fonda l'almanacco "Der Blaue Reiter". Il primo numero dell'almanacco esce nel 1912, e reca in copertina la riproduzione di un acquarello di Kandinsky. Sempre nel 1912, pubblica Über das Geistige in der Kunst (Lo spirituale nell'arte), dove espone le sue teorie artistiche. Nello stesso periodo comincia l'evoluzione dell'artista verso l'astrattismo, suggellata dalla realizzazione del Primo acquerello astratto (1910 o 1913). Negli anni 1911-14 Kandinsky realizza molte delle prime Komposition (Composizioni) e delle Improvisation (Improvvisazioni). Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, Kaninsky torna in Russia. Qui viene nominato professore dei Laboratori artistici di Stato (1918). Le opere del periodo mostrano un impianto sempre più geometrico e meno espressionista. Nel 1921 fa ritorno in Germania con la seconda moglie Nina. Viene chiamato da Gropius al Bauhaus. L'insegnamento al Bauhaus è una delle esperienze chiave nella vita dell'artista. Kandinsky vi trascorre ininterrottamente il periodo dal 1922 al 1933, seguendo l'istituzione nei suoi vari spostamenti: da Weimar a Dessau, e da Dessau a Berlino. Accanto a lui insegna anche l'amico Paul Klee. Al Bauhaus Wassily Kandinsky tiene il seminario sul colore nell'ambito del corso propedeutico. Insegna anche pittura murale. Parallelamente all'insegnamento, la sua pittura assume un'impronta nettamente geometrizzante, dominata dallo sfruttamento delle proprietà dinamiche della linea, del punto, delle superfici e dei diversi colori. Le sue ricerche trovano una loro teorizzazione nel saggio Punkt und Linie zur Fläche (Punto, linea e superficie) del 1926. Negli stessi anni si interessa anche di teatro. È tra i membri del gruppo "Die Blauen Vier", con Itten, Feininger, Klee e Jawlensky. All'avvento del nazismo il Bauhaus viene chiuso. Le opere di Kandinsky, presenti in abbondanza nei musei tedeschi, vengono sequestrate. Alcune figurano esposte, nel 1937, alla mostra "Entartete Kunst". Ma Kandinsky aveva già abbandonato la Germania nel 1933, per trasferirsi a Neuilly-sur-Seine, vicino a Parigi. Qui trascorre gli ultimi 10 anni di vita in modo tranquillo. Wassily Kandinsky muore a Neuilly-sur-Seine nel 1944.


1912 - George Braque

Georges Braque nasce ad Argenteuil-sur-Seine nel 1882. Trascorre i primi anni a Le Havre. Dal 1897 al 1899 frequenta i corsi serali dell'Ecole des Beaux-Arts. Nel 1900 Braque si trasferisce a Parigi. Studia all'Académie Humbert, dove incontra Marie Laurencin e Francis Picabia. Quindi frequenta l'Ecole des Beaux-Arts. Entra in contatto con l'ambiente degli artisti Fauve. Nel 1906 trascorre l'estate ad Anversa con Emil Othon Friesz. Nelle sue opere diviene evidente il superamento dell'impressionismo per una decisa adesione al Fauvisme. Nel 1907 espone le nuove opere al Salon des Indépendants di Parigi. Nel 1908 tiene la prima personale presso la galleria di Kahnweiler. Dal 1907 inizia il rapporto di Georges Braque con Pablo Picasso, destinato a trasformarsi in grande amicizia e fondamentale sodalizio artistico. Per entrambi, l'impressione suscitata dalla grande retrospettiva di Cézanne e l'incontro con la scultura africana fungono da stimolo verso la realizzazione di un nuovo modo di rappresentare la realtà. Tale processo in breve sfocerà nel cubismo. Dopo i paesaggi e le rocce del 1908-09, inizia la fase del cosiddetto "cubismo analitico". Nel 1912 subentra la fase del "cubismo sintetico". Fanno la loro apparizione inserti di elementi in materiali vari e iniziano i "papiers collés". Nel 1914 va in guerra e nel 1916 viene gravemente ferito. Dopo la guerra Braque prosegue lo sviluppo del cubismo. Le opere risultano più libere ed essenziali. Negli anni '20 dipinge e disegna scenografie e costumi, tra cui quelle per alcuni balletti di Djaghilev. Realizza anche alcune sculture, che riprende con maggior impegno negli anni '30. Nel 1940 di fronte all'avanzata delle truppe tedesche Georges Braque si rifugia nei Pirenei. Le opere del periodo sono più cupe. Nel 1944 fa ritorno a Parigi. Nel 1948 ottiene il Gran Premio per la Pittura alla Biennale di Venezia. Nel periodo 1948-55 realizza una lunga serie di quadri dell'atelier. Nel 1953 disegna le vetrate per la chiesa di Varengeville. Nel 1956 ha luogo un'importante retrospettiva alla Tate Gallery di Londra. Negli ultimi anni Braque continua a dipingere e a incidere. Ma le precarie condizioni di salute gli impediscono di dedicarsi a grandi progetti. Georges Braque muore a Parigi nel 1963.


1912 - La METAFISICA DI Giorgio De Chirico

Giorgio de Chirico nasce il 10 luglio 1888 a Volos, in Grecia, da Gemma Cervetto, nobildonna genovese, ed Evaristo, ingegnere impegnato nella costruzione della linea ferroviaria Atene-Salonicco. Nel 1891 nasce il fratello Andrea, che assumerà dal 1914 lo pseudonimo di Alberto Savinio per la sua attività di musicista, letterato e pittore. La famiglia nel 1899 si trasferisce ad Atene e Giorgio de Chirico dal 1903 al 1906, frequenta il corso di disegno della sezione Belle Arti presso il Politecnico sotto la guida del professor Jacobidis, docente dell'Accademia di Monaco. Qui si esercita nella copia in bianco e nero di calchi di sculture greche e romane. Interrompe gli studi a causa della morte del padre (1905) e della conseguente decisione della madre di lasciare la Grecia. Alla fine dell'agosto del 1906 la famiglia de Chirico (madre, Giorgio e il fratello Andrea) è in Italia soggiornando a Firenze e, poi a Venezia e Milano, e visitando musei e gallerie d'arte. In autunno si trasferiscono a Monaco di Baviera, dove il giovane Giorgio frequenta per circa due anni l'Accademia di Belle Arti, formando la propria personalità d'artista sui testi pittorici di Bocklin e Klinger e sugli scritti filosofici di Schopenhauer, Nietzsche e Weininger. Nel 1908 trascorre quattro mesi in Italia, dove sono ritornati la madre ed il fratello Andrea che segue studi musicali. Dipinge le sue prime tele sotto l'influenza di Bocklin (ll Centauro ferito, La battaglia tra Opliti e Centauri, etc.). Nel 1910 Andrea parte per Parigi, mentre Giorgio de Chirico raggiunge la madre a Firenze, dove rimane per circa un anno. Egli stesso ha scritto che allora il suo periodo bockliniano era terminato, e iniziava a dipingere soggetti ove cercava di tradurre quel sentimento misterioso e potente scoperto nei libri di Nietzsche: la malinconia delle belle giornate d'autunno, il pomeriggio nelle città italiane. In effetti quadri come Enigma di un pomeriggio d'autunno, L'enigma dell'oracolo e, anche, il ritratto del fratello, datato 1910, fondano le citazioni di Bocklin in un'atmosfera che prelude alle più tarde Piazze d'Italia. Nel 1911 raggiunge, con la madre, il fratello Andrea a Parigi, dove rimarrà fino al 1915. Durante il viaggio si fermano qualche giorno a Torino, dove era la casa in cui si era manifestata la follia di Nietzsche, e l' ambiente architettonico della città, come già quello di Monaco e quello di Firenze, esercita una profonda suggestione dell'immaginario di de Chirico. Il 14 luglio arrivano a Parigi. Qui la sua pittura, che finora ha elaborato le suggestioni dei pittori tedeschi da lui amati, si sviluppa in linguaggio autonomo. Dalla nostalgia dell'Italia e dal concetto di Stimmung ("L'atmosfera del senso morale") nasceranno le ulteriori prove metafisiche. Nel 1912 su consiglio di Apollinaire e dietro segnalazione di Pierre Laprade, partecipa al Salon d'Automne esponendo tre tele: una Piazza d'Italia, un Autoritratto e L'enigma dell'oracolo, che ottengono un buon successo di critica. Ardengo Soffici scrive di lui su "Lacerba". Attraverso Apollinaire, conosce Paul Guillaume, giovane mercante che si interessa della sua opera. Nell'abbondante produzione di questi anni de Chirico inventa ed elabora con straordinaria fantasia temi di misteriosa magia poetica: visioni architettoniche, piazze d'Italia, statue solitarie, oggetti assurdamente avvicinate di inquietanti manichini. Realizza le sue prime nature morte. Nell'estate del 1915 Giorgio de Chirico viene richiamato in Italia per lo scoppio della guerra, passa la visita a Firenze e viene destinato al 27 reggimento di fanteria di stanza a Ferrara. Riconosciuto il suo cattivo stato di salute, può svolgere un lavoro ausiliario e continuare a dipingere. Nell'inverno del 1918 Giorgio de Chirico viene trasferito a Roma, dove alloggia con la madre al Park Hotel. Dipinge, fra l'altro, il doppio ritratto suo e della madre. Frequenta i musei d'arte antica, in particolare quello di Villa Borghese, dove copia Lorenzo Lotto, ed ha la grande rivelazione della grande pittura davanti a un quadro di Tiziano. Collabora alla rivista di Mario Broglio "Valori Plastici" con articoli di notevole interesse teorico. Frequenta i letterati e gli artisti facenti capo alla rivista "La Ronda". FITNESS INTEGRATORI DIMAGRIRE ELETTROSTIMOLATORI Dopo aver partecipato con Carrà ad una mostra nelle sale del giornale "L'Epoca", Giorgio de Chirico organizza una personale nella Galleria di via Condotti di proprietà dei fratelli Bragaglia con opere del periodo metafisico di Ferrara. Per l'occasione scrive Noi metafisici e "Valori Plastici" pubblica un volume in cui sono riprodotte dodici sue opere commentate da giudizi critici di illustri scrittori ed artisti. Tra il 1920 il 1923 Giorgio De Chirico divide il suo tempo tra Roma, Firenze e Milano. Dipinge le serie delle Ville romane, dei figliol prodigo, degli Argonauti e realizza una nuovo gruppo di nature morte. Rielabora, all'interno del nuovo spirito e della nuova tecnica, motivi metafisici degli anni precedenti. Espone a Berlino in una mostra organizzata da "Valori Plastici". Nel 1921 Giorgio de Chirico tiene una personale a Milano, presso la Galleria Arte, suscitando scandalo; nel 1922 espone alla Fiorentina Primaverile e cinquantacinque quadri a Parigi, da Paul Guillaume; nel 1923 espone alla Biennale romana, visitata da Paul Eluard che gli acquista diversi dipinti. Nel 1924 Giorgio de Chirico partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia, mentre nel 1925 si stabilisce con Ralssa, che studia archeologia, nella capitale francese dove nel 1926 allestisce una personale con trenta dipinti alla Galleria Paul Guillaume di Parigi, presentato dal collezionista di Filadelfia Albert C. Barnes, che acquisterà molte sue opere. La rottura con il gruppo surrealista in questo periodo diviene definitiva. Nel 1928 Giorgio de Chirico realizza la sua prima personale a Londra. Intanto la polemica con i Surrealisti raggiunge il suo acme e quando in febbraio de Chirico inaugura da Rosenberg una mostra di quadri recenti d'impronta classicheggiante, i Surrealisti allestiscono nella loro galleria una esposizione intitolata Opere antiche di Giorgio de Chirico, con dipinti metafisici, in buona parte provenienti dalla collezione personale di Breton. L'arte di Giorgio de Chirico é comunque riconosciuta dai massimi artisti dadaisti e surrealisti. Anche gli artisti tedeschi della "Nuova oggettività", del "Realismo magico e del Bauhaus ne sono profondamente influenzati. E quindi anche le opere più recenti cominciano comunque ad ottenere favorevoli consensi critici e sono oggetti di studio da parte del critico George Waldemar. Giorgio de Chirico pubblica il Piccolo trattato di tecnica pittorica e realizza il frontespizio per la raccolta di poesie di Paul Eluard Defense de Savoir. BENESSERE CALVIZIE CELLULITE CHIRURGIA ESTETICA La crisi del 1929 crea una situazione difficile per il mercato dell'arte e Giorgio de Chirico decide di ritornare definitivamente in Italia, fissando la propria dimora a Roma. E' con lui Isabella Pakszwer Far, che, mentre il suo matrimonio era in crisi, ha conosciuto a Parigi proprio alla vigilia della partenza e che resterà al suo fianco per tutto il resto della vita. Nel 1935 dopo che la Quadriennale romana gli aveva dedicato una sala, Giorgio de Chirico si reca a New York dove rimane per diciotto mesi, ospite di Barnes a Merion, nei pressi di Filadelfia. In ottobre presenta una serie di opere datate 1908-1918 presso la galleria di Pierre Matisse ed ottiene un buon successo di pubblico e critica. Nel 1946 scoppia uno scandalo, Giorgio de Chirico dichiara falsi i dipinti degli anni '20 e '30 facenti parte della retrospettiva organizzata presso la galleria Allard di Parigi. E' profondamente infastidito dallo spaventoso numero di opere false e soprattutto, dall'atteggiamento della cultura artistica internazionale che tende a "beatificare" il momento metafisico ai danni dell'ulteriore svolgimento del lavoro, proseguendo così nella posizione inaugurata dai surrealisti. Nel 1949 organizza una mostra personale di oltre cento quadri alla Royal Society of British Artists di Londra, della quale é stato eletto membro nell'anno precedente. Contemporaneamente, la London Gallery espone deliberatamente solo sue opere metafisiche. Le opere dell'esposizione alla Royal Society saranno in seguito presentate a Venezia in contrapposizione con quelle selezionate per la rassegna organizzata dalla Biennale. Continua a dipingere contemporaneamente opere di atmosfera metafisica e di impianto tradizionale. Nel 1970 viene pubblicato il primo volume del catalogo generale dei suoi dipinti e nel 1975 Giorgio de Chirico viene nominato Accademico di Francia ed espone al Museo Marmottan. Nel 1977 inventa delle nuove illustrazioni per l'Apocalisse, da realizzarsi, questa volta, con la tecnica della litografia a colori. Mentre la riabilitazione dal punto di vista critico si può dire totale, l'ultimo periodo della sua vita risulta turbato da una serie di questioni giudiziarie che egli stesso aveva intentato per cercare di arginare il fenomeno dei falsi. Giorgio de Chirico muore a Roma il 20 Novembre 1978 al termine di una lunga malattia. Il periodo storico:


1911 - METAFISICA

La Metafisica è uno dei grandi contributi all'arte europea proveniente dall'Italia ed in particolare da Giorgio De Chirico che fino dal 1911 inizia a fare pittura metafisica. Infatti, nel 1911 De Chirico va con la madre a Parigi ed è qui che la sua pittura, che finora ha elaborato le suggestioni dei pittori tedeschi da lui amati, si sviluppa in linguaggio autonomo, inventando ed elaborando con straordinaria fantasia temi di misteriosa magia poetica, visioni architettoniche, piazze d'Italia, statue solitarie, oggetti assurdamente avvicinati. La Metafisica, come movimento dichiarato, sorge però solo nel 1917, a Ferrara, dall'incontro tra De Chirico e Carlo Carrà. Questo ultimo proveniente dalle file del futurismo. Nella pittura metafisica predomina la stasi più immobile, tutto sembra fermo e senza tempo, le cose e gli spazi sembrano pietrificati per sempre, ovunque il silenzio più assoluto. Per fare questo la metafisica si affida agli strumenti più tradizionali della pittura e soprattutto alla prospettiva. Si potrebbe quindi pensare che la metafisica sia alla fine solo un movimento fermo a posizioni accademiche ed invece riesce a trasmettere messaggi totalmente nuovi, la cui carica di suggestione è immediata ed evidente. Le atmosfere magiche ed enigmatiche dei quadri di De Chirico colpiscono proprio per l'apparente semplicità di ciò che mostrano. Ed invece le sue immagini mostrano una realtà che solo apparentemente assomiglia a quella che noi conosciamo dalla nostra esperienza. Uno sguardo più attento ci mostra che la luce è irreale e colora gli oggetti e il cielo di tinte innaturali. La prospettiva, che sembrava costruire uno spazio geometricamente plausibile, è invece quasi sempre volutamente deformata, così che lo spazio acquista un aspetto inedito. Le scene urbane, che sono protagoniste indiscusse di questi quadri, hanno un aspetto dilatato e vuoto. In esse predomina l'assenza di vita e il silenzio più assoluto. FITNESS INTEGRATORI DIMAGRIRE ELETTROSTIMOLATORI Le rappresentazioni di De Chirico superano la realtà, andando in qualche modo oltre. Ci mostrano una nuova dimensione del reale. Da ciò la definizione del termine Metafisica. Le immagini di De Chirico sono il contesto ultimo a cui può pervenire la realtà creata dal nostro vivere. Alla Metafisica si convertì anche Giorgio Morandi, che nella purezza e severità delle immagini Metafisiche trovò il suo stile più personale. Alla metafisica aderirono, seppure a tratti, altri pittori italiani, Filippo De Pisis, Mario Sironi e Felice Casorati. Nel 1921 il gruppo della Metafisica era già sciolto, dato che la maggior parte dei suoi protagonisti si erano aggregati intorno alla corrente di Valori Plastici. Ma la pittura Metafisica di fatto non scomparve, restando come tono di fondo pe


1910 - Umberto Boccioni

Umberto Boccioni nasce a Reggio Calabria nel 1882. Nel 1899, a Roma, si iscrive alla Scuola Libera del Nudo, e l'anno dopo stringe amicizia con Gino Severini. Nel 1903 dipinge Campagna romana, prima opera datata. Nel 1905 espone alla "Mostra dei rifiutati", nel Teatro Nazionale di Roma. Nel 1906 lascia Roma, ed effettua vari viaggi a Parigi e in Russia. Soggiorna a Padova e a Venezia, dove realizza diverse opere a olio e a pastello. Tra questi spicca il pastello La madre. Verso la fine del 1907 si stabilisce definitivamente a Milano. I primi mesi sono difficili. A pesargli è soprattutto l'isolamento intellettuale. Decisivo diventa, quindi, l'incontro con Gaetano Previati, che lo introduce alle tematiche del simbolismo. Nel 1908 Boccioni dipinge ritratti, quadri a carattere simbolico e qualche veduta di città. Mano a mano, però, il fascino per la metropoli che si espande prende il sopravvento. In un Autoritratto del 1908 si ritrae sullo sfondo di una periferia con case in costruzione. Nel 1910 Umberto Boccioni inizia a lavorare a La città che sale. L'opera segna il culmine della fase divisionista di Boccioni, e il passaggio a quella futurista. Nel Febbraio 1909 Filippo Tommaso Marinetti pubblica su Le Figaro il Manifesto del Futurismo. Boccioni, con Russolo e Carrà, incontra Marinetti. L'incontro con Marinetti è fondamentale per la maturazione di Boccioni. Nelle idee del fondatore del Futurismo vede lo sbocco alle sue più autentiche aspirazioni. Ad accelerare la svolta verso il Futurismo interviene anche l'influenza del cubismo, che Boccioni ha modo di studiare a Parigi, nell'aprile 1910. Al 1910 risale la nascita del sodalizio intellettuale di Boccioni con Giacomo Balla, Carlo Carrà, Luigi Russolo e Gino Severini. I primi sbocchi concreti sono di tipo teorico: il Manifesto dei Pittori Futuristi e il Manifesto Tecnico della Pittura Futurista. Per vedere i primi risultati tangibili in pittura occorre attendere il 1911: le due versioni degli Stati d'animo, Visioni simultanee, La risata. Nel 1912 pubblica il Manifesto Tecnico della Scultura Futurista. Già dalla fine del 1911 si dedica alla realizzazione di diversi modelli in gesso per sculture. Purtroppo, la maggior parte di essi finisce distrutta. Tra quelli conservati e fusi in bronzo figurano Sviluppo di una bottiglia nello spazio (1912) e Forme uniche della continuità nello spazio (1913). Nel 1912 Boccioni dipinge anche le famose tele Materia e Elasticità. In esse cerca di approfondire tematiche già svolte in precedenza: il movimento in pittura, la compenetrazione di piani. Gli anni 1912-14 per Umberto Boccioni sono molto densi di avvenimenti. Nel 1912 partecipa alla mostra collettiva sul Futurismo presso la Galerie Bernheim-Jeune di Parigi. Dopo Parigi, la mostra fa tappa in varie città europee, tra cui Berlino, presso la Galerie Tierganrtenstrasse. Nel 1913 partecipa a varie collettive. Tra esse spicca la mostra presso la galleria Der Sturm di Herwarth Walden. Contemporaneamente si applica allo studio del dinamismo del corpo umano attraverso una lunga serie di disegni e acquarelli. Sbocco di queste ricerche sono alcuni quadri importanti e alcune sculture. Nel Gennaio 1914 prende parte allo "Herbstsalon", presso la galleria Der Sturm. Nel 1914 Umberto Boccioni pubblica il saggio Pittura scultura futurista per le Edizioni futuriste di "Poesia". Nel saggio concentra le sue principali teorie e pubblica, datandole, svariate opere, tra cui le sculture andate distrutte. Paradossalmente, poco dopo la pubblicazione segue un periodo di crisi creativa. È il preludio ad un cambio di rotta, che in breve lo porterà all'abbandono del futurismo. L'improvviso mutamento di stile culmina nel 1916, con il grande Ritratto del maestro Ferruccio Busoni. Nel 1915 Umberto Boccioni si arruola nell'esercito e parte per il fronte. Congedato, viene richiamato alle armi nel 1916. Umberto Boccioni muore nel 1916 a Sorte (VR), a causa di una caduta da cavallo


1910 - ASTRATTISMO

Nella pittura e più in generale nelle arti figurative ladizione astratto è sinonimo di non reale, ovvero di quella pittura che non rappresenta la realtà e che esprime contenuti nella libera composizione di linee, forme e colori. Mentre nel passato l'astrattismo ha avuto sostanzialmente una funzione decorativa, nel XX secolo, l'arte astratta ha invece la funzione di comunicare, senza imitare le immagini reali. L'astrattismo nasce intorno al 1910, grazie al pittore russo Wassilij Kandinskij che, in quegli anni, operava a Monaco dove aveva fondato il movimento espressionistico Der Blaue Reiter. Il suo astrattismo conserva infatti una matrice fondamentalmente espressionistica. È teso a suscitare emozioni interiori, utilizzando solo la capacità dei colori di trasmettere delle sensazioni. Comunque con Kandinskij, la nascita dell'astrattismo ha la forza di liberare la fantasia di molti artisti, che si sentono totalmente svincolati dalle norme e dalle convenzioni fino ad allora in qualche modo imposte. I campi in cui agire per nuove sperimentazioni si aprono a dismisura. E le direzioni in cui si svolge l'arte astratta appaiono decisamente eterogenee, con premesse ed esiti profondamente diversi. Uno degli esiti più interessanti e suggestivi dell'astrattismo, è dato dall'Action Painting del pittore statunitense Jackson Pollock. Egli, a partire dal 1946, inventò il dripping, ossia la tecnica di porre il colore sulla tela posta a terra, mediante sgocciolatura e spruzzi. I quadri così ottenuti risultano delle immagini assolutamente confuse e indecifrabili. Cosa esprimono? Il senso del caos, che è una rappresentazione della realtà, forse, più vera di quelle che ci propone la razionalità umana. L'arte, in questo modo, non solo nega il concetto di immagine, ma nega il fondamento stesso dell'arte. Di un'attività, cioè, che riesce a mettere ordine nelle cose, per giungere a quel prodotto di qualità che è l'opera d'arte. Dunque se è vero che l'arte astratta nasce come volontà di comunicazione, difficilmente si riescono ad individuare le regole del suo linguaggio che certamente si riconducono alla psicologia gestaltica e all'esistenzialismo


1909 - IL FUTURISMO

Manifesto del futurismo "Le Figarò" 20 Febbraio 1909 1-Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità. 2-Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia. 3-La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità penosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno. 4-Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità 5-Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita. 6-Bisogna che il poeta si prodichi con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali. 7-Non vi è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. 8-Noi siamo sul patrimonio estremo dei secoli! poichè abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente. 9-Noi vogliamo glorificare la guerra-sola igene del mondo-il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore 10-Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria 11-Noi canteremo le locomotive dall'ampio petto, il volo scivolante degli areoplani. E' dall'Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo Queste le parole con cui Filippo Tommaso Marinetti fonda il 20 Febbraio 1909 a Parigi il manifesto futurista.


1905 - FAUVES Henri Matisse

La corrente dei Fauves nasce nel 1905 quando a Parigi si apre l'annuale "Salone d'autunno", dove un gruppo di artisti, con i loro quadri dai colori violenti, suscita nel pubblico e nella critica un grandissimo scandalo. E' in tale occasione che il critico Louis Vauxcelles, paragonando una statua tradizionalista a i nuovi quadri appesi nella sala, grida: "Donatello chez les fauves" ovvero Donatello nella casa delle "belve". Fauves, dunque belve, nasce così una nuova tendenza che definirà lo stile pittorico di Henri Matisse, Albert Marquet, André Derain, Raoul Dufy, Van Dongen, Vlamink e Georges Braque. Per i Fauves, protagonista dell'immagine è il colore che, distribuito con pennellate ben evidenti, ritma la composizione e "costruisce" in senso vero e proprio il dipinto. Si abbandona pertanto ogni modalità di rappresentazione illusoria della profondità e si rifiuta la pittura tonale tradizionale, per ispirarsi invece all'arte primitiva, ritenuta più istintiva e vitale. Nei dipinti dei Fauves sono assenti perciò gradazioni di colore e sfumature, effetti di chiaroscuro e di volume, le tinte sono fortemente contrastanti. La prevalenza dei colori puri acquista anche un significato simbolico e serve a sottolineare la condizione interiore di totale disponibilità a inventare nuovi modi di comunicare con l'immagine. I Fauves con le loro opere intendono affermare la struttura autonoma dell'opera, la sua realtà autosufficiente rispetto al soggetto in cui artista e realtà raggiungono l'identificazione e la pittura diventa, senza mediazione, esistenza. Henri Matisse nasce nel 1869 a Cateau-Cambrésis (Francia), è oggi considerato uno dei maggiori artisti del XX secolo. Henri Matisse, insieme a Georges Braque e André Derain, è uno dei promotori del fauvisme, ma, a partire da questa rivoluzione del colore, la sua arte diviene riflessione sul segno, sull'equilibrio, sulla sintesi delle forme. Ricordiamo che i "Fauves" (belve in francese) erano degli artisti che usavano il colore in modo violento e provocatorio, dando all'opera una forte carica espressiva. Henri Matisse che é figlio di un commerciante di Le Cateau, compie studi giuridici, ma durante un lungo periodo di convalescenza scopre il piacere della pittura: la madre, acquerellista dilettante, gli regala una scatola di colori e Henri Matisse, studiando le basi tecniche della pittura, si diverte a copiare delle cromolitografie. La prima opera, Natura morta con libri, risale al giugno del 1890. Abbandonata la carriera forense, Henri Matisse si iscrive all'Académie Julian per preparare l'esame di ammissione all'Ecole des Beaux Arts. Dispensato da questa prova grazie all'appoggio di Gustave Moreau, presso lo studio del quale lavora dal 1892, serberà una profonda riconoscenza nei confronti del maestro, che sa portare alla luce il talento di Henri Matisse. In questi anni di studio l'artista compie approfondite ricerche stilistiche attraverso l'esecuzione di copie delle opere di Fragonard, Delacroix e soprattutto Chardin; realizza paesaggi insieme a Marquet e nature morte che saranno esposti al Salon de la Societé nationale des Beaux Arts. Ma, dal 1896, entrato in contatto con gli impressionisti e affascinato dalla luce mediterranea (soggiorna in Corsica e a Tolosa, città natale della moglie Noèmie Parayre), sposta le proprie ricerche verso nuove strade. Abbandonata la Societè des Beaux Arts dopo la morte di Moreau, nel 1899 Henri Matisse acquista "Le tre bagnanti" di Cézanne, "Testa di fanciullo" di Gauguin e un disegno di Van Gogh, mostrando così quali siano gli artisti che predilige. Assorbendo così l'influenza di Seurat, Van Goghe e quella delle opere tahitiane di Gauguin, Henri Matisse si allontana dal divisionismo, la sua pennellata si allarga, i toni si intensificano ed il tratto si assottiglia. Tale evoluzione è alla base del violento colorismo di "Donna con cappello" rivelazione del Salon d'automne del 1905 e prima opera fauve. Dell'anno successivo è "La joie de vivre", esposto al Salon des Indèpendants e aspramente criticato da Signac. Tuttavia gli eccessi del fauvisme influenzano solo per qualche tempo Henri Matisse; ben presto l'importanza del colore si accompagna alla volontà di organizzare i toni nello spazio. "Cerco forze, un equilibrio delle forze", rivela Henri Matisse a proposito dell'opera "La tovaglia" nella quale si ritrova tutta la magia dell'arabesco, uno dei temi centrali dell'opera di Henri Matisse. Al contrario degli impressionisti, Henri Matisse, come altri seguaci del fauvisme, espone in molte gallerie e nel 1908, Paul Cassirer a Berlino e Alfred Stieglitz a New York gli dedicano delle personali. La sua fama è ormai internazionale, tanto che Henri Matisse apre un'accademia ove si formeranno brillanti allievi soprattutto stranieri, quali il norvegese Per Krohg e lo svedese Nils Dardel. Nel 1908, il collezionista russo S. J. Scukin commissiona a Matisse due grandi tele, "La danza" e "La musica". I viaggi in Germania, Italia, Marocco, Russia e Stati Uniti, offrono all'artista la possibilità di un arricchimento visuale sempre nuovo. Allo scoppio della Prima Guerra mondiale, Matisse viene riformato e si trasferisce a Collioure, ove risiede anche Juan Gris. Eseguendo il "ritratto di Yvonne Landsberg" mostra la volontà di attenersi a toni contenuti e alla geometria, ma le forme, inscritte in schemi ovoidali, evocano il profilo delle sculture africane, sulle quali l'interesse dell'artista si era appuntato sin dal 1906, anno in cui aveva compiuto il suo primo viaggio nel continente nero. DVD MP3 CD LIBRI COMPUTER Dal 1917, Henri Matisse trascorre l'inverno a Nizza svolgendo ricerche più astratte sullo spazio e la musicalità "Lezione di piano". Dopo la guerra, il suo stile si fa più disteso, ritorna alle fantasie ornamentali, suggerite forse anche nel corso delle lunghe conversazioni con Renoir. La Legion d'Onore del 1925 e il premio Carnegie del 1927 suggellano il successo del pittore, che ritorna a un maggior rigore stilistico con gli studi preparatori per "La danza" (1931-33), ordinata da Barnes. Nonostante la guerra, l'età avanzata e la malattia, il senso dell'invenzione plastica di Matisse resta intatto; nei grandi Interni del 1946-48 si riallaccia ai parossismi colorati del fauvisme e nel 1951 con decorazione della "Cappella del Rosario" di Vence (pressi Nizza) giunge alla simbiosi di tutte le espressioni artistiche. Tuttavia, è attraverso le grandi gouaches dècoupeès che evocano la danza o il riposo, la donna, l'albero o il fiore, che Matisse tocca, con le sue ultime opere, i vertici dell'astrazione e della sintesi. Muore nel 1954 a Cimiez (Nizza).


1905 - ESPRESSIONISMO

Tendenza artistica attiva soprattutto in Germania dal 1905 al 1930. Gli espressionisti volevano sviluppare forme pittoriche che esprimessero i loro sentimenti più intimi piuttosto che rappresentare il mondo esterno. La pittura espressionista è intensa, passionale e fortemente personale, basata sul concetto della tela come veicolo di emozioni. Colori violenti e irreali e pennellate aggressive sono elementi della pittura espressionista, vibrante di vitalità. Non sorprende che Vincent Van Gogh con la sua frenetica tecnica pittorica e lo straordinario uso del colore sia stato d'ispirazione per molti pittori espressionisti. Van Gogh, Heckel, Jawlensky, Kirchner, Kokoschka, Marc, Munch, Nolde, Pechstein, Rouault, Schiele, Schmidt-


1903 - Gustav Klimt

Gustav Klimt nasce il 14 Luglio 1862 a Baumgarten, nelle vicinanze di Vienna. Il padre, Ernst Klimt è un incisore e orafo di origine boema. Molto presto manifesta una spiccata all'attività artistica. Come lui anche i fratelli Ernst e Georg, che diventeranno rispettivamente pittore e orafo. Nel 1876 si iscrive alla Kunstgewerbeschule di Vienna, che frequenta fino al 1883. Qui è allievo prima di Ferdinand Laufberger, e poi di Julius Victor Berger. Nel 1877 anche il fratello Ernst Klimt viene ammesso alla scuola. Ha così inizio un lungo sodalizio artistico, che lo vedrà all'opera con Ernst e con il compagno di studi Franz Matsch in varie commesse, pubbliche e private. Nel 1886-88 Klimt e i compagni decorano l'interno del Burgtheater di Vienna. Cominciano a differenziarsi nello stile. Gustav Klimt viene notato dalla critica e salutato come l'erede di Hans Makart. L'imperatore stesso nel 1888 gli consegna la Croce d'oro al merito. Nel 1890 Klimt lavora alle decorazioni dello scalone del Kunsthistorisches Museum. Gli viene conferito il Kaiserpreis per il dipinto Interno del vecchio Burgtheater. Nel 1891 si iscrive alla "Künstlerhausgenossenschaft" (associazione degli artisti viennesi). I due anni successivi non sono particolarmente favorevoli per Klimt. Nel 1892 muoiono sia il padre che il fratello Ernst. Nel 1893 viene respinta la sua nomina a professore all'Accademia d'arte. Si tratta però di una breve parentesi. Nel 1894 ottiene l'incarico di realizzare i pannelli decorativi per l'Aula Magna dell'Università di Vienna. L'anno dopo, ad Anversa, viene premiato per le decorazioni del castello Esterházy. Dipinge Amore e La musica I. Nel 1897 viene ufficializzata la nascita della Secession. Klimt è tra i membri fondatori e viene eletto presidente. Nel 1898 ha luogo la prima mostra. Klimt realizza il manifesto. Esce il primo numero della rivista del gruppo, "Ver Sacrum". Si dedica alla realizzazione dei pannelli per l'Università ed esegue quelle per palazzo Dumba. Dipinge anche varie opere importanti: Pallade Atena, Ritratto di Sonja Knips (1898), Nuda Veritas, Pesci d'argento (1899). Trascorre i periodi estivi a Kammer sull'Attersee, in compagnia di Emilie Flöge. Comincia a dipingere i primi paesaggi e quadri di giardini. Alla VII mostra della Secessione del 1900 Klimt espone il pannello Filosofia. L'opera viene molto criticata, salvo ottenere, poi, la medaglia d'oro all'esposizione universale di Parigi. Scandalo ancora maggiore è suscitato dal pannello Medicina, esposto alla X mostra del 1901. La XIV mostra è dedicata a Beethoven. Per l'occasione Klimt realizza il grande Beethovenfries (Fregio di Beethoven). Nel 1903 Klimt viaggia a Venezia, Ravenna e Firenze. Rimane molto impressionato dalla luminosità dei mosaici bizantini. Aderisce alla nenonata "Wiener Werkstätte". L'anno dopo riceve l'incarico per le decorazioni a mosaico di Palazzo Stoclet a Bruxelles, che verranno terminate nel 1911. Nel 1905 rinuncia all'incarico per l'Università e ricompra i pannelli già eseguiti. Dipinge Le tre età della donna. Lascia la Secession, per dare vita alla "Kunstschau". Nel 1906 esegue il Ritratto di Fritza Riedler, primo esempio di ritratto del cosiddetto periodo "d'oro". Nel 1907 Klimt conosce il giovane Egon Schiele. Nel 1908 hanno luogo importanti mostre a Praga, Vienna e Roma. L'anno dopo visita Parigi, dove scopre il lavoro di Toulouse-Lautrec. Conseguenza del viaggio è il definitivo abbandono dell'uso dell'oro. Nel 1910 Gustav Klimt partecipa alla IX Biennale di Venezia, dove risquote grande successo. Il successo si ripete anche l'anno dopo all'Esposizione mondiale di Roma, dove ottiene il primo premio. Tra il 1912 e il 1916 completa grandi composizioni, come Morte e vita e La vergine. Esegue vari ritratti femminili in uno stile cosiddetto "fiorito". Dipinge anche molti paesaggi, vedute e angoli di giardino a Kammer am Attersee. Espone a Vienna, Budapest, Praga e Berlino. Nel 1917 viene eletto membro onorario delle Accademie di Vienna e di Monaco. Inizia la serie degli ultimi dipinti, cosiddetti "filosofici", lasciati incompiuti: Adamo ed Eva, Neonato, La sposa. Gustav Klimt muore il 16 Febbraio 1918 per crisi cardiaca.


1900 - xx secolo 1900-1915

L'Esposizione Universale di Parigi del 1900 vede tra gli artisti italiani invitati Medardo Rosso -che esporrà nel 1902 anche alle mostre degli Impressionisti in Olanda e Germania e redigerà un fondamentale testo sull'Impressionismo in scultura- e Pellizza da Volpedo -che nel 1901 sarà presente anche al Glasspalast di Monaco di Baviera, alla Künstlerhaus di Vienna e al Principato di Monaco. Carlo Carrà, diciannovenne, è a Londra, dopo il soggiorno parigino del '99. Nel 1901 la IV Biennale di Venezia accoglie l'arte italiana in sale regionali e propone le mostre personali di Rodin e Boecklin, Morelli, Nono e Previati. Carrà rientra a Milano. Matisse espone per la prima volta al Salon des Indépendants. Kandinskji a Monaco fonda il gruppo 'Phalanx'. Nel 1902 Giacomo Balla, dopo un soggiorno parigino, espone un gruppo di opere alla LXXII Esposizione Internazionale di Belle Arti della Società Amatori e Cultori di Roma. La Promotrice di Torino allestisce la Quadriennale, Prima Esposizione internazionale d'arte decorativa moderna. Bistolfi ne disegna il manifesto. Vi espongono, tra gli altri, Balla -attivo come ritrattista mentre compie ricerche sulla luce artificiale urbana (Boccioni e Severini frequentano il suo studio romano)- e Pellizza da Volpedo che espone il 'Quarto Stato' dipinto con tecnica divisionista. La rassegna sancì il trionfo del Liberty, come riflesso della linea di tendenza europea già comparso all'edizione del 1898, e coagulo di esperienza preraffaellite documentate dalla prima Biennale di Venezia del 1895 e dell'allegorismo di G.A. Sartorio. Vitalismo, flessuosità e dinamismo di linee caratterizzano con esiti eclettici questa stagione. Nel 1903, alla LXXIII Esposizione internazionale di Roma opere di Balla, Bistolfi, Grosso, Guido Marussig, Medardo Rosso, Severini mentre si distinguono alla V Biennale di Venezia, ancora Balla e Pellizza da Volpedo. A Roma Sironi e a Venezia Modigliani entrano in contatto con Balla e con Boccioni. A Parigi viene istituito il Salon d'automne: vi comincia ad esporre Matisse. Henri Bergson pubblica 'Introduction à la Métaphysique'. Nel 1904 un gruppo di opere di Balla alla LXIV Esposizione Internazionale di Roma; un gruppo d'opere di Pellizza alla LI Esposizione d'arte della Promotrice di Genova; al II Salon d'automne di Parigi un gruppo d'opere di Medardo Rosso che espone in personale al Kunstsalon Artaria di Vienna nel 1905 I funerali dell'anarchico Galli, celebrati a Milano nel 1905, diverranno soggetto di un'opera di Carrà. Alla VI Biennale di Venezia, opere di Pellizza da Volpedo; D'Annunzio sottolinea la presenza di Bistolfi (che si era formato sulla lezione di Grandi); nella sua plastica confluivano Simbolismo, Preraffaellismo e Liberty con esiti di un tipico spiritualismo. Alla LII e LIII Esposizione della Promotrice genovese. F.T. Marinetti, attivo come letterato e poeta dal 1902, fonda a Milano la rivista 'Poesia' che ospita autori simbolisti e gli 'incendiari' italiani coi quali elabora le tesi futuriste. Al Salon d'automne di Parigi espongono i 'Fauves'. Primo viaggio a Parigi di Lorenzo Viani. A Dresda si forma il 'Künstlergruppe Brücke' (Gruppo del Ponte) che dà inizio alla fase saliente dell'Espressionismo. Il 1905 si considera anno d'inizio delle avanguardie storiche. Nel 1906 si inaugura l'imponente 'Mostra del Sempione' alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano. Vi spiccano le opere di Balla e Pellizza. È l'anno della morte di Paul Cézanne, figura dal ruolo determinante nel recupero dei valori di massa e forma dopo l'impressionismo. Giungono a Parigi Amedeo Modigliani che inizia la propria formazione affascinato dalla scultura africana, e altri giovani tra cui Anselmo Bucci. Nel 1907, alla VII Biennale di Venezia, Chini, De Albertis, Nomellini e Previati curano la mostra internazionale 'L'arte del sogno'. Casorati vi presenzia per la prima volta, con dipinti legati al clima delle Secessioni di Vienna e Monaco. Boccioni si iscrive all'Accademia di Venezia. Morandi a quella di Bologna. Matisse compie un viaggio in Italia. Picasso dipinge le 'Demoiselles d'Avignon'. Bergson propone ne 'L'évolution créatrice' il concetto di durata nell'esperienza in relazione alla conoscenza concettuale dell'oggetto. Su questa via muove la ricerca di Picasso, Braque, Gris, individuata con il termine 'Cubismo' da Vauxcelles nel 1908. Nel 1908 alla LXXIII Esposizione internazionale di Roma opere di Balla e Casorati. Due ampie mostre di giovani alla Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia, diretta da Barbantini. Alla mostra autunnale della Permanente di Milano, opere di Boccioni e Carrà. A Roma, sulle premesse di simbolismo e di liberty lavora il poliedrico Duilio Cambellotti. Picasso giunge al cubismo analitico. Inizia l'attività di Léger. Secondo viaggio a Parigi di Lorenzo Viani che si esprime in seguito in cupi accenti espressionistici. Nel 1909 la VIII Biennale vede tra le mostre retrospettive quella di Pellizza da Volpedo, suicida nel 1907; la LXXIX Esposizione romana un folto gruppo di opere di Balla. A Parigi, sul 'Figaro' del 20 febbraio F.T. Marinetti, pubblica la 'Fondazione e il Manifesto del Futurismo'. Cominetti firma il Manifesto ma non aderisce al Movimento. Sempre a Parigi nasce il movimento 'Section d'or'. Prima presenza di Duchamp al Salon del Indépendants. A Milano 'Poesia' pubblica il Manifesto e un articolo sul Futurismo. A Firenze, sul n° 12 de 'La Voce', Soffici pubblica un lungo articolo dedicato a Medardo Rosso. Arturo Martini si forma sulle indicazioni di Hildebrandt a Monaco di Baviera dove si attiva la Neue Kunstler Vereinigung (Nuova Associazione degli Artisti) che darà vita a Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro). Nel 1910 Balla, Boccioni (che dipinge 'La città che sale' e 'Rissa in Galleria'), Carrà (che dipinge quell'anno stesso i 'Funerali dell'anarchico Galli'), Russolo e Severini redigono il Manifesto della pittura futurista, seguito a breve dal 'Manifesto tecnico'; alla LXXX Internazionale di Roma opere di Balla e Casorati; a Parigi Modigliani presenta un gruppo di opere al 'Salon des Indépendants'; Gino Rossi (già a Parigi nel 1907) espone un gruppo di dipinti alla Fondazione Bevilacqua la Masa in Ca' Pesaro che nell'estate vedrà una personale di Boccioni presentata da Marinetti; a Firenze si apre la 'Prima mostra italiana dell'Impressionismo' con un folto gruppo d'opere di Medardo Rosso; la IX Biennale di Venezia vede tra le mostre di stranieri le retrospettive di Courbet e Monticelli e le personali di Renoir e di Klimt. Nella Sala della gioventù espongono, per la prima volta ai Giardini, Casorati e Magnelli, unico tra gli 'italiani di Parigi' che si fermerà nella capitale francese senza più far rientro. Garbari espone a Ca' Pesaro. De Chirico giunge dalla Germania a Firenze: vi dipinge il suo primo quadro metafisico, ispirato a piazza Santa Croce con la statua di Dante: 'Enigma di un pomeriggio d'autunno' che esporrà a Parigi nel 1913. Seguono le'Piazze d'Italia' coeve ai 'Canti Orfici' di Dino Campana. Del 1911 il 'Manifesto dei Drammaturghi Futuristi'. Alla Esposizione internazionale di Roma, nel Cinquantenario dell'Unità d'Italia folti gruppi d'opere di Balla e di Medardo Rosso; alla Fondazione Bevilacqua la Masa gruppi d'opere di Arturo Martini e di Gino Rossi. Boccioni esegue la trilogia degli 'Stati d'animo'. A Roma A.G. Bragaglia pubblica 'Fotodinamismo futurista'. A Parigi espongono al Salon d'automne De Chirico, Rossi, Modigliani (scultore) e Martini che alla propria formazione bistofiana, wildtiana e di Hildebrandt aggiunge così la lezione di Maillol e Gauguin. Nell'ambito dell'Espressionismo, a Monaco di Baviera nasce 'Der Blaue Reiter'. Il Russia Larionov sviluppa il 'Raggismo'. Contatti tra futurismo e cubismo. Nel 1912 Parigi, Londra, Bruxelles e la Galerie der Sturm di Berlino ospitano mostre dei Futuristi. Boccioni redige il 'Manifesto tecnico della scultura futurista' che invia a Parigi a Medardo Rosso, il grande scultore impressionista ammirato dai futuristi e sullla lezione del quale egli imposta il proprio lavoro; a Marinetti compete il 'Manifesto tecnico della letteratura futurista'. Alla X Biennale di Venezia la mostra storica della Wiener Künstler-Genossenschaft. Tra le personali di italiani quella di Previati; di stranieri quelle di Knopff e di Blanche. Al X Salon d'automne al Grand Palais di Parigi, gruppi di opere di De Chirico, Martini, Andreotti, Modigliani e di Boccioni (che dipinge 'Materia'), in dialogo critico col cubismo. Prampolini aderisce al Futurismo. Duchamp dipinge il 'Nudo che scende le scale N 2'. Prime mostre di Max Ernst a Bonn e Colonia. A Roma nel 1913 si aprono la 'Prima Esposizione di Pittura Futurista' con Balla, Boccioni, Carrà, Severini, Soffici (già collaboratore di riviste francesi come critico) e Russolo (che redige il manifesto futurista 'L'arte dei rumori') e la 'Prima Esposizione d'arte della Secessione'. A Firenze, su 'La Voce', Roberto Longhi pubblica l'articolo 'I pittori futuristi'. Personali di Gino Severini a Londra e Berlino. A Ca' Pesaro, alla mostra della Fondazione Bevilacqua la Masa, personale di Casorati e gruppi di opere di Martini e Gino Rossi. Alla Galérie la Boëtie di Parigi 'Première Exposition de Sculpture Futuriste du peintre et sculpteur Boccioni' che nel suo scritto 'L'uomo fonte spaziale' in catalogo afferma: "Il problema del dinamismo in scultura.dipende principalmente dall'interpretazione della forma", introducendo il concetto di 'forma variabile'. Carrà redige il manifesto futurista 'La pittura dei suoni, rumori, odori'. Alla 'Primo Salone d'autunno tedesco' alla Galerie der Sturm di Berlino i Futuristi espongono in forze insieme con Chagall, Robert e Sonia Delaunay, Ernst, Goncarova, Kandinskij, Klee, Kokoschka, Larionov, Léger, Macke, Marc, Picabia, Rousseau, Souza Cardoso. Alla Galleria Futurista di Roma personale di Boccioni; a Firenze Esposizione di Pittura Futurista di 'Lacerba'. A Parigi, de Chirico espone al Salon des Indépendants e al Salon d'Automne. Primo 'Readymade' aiutato di Duchamp. Soggiorno di Ernst a Parigi. Picasso giunge al 'Cubismo sintetico'. Nel 1914, a Roma, alla Galleria Futurista, 'Esposizione di Pittura Futurista' ed 'Esposizione libera futurista internazionale' con Alchipenko, Depero, Marinetti, Martini, Morandi, Prampolini, Rosai, Rossi, Sironi che lavora a una celebrazione monumentale della civiltà della macchina permeata da intima minaccia. Nella pittura futurista entra il 'collage'. Al Palazzo delle Esposizioni 'Seconda esposizione Internazionale' della Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti, con Balla, Cézanne, Klimt, Martini, Morandi, Morbelli, Previati, Rodin, Rossi, Schiele, Lorenzo Viani. Licini e Morandi espongono alla 'Mostra dei Secessionisti' a Bologna. Boccioni espone a Firenze. Prima Esposizione di Pittura Futurista a Napoli. A Milano 'Primo grande concerto futurista per intonarumori'. Con composizioni di Luigi Russolo al Teatro Dal Verme e 'Prima esposizione d'arte del gruppo di Nuove Tendenze' alla Famiglia Artistica, con Bisi Fabbri, Chiattone, Dudreville, Erba, Alma Fidora, Funi, Nizzoli, Possamai, Sant'Elia, sostenuti da Ugo Nebbia. A Venezia la XI Biennale propone tra le personali di stranieri: Ensor, Bourdelle, Medardo Rosso e tra le mostre quella dei Divisionisti Italiani con Previati e Emilio Longoni, della Xilografia e delle arti decorative con vetri di T. Wolf-Ferrari e Zecchin; al Lido la 'Mostra di artisti rifiutati dalla Biennale'. Su 'Lacerba' Soffici scrive di De Chirico e di Alberto Savinio che aveva tenuto un concerto a Parigi. Sant'Elia redige il 'Manifesto dell'Architettura Futurista'. Inizia la pubblicazione di articoli interventisti a firma di Balla, Papini, Soffici. Marinetti, Boccioni, Carrà, Russolo e Piatti redigono il manifesto 'Sintesi futurista della guerra' Allo scoppio del primo conflitto mondiale Mussolini lascia l'Avanti e fonda 'Il Popolo d'Italia'. Balla realizza le sue prime sculture (alcune con Depero) partendo dai problemi posti da Boccioni che pubblica 'Pittura e scultura Futuriste' per le Edizioni di Poesia. Esperienze plastiche di Melli. Esce da Vallecchi 'Cubismo e Futurismo' di Soffici. Alla nuova rivista 'La Voce' collaborano ampiamente i Futuristi. In Inghilterra nasce il 'Vorticism'.


1898 - I Dieci

Gruppo di importanti pittori accademici americani, fra cui De Camp, Benson, Joseph R., Frank, Thomas, Hassam, Weir e Chase. Tennero la loro prima mostra, chiamata, "Dieci Pittori Americani", nel 1898 e continuarono poi a esporre insieme


1896 - Edvard Munch

Edvard Munch nasce a Loten-Oslo (Norvegia) nel 1863, muore a Ekely-Oslo nel 1944. E' stato tra i primi grandi pittori a sottolineare con forte intensità l'essere solo dell'uomo e il suo dramma esistenziale. La sua infanzia è segnata da due gravi lutti, quello della morte della madre, quando egli ha solo cinque anni, e più tardi quello della sorella maggiore, quindicenne (questo ultimo fatto gli ispirerà l'opera "La bambina malata"). Il padre, medico dei poveri, talvolta lo conduce con sé durante la visita ai malati; questo precoce contatto con il dolore segnerà profondamente lo spirito di Edvard Munch , anche se da solo non è certo sufficiente a spiegarne il genio. Nel 1878 entra alla Scuola d'arti e mestieri di Oslo e dal 1881 ha come professore il pittore Christian Krohg, le cui scene intimiste, benché composte piuttosto freddamente, sono illuminate da una luce impressionista. Ciò spiega i primi lavori di Edvard Munch che, nonostante il loro realismo, mostrano una chiara sensibilità per il colore. Ben presto, l'artista sente l'esigenza di recarsi nel luogo d'origine dell'impressionismo, cioè Parigi e già all'indomani di un brevissimo soggiorno, con la pittura della "Bambina Malata", evidenzia una profonda metamorfosi della tecnica e anche se persiste l'elemento patetico, lo spazio tridimensionale del realismo ottico cede il passo a una costruzione drammatica. Dalle opere di Munch iniziano quindi ad emergere paura, solitudine, malattia e malinconia; tormenti che non l'abbandoneranno mai, anche se ebbe a dire "la mia pittura, è in realtà un esame di coscienza e un tentativo di comprendere i miei rapporti con l'esistenza. E' dunque una forma d'egoismo, ma spero sempre di riuscire, grazie ad essa, ad aiutare gli altri a vedere chiaro". Edvard Munch però non si limiterà a questo verismo impressionista e infatti il secondo soggiorno a Parigi (dal1889 al 1892), sarà decisivo poiché consentirà all'artista di scoprire Pissarro, Raffaelli, Van Gogh, Seurat, Signac, Toulouse-Lautrec e infine Gauguin. L'uso dell'arabesco nella costruzione della tela in superfici di colori vivaci e contrastanti, a due dimensioni, si impone a Edvard Munch come si era imposto a Gauguin verso il 1892; da questo ultimo riceve un incoraggiamento per le tecniche dell'incisione su legno e della litografia che gli permetteranno, a partire dal 1895-96, di creare alcune delle opere migliori dell'arte grafica. Nel 1893 nasce anche "Il grido", che è oggi considerato uno dei manifesti dell'espressionismo. Le linee curve che invadono la tela esprimono direttamente l'angoscia di vivere, in violento contrasto formale con le linee rigide del parapetto. Come Gauguin, anche Edvard Munch respinge l'arte come puro piacere estetico e rifiuta di realizzare ciò che definisce "piccole tele con la cornice dorata destinate a ornare le pareti delle case borghesi". Per Edvard Munch la pittura è un esercizio metafisico e morale, tanto che nel 1889 scrive nel suo diario: "Non si possono ritrarre eternamente donne che lavorano a maglia e uomini intenti alla lettura; voglio rappresentare esseri che respirano, provano sentimenti, amano e soffrono. Lo spettatore deve prendere coscienza di ciò che di sacro vi è in loro, per poi scoprirsi il capo davanti a essi come fosse in chiesa". A differenza di Gauguin, per il quale la dimensione del mito è radicalmente superiore a quella della storia, Edvard Munch pone il dolore al centro delle proprie riflessioni, concentrandosi sul tema della quasi-impossibilità di vivere su cui si fonderà l'espressionismo tedesco. Nel 1892, ha luogo l'incontro decisivo dell'artista con la Germania. In occasione della sua prima mostra berlinese, espone "Fregio della vita" che provoca uno scandalo tale la mostra viene subito chiusa. Edvard Munch si stabilisce a Berlino, dove diventa amico del drammaturgo svedese Strindberg, del critico austriaco Julius Meier-Grafe e dell'esteta polacco Stans E aw Przybyszewski; se a Parigi si è formato uno stile personale, nella capitale tedesca scopre maggiori affinità con l'élite intellettuale e politica. Nel 1908 viene colto da disturbi psichici e dopo otto mesi trascorsi nella clinica del dottor Jacobson a Copenaghen guarisce dalla malattia e a ricordo di questo "tuffo negli abissi" realizza il bel testo lirico Alpha e Omega (1909), che costituisce la sua versione della Genesi. Da questo momento torna definitivamente a vivere in Norvegia e dal 1920 si ritirò dal mondo: "Un uccello da preda si è fissato dentro di me. I suoi arti sono penetrati nel mio cuore, il suo becco ha trafitto il mio petto, e il battito delle sue ali ha offuscato il mio cervello. Nel 1930 fu colpito all'occhio destro da cecità quasi totale, mentre dal sinistro già da molto tempo aveva difficoltà visive. Nel 1937 in Germania, il regime nazista, giudica ottantadue sue opere, "arte degenerata" e le rimuove dai musei. Morirà a Ekely-Oslo nel 1944. Oggi è generalmente riconosciuto come il più importante artista norvegese e deve essere annoverato tra le grandi personalità che segnarono la svolta decisiva dell'arte moderna tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX. Certamente la pittura di Edvard Munch ha sottolineato l'essere solo dell'uomo e il suo dramma esistenziale, per rendersene conto è sufficiente scorrere l'elenco di alcuni titoli dei suoi quadri: "Il letto di morte - La madre morta - Il grido - La morte nella stanza della ragazza - La bambina malata - Odore di morte - Disperazione


1895 - DECADENTISMO

In pittura si definisce Decadentismo, la corrente d'arte nata dalla scuola degli artisti simbolisti che operavano fra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo e di tutti quei pittori che rappresentavano soggetti artificiosi e strani. Fra i più famosi, Ensor e Munch. Il Decadentismo è un atteggiamento spirituale e artistico affermatosi come reazione al naturalismo e quindi con preferenza volto a problemi connessi con la vita interiore e con l'esplorazione del subcosciente. Spesso si esprime attraverso immagini simboliche o inusitate e forme preziose. Il decadentismo trova corrispettivi in correnti che presero nomi diversi a seconda del paese in cui fiorirono, come il Liberty in Italia, L'Art Nouveau in Francia, il Jugendstil in Germania e Secessione in Austria. Il Decadentismo rappresenta una reazione decisa agli aspetti ideologici, morali e letterari del Positivismo. Fu l'esasperazione di una delle due tendenze del Romanticismo, quella rivolta alla contemplazione di un mondo di mistero e di sogno, all'espressione di un soggettivismo estremo, mentre il realismo e il verismo ne avevano sviluppato la tendenza oggettiva. QUOTAZIONI OPERE ARTE EDIZIONI ARTE ASTE OPERE ARTE Il termine decadente ebbe, in origine, un senso negativo; fu infatti rivolto contro alcuni poeti che esprimevano lo smarrimento delle coscienze e la crisi di valori di fine Ottocento, sconvolto dalla rivoluzione industriale, dai conflitti di classe, da un progressivo scatenarsi degli imperialismi, dal decadere dei più nobili ideali romantici. Due sono gli aspetti fondamentali della spiritualità decadentista: il sentimento della realtà come mistero e la scoperta di una nuova dimensione nello spirito umano, quella cioè, dell'inconscio, dell'istinto, concepita come anteriore e sostanzialmente superiore alla razionalità. La nuova spiritualità si riallaccia a due motivi essenziali del Romanticismo il sentimento ossessivo del mistero e l'irrazionalismo. La ragione è decisamente ripudiata non più in nome del sentimento, ma del disfrenarsi delle forze oscure del subcosciente. Questa visione del mondo produce nell'arte una rivoluzione radicale, nel contenuto e nelle forme, che potremmo riassumere nei termini di simbolismo e misticismo estetico


1895 - Art Nouveau

Art Nouveau Il passaggio dall'800 al 900 è segnato da una profonda crisi, in quanto mentre da un lato, prosegue l'ottimismo nei confronti del progresso scientifico, dall'altro, la ricca borghesia sfrutta il lavoro delle classi subalterne che sono costrette a lottare per conquistare una migliore qualità di vita. Inoltre il progresso tecnico non è legato al progresso dell'umanità, in quanto rischia di meccanicizzare l'uomo uccidendone la spiritualità. In questo clima decadente nasce e si diffonde in tutta Europa il movimento detto Art Nouveau (novità) nei paesi di lingua francese, Modern Style (modernità) in Inghilterra, Modernismo in Spagna, Jugendstil (giovinezza) in Germania, Sezessionstil (sessione) in Austria, Liberty o Floreale in Italia. In Italia la definizione liberty deriva dal nome dell'inglese Arthur Liberty, il quale aveva fondato a Londra una ditta di oggetti di arredamento di alto livello qualitativo destinati però a un largo numero di acquirenti. Questo per evitare l'appiattimento e la banalizzazione di quegli oggetti che le industrie producevano in serie. Invece la definizione floreale sta ad indicare che la decorazione è costituita prevalentemente da forme stilizzate tratte dai fiori. Nel campo dell'architettura è da ricordare lo spagnolo Antoni Gaudì, che plasmò le forme come una scultura astratta, indipendente dalla geometrizzazione caratteristica dell'architettura di ogni tempo.


1890 - IL SIMBOLISMO

Movimento emerso nella pittura moderna verso il 1890, durante il periodo postimpressionista, come reazione al naturalismo e all'impressionismo. Esso si proponeva di rivestire l'idea di una forma percepibile ai sensi o rappresentare idee astratte odio, amore, Dio, ecc in una forma visibile, concreta. I simbolisti si ispirarono a qualsiasi forma d'arte primitiva, arcaica, esotica, che potesse essere interpretata simbolicamente. Molti pittori postimpressionisti, nel tentativo di superare la rappresentazione dell'oggetto esterno, per sostituirla con l'espressione del proprio io, rifiutarono la pittura come mezzo per rendere l'illusione del vero mediante il modellato e la fedeltà del colore e preferirono trasfigurare la realtà, accentuando quelle linee e quei colori che avevano maggiormente suscitato la loro reazione emotiva. Essi cercarono di liberare la pittura dalla schiavitù dell'oggettivismo, eludendo le leggi tradizionali prospettico volumetriche e creando accordi reciproci di linee e di colori. Canoni fondamentali del simbolismo furono l'idealismo espressione delle idee per mezzo delle forme), la sintesi i simboli sono ridotti alla loro essenza, per meglio suggerire l'evocazione), il soggettivismo l'oggetto non è mai considerato in quanto tale, ma come segno dell'idea concepita dal soggetto, l'emotività, il decorativismo. Il pittore che meglio assomma in sé l'estetica simbolista è Odilon Redon Bordeaux, 1840 Parigi, 1916. Egli cercò una sintesi tra il visibile e l'invisibile, il sogno e la vita, senza rinnegare la natura. Inizialmente sfruttò in prevalenza gli effetti suggestivi del bianco e nero, creando I neri un gruppo di opere acqueforti, litografie, carboncin), nelle quali seppe dar forma visibile ai sogni, alle fantasie, agli incubi dell'inconscio, con risultati di sconcertante ambiguità e di alto valore evocativo.


1880 - Il Postimpressionismo

Con il termine postimpressionismo si indica il periodo della pittura francese compreso tra il 1880 ed il 1900 circa. La pittura del postimpressionismo, caratterizzata da un desiderio di superamento del naturalismo impressionista, fu espressa da personalità isolate e da gruppi poco omogenei. A partire dal 1880, ci si pose il problema di come dare consistenza alla fugacità dell'impressionismo e di superare, quindi, il carattere provvisorio della sua visione. In questo clima nasce il puntillismo, detto anche neoimpressionismo. Il movimento sorge in Francia, per opera di Georges Seurat e Paul Signac. Georges Seurat Parigi, 1859 ivi, 1890 è il più noto esponente del puntillismo. Partendo da ciò che era stato già constatato dagli impressionisti, non esiste il colore locale, ogni colore che noi vediamo nasce dall'influenza del suo vicino, per ciò il colore, invece che mescolato, deve essere accostato all'altro, soprattutto al suo complementare Seurat applica sistematicamente il metodo dell'accostamento sulla tela dei colori e dei loro complementari. Invece che virgole, trattini, strisce i colori hanno la forma di punti, da cui pointillisme puntillismo


1874 - Claude Monet

Claude Monet nasce a Parigi nel 1840. Comincia la carriera artistica ancora adolescente, realizzando caricature per i turisti di Le Havre. È l'incontro con Boudin a spingerlo verso la pittura di paesaggio. Nel 1859 va a Parigi e si iscrive all'Académie Suisse. Nel 1862 entra nell'atelier di Charles Gleyre, dove stringe amicizia con Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley e Frédéric Bazille. Si reca spesso nella foresta di Fontainebleau, dove si dedica alla pittura "en plein air" e sperimenta gli effetti della luce naturale sulle figure. Nel 1863, con gli amici, lascia Gleyre. È attratto in maniera crescente dal problema della luce e del colore, dedicando ai riflessi sull'acqua dipinti come La Grenouillère, dove già si intravvedono i germi della tecnica impressionista. Presenta con successo alcune opere ai Salon del 1864 e '65. Ma lo attendono anni tormentati da fallimenti e gravi difficoltà economiche: nel 1869 i creditori gli fanno requisire tutte le tele in suo possesso, ed è costretto a rimanere inattivo per mancanza di colori. Nel 1870 sposa Camille Doncieux. A causa della guerra franco-prussiana parte per l'Inghilterra. Qui conosce anche Camille Pissarro. A Londra nel 1871 entra in contatto con il mercante Paul Durand-Ruel, che decide di esporre le sue opere. Lo stesso anno, dopo un breve soggiorno in Olanda, fa ritorno a Parigi. Si stabilisce ad Argenteuil, dove lavora spesso con Renoir. Nel 1874 Claude Monet è tra i promotori della prima mostra impressionista, che si tiene nello studio di Nadar. È proprio un suo quadro, intitolato Impression. Soleil levant, a indurre il critico Louis Leroy a definire il gruppo di artisti "impressionisti", anche se in senso dispregiativo... Negli anni dal 1875 a i primi anni '80 Monet deve sopportare un altro periodo di gravi difficoltà finanziarie, nel corso del quale muore la moglie. Inizia il ciclo dedicato alla Gare St. Lazare, in cui va a fondo nella ricerca di riprodurre esattamente i colori che vede. Nel 1883 si trasferisce a Giverny. La collaborazione con Durand-Ruel si fa più intensa a partire dal 1882. Grazie a lui, Monet e i compagni ottengono mostre personali ed espongono all'estero. Nel 1886 50 opere dell'artista vengono esposte presso la galleria newyorkese di Durand-Ruel. Dalla metà degli anni '80 in avanti Monet porta alle estreme conseguenze le sue sperimentazioni, analizzando le infinite variazioni della luce nelle diverse condizioni atmosferiche. Si dedica ai cicli più noti: - Meules (Covoni di fieno) - Pouple (Pioppi) - Cathédrale de Rouen (Cattedrale di Rouen) - Bassin aux nymphéas (Stagno con ninfee) - Nymphéas (Ninfee) - Rose), che lo porteranno all'estrema scomposizione della forma. Claude Monet muore a Giverny nel 1926. L'ultima opera è la Grande Decorazione dell'Orangerie (1914-1926).


1874 - Paul Cézanne

Paul Cézanne nasce nel 1839 ad Aix-en-Provence. Nel 1858 si iscrive a Giurisprudenza, ma si accorge di non aver attitudine per il diritto e di essere interessato all'arte. Per seguire la sua vocazione, nel 1861 si trasferisce a Parigi, dove frequenta l'Académie Suisse. Cerca, senza successo, di iscriversi all'École des Beaux-Arts. Incerto sul suo futuro, Cézanne alterna il suo tempo tra Aix e Parigi. Nella capitale frequenta numerosi artisti, tra cui Pissarro, Renoir, Monet, Sisley e Bazille. Pur non entrando a far parte del gruppo, espone ad alcune mostre degli impressionisti, tra cui la prima del 1874, da Nadar. La sua partecipazione alla terza, quella del 1877, segna l'inizio del suo isolamento artistico. Stabilisce un solido rapporto di stima e amicizia con Emile Zola. Dal 1878 i suoi soggiorni in Provenza si fanno sempre più lunghi. I rari contatti con l'ambiente artistico parigino coincidono con il Salon, cui Cézanne aspira invano di partecipare. Sul finire degli anni '70 Cézanne appare sempre meno legato a Manet e agli impressionisti. Comincia a maturare un nuovo stile pittorico attento alla struttura dello spazio e ai volumi degli oggetti. Negli anni '80 dipinge le prime opere delle serie dedicate all'Estaque, alla Montagne Sainte-Victoire e ai Bagnanti. Nel 1886 muore il padre. Incompreso e amareggiato per la pubblicazione de L'Oeuvre, rompe l'amicizia con Zola, che fu tra i suoi primi sostenitori. Si stabilisce definitivamente nella casa di famiglia ad Aix. I suoi contatti parigini si riducono all'invio di suo opere alle mostre. Realizza nature morte, ritratti e paesaggi di Provenza. Il 1895 può essere considerato l'anno della riscossa. La mostra allestita da Vollard riscuote infatti un gran successo, soprattutto tra gli artisti d'avanguardia. Anche il collezionismo comincia a guardare con sempre maggiore interesse al suo lavoro. Sul finire del secolo Cézanne si può considerare ormai famoso e "arrivato". Espone al Salon des Indépendants e all'estero. Nel 1904 il Salon d'Automne gli dedica un'intera sala. Paul Cézanne muore ad Aix nel 1906. Nel 1907, a Parigi, viene allestita una grande retrospettiva. La mostra rivela al pubblico la sua enorme statura. La visione delle sue ultime tele ha un impatto enorme su molti giovani artisti. In questo modo spalanca la strada a gran parte della ricerca artistica del '900.


1858 - Giovanni Segantini

Giovanni Segatini (sarà Giovanni a modificare il suo cognome in Segantini) nasce ad Arco il 15 gennaio 1858 in una piccola casa, ex sede dei gabellieri, nei pressi del fiume Sarca.Viste le notevoli ristrettezze economiche della famiglia Segatini, il municipio di Trento è costretto a versare alla stessa sussidi, servendosi dell'arciprete di Arco. La madre Margherita, già di salute cagionevole, soffre nel dare alla luce Giovanni e non si riprenderà più. A gravare sul misero bilancio della famiglia, sono ora anche le spese mediche. Decine e decine di fatture e ricevute, e conseguenti sovvenzioni alla famiglia Segatini, sono conservate nell'Archivio storico del Comune di Arco e stanno a testimoniare il loro stato di grave indigenza. Il padre nell'intento di cambiare la propria triste condizione di vita, prende con sé i figli maggiori e se ne va a Verona e poi a Milano. Margherita resta sola ad Arco con il figlioletto. Il piccolo Giovanni Segantini cresce abbandonato a se stesso; un giorno cade in un canale poco distante dalla casa, in via della Cinta, e viene salvato da Domenico Morghen, quando ormai lo si credeva annegato. Alla morte della madre (37 anni) Giovanni Segantini (7 anni) raggiunge la sorellastra Irene a Milano. Continua quindi la sua vita di nera miseria, diventando ozioso e vagabondo. Ad appena 12 anni (9 Dicembre 1970) viene arrestato, processato e per lui si aprono le porte del riformatorio Marchiondi. Egli firma il registro d'ingresso con un segno di croce e diventa allievo calzolaio. Forse fu proprio lì che Giovanni Segantini svelò a chi gli era umanamente più vicino le sue grandi doti artistiche. La vita nel riformatorio non faceva che acuire nel suo cuore l'amore per la vita libera. Fortunatamente, nel 1873, il fratellastro Napoleone, che aveva aperto un negozio con annesso laboratorio fotografico a Borgo Valsugana, si mette in contatto con la sorella Irene ed avvia le pratiche per ottenere il suo affidamento. Giovanni Segantini torna quindi in Trentino. Il suo soggiorno nella vallata trentina dura fino al settembre del 1875; alla soglia dei diciotto anni gli viene " in mente di abbandonare i buoni contadini e rintracciare la sorella". Presso Irene, a Milano, trova un domicilio; poi diventa apprendista nella bottega di un decoratore, Luigi Tettamanzi e la sera frequenta i corsi dell'accademia di Brera. Così, dopo aver "attraversato tutta l'eterna pianura della tristezza e del dolore" realizza i primi quadri ed ottiene alcuni importanti riconoscimenti; con il dipinto "Il coro di Sant'Antonio" (realizzato sopra la tela di un paracamino) viene premiato a Brera, nel 1879. Scrive lui stesso: "Non avevo certamente inteso di fare un'opera d'arte, ma semplicemente di provarmi a dipingere". Ma le medaglie non danno di che vivere ed allora egli si presenta al riformatorio Marchiondi ottenendo un incarico per insegnare geometria ai giovani alunni e consegna in deposito tre medaglie; in cambio riceve venti lire dall'economo del riformatorio. Di lui si accorge Vittore Grubicy pittore e mercante d'arte il quale diventa una presenza importante nella vita di Giovanni Segantini, sarà infatti la sua guida ed il suo tutore. Nasce poi la felice unione con Luigia Bugatti, chiamata dal maestro, Bice. La ricerca di sempre nuovi paesaggi, di occasioni pittoriche spingono Giovanni Segantini verso il verde sereno della Brianza. Egli abita a Pusiano, poi a Carella e a Cornano. Nascono i figli Gottardo (1882) ed Alberto (1883). All'Esposizione internazionale di Amsterdam gli viene assegnata la medaglia d'oro per la prima versione del dipinto "Ave Maria a trasbordo". Nel marzo del 1885 nasce il figlio Mario e nello stesso anno Giovanni Segantini realizza quello che rimarrà forse il suo quadro più conosciuto "Alla stanga". Con questo dipinto, Giovanni Segantini ottiene un nuovo riconoscimento all'Esposizione universale di Amsterdam. Nel 1888, esposto a Bologna, il quadro verrà acquistato dal governo italiano per la somma di Lire 18.000. La partecipazione di opere di Giovanni Segantini ad esposizioni internazionali a Londra e a Parigi accrescono la sua fama e la considerazione dei critici. I suoi soggetti preferiti: attingere alla vita agreste, dove uomini e animali vivono una vita comune, immersi in una natura che è sempre e comunque amica. Nei suoi quadri, i temi del lavoro nei campi, del pascolo, della tosatura e della filatura, di una religiosità discreta, serenamente tradizionale. E proprio la ricerca di questi ambienti, splendenti di luce e di aria, lo porta, nel 1886, a trasferirsi con la famiglia (arricchitasi della figlia Bianca) a Savognino, un villaggio delle Alpi a 1213 metri d'altezza. Qui la sua famiglia si accresce di una nuova presenza: una ragazzina di quattordici anni, Barbara Ufer, diventa la bambinaia dei suoi figli. Seguirà ovunque il maestro e la sua famiglia; sarà la modella per molti suoi quadri, sarà per tutti la Baba. Giovanni Segantini intrattiene nel frattempo una fitta corrispondenza con artisti, giornalisti, studiosi ed il suo esprimersi è caldo, immediato, cordiale. Pur nei limiti di una forma non sempre ortograficamente corretta, le sue lettere sono un miracolo di incisività, soprattutto se si considera che fino all'adolescenza egli era analfabeta. Nel febbraio del 1891, in "Cronaca d'arte", appare un suo articolo, Così penso e sento la pittura. La sua opera assume sempre più i caratteri di quella che diventerà la sua scelta definitiva: il divisionismo: "…e incomincio a tempestare la mia tela di pennellate sottili, secche e grasse, lasciandovi sempre fra una pennellata e l'altra uno spazio interstizio che riempisco coi colori complementari, possibilmente quando il colore fondamentale è ancora fresco, acciocché il dipinto resti più fuso. Il mescolare i colori sulla tavolozza è una strada che conduce verso il nero; più puri saranno i colori che getteremo sulla tela, meglio condurremo il nostro dipinto verso la luce, l'aria e la verità". Giovanni Segantini continua intanto ad ottenere riconoscimenti per il suo grande ingegno artistico: "Vacche aggiogate" merita la medaglia d'oro all'Esposizione universale di Parigi nel 1889; altra medaglia d'oro ricevono nel 1892 "Meriggio" e "Aratura in Engadina". In questi anni Giovanni Segantini matura anche un proprio orientamento simbolista; entra in disaccordo con il suo nume tutelare, Vittore Grubicy; i contatti, soprattutto epistolari, si diradano. Si rafforza invece il rapporto con Alberto Grubicy che diventa il mecenate di Segantini. Per l' "Exposition internationale" di Parigi del 1900 egli progetta un'opera colossale: Il "Panorama dell'Engadina", che avrebbe dovuto illustrare il meraviglioso paesaggio delle Alpi svizzere. Il progetto, che doveva ottenere l'aiuto finanziario degli albergatori engadinesi, viene abbandonato nel 1897 per scarsità di fondi. Giovanni Segantini non rinuncia comunque completamente al suo ambizioso disegno ed incomincia a lavorare al "Trittico della natura", ma un violento attacco di peritonite stronca purtroppo la sua forte fibra: Giovanni Segantini muore il 28 settembre, assistito dall'amico dottor Oskar Bernhard, dal figlio Mario e dalla sua compagna Bice. Ernesta Bittanti Battisti scrive nel 1905 un saggio su Segantini che si conclude con questa affermazione: "Segantini non aveva ancor detta, in arte, la sua ultima parola. Si sarebbe forse trasformato ancora, unificando le sue qualità, ritrovando tutto se stesso, se la morte non avesse spento quegli occhi, che "sapevano" così bene la luce, e irrigidita quella mano che rapiva al sole i raggi per guidarli a brillare sulle tele". Nel 1948 e nel 1949, a cinquant'anni dalla morte, si tengono conferenze sulla sua arte. Le vicende della sua vita vengono romanzate. Nel 1958, in occasione del centenario dalla nascita, viene organizzata ad Arco una mostra dedicata al maestro del divisionismo nello storico palazzo Marchetti, già dei conti d'Arco. Nel 1987 si tiene al Palazzo delle Albere, a Trento, una grande mostra antologica dedicata a Segantini.


1850 - REALISMO

Genericamente si suole chiamare realismo ogni indirizzo stilistico che persegua la più stretta aderenza della forma artistica agli aspetti del reale. Si parla di realismo a proposito dei ritratti realizzati dagli scultori romani dell'età imperiale, per la forte plasticità e la verosomiglianza psicologica; ancora realismo si definisce la minuziosa resa dei dettagli propria della tradizione fiamminga e olandese o la terrena religiosità del Caravaggio oppure, per passare dai temi naturali a quelli storici, l'epicità dei pittori napoleonici Géricault. E' però evidente che, in tutti questi casi, la definizione critica si è servita della formula del realismo come di un riferimento di comodo. Di realismo si cominciò a parlare con specifico rilievo solo dalla metà dell'Ottocento. Il movimento sorge in Francia intorno al 1848 ad opera del pittore Gustave Courbet con l'intento di rivendicare, in opposizione all'idealismo dei classici e dei romantici, il valore della realtà oggettiva come tema artistico valido a prescindere da ogni abbellimento, correzione e scelta preconcetta, sostenendo la necessità di trattare non più soggetti storici o letterari, bensì episodi della vita contemporanea, spesso ispirati all'esistenza dei ceti più umili della società. Dal punto di vista formale il realismo contrappose all'interesse per il disegno e alla fredda correttezza della scuola accademica, la resa dei contrasti chiaroscurali risultante dalla diretta osservazione del dato naturale. Le origini del realismo si innestano nel contesto della situazione politica determinatasi a seguito delle rivoluzione del 1848: l'Ottocento è il secolo della cosiddetta rivoluzione industriale che, con l'invenzione delle macchine e la concentrazione del lavoro nelle officine, trasforma l'antica economia europea da agricola e artigianale in industriale, determinando la crescita del capitale da parte della borghesia imprenditoriale e lo sfruttamento della classe operaia, i cui salari sono ridotti al limite della sopravvivenza. L'Ottocento però è anche il secolo in cui il proletariato acquista coscienza della propria importanza come forza lavoro indispensabile alla vita collettiva.


1848 - Giovanni Fattori I macchiaioli

Giovanni Fattori nasce a Livorno il 6 settembre 1825. Dopo aver studiato con G. Baldini a Livorno, nel 1846 si trasferisce a Firenze. A Firenze, nel 1847, Giovanni diventa allievo di Giuseppe Bezzuoli (autore di grandi quadri storico-romantici). Il 1848 vede Giovanni Fattori coinvolto nei moti risorgimentali, con il compito, modesto ma pericoloso, di fattorino del Partito d'Azione, ossia di distributore di fogli "incendiari". L'anno seguente assiste all'assedio di Livorno che lascerà in lui un'impressione indelebile. DVD MP3 CD LIBRI COMPUTER Le battaglie risorgimentali, che saranno tante volte oggetto delle sue pitture, sono per lui la strada per raggiungere non solo l'unità d'Italia, ma soprattutto un mondo sociale nuovo, libero, onesto e giusto. All'inizio del 1852 inizia a frequentare il Caffé Michelangelo sito in via Larga, dove si ritrovano gli artisti Odoardo Borrani, Telemaco Signorini e Vito d'Ancona che intorno al 1855, costituiscono il gruppo dei Macchiaioli. A Firenze si entusiasma anche del colore di Domenico Morelli, ma Giovanni Fattori non aderisce subito alle nuove esperienze e fino al 1859 dipinge in maniera tradizionale, seguendo il gusto romantico. Al 1854 risale l'Autoritratto, primo quadro di qualità elevata, intonato su un cromatismo terso di toni bruni e bianchi accesi. Fra il 1855 e il 1857 Giovanni Fattori partecipa alle diverse edizioni della Promotrice fiorentina, nelle quali espone dipinti di argomento storico-letterario. Determinante per l'orientamento artistico di Giovanni Fattori è l'incontro con Nino Costa, per consiglio e incoraggiamento del quale Giovanni Fattori presenta al concorso per la celebrazione della guerra del 1859 (vincendolo) il "Campo italiano dopo la battaglia di Magenta" (1862), il primo quadro italiano di storia contemporanea. Nel 1861 esegue I fidanzati e il Ritratto della cugina Argia. Si trasferisce a Livorno per alleviare le sofferenze della moglie, malata di tisi; esegue tre grandi dipinti: Acquaiole livornesi, Le macchiaiole e Costumi livornesi. Nel 1867, dopo la morte della moglie, Giovanni Fattori è ospite di Diego Martelli a Castiglioncello, dove esegue i ritratti di lui e della moglie. Nel 1869 viene nominato professore all'Accademia di Firenze. Alcuni anni più tardi, nel 1873, Giovanni Fattori compie il primo viaggio a Roma, dove esegue alcuni dipinti, come i Barrocci romani. Nel 1875 è a Parigi con alcuni allievi; al ritorno è ospite della famiglia Gioli a Fauglia, dove dipinge amabili ritratti femminili. Nel 1880 esegue Lo scoppio del cassone e Lo staffato. A quel tempo comincia a trattare soggetti campestri, che lo portano nel 1885 a soggiornare presso il principe Tommaso Corsini nella tenuta della Marsigliana. In quell'occasione Giovanni Fattori trae spunti per alcuni suoi quadri quali La marca dei puledri e il Salto delle pecore, esposti entrambi a Venezia nel 1887. In questi anni ottiene anche la cattedra di paesaggio all'Accademia di Firenze, dove dal 1869 insegna come incaricato. Alla fine del decennio esegue il Ritratto della figliastra e quello della seconda moglie. Nel 1905 si risposa per la terza volta con Fanny Martelli, anch'essa ritratta in uno dei suoi dipinti. La sua attività è intensa fino all'estrema vecchiaia, come dimostrano le numerose opere che espone con regolarità alle rassegne d'arte italiane e straniere. Giovanni Fattori muore a Firenze il 30 agosto 1908. E' stato il maggior pittore della macchia e forse di tutto l'ottocento italiano. Giovanni Fattori spesso nel corso della sua vita aveva sostenuto di non credere che per fare un artista occorra la cultura esatta e tuttavia questo essere <> é stata forse la sua principale arma, quella che gli ha permesso di essere solo se stesso, un artista libero creatore, privo di condizionamenti culturali.


1830 - REALISMO

Il termine realismo è quanto mai generico e comprende un atteggiamento comune a molte manifestazioni d'arte. Genericamente indica un riferimento preciso e inequivocabile dell'arte con la realtà concreta, visibile e conoscibile del mondo e in questo senso comprende espressioni che vanno dalla ritrattistica romana dell'età imperiale alle rappresentazioni religiose e fantastiche del Medioevo, dalla minuziosità descrittiva della pittura fiamminga alla cruda verità naturale del Caravaggio, dall'adesione rigorosa al dato percettivo degli impressionisti sino a giungere alla Pop art del Novecento. Specificamente, tuttavia, il termine è usato per indicare un movimento del primo Ottocento che in contrapposizione al sentimentalismo tardoromantico e attento ad una nuova esigenza di corrispondenza con le mutate condizioni sociali, economiche e politiche del tempo che vede l'affermarsi della borghesia capitalista, la diffusione del proletariato urbano, la nascita delle lotte di classe e il diffondersi delle istanze democratiche, si volge a trattare temi e soggetti tratti dalla realtà quotidiana, prevalentemente contemporanea. Per i pittori realisti né la natura né le immagini di vita possono avere una qualsiasi idealizzazione come avveniva nel periodo precedente del Romanticismo, al massimo si può (a volte si deve) attribuire loro un valore simbolico o politico. Tra i maggiori rappresentanti del realismo ottocentesco vi sono soprattutto i francesi Corot, Daumier, Millet, Courbet. Fuori dalla Francia figura di rilievo è l'italiano Fattori. Fra il 1830 e il 1870 la cultura francese è strettamente legata agli avvenimenti politici, sociali, scientifici che trasformano la morale e il costume. L'economia industriale si consolida a scapito della proprietà terriera e apre le porte alla nascita del proletariato e al suo prendere coscienza di sé come classe; le rivoluzioni europee del periodo affermano la diffusione delle idee democratiche e il coinvolgimento dell'uomo comune nell'impegno politico; infine il progresso delle scienze esatte, naturali e storiche crea fiducia nel metodo da queste usato (velocità della luce di Foucault, teoria dell'entropia di Clausius, studio dei microorganismi di Pasteur, teoria dell'origine della specie di Darwin ecc.). La pittura si interroga nuovamente sulla natura, ma il positivismo ottocentesco non ne permette più né la nobilitazione ideale con cui essa era protetta dal Rinascimento in poi, né l'approccio attraverso la vertigine romantica. La natura si rivela semplice e a volte volgare. Le premesse storiche che porteranno al realismo francese partono dalla rivoluzione del 1830 in cui Luigi Filippo, tradendo le aspettative di chi auspicava una monarchia basata su principi democratici, la pone invece al servizio di una borghesia sempre più padrona della politica francese. La fase costruttiva della teoria realista, che avrà la sua massima fioritura in seguito alla rivoluzione del 1848, inizia attorno al 1847 e si avvale del contributo di artisti, scrittori, scienziati, economisti, giornalisti, filosofi, le cui idee sono indicative di una cultura che si dibatte tra l'accettazione dell'eredità romantica e il bisogno di superarla. Teorico principale è lo scrittore Champfleury (pseudonimo di Jules François Husson) che convoglia il dibattito critico nel saggio "Le realisme" pubblicato nel 1857. Ciò che ne consegue nel campo dell'arte è una frattura tra artisti e classe dominante che si esplica in due modi profondamente diversi: attraverso l'impegno politico dell'artista o al contrario con la fuga dalla realtà urbana. Queste due tendenze, profondamente diverse tra loro, hanno però in comune la principale caratteristica del movimento realista: l'interesse per la contemporaneità, esplicatesi attraverso l'osservazione della realtà e la sua rappresentazione. Nei quadri, finora destinati alla descrizione di personaggi straordinari o di nature idealizzate, appaiono le persone comuni nelle loro quotidiane attività, il paesaggio urbano e la provincia agraria. Honoré Daumier Tra gli artisti che scelgono l'impegno politico vi è Honoré Daumier (1808-1879) che sceglie la litografia come principale mezzo espressivo.Al servizio della lotta antimonarchica, realizza immagini per il giornale satirico "La caricature", leggendaria pubblicazione repubblicana. Attraverso opere come "Gargantua", "Il corpo legislativo", "Rue Transnonain" egli esplica il suo messaggio morale e la denuncia civile. Il lavoro di litografo è preponderante nella vita di Daumier; la sua pittura, alla quale egli giunge solo dopo il 1848, si interessa all'umanità, colta nelle fatiche della vita quotidiana, descritta nei tratti essenziali, senza dispersione in particolari. Jean Baptiste Camille Corot Un artista che può definirsi il padre dell'indagativo occhio contemporaneo è Jean Baptiste Camille Corot (1796-1875 - "La cattedrale di Chartres", 1830; "Il ponte di Nantes", 1868-70; "Lo studio", 1870) spesso considerato a torto unicamente un erede del classicismo seicentesco. Egli è invece una figura singolare non facilmente inquadrabile in uno schema o movimento; unica dominante e costante della sua cultura è la ripetuta rappresentazione del paesaggio francese o italiano (la sua formazione classica lo porta a compiere ripetuti viaggi in Italia) realizzata con totale spontaneità libertà di visione sempre però rispettosa dei valori dell'atmosfera e della materia. Per un dipinto come "Il ponte di Nantes" si è parlato di grande pittura tonale (Caroli) dove per tonalismo non si deve intendere l'espressione di sentimenti di piccolo intimismo (basti pensare in proposito agli artisti più rappresentativi della pittura tonale: Giorgione, Velasquez, Vermeer, Tiepolo), ma la sua accezione più generale, cioè il fatto che tutti i punti del dipinto risultano imbevuti di una stessa quantità di luce. La differenza sostanziale con gli impressionisti, già attivi negli anni sessanta, è che la luce di Corot è ferma, stabile, egli non cerca di cogliere l'attimo trascorrente sulle cose, ma la natura, nel suo "vero" aspetto, pur nella sua fermezza palpitante comunque di emozioni. Jean François Millet Nel cuore della tematica realista va inserito Jean François Millet (1814-1875 - "Il Seminatore", 1850; "Le spigolatrici", 1857; "L'Angelus", 1859), una delle anime più intime dell'Ottocento. Di ideologia repubblicana e democratica, il suo impegno si esprime nella sfera morale più che in quella politica. Con lui i contadini entrano nella pittura francese non più come evocatori di un mondo di semplicità e innocenza, ma come uomini autentici, con la loro energia fisica e la loro forza sociale. Un quadro come "Il seminatore", al di là di un certo umanitarismo di maniera, è una rappresentazione, quasi brutale nella sua semplicità, in cui la figura del contadino diviene anche il simbolo di una precisa condizione umana e mostra come un "non intellettuale" quale è Millet andava naturalmente precorrendo un "simbolismo" che sarà invece largamente intellettualistico negli anni a venire. Un altro dipinto famoso, "L'angelus", rivela tutti i punti nodali della poetica realista: l'unità dei soggetti trattati con imparziale autenticità, il linguaggio privo di compiacimenti formali, la monumentalità delle figure, corrispondente a quella dignità eroica che il lavoratore va conquistandosi nella coscienza sociale, l'inflessione sentimentale denotante partecipazione emotiva alle vicende del mondo contemporaneo. Théodore Rousseau Sia Corot che Millet sono legati, pur senza parteciparvi totalmente, alla Scuola di Barbizon, un gruppo di artisti paesaggisti che soprattutto intorno al 1849 iniziano a riunirsi nella foresta di Fontainbleau, a Barbizon, in isolamenti creativi, teorizzando la pittura "en plein air". Tra questi (Diaz, Daubigny, Troyon, Decamps, Baryet, Dupré) il più illustre è Théodore Rousseau (1812-1867- "Parigi vista dalla terrazza di Bellevue", 1833; "Un viale nella foresta di Isle Adam", 1849). Nella sua pittura la natura, pur apparendo a volte divinizzata, figura più spesso molto familiare ed accessibile, lontana sia dalla mitizzazione romantica che dalla "sacralità primigenia" (Caroli) di Courbet. Gustave Courbet Ed è proprio Gustave Courbet (1819-1877 - "Funerali a Ornans", 1849; "L'atelier", 1855; "Ragazze in riva alla Senna",, 1857; "Mare in tempesta", 1869), uno dei più grandi artisti dell'Ottocento, a riservare la massima dignità della rappresentazione pittorica a fatti tratti dalla vita della provincia rurale o della città piccolo-borghese, in cui ricerca la verità dell'arte. Di formazione accademica, sono per lui determinanti gli incontri con Baudelaire e Proudhon, con il quale condivide le idee socialiste. Partecipa totalmente al movimento ideologico-politico di quegli anni, mentre a Parigi alterna lezioni di pittura con visite al Louvre, dove apprezza particolarmente gli spagnoli, olandesi e francesi del '600. Tra i romantici, invece, egli guarda con maggiore attenzione a Géricault, la cui influenza è percepibile in "Funerali a Ornans". Qui Courbet sceglie le dimensioni, grandissime, e la dignità della pittura di storia per rappresentare un soggetto banale, nel quale il tema della morte, spesso riprodotto dai romantici con profondo coinvolgimento sentimentale, viene ricondotto nell'ambito delle vicende quotidiane e della commozione contenuta. Ornans, nella Franca Contea, è il paese nativo dell'artista ed egli vi torna in quello stesso anno scegliendo proprio l'aria addormentata della sua terra e le persone che conosce da sempre per esprimere la sua idea dell'inspiegabilità dell'esistenza: la vita si raccoglie intorno ad una tomba, dove prima o poi finiranno tutti. Lì attorno la folla di compaesani, che Courbet chiama a posare uno per uno, rivela psicologie semplicissime, volti segnati da rughe, geloni, precoci invecchiamenti, gote arrossate dal vento: la semplicità della vita consumata in paese, attraverso memorie, affetti e rancori, in una composizione solennemente equilibrata. Lo stile di Courbet risulta spesso sgradevole alla sensibilità del pubblico conformista del tempo, al punto che all'Esposizione Universale del 1855, celebrativa della gloria del II° impero di Napoleone III riaffermatosi con il colpo di stato del 1851, egli si vede rifiutare alcune sue opere. Allestisce allora un padiglione in cui raccoglie le opere più significative, ponendo con tale impresa per la prima volta l'accento sull'autonomia dell'arte. Gli anni Sessanta vedono già il sorgere dell'Impressionismo, che subisce nei suoi primi passi l'influenza del Realismo, modificandone a sua volta l'orientamento. In un'opera di Courbet del 1857, "Ragazze in riva alla Senna", troviamo infatti la presenza di nuovi valori atmosferici e di luminosità ad indicare il trasformarsi della sensibilità realista in "naturalismo"; anche il soggetto del dipinto, tratto non più dalla realtà agreste, ma da quella della piccola borghesia ispiratrice anche delle opere di due impressionisti come Manet e Degas, rappresenta una svolta nel lavoro di Courbet, che in seguito, a partire dal 1866, prende a soggiornare sempre più spesso sul mare di Normandia, dedicandosi quasi esclusivamente a dipingere il paesaggio marino. Il 1871, anno della sommossa della Comune a Parigi, che segna la fine del II° Impero e il riaffermarsi di quegli ideali estetici e civili che Courbet persegue per tutta la vita, segna paradossalmente l'inizio del declino di questo grande artista. Giovanni Fattori Fuori di Francia il realismo non si esprime con caratteri altrettanto significativi; si farebbe torto però alla pittura italiana dimenticando che tra i grandi realisti dell'Ottocento va annoverato Giovanni Fattori (1825-1908 - "La rotonda di Palmieri", 1866; "La figliastra", 1889), il più illustre tra gli aderenti al gruppo toscano dei Macchiaioli, che al pari dei realisti francesi hanno un programma preciso di adesione alla verità naturale e sentono profondamente il legame tra arte e vita. Quasi tutti i macchiaioli aderiscono al Risorgimento e fanno corrispondere la libertà della Patria a quella dell'arte. Un dipinto come "La rotonda di Palmieri" è l'esempio della principale innovazione di Fattori: l'immagine prende forma attraverso l'accostamento di macchie di colore senza preoccuparsi di contorno e chiaroscuro, ma con il solo obiettivo di riprodurre "impressione del vero".


1800 - I Macchiaioli

A Firenze si forma il movimento artistico più importante dell'Ottocento, quello dei Macchiaioli un gruppo di artisti, provenienti da ogni parte d'Italia, che si riunivano al Caffè Michelangelo Michelangiolo di Firenze in Via Larga fra il 1855 e il 1867 e propugnavano una pittura antiaccademica atta a riprodurre l'impressione del vero, volta a cogliere il senso più che l'apparenza delle cose, attraverso la tecnica abbreviata e diretta della macchia. E' nel 1856 che si ha la nascita della pittura a macchia. In questa nuova pittura, l'evidenza dell'oggetto, della figura, dell'atmosfera stessa è ottenuta non col disegno, la velatura, il chiaroscuro plastico, ma con tocchi precisi di colore per contrasto di scuri su chiari e viceversa i volumi e le ombre sono dati solo dai colori, mentre le prospettive e gli spazi sono resi dai toni graduati della luce, tecnica che coglie il senso e l'atmosfera delle cose, prima della loro apparenza. I Macchiaioli, quindi, abolirono il chiaroscuro per dipingere ad accostamenti di colore-ombra e colore luce, ottenendo effetti di grande luminosità di suggestiva resa atmosferica e semplificarono il paesaggio fino alle sue strutture essenziali. I principali rappresentanti di questo movimento furono Giovanni Fattori, Telèmaco Signorini, Silvestro Lega.


1800 - L' Impressionismo

Nome con cui si designa la corrente pittorica sviluppatasi in Francia fra il 1867 e il 1880. Il gruppo cominciò a costituirsi già intorno al 1860, quando all'Accadémie Suisse a Parigi si incontrarono Monet, Pissarro, Guillaumin e Cézanne tutti attratti in questi primi anni dal naturalismo di Courbet. Il termine apparve per la prima volta con intenzione di scherno nel 1874, sul giornale satirico Le Charivari, in un articolo di Louis Leroy, che derivò la parola dal titolo di un quadro di Claude Monet Impression, soleil levant Impressione. Il levar del sole, esposto alla mostra privata apertasi a Parigi il 15 aprile di quell'anno nelle sale del fotografo Nadar. Il gruppo di pittori, scultori e incisori che aveva organizzato l'esposizione era costituito da artisti rifiutati dal Salon ufficiale Pissarro, Monet, Sisley, Degas, Renoir, Cézanne per ricordare i maggiori. Il Salon era l'esposizione ufficiale che consacrava la fama degli artisti. Per essere ammesse al Salon le opere dovevano passare attraverso il vaglio di una giuria, che accettava quelle consone alla tradizione, ligie agli insegniamenti accademici e perciò ripetitive, e respingeva quelle più originali che, con la loro novità, sconvolgevano e disturbavano il quieto modo di pensare degli esaminatori e del pubblico. Da vari anni questi artisti si battevano contro l'accademismo per l'affermazione di una pittura che interpretasse la realtà in maniera nuova e libera. Le idee, sperimentate giornalmente nella pittura, venivano discusse negli incontri che avvenivano al Caffè Guerbois dove gli artisti detti gruppo di Batignolles, dal quartiere parigino ove si trovava il Caffè Guerbois si recavano quando, tramontato il sole, diventava impossibile continuare a dipingere. Il punto di partenza era la resa della realtà, che rendono così come la vedono e non si limitano a rappresentare la realtà naturale, ma anche quella umana e cittadina. Gli impressionisti si rendono conto che noi non percepiamo la realtà per frammenti isolati, definiti, immobilizzati, ma la sentiamo nella sua totalità e continuità. Nessun oggetto vive da solo, ma in un contesto generale che, collegando l'uno all'altro, non ha mai termine. Lo spazio non è definibile, secondo le norme della prospettiva, come una scatola geometrica, perchè esiste non soltanto in profondità verso il punto di fuga, ma anche a destra e a sinistra se non lo vediamo con la stessa esattezza come quando mettiamo a fuoco un oggetto solo, tuttavia lo intravediamo con la coda dell'occhio e ne intuiamo la presenza alle nostre spalle. Nella riproduzione pittorica dunque nulla potrà essere definito, ma la realtà dovrà essere resa nella sua globalità come noi la percepiamo. Il nostro occhio vede oggettivamente ogni dettaglio sul quale si sofferma. Ma la ragione, trascurando il superfluo e cogliendo solo l'impressione generale, opera una sintesi e comprende la realtà nella sua sostanza. Manet dice di un grappolo d'uva, noi sentiamo l'essenza, costituita da un certo numero di acini, ma non sapremmo certo dire da quanti e ne vediamo la forma attraverso il colore e le sue variazioni a seconda della posizione rispetto alla luce. E' questo un altro punto fondamentale: tutto ciò che è davanti ai nostri occhi è visibile solo se illuminato. E' la luce che, colpendo gli oggetti, viene parzialmente assorbita o respinta, scomponendosi nei vari colori, che, a loro volta, si mescolano o si accostano, trasformandosi, esaltandosi o deprimendosi reciprocamente. L'impressionismo è il trionfo del colore. Le ombre sono anch'esse formate da colori, per lo più complementari. L'uso dei complementari, ovvero l'accostamento di un colore al suo complementare, diventa cosciente e sistematico negli impressionisti, i quali, evitando di mescolarli sulla tavolozza, giustappongono i colori sulla tela, frammentandoli in tocchi di misura variabile a seconda dei casi che si presentano ai loro occhi, a seconda del loro modo del tutto personale di vedere. Lo stesso tema potrà essere dipinto, nella stessa ora e da un unico punto di vista, da più pittori e il risultato non sarà mai uguale, perchè ciascuno sente differentemente da ogni altro. Non solo ciascuno di noi è anche diverso da se stesso di minuto in minuto, in quanto il progredire del tempo opera in noi una lenta e continua trasformazione interiore pertanto, il medesimo oggetto, potrà essere rappresentato da un solo pittore in momenti diversi e ne nasceranno quadri diversi. Da tutto ciò la necessità di dipingere en plein air all'aria aperta dove la luce non è unica, poichè si verificano effetti multipli. Il movimento si sciolse nel 1886, quando, dopo otto mostre 1874, 1876, 1877, 1879, 1880, 1881, 1882, 1886), per ironia della sorte, giunsero i primi riconoscimenti ufficiali, la fama , il benessere.


1770 - FRANCISCO GOYA

Francisco Goya nasce il 30 Marzo 1746 in una piccola borgata di Saragozza in Aragona (Spagna), é figlio di un maestro doratore e sarà uno dei più grandi maestri pittori spagnoli. In Spagna, gli ambienti artistici sono fortemente influenzati dall'opera dei maestri stranieri, in particolare di quelli francesi, e solo per reazione si assiste all'esaltazione dei valori tradizionali del popolo spagnolo. I maestri stranieri contribuiscono dunque alla formazione dei pittori spagnoli. Nel 1759 il quarto figlio di Filippo V, Carlo III, sale al trono di Spagna. Durante il suo regno si intrecciano in modo curioso gli effetti di una devozione sempre più intensa e lo sviluppo dell'illuminismo, che formerà circoli di filosofi, giuristi, pensatori e poeti di grande valore. In questo clima particolarmente favorevole sia sul piano estetico sia su quello culturale, nasce Francisco Goya, che frequenta per alcuni anni lo studio del pittore José Luzán Martínez. Nel 1766 il nome di Francisco Goya compare nell'elenco dei partecipanti al concorso triennale dell'Accademia, nel corso del quale l'artista non riuscirà ad affermarsi. Affascinato dalla pittura di Tiepolo conosciuta in Spagna, nel 1769 decide di partire per l'Italia. Tornato in patria e stabilitosi a Saragozza, ottiene l'importante commissione di alcuni affreschi per la basilica del Pilar. Il 25 luglio 1773 Francisco Goya sposa a Madrid Josefa, la sorella di Bayeu e grazie all'appoggio dei cognati, i pittori Ramón e Francisco Bayeu, nel 1774 riceve l'incarico di eseguire i cartoni per l'arazzeria reale di Santa Barbara. In questi anni sono particolarmente apprezzate le scene di vita popolare, rappresentate spesso in modo artificioso e teatrale. Francisco Goya, tra il 1775 e il 1792, dipinge 63 cartoni per arazzi, i cui soggetti bucolici e popolari, grazie alla forza del suo genio e alla sua prodigiosa vitalità, acquistano un accento di verità eccezionale nell'arte del suo tempo. Il successo di Goya matura lentamente, forse perché la sua ambizione di cortigiano è in contraddizione con l'indipendenza delle sue aspirazioni artistiche. Nel 1870, all'età di trentasei anni, l'artista è nominato accademico "de mérito" e presenta per l'ammissione un "Cristo in croce" (Prado), freddo e senz'anima. Chiamato a Saragozza per affrescare la cupola della basilica del Pilar, tratta il soggetto della Regina Martyrum. Questo affresco, che in alcuni frammenti preannuncia l'audacia di quelli della cappella di San Antonio de la Florida (Madrid), fu aspramente criticato da Bayeu e dal capitolo della basilica; le liti generate su questo soggetto rivelano il carattere violento e collerico di Francisco Goya che aderisce con fatica alle richieste che gli sono fatte. Tre anni dopo, nel 1783, presentato al fratello del re, Don Luis, l'artista lavora al palazzo d'Arenas de San Pedro, vicino a Toledo, e dipinge il "Ritratto della famiglia di Don Luis" (collezione privata), opera di grandi dimensioni caratterizzata da una particolare luminosità notturna. Dello stesso anno è il "Ritratto del conte di Floridablanca", il potente primo ministro (Banco Urquijo, Madrid), in cui il pittore sembra essere ancora intimidito dall'autorità del suo modello. Grazie a Floridablanca riceve la commissione della grande tela della Predica di San Bernardino da Siena (chiesa di San Francisco el Grande, Madrid). Nel 1785 nasce Javier Goya, l'unico figlio che gli sopravvivrà. La situazione economica di Goya diventa più florida e cresce anche la sua notorietà. Dal 1785 riceve l'appoggio e la protezione dei duchi d'Osuna; al favore pubblico si aggiunge quello ufficiale, sancito dalla nomina a vice direttore della sezione di pittura all'Accademia nel 1785 e a primo pittore di corte nel 1786. Per i duchi, Francisco Goya dipinge da prima il "Ritratto della duchessa d'Osuna", che indossa un abito simile a quello di Maria Antonietta (collezione March, Madrid), stupenda immagine del dolce vivere. Nello stesso spirito elegante e leggero esegue, su un tema classico, i quattro famosi cartoni per gli arazzi delle Stagioni: Le fioraie (La primavera), L'aia (L'estate), La vendemmia (L'autunno), e La nevicata (L'inverno. La tempesta di neve), notazioni della vita madrilena su un tema classico. Improntata allo stesso stile è la serie di tele realizzate nel 1787 per il palazzo dell'Alameda, residenza di campagna della duchessa d'Osuna, non lontano da Madrid. La morte di Carlo III, nel dicembre 1788, e l'ascesa al trono del debole bonario Carlo IV e della sua temibile sposa, Maria Luisa, coincidono con l'inizio della Rivoluzione francese. Ma la vita di corte, a Madrid non ne è mutata, e i sovrani si faranno ritrarre in piedi e a mezzo busto da Goya che, nel 1789, viene nominato "pintor de camera del Rey". Per ragioni politiche molte complesse e in parte conseguenti alla Rivoluzione francese, Francisco Goya, tra il 1790 e il 1792, perde alcuni dei suoi protettori. Il celebre finanziere Francisco Cabarrús viene imprigionato, Floridablanca è destituito, mentre Manuel Godoy, il giovane militare favorito dalla regina, nel 1792 è nominato primo ministro. Tutti questi avvenimenti provocano un grande sconvolgimento nell'ambiente in cui vive Goya. La produzione dell'artista subisce un rallentamento; questi richiede molto spesso dei congedi e, alla fine del 1792, mentre si trova in Andalusia, si ammala gravemente. Tornerà a Madrid solo alla fine del 1793, sordo e duramente provato da un attacco di paralisi. Riprende l'attività ma, da quest'epoca, muta a poco a poco il proprio stile, abbandonando l'uso dei colori freschi a vantaggio di effetti monocromi, e adottando un esecuzione più aspra ed efficace. Dal 1794 al 1800 l'elenco di capolavori è impressionante. I soggetti sono spesso ispirati dal gruppo dei suoi amici liberali, in particolare dal poeta e giurista Juan Antonio Meléndez Valdés (1754-1817). Tra i numerosi ritratti, tutti molto vari e indimenticabili, citiamo solamente due opere: la Marchesa della Solana (Louvre, Parigi) e la Duchessa d'Alba (Hispanic Society, New York), tele nelle quali Goya impone la propria visione della figura umana, captandone l'essenza con incredibile acutezza e audace libertà di esecuzione pittorica. Durante questo periodo il gruppo liberale prende il potere anche se solo per un breve momento, e Francisco Goya diventa il ritrattista di "pensatori", dei quali ha realizzato una galleria senza pari: da un viso all'altro risplendono intelligenza e bontà, sufficienza e brutalità, tenerezza e fascino, bruttezza e bellezza. Il 6 febbraio 1799 Francisco Goya mette in vendita le incisioni dei Capricci, satira appassionata dell'eterna miseria umana vista attraverso i costumi della sua epoca, in cui l'utilizzo sapiente dei neri e dei bianchi gli consente di raggiungere effetti estetici e psicologici raramente uguagliati. Bisogna sottolineare che per tutto il XIX secolo la fama di Francisco Goya è legata quasi esclusivamente a queste decisioni; fino al 1900 data della prima mostra retrospettiva, il Goya decoratore e il Goya grande ritrattista erano praticamente sconosciuti. In modo curioso, e forse perché ben presto l'ondata liberale stava per essere soffocata dal potere, Goya si accanisce contro l'Inquisizione e la stregoneria. Nel 1799, Francisco Goya viene nominato primo pittore del re e l'anno seguente, rappresenta Carlo IV e la sua famiglia (Prado). Nel 1820 scoppia la rivoluzione costituzionale. Il re Ferdinando VII è costretto a fuggire; alla fine del 1823, quando, dopo tre anni di disordini riprenderà il potere, si stabilisce il "terrore bianco". Francisco Goya, nonostante l'età, sembra impegnarsi nell'opposizione, al punto che, al ritorno di Ferdinando VII, è costretto a nascondersi. Nel maggio del 1824, all'epoca del decreto d'amnistia strappato al re degli Alleati, si affretta a chiedere un congedo, con il pretesto di dover seguire una cura termale in Francia. Si reca a Parigi, poi, nell'ottobre del 1824 si stabilisce a Bordeaux, con Leocadia Zorilla De Weiss, circondato dai vecchi amici "afrancesados", e frequentando in particolare il poeta Leandro de Moratin; più tardi lo raggiungeranno la nuora e il nipote Mariano. È significativo constatare che l'opera e la vita di uno dei più grandi dei maestri spagnoli si concludono (muore nel 1827) sulla chiara immagine della Lattaia di Bordeaux: nonostante i suoi ottantadue anni, la malattia, la sordità e i gravi problemi di vista, Francisco Goya si esprime con una libertà di espressione e di tecnica che mostra come il suo genio sia ancora in evoluzione.


1770 - ROMANTICISMO

Il termine romanticismo indica il momento umano in cui il sentimento prevale sul ragionamento. Il movimento romantico nasce, in opposizione al neoclassicismo, come manifestazione d'individualità contro la bellezza astratta di tradizione greco-romana, esplicandosi in senso soggettivo come manifestazione del sentimento dell'artista e in senso oggettivo come rappresentazione del tipico. Il romanticismo riconosce la continuità tra arte e vita, e vede quindi l'artista impegnato nelle lotte nazionali: l'artista romantico vive intensamente tutte le vicende della sua epoca, anche quelle politiche. Poiché l'opera d'arte non è soggetta a regole, quelle regole che si apprendono dalla scuola, ciò significa che artisti si nasce, non si diventa attraverso lo studio. E poiché la scuola impone proprio quelle regole, obbligando a un solo modo di esprimersi e reprimendo ogni tentativo di affermazione individuale, bisogna combattere contro di essa, che è la morte della libertà dell'artista. Essendo l'opera d'arte l'espressione del sentimento soggettivo ne consegue che essa non è frutto della razionalità, ma dell'intuito, del genio. Solo il genio, dotato di facoltà superiori, è capace di creare dal nulla, perpetuando con l'opera il suo pensiero. I temi romantici non sono tratti dal mito, ma, per lo più, dal medioevo. Ciò spiega perché, più che in Italia, il cui passato è legato alla civiltà romana, queste idee sono sostenute in Germania, in Inghilterra, in Francia. E spiega anche l'origine della parola romantic che, in Inghilterra, fin dal XVII sec., significava romanzesco e, nel secolo successivo, diviene sinonimo di medievale o gotico. Il romanticismo, trae origine dalle teorie estetiche illuministiche, infatti è il Settecento che sostiene la poetica che culmina, fra il 1770 e il 1780, nel movimento culturale tedesco detto Sturm un Drang tempesta e impeto contraddistinto da un'esplosione di passionalità, di individualismo, di irrazionalità e di riaccostamento all'arte medievale.


1755 - NEOCLASSICISMO

Con il termine neoclassicismo si suole indicare il periodo compreso fra la metà del Settecento e i primi decenni dell'Ottocento, nel corso del quale si è convinti di poter raggiungere un nuovo classicismo operando il recupero della civiltà antica. Il movimento si sviluppa per azione del pensiero illuministico in netta reazione al barocco e al rococò, infatti, le ultime manifestazioni del barocco e del rococò urtavano contro un gusto e un pensiero che cercavano anche nelle opere degli artisti nuova semplicità e schietezza, e un carattere di limpida logica, di razionalità, di nuova aderenza morale. Il vero e indiscusso teorico neoclassico è il tedesco Johann Joachin Winckelmann (Stendal, Germania, 1717 - Trieste, 1768), autore di una Storia dell'Arte dell'Antichità, in cui, per la prima volta, tenta di dare un ordine sistematico alla molteplicità di opere antiche, cercando di comprenderne lo stile. Il Winckelmann ritiene che l'opera d'arte sia espressione del bello ideale, raggiungibile non imitando la natura, ma emendandola dai suoi difetti, o, meglio, scegliendo da essa le parti più belle. Ritenendo che soltanto i greci abbiano raggiunto il bello ideale, assume l'opera greca come modello da imitare. L'opera d'arte, come visualizzazione del bello ideale, dovrà superare, secondo il Winckelmann, l'agitarsi delle passioni umani, il movimento, il dramma e poiché padrone dei propri sentimenti è l'uomo, la più alta forma d'arte è la scultura che imita il corpo umano; attraverso la scultura sarà possibile, come hanno fatto i greci, esprimere una serena compostezza anche nel dolore. Al Winckelmann si affiancano altri teorici. Il pittore tedesco Anton Raphael Mengs (Aussig, Boemia, 1728 - Roma, 1779), suo amico e ammiratore, aggiunge, accanto all'imitazione dei greci, quella di Raffaello e di Correggio. Ricordiamo ancora, fra gli altri teorici, il tedesco Gotthold Ephrain Lessing che, in una sua opera, Il Laocoonte, sostiene la distinzione fra poesia e pittura, in quanto la prima puà rappresentare anche l'invisibile e la seconda solo il visibile, giungendo, per conseguenza, a definire la pittura, la scultura e l'architettura arti figurative.


1750 - Il Settecento: Il Rococò

Il Settecento è il secolo dell'illuminismo e cioè di quel vasto movimento culturale-filosofico che cerca di capire la realtà attraverso i lumi della ragione, la cui forma perfetta è la scienza. In arte ciò significa l'opposizione al barocco, con i suoi eccessi artificiosi, l'opposizione ai forti contrasti chiaroscurali, il recupero della leggerezza delle forme e della luminosità. Nel Settecento l'arte viene svincolata da ogni fine e viene riconosciuta autonoma ed espressione non della ragione ma della fantasia e dei sentimenti. Il suo compito non è più quello di imitare la natura o di visualizzare le verità religiose per renderle accessibili alle masse. L'artista non agisce nella sfera della speculazione ma in quella della sensibilità. E' questo il periodo denominato rococò o barocchetto, parola usata, verso la metà dell'Ottocento, per indicare il movimento artistico che, nato in Francia negli ultimi anni del regno di Luigi XIV, si affermò durante il regno di Luigi XV, diffondendosi anche nel resto d'Europa. iL termine rococo' in effetti deriva da rocaille, parola che indicava in tipo di decorazione di grotte e padiglioni per giardini basato sul motivo della conchiglia. La parola rococò era usata in senso spregiativo, infatti il rococò fu per lungo tempo considerato dalla storiografia critica come un momento di degradazione artistica.


1700 - Il Divisionismo

In Italia, verso la fine del secolo, la conoscenza delle teorie sul colore porta a una corrente artistica che sostiene la necessità di non mescolare i colori sulla tavolozza, ma di accostarli puri direttamente sulla tela, per ottenere la massima luminosità. Questa corrente pittorica è detta: divisionismo, in quanto i colori, invece che fusi, sono divisi. I pittori divisionisti usarono un procedimento che riproduceva le addizioni di luce mediante una separazione minuta delle tinte complementari. Il maggior divisionista è Giovanni Segantini Arco, Trento, 1858 - Schafberg, Svizzera, 1899. Le sue opere migliori sono dedicate alla solennità della montagna e all'ampiezza delle vallate alpine, delle quali riesce a cogliere tutta la maestà. Egli si immedesima nella natura, nel lavoro e nella vita dei contadini o degli animali


1600 - Barocco

Il termine barocco sembra che derivi dallo spagnolo barrueco e dal portoghese barocco che indicano una perla irregolare e non perfettamente sferica, detta in italiano scaramazza o anche da baroco che indicava un sillogismo artificioso della filosofia scolastica medievale, cioè un ragionamento confuso e impuro. La parola esprime un giudizio negativo, che si è attenuato solo verso la fine del Novecento. Infatti oggi il Seicento è stato rivalutato nei suoi effettivi valori, nelle sue luci e nelle sue ombre. Il barocco come cultura figurativa si affermò a Roma nei primi decenni del Seicento e si sviluppò poi nelle maggiori città d'Europa. Le poetiche barocche riprendono, rivalutano e sviluppano la concezione classica dell'arte come imitazione: l'arte è una rappresentazione, il cui scopo è quello di impressionare, commuovere, persuadere. Essa è il prodotto dell'immaginazione e il suo fine è di insegnare a esercitare l'immaginazione. L'immaginazione è superamento del limite e il suo fine è quello di persuadere che qualcosa di non reale può diventare reale.


1520 - MANIERISMO

Sviluppatosi dallo stile rinascimentale, il manierismo è generalmente considerato come una reazione all'armonia, l'ordine e la perfezione dell'arte del quindicesimo secolo e dell'inizio del sedicesimo secolo. Questo stile si affermò come dominante in Italia dal 1520 al 1600. E' caratterizzato dall'uso di colori luminosi e quasi sgargianti, da composizioni elaborate, forme esagerate e movimenti drammatici. La denominazione deriva dal termine "maniera", usato inizialmente come sinonimo di stile per indicare grazia, sicurezza e armonia. La parola assuma nei secoli significati diversi, spesso con una connotazione negativa per indicare un eccessivo virtuosismo tecnico e artificiosità. Bronzino, Cellini, El Greco, Giambologna, Giulio Romano, Parmigianino, Pontorno, Rosso Fiorentino, Tintoretto


1450 - CLASSICISMO

Scelta delle opere classiche come modello. Centro principale Roma, per la contemporanea presenza di D. Bramante (1444-1514), Michelangelo (1475-1564), Raffaello (1483-1520). Leonardo da Vinci (1452-1519) introduce la tecnica dello sfumato.


1400 - GOTICO

Il gotico fu lo stile predominante durante il Medioevo, che caratterizzò le principali cattedrali d'Europa. Le pale d'altare realizzate in questo periodo sono ornate da elaborate merlature che mimano l'architettura delle chiese, mentre pittura e scultura sono caratterizzate da figure allungate riccamente decorate. In pittura la tecnica prospettica è quasi sconosciuta e non vi sono reali tentativi di rappresentare lo spazio tridimensionale. Verso la fine del quattordicesimo secolo lo stile si fece più elegante e raffinato e crebbe l'interesse per i soggetti naturalistici. Piccole e dettagliate rappresentazioni di piante e animali divennero elementi comuni nei dipinti dell'epoca. Il tardo gotico si diffuse in molti paesi, e fu per questo definito gotico internazionale. Cimabue, Duccio, Fouquet, Gaddi, Gentile da Fabriano, Limbourg, Lorenzetti, Lorenzo Monaco, Martini

1200 - ARTE GOTICA

(dalla fine del XII secolo alla fine del XV secolo) in Francia, Spagna, Inghilterra ed Europa centro-settentrionale. ¦Architettura: continua a mantenere un valore preminente fra le manifestazioni artistiche, con la cattedrale che è il vero e proprio simbolo della civiltà gotica. Ricerca dell'equilibrio dinamico e del verticalismo. Arco a sesto acuto, volta ad ogiva, più agile e scattante, il cui peso è scaricato sui pilastri dai costoloni e dagli archi rampanti esterni e non sulla massa muraria, dove invece si aprono finestre e vetrate. Nelle città nuovi edifici civili, palazzi, mercati e logge, castelli-residenze ed edifici monastici (più semplici come struttura e decorazione).¦Scultura: vivo naturalismo e nuova attenzione all'uomo. Grande importanza della decorazione scultorea per guglie, pinnacoli, portali ecc. Soggetti della fede visti in modo didascalico, aspetti della vita come i mesi e il lavoro dell'uomo, realizzati in forme allungate e rigide. Statue-colonne, poi maggior umanizzazione. Monumenti sepolcrali e pulpiti. ¦Pittura: trionfo della vetrata (secoli X11-X111); ritorno dell'affresco (secolo XIV) (Italia: Giotto 1267-1337) anche con pitture profane per i castelli e i palazzi municipali; pittura su tavola (pale d'altare e opere di devozione); grande sviluppo della miniatura. Gotico internazionale 1370-1450 circa. Gotico tardo diffuso in tutto il mondo occidentale, con comunanze stilistiche, pur nelle variazioni locali: gusto del fantastico, evocazione del mondo favoloso delle corti europee della fine del Trecento, isolate in una società nella quale il mondo borghese stava sopravanzando quello feudale. Detto anche gotico cortese o fiorito per i temi principali che erano riferiti alla vita di corte, dame e cavalieri, episodi di caccia e giochi di società.


400 - QUATTROCENTO

A Firenze, in un breve e intenso arco di anni, un architetto (Brunelleschi), uno scultore (Donatello), un pittore (Masaccio), attuarono una rivoluzionaria trasformazione della concezione e delle funzioni dell'attività artistica. Le possibilità fornite dal mezzo prospettico di misurare, conoscere e ricreare uno spazio a misura umana, sono espresse nella chiara scansione geometrica delle architetture di Brunelleschi, nel proporzionato ambito spaziale che accoglie le figure "eroiche" dei rilievi di Donatello e dei dipinti di Masaccio. La libertà, l'autonomia, il vivace sperimentalismo con cui vennero interpretati i termini fondamentali della cultura rinascimentale, danno ragione della molteplicità di espressioni dell'arte fiorentina, che a rigorose esperienze prospettiche. Il mecenatismo dei signori fece dell'arte non solo l'ornamento della vita della corte, ma propriamente la giustificazione ideologica del potere, lo strumento di prestigio dell'azione politica. Si spiega con ciò il fenomeno di piccole città che diventarono intensi centri culturali per il concorso di letterati, umanisti, artisti e artigiani alla corte del signore. La Repubblica di Venezia, tesa ad ampliare i suoi domini nell'entroterra e venuta quindi a contatto con Padova e Verona, accolse artisti da Firenze e a Venezia giunse a maturazione l'esperienza di Antonello da Messina. Nella seconda metà del Quattrocento Firenze era ancora la capitale indiscussa della cultura italiana: il mecenatismo dei Medici toccò il suo punto più alto alla corte del grande Lorenzo. Altri artisti importanti di questo secolo furono: Piero della Francesca, Van Eyck, Bosch, Botticelli e Carlo Crivelli.


100 - ARTE ROMANICA

Francia XI secolo-metà XII secolo; Italia, Spagna, Inghilterra, Germania XI secolo - primi decenni XIII secolo. ¦Architettura: rinascita della città, cinte murarie, fortificazioni a scopo difensivo, palazzi pubblici fortificati, case-torri. Chiese-cattedrali nella piazza al centro della vita cittadina: imponenti masse murarie di salde proporzioni e volumi compatti ma articolati ritmicamente, a pianta basilicale, con transetto e uso dell'arco a tutto sesto e delle grandi volte. Abbazie, con chiese e altri edifici per la vita monastica; chiese-pellegrinaggio. ¦Scultura: rinascita della scultura architettonica e monumentale in pietra (decorazione di capitelli, architravi, pilastri, portali ecc.) con illustrazione di temi del Vecchio e Nuovo Testamento sulle facciate e figurazioni fantastiche e grottesche nelle parti decorative. Fusione del bronzo per porte a formelle. Intaglio dell'avorio (Spagna, Germania e Inghilterra). ¦Pittura: mancanza di uno stile unitario. Maggior sviluppo in Francia, Catalogna, Lombardia e Tiralo, soprattutto di cicli murari ad affresco e vetrate di significato simbolico. In Italia: ancora grandi episodi di cultura bizantineggiante (mosaici di S. Marco a Venezia e di Monreale) e paleocristiana. Grande sviluppo della miniatura colta e raffinata in Inghilterra e nei Paesi tedeschi; arte dello smalto cloisonné (scuola renana a Colonia e scuola mosana a Liegi). ¦Arte del tessuto e ricamo in Francia, Germania e Inghilterra (arazzo di Bayeux).

0 - Arte del dopoguerra:

artisti principali Francis Bacon Wols Jean Dubuffet Jean Fautrier Alberto Burri Antoni Tàpies Hans Hartung Karel Appel Lucio Fontana Jackson Pollock Willem de Kooning Franz Kline Mark Rothko Barnett Newman Yves Klein Arman Christo Piero Manzoni Robert Rauschenberg Jasper Johns Andy Warhol Roy Lichtenstein James Rosenquist Claes Oldenburg Jim Dine Frank Stella Joseph Beuys Donald Judd Dan Flavin

0 - EUROPA E AMERICA

ARTE CONTEMPORANEA INTERNAZIONALE Con il trasferimento di artisti dall'Europa agli Stati Uniti nel periodo precedente la II guerra mondiale l'arte si intemazionalizza. ¦Architettura: razionalismo, organicismo, eclettismo. ¦Pittura: sperimentalismo del secondo dopoguerra. Espressionismo astratto (USA 1945); Spazialismo (Italia 1947); Arte informale, tachisme (Europa-USA-Giappone 1950); New Dada (USA 1950-60); Op-Art(USA fine anni '50); Arte cinetica (Europa 1960); Happening, Nuova astrazione (USA 1960); Minimal Art, Nouveau Réalisme (USA-Europa 1960); Nuova Figurazione (Italia-Francia 1960); Pop Art (Inghilterra-USA 1960); Arte Concettuale (USA 1965); Iperrealismo (USA 1970); Transavanguardia-Post moderno (fine anni 70).


0 - MOVIMENTI DI AVANGUARDIA IN PITTURA

Espressionismo (Germania 1905); Cubismo (Francia 1907); Futurismo (Italia 1909); Astrattismo (dal 1910); Raggismo (Russia 1910); Orfismo (Francia 1912); Suprematismo (Russia 1913); Costruttivismo (Russia 1913); Vorticismo (Inghilterra 1913-14); Sincronismo (Francia-USA 1913); Dadaismo (Svizzera-USA-Germania 1916); Metafisica (Italia 1917); Neoplasticismo (Olanda 1917); Scuola di Parigi (Francia 1920); Novecento (Italia 1922); Surrealismo (Francia 1924).

Fonte: Artantis
http://www.artantis.org

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