Domenico Russo - Pittore

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Natale Pagano - Un grande figlio di Calabria sconosciuto:

DOMENICO RUSSO  (Pittore) -  Nicotera, 1997

Il presente lavoro è stato già pubblicato in "Cronaca di Calabria" n. 4 del 24.01.1971 –  Riveduto e corretto dall'A. per repley, a cura di Ernesto Gligora per la Biblioteca Comunale "R.Corso" - Nicotera)

    Dopo la rovinosa caduta della volta che costituiva parte architettonica della navata centrale della cinquecentesca Chiesa del SS.mo Rosario, con conseguente perdita degli affreschi, a Nicotera, rimane ben poca cosa per ricordare l’arte magistrale di quell’illustre e grande pittore che fu Domenico Russo.

    Tuttavia quel poco che ancora resta, serve a testimoniare la vena pittorica di questo artista orientata "verso quel classicismo temperato che dà alla sua opera un indirizzo particolare" ed i suoi colori, molto spesso, evocano le albe ed i tramonti di questa terra da Lui tanto amata.

    I rimanenti affreschi- abside e cupola della Chiesa del SS.mo Rosario, unitamente a quelli della Chiesa Parrocchiale dell’Immacolata di Nicotera Marina, costituiscono quindi, il patrimonio artistico di questa Città, più volte millenaria, in cui l’arte fu sempre di casa, e che, oggi, per contingenze storiche ed eventi naturali, di artistico e monumentale conserva ben poca cosa.

    Attualmente l’opera pittorica del Russo è monopolio esclusivo degli studiosi che finalmente l’hanno scoperta e la stanno valorizzando; di tale arte fanno fede i numerosi studiosi ed appassionati d’arte, che, giornalmente, visitano le summenzionate Chiese. Per il Russo, come per tanti altri illustri nicoteresi, la Città, non ha fatto nulla; né una lapide, né una strada delle tante che ci sono senza denominazione è stata a Lui dedicata. Triste destino degli uomini illustri!

    Di questi esempi che si possono contare a iosa, Nicotera, va superba, e non a torto la si potrebbe considerare e definire una illustre matrigna. Da ciò ad affermare, però, che "qui dove l’arte è tuttavia per nulla apprezzata"() ci corre un bel po'! Rimandammo, pertanto, l’illustre Corrispondente - nicoterese di adozione - che nel suo articolo non ha fatto altro che riprendere e ripetere quanto ebbe a scrivere Isotta Malatesta () pochi anni or sono, incorrendo in tal modo, in grossolani errori che denotano una misconoscenza completa della grandezza di questa antica, gloriosa e nobile Città - Medma-Nicotera - alla numerosa bibliografia che popola le biblioteche mondiali. Conosciamo i difetti e le tare della nostra gente, ma non tolleriamo che altri ce li rinfacciano ad ogni piè sospinto; tanto meno i non nicoteresi, i quali approfittando dello spirito fraterno che ci anima, e, della ospitalità che consideriamo cosa sacra, appunto perché tale lo era presso l’Ellade e l’antica Roma, di cui noi siamo i diretti discendenti, recano un cattivo servigio alla loro dignità e tradiscono così poco garbatamente l’ospitalità ricevuta. A noi il compito di criticare tare, difetti ed altro, a loro quello di apprezzare con pregi e difetti il luogo che hanno scelto per viverci, criticando, ma con una critica prettamente costruttiva, si, ma senza intaccarci nell’intimo.

    Il Nostro "era nato artista" a Nicotera il 2 luglio 1831:

    Qui l’atto di battesimo dal Libro dei Battezzati del 1831:

    "Anno Domini millesimoctangentesimo trigesimo primo die secunda mensis iulii Ego infrascriptus infantem natum ex Raphaele Russo et Catharina Iannello coniugibus huius Civitatis, cui imposito fuerunt nomina Dominicus Nicolaus Ioseph - Patrinus vero fuit Nicolaus Lapi Civitatis Palmarum. Et in fidem ea abbas Ioseph Canonicus Russo".

    "La natura lo spingeva a dipingere senza preparazione i studi" per cui la famiglia nel 1848, per ovviare a tanta lacuna decide di mandarlo a studiare a Napoli, dove ha come maestro di disegno, Raffaele D’Auria.

I    n seguito passa all’Accademia di belle arti, ed ha come maestri il Mancinelli ed il Guerra, di venendone ben presto, assieme a Bernardo Celentano, il migliore.

In questo clima ed a tanta scuola, la forte personalità dell’artista s’impone, quasi subito, all’attenzione dei maestri e critici d’arte. Una sua Testa di vecchio" inizialmente non firmata, per tema di un insuccesso, ottiene un meritato riconoscimento che sfocia nella assegnazione del primo premio. Quell’opera che per molto tempo, ha fatto bella mostra di se, in uno dei saloni dell’Accademia napoletana, già dimostrava un Russo nuovo che si elevava dalla tipologia napoletana, dei tanti contemporanei.

    Ben presto la nostalgia della sua città natale, unita ad una particolare situazione familiare, impone al Russo, di abbandonare Napoli, con la consapevolezza di rinunciare ad un sicuro avvenire, aperto ad ogni successo.

    Sordo ad ogni richiamo degli amici, e, persino alle affettuose sollecitazioni del suo maestro - il Morelli - che più volte lo aveva elogiato, fa definitivo ritorno a Nicotera.      Qui si dedica al ritrattismo di cui fu superbo interprete scoprendosi profondo conoscitore del paesaggio d’anima.

    Nel 1885 dà mano ai grandiosi affreschi della Cattedrale, oggi, purtroppo, distrutti, di cui ci lascia minuziosa descrizione in una pregevole monografia un altro grande figlio di Nicotera: Diego Corso ()..

    Da essa ci soffermiamo sulle parti più salienti per avvalorare di più il nostro discorso.

"Tra i dipinti che adornano la volta della cattedrale notiamo:

Mosè che riceve da Dio a mezzo dell’angiolo le tavole della Legge.

Questo dipinto adorna lo sfondo dell’abside e domina per la esattezza della prospettiva il sancta sanctorum. L’unità dell’azione, il tocco morbido ed il colorito pieno di forza rendono commendevole questo dipinto. Nella cupola giusta l’architettura della Chiesa, si vengono allogate in otto scompartimenti, altrettante pitture, relative ai fatti della S. Scrittura.

   Esse rappresentano:

L’origine del peccato, cioè l’angiolo, che nel discacciare Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre guarda minaccioso il serpe tentatore.

   Le conseguenze del peccato, cioè, il profeta Geremia che piange sulle rovine di Gerusalemme. L’effetto della città è ben reso, i monumenti spiccano stupendamente ai riflessi del sole cadente.

   Isaia che predice la Vergine: La si vede effigiata in un ambiente diafano, quasi preludio della vita nuova, che arride all’umanità.

   Ezechiello che predice il regno pastorale del Cristo. Il Pastorello divino mena ai pascoli salutari le pecorelle raccolte sotto il manto della sua misericordia. La figura del Pastorello spicca sul fondo del quadro e domina l’insieme della pittura.

   L’angelo Gabriele che annunzia al profeta Daniele le settantadue settimane dopo le quali sarà immolato il Cristo. La figura della Croce riflessata dall’alto del quadro fa la luce sul concetto della profezia.

   Istituzione della Chiesa Cattolica, espressa nella figura di Gesù Cristo che dà le chiavi a S. Pietro.

   Persecuzione della Chiesa, rappresentata nella figura del Protomartire S. Stefano.

Chiude il concetto il trionfo della Chiesa che viene rappresentata dalla figura di Gesù Cristo, che sorregge la navicella in mezzo al mare fortunoso".

Come si vede mastodontico lavoro, di cui piangiamo la perdita.

Ed ancora:

    "... In tutte queste figure si notano grazia, arditezza, unità di azione, rilievo degli oggetti, tocco morbido, disegno correttissimo.

Alla base di detta cupola, nelle quattro lunette, che restano fra i quattro archi della crociera, sono rappresentate le figure dei quattro evangelisti: S. Luca, S.Matteo, S.Marco e S. Giovanni.

    I suoi dipinti, le dorature, gli ornati tra le linee rette e curve, tra i risalti e gli incavi in una euritmia artisticamente sentita rappresenta un momento lodevole nella scuola dell’arte presso di noi.

  . ... Il Russo riuscì superiore agli altri lavori di pittura della stessa età eseguiti nelle Cattedrali di Tropea e Mileto, dove trovasi sfoggio di policromia, che ricorda il sovraccarico del Bernini ed il barocco chiffonè del Borromini.

Egli dipinse quei quadri fasciandoli del vivido colore, che fa da fondo ai quadri bizantini. Spese così gran parte della sua attività nel decorare un’opera patria, superando molte difficoltà intorno a quel lavoro, cui ha legato il proprio nome. Ciò attesta il suo gusto squisito ed il suo ingegno fecondo capace di svolgere quei simboli e mistiche allegorie.

Alla bontà del concetto ha corrisposto l’eccellenza della esecuzione; poiché l’armonia delle tinte, il rilievo delle parti, la risoluzione dei dipinti gli dettero un pieno successo da incoraggiare l’intelligente artista nell’opera".

    Quest’opera monumentale destò, risonanza ed enorme scalpore, per cui la fama dell’artista s’accrebbe maggiormente di colpo. Nel 1903 e 1904 l’artista viene, ancora una volta, chiamato dalla fiducia del Vescovo del tempo Mons. Tacconi Gallucci per il completamento della Chiesa Cattedrale, alla quale vi dedica le sue ultime fatiche affrescandovi sulla volta della navata centrale, i fatti più salienti della storia della Chiesa locale:

   La consacrazione da parte di S. Stefano Niceno nell’anno 65 del primo Vescovo nicoterese, Niceforo;

I   l Vescovo e Concittadino Sergio che interviene al secondo Concilio di Nicea nell’anno 787 sottoscrivendosi:

Sergius indignus Episcopus Nicoterensium

   Il martirio del Vescovo e concittadino beato Cesareo nell’anno 900 ad opera del Musulmani d’Africa.

    Purtroppo questo complesso monumentale pittorico del 1930 dovette essere demolito a causa della incrinatura della cupola.

    Alla cattedrale del Pittore che vi aveva dedicato tutte le sue energie e gli anni migliori, oggi, non vi rimane nulla. Soltanto nella Sala Capitolare è dato di ammirare i ritratti dei Vescovi De Simone ( il quale aveva chiamato il Russo ad affrescare la Cattedrale) il Vaccari ed il Taccone Gallucci, che per incisività espressiva, denotano inconfondibilmente l’arte di questo sommo artista calabrese, tanto che Ugo Ojetti "in una delle sue conferenze fiorentine sulla storia del ritratto nella pittura italiana citava che con Domenico Russo di dovrebbe ricordare la Calabria se la Calabria fosse più nota agli italiani".

    Nel 1894, Fra Carmelo Falduti - fondatore del Santuario della Madonna del Carmelo di Monte Poro - gli affida l’incarico di affrescare la Chiesa. Anche quegli affreschi andarono perduti pochi anni or sono; unica consolazione la descrizione del solito Diego Corso () "(...) Due quadri occupano gli spazi intermedi della volta:

   Il primo rappresenta il sogno di Fra Carmelo; cioè la Madonna che sale al cielo tenendo sollevato tra le braccia il Figlio divino, mentre il popolo manda calde preghiere alla Madonna ed il Pastorello dormente fra le sue pecorelle vede nel sogno la visione celeste. Questo dipinto si distingue per la concezione alquanto ardita in un raggruppamento di gente, di grande effetto nello insieme, e per la esecuzione assai accurata dei personaggi, vestiti nei costumi dei villaggi adiacenti drappeggiati in quella forma variata, specie i volti infantili e le giovanette dalle piccole bocche e cogli sguardi rivolti alla Vergine in alto, che addita il luogo del dormente pastore che un giorno dovrà accrescere la devozione della Madonna su quella montagna.

   Il secondo rappresenta il sogno avverato, cioè la questua di Frate Carmelo, la sua viva fede per accrescere la devozione verso la Madre di Dio su quel monte. E’ da notarsi la serenità dell’eremita, che nel chiedere la elemosina gode additare ai pellegrini la immagine della Madonna che risplende dal prospetto del Santuario fra gli alberi del paesaggio".

   Chi entra nella Chiesa Parrocchiale dell’Immacolata di Nicotera Marina è colpito, invece, dallo splendore un po' offuscato dalla polvere e dal fumo dei ceri accumulatasi nel corso degli anni, dall’oro zecchino largamente profuso, che a mò di ricamo arabesco, copre l’intera abside e quasi tutta la Chiesa. Il tutto è soffuso da un tenue colore rosso del tutto simile alle nostre insuperabili albe ed ai nostri impareggiabili tramonti, che, soprattutto in questo periodo, la natura è adusa regalarci con poca parsimonia e di cui non poteva minimamente rimanere insensibile un animo, quello del Nostro, così pronto a cogliere quanto di bello il buon Dio dispensa su questa paradisiaca terra e che Egli con troppa verosimiglianza traspose nella Sua opera. Come già aveva fatto per le precedenti chiese anche per quella di marina volle ispirarsi alla vita della Madonna. Nell’abside notiamo la incomparabile "Incoronazione della Madonna" che in un crescendo di toni ed una varietà di colori ci mostra l’arte magistrale di questo Pittore.

La scena è quanto mai plastica. Il tutto è soffuso da una mistica luce proveniente dallo Spirito Santo che colpisce a mo’ di abbraccio i tre personaggi principali. Più giù Dio Padre siede su un trono di auree nuvole ancora Cristo nell’atto di deporre sul capo della Madre l’aurea corna che contornata da una schiera di angeli recanti ed intreccianti serti di fori guardano come in estasi quanto sta avvenendo. I volti dei personaggi sono quanto mai espressivi, estatici, pieni di umanità; si nota in modo particolare quello di Maria dal quale traspare serietà e compunzione assieme.

La cupola è suddivisa in quattro comparti:

    Annunciazione: stupendo il drappeggio e il movimento plastico delle vesti ; la tinta oro del fondo e la espressione di Maria e dell’Angelo;

   Nascita di Gesù: scena prettamente familiare. Da notare il contrasto tra la povertà del luogo e la magnificenza della città che si scorge in lontananza: anche qui la tinta del fondo è oro;

   S.Anna con Maria bambina: scena idilliaca familiare; predomina il fondo oro che via via cede il posto ad un azzurro arcadico. Fantastica la luce divina che a mò di raggi colpisce la bimba, dall’alto;

   Assunzione al cielo della Madonna: La scena è di una plasticità notevole: il tutto è accentrato sulla Madonna contornata di angeli e putti recanti serti di fiori. Predomina la tinta oro e azzurro. Il drappeggio delle vesti è come permeato da una brezza invisibile che dà alla scena una certa mobilità e morbidezza.

   La navata centrale è occupata da due grandissimi affreschi che per soggetto e magnificenza di esecuzione di toni e colori impreziosiscono la Chiesa stessa.

   La cacciata dal Paradiso terrestre di Adamo ed Eva. In questo affresco, a nostro avviso il migliore fra tutti, il Russo in un crescendo di toni, per la incisività espressiva e per la plasticità dell’azione, ha saputo trasporre con somma arte, l’avvento della Madonna, ergenti al centro del quadro in una luce soprannaturale ed evanescente come sfocata, che costituisce il fulcro della scena stessa. Sulla sinistra di chi guarda, la possente figura di Dio Padre che con maschia virilità impone a due angeli di scacciare il serpente tentatore, mentre Adamo ed Eva, in una nudità pudica, assistono sotto l’albero del melo come inebetiti. Ad essa fa contrasto quella della Madonna, eterea, leggiadra, longilinea, quasi stilizzata, femminile al massimo e paradisiaca in un susseguirsi di colori cangianti dall’azzurro al turchino al al bianco all’oro.

Il ritrovamento della statua dell’Immacolata sulla spiaggia. La scena è prettamente paesana. La tempesta del mare dai colori violenti è quanto mai vera; contrasta con la gioia e la incredulità che si sprigionano dai volti dei cittadini - in abiti tradizionali - che assistono all’estrazione dalla cassa della statua dell’Immacolata. Gioia e stupore che in altri si traduce in vera spiritualità e ringraziamento a Dio, raffigurati dalle figure in ginocchio con le braccia alzate al cielo, mentre sul fondo una caravella lotta disperatamente con i morosi.

    Sulle pareti della raggiera quattro affreschi, due ormai definitivamente perduti, rappresentavano i quattro dottori della Chiesa, rimangono S. Anastesio e S. Giovanni Crisostomo.

    Per accorgersi della grandezza del Nostro, basterebbe ammirare con meno frettolosità, ma con più attenzione e minuzia, quei pochi stupendi affreschi della Chiesa del Rosario che ancora per poco (se non si correrà a ripari, del Russo, a Nicotera resteranno soltanto le descrizioni del Corso. Il tetto, infatti, è ridotto ai minimi termini e già sugli affreschi è facile notare le numerose scrostazioni provocate dalle infiltrazioni dell’acqua piovana), rimangono soprattutto quel ‘coro delle Vergini’ che abbraccia l’intera abside, dominato a sormontato dalla stupenda ed armoniosa "Madonna dei sette veli", in cui è facile cogliere i temi dominanti nell’opera russoiana e cioè il vivido colore, la plasticità dell’azione, il rilievo delle figure e il drappeggio delle vesti che rende quelle immagini evanescenti ed eteree, quasi pronte a venirci incontro con grazia armonia e serenità.

    La plasticità dell’azione è motivo dominante, come dicevo, oltre naturalmente al colore che evoca, in molti casi, quello che la natura a profusione dispensa in questa incantata terra, di cui il Russo fu un superbo interprete.

    Nel "Coro delle Vergini" diviso in otto scomparti, le figure si muovono in un crescendo di tono ed in una armonia di linee che rendono l’azione stessa quasi mobile. La scena è accentrata sulla meravigliosa "Madonna dei sette veli", che si erge su un banco di auree nuvole sfumate di rosa il cui ceruleo manto regalmente abbraccia lo stesso banco. Il volto è quanto mai grave nell’espressione anche se proteso e pervaso da una mistica e celestiale espressione, armoniosamente contenuta e misteriosamente velato da candidi veli che in un armonico svolazzare si posano sulle spalle, indi volteggiano sul davanti lasciando appena intravedere le sfumature della purpurea veste. Sul giallo dorato del fondo, tanto caro al Beato Angelico, fanno capolino appena accennate e circoscritte da impercettibili aloni, a mo’ di corona, dodici stelle; mentre le mani stupende, sembrano invitare ed incitare Santa Caterina da Siena e San Domenico, in abiti domenicani posti in due scomparti laterali in ginocchio, alla recita del Santo Rosario, la cui corona è volutamente il motivo dominante della scena di questi due scomparti. Le "Vergini", vestite di bianco sono situate negli scomparti laterali in gruppi di due o singole figure. Sul capo hanno serti di fiori da cui scendono lunghissimi veli che si perdono nell’immensità dell’infinito. Il loro incedere è stupendamente abbozzato dal superbo drappeggio delle candide vesti, che sembrano sospinte da una leggera brezza. L’azione è quanto mai mobile. La loro espressione è serafica di piena ed intima felicità. E’ veramente impossibile descrivere nelle minuzie i particolari del volto, delle mani, etc. in quanto tutto è perfetto pur nei minimi dettagli.

    Diverso per soggetto e per colori, è quanto viene effigiato sulla cupola. Al fondo giallo oro dell’abside subentra l’azzurro; alle candide vesti una policromia di toni e di colori. Alle Vergini otto angeli; stupendamente modellati in altrettanti scomparti e tante, tante, tante rose. Chissà poi perché il Russo in tutte le sue opere ha esclusivamente effigiato stupendamente ed unicamente le rose. Eppure con tanti fiori che ci sono, solo rose; quasi quasi saremmo tentati di definirlo il Pittore delle rose.

    Sulle quattro lunette, come già nella cattedrale ed in marina di Nicotera gli evangelisti, da volti solenni, dalla posa regale, dalla barba bianca (tranne uno) e dalla espressione seria nell’atto di scrivere su quattro grossi libri. Accanto il loro simbolo.

   Di particolare interesse l’autoritratto del Russo, raffigurante l’Evangelista Matteo, dalla lunga, fluente, rispettosa, candida barba.

    L’espressione è grave e raccolta assieme.

Il Russo era solito servirsi dei volti di elementi locali, senza mai ricorrere alla fantasia. Nel "Coro delle Vergini" abbiamo ritratte fanciulle appartenenti alle famiglie più in vista di allora, quali: La Tessa, Scardamaglia, Longo, De Masi, Pagano, e la stessa Russo.

Quattro affreschi laterali, ai piè della cupola di cui uno definitivamente distrutto (il Corso stavolta non può venirci in aiuto!) completano la gigantesca opera:

    Giuditta che uccide Oloferne - scena plastica di grandi effetto - predomina il rosso. La scena è accentrata su Giuditta nell’atto in cui col braccio alzato cerca di uccidere Oloferme dormente,

Il sogno di Giacobbe: atmosfera ovattata - colori tenui che invitano alla fantasticheria - sullo sfondo la scala del paradiso con una fuga ininterrotta di angeli su una lunghissima evanescente scala che si perde nell’immensità dell’infinito. Giacobbe sdraiato assiste rapito ed inebetito a quella mobilissima scena;

Mosè davanti al roseto ardente: rappresentazione plastica - colori vividi ed intensi. La posa so Mosè è quanto mai superba e regale. Stupenda la figura di Mosè la cui virilità espressa nei muscoli delle braccia è raffigurata in modo insuperabile.

Sull’affresco raffigurante Giuditta la scritta: "Domenico Russo e figlio Cosmo pingono 1900".

   Nella stessa Chiesa si conserva, su un altare laterale, la grande tela raffigurante il "Transito di San Giuseppe" (1903). La scena è quanto mai plastica - tutto è perfetto e stupendo.

    Gli affreschi della Chiesa del Rosario rispetto a quelli di Nicotera marina sono meglio conservati; anche se vi si notano molte screpolature che, come precedentemente detto, sono dovute allo stato del tetto miserrimo. Se non si provvederà per tempo, del Russo nn rimarranno altro che le Monografie del Corso per giunta incomplete.

    Per quanto concerne lo stato di conservazione degli affreschi di Nicotera marna, sono malcustoditi perché più spesso ci si dimentica dell’opera di restauro e di pulitura. Tutti diciamo, tutti risentono della deleteria azione della salsedine che ha maculato i colori veri e screpolato in moltissimi punti tutti i dipinti.

    Da aggiungere ancora l’azione dell’acqua piovana a causa del tetto ridotto in pessimo stato e dell’ossido di piombo che viene a depositarsi per l’azione continua del tempo.

    Sia per il Rosario che per Nicotera Marina, sarebbe auspicabile che Enti e Cittadini si impegnino e contribuiscano per la salvaguardia di tanto patrimonio artistico, che la pietà de padri nostri ha saputo regalarci e tramandare fino a noi.

Un appello del tutto particolare amiamo rivolgere alla Società Insud, che ha a cuore questa zona (nel nostro territorio, infatti, sta realizzando opere per miliardi di lire) affinché dia un valido e concreto contributo per la salvaguardia di si imponente patrimonio artistico.

    Un paio di milioni sono niente nei miliardi che da noi sta spendendo.

   Nel contempo ne trarrebbe anch’essa del beneficio, in quanto ai turisti non offrirebbe soltanto la bellezza unica del nostro paesaggio, la purezza del nostro glauco mare e del nostro cielo, ma avrebbe, altresì, la possibilità di offrire loro anche la magnificenza di opere artistiche uniche non soltanto in Calabria ma nell’Italia tutta.

   Della vasta produzione ritrattistica a Nicotera rimane:

- Il senatore Bruno Vinci (1877 - Sala Consiliare del Municipio);

- L’eroe Giuseppe Garibaldi (1861 - Gabinetto del Sindaco);

- Le anime del Purgatorio (1862 - Chiesa omonima);

- C. Gargano (1904).

   Come si vede ben poca cosa per un Pittore che lavorò ininterrottamente dal 1857 al 1905.

   Per quante ricerche abbiamo fatto. non siamo riusciti a rintracciare ad avere notizie del ritratto di fra Carmelo Falduti (Santuario di Monte Poro - 1884).Nello stesso Santuario trovasi un ritratto del frate fondatore che non ha nulla dell’arte e dello stile del Russo.

   Fuori Nicotera si trovano tra le altre:

  Il Musicista Poniatowski 81886 - S. Pietro a Maiella) - Domenico Scarlatti (Napoli 1892) - C. Zerbi (1876- Oppido Mamertina)- Signora Marzano (1876 - Laureana di Borrello) - S. Michele (1905 - Chiesa omonima di Rombiolo) - Immacolata (1870 - Oppido Mam.- Seminario) - Visione di S. Elia (1864 - Oppido Mam.) - S. Antonio (Castellace) - S. Emidio (1864 - Oppido mam.) - La madonna della Provvidenza (1856 - Limbadi) - Signorina Pernicone (1894 - Catania) - Signorina Ferrari (1886 Galatro).

    Sulla volta della navata centrale della Chiesa del SS.mo Rosario, caduta nel 1945, il Russo tra il 1893-96-98, affrescò ben sedici quadri raffiguranti i misteri del Rosario, che per soggetto, per magnificenza di esecuzione e soprattutto per i vividi colori ed il drappeggio delle vesti, il Pittore ricevette plauso universale. Il paziente, certosino Corso, cui nullum par elogium, questa volta, chissà poi perché, non ci può venire in aiuto (per quante ricerche abbiamo fatto non siamo riusciti a sapere, tantomemo a rintracciare, se li ha descritti, le riviste di "Storia ed Arte", sulle quali ha pubblicato il secondo volume della sua interessantissima "Cronistoria Civile e Religiosa della Città di Nicotera" (). Soltanto in noi rimane la nostalgia di quelle immagini, cui tanto facevano fantasticare la nostra mente di fanciulli e davanti a quali rimanevamo per delle ore in rapita fantasiosa contemplazione.

    Ricordiamo, soprattutto, con tanta nostalgia la esile, mingherlina ed emaciata figura di un Papa, cui facevano contrasto degli enormi occhiali nell’atto di firmare della carte e con alle spalle una piccola statua della Madonna del Rosario. Quel Papa (Leone XIII) affrescato con troppa verosimiglianza rappresentò per molto tempo, e per noi ragazzi, il modello del Papa. ormai il Russo non più giovane e dopo le estenuanti fatiche della cattedrale, continuò la sua opera di ritrattista nella quiete della sua casa che s’affaccia su Corso Cavour da una parte e Corso Umberto dall’altra e su cui sorge quella Chiesa del SS.mo Rosario - la Chiesa del Russo - alla quale aveva dato il meglio di sè, in quella casa serenamente si spense alle ore 12,03 del 13 gennaio del 1907.

    Riportiamo l’atto di morte esistente nell’archivio parrocchiale della Chiesa Cattedrale:

""Anno D.ni Millesimo nongentesimo septimo, die decima tertia ianuarii D.nus Dominicus Russo cuius Raphaelis et cuius Catharina Iannello vir Franciscae Gargano, septuagesimus sextus agens annum; immedicabili morbo a tempore correptus, confessus et S. Olei unctione roboratus, in commun. S.Matr.Eccl., morte occubuit, magno universorum civium moerore quia fuerant civis carus omnibus et pictor egregius, qui non paucos consumpserat suae vitae annos in decoranda Ecclesia nostra Cathedrali. Corus eius iustis cum pompa persolutis, ad publicam Civitatis coemeterium deletum est, ibique sepultum in loco suae gentis, Et in fidem Ab. Horatius Archidiaconus Brancia Rectorius cura animarum"2.

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    Ci piace aprire una parentesi in merito allo stato di conservazione degli archivi cittadini; a tal proposito facciano presente che mentre per quanto riguarda quello della Chiesa Cattedrale è da plaudire l’ottimo Parroco Ca. Staropoli che ci dà la possibilità di potere consultare nel più breve tempo possibile il materiale ivi esistente in quanto i registri che vanno dal 1638 in poi sono tenuti nel modo più ammirevole e razionale possibile (i manoscritti relativi ai secoli precedenti sono stati bruciati nell’incursione turchesca del giugno del 1638) per quanto concerne il Municipio c’è il caos più completo.

    Non esiste archivio! anzi esso esiste e si trova allogato in un corridoio umido, ci si perdoni la frase, e puzzolente in cui trovano posto buttati così alla rinfusa documenti e libri interessantissimi e della massima importanza per la storia patria. A noi infatti non è stata data la possibilità di potere consultare l’atto di nascita del Pittore per la mancanza dei registri di quell’anno.

   Si fa appello agli Amministratori affinché provvedano nel minor tempo possibile a recuperare e salvare quei preziosi documenti ed a sistemarli nel modo più razionale possibile. La conservazione di tanto materiale è anche dovere civico.

    Alla Famiglia Russo rivogliamo un fervido appello affinché doni alla costituenda Biblioteca comunale, all’istituendo museo archeologico, oppure alla stessa Città di Nicotera, con l’obbligo di istituire una Pinacoteca dell’opera russoiana nella quale dovrebbe trovare posto tutto il materiale in suo possesso, che nella particolare situazione di Nicotera avviata, grazie a Dio, ad un sicuro avvenire turistico, darebbe maggior lustro ed un motivo in più di valorizzazione e richiamo. Non è di tutti i centri avere un simile Figlio! e soprattutto i disegno delle tre Chiese cittadine che per la nostra Città e per la salvaguardia degli stessi affreschi sono fondamentali.

   Auspichiamo, pertanto, che la Famiglia Russo, sempre sensibile a quanto concerne la vita della Città di origine accolga l’idea e l’invito che servirebbe di avvio per una degna onoranza, dopo tanto oblio, al suo illustre Antenato che per amore di questa incantata ed incantante terra rinunciò ad un avvenire non meno glorioso in quel di Napoli. Agli Amministratori della cosa pubblica diciamo che una Città è tanto più grande quanto più abbia onorato i suoi Figli migliori.

I   n attesa di istituire una Pinacoteca di cui si è prima parlato non ci sarebbe modo migliore di onorare Domenico Russo che dedicargli l’attuale Corso Umberto, su cui dà la sua casa natale.

                                                                                 Natale Pagano