Domenico Russo - Pittore

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Pasquale Barbalace – Scuola cultura e società in un comune calabrese – Nicotera ( sec. XIX-XX) – Laruffa Editore, 2003, pg.175.

 

PITTORI NICOTERESl

 

Domenico Russo pittore di fama (1832-1907)

 

    Tra gli spiriti magni nicoteresi vi è da annoverare Domenico Russo, illustre pittore ed impareggiabile ritrattista del 1800.

    Nato a Nicotera da Raffaele e Caterina lannello, rimasto orfano di padre da ragazzo, ricevette affettuose ed amorevoli cure dagli zii can. Giuseppe Russo e decano Iannello.

    Ancora in tenera età attirò l'attenzione dei parenti e conoscenti per la sua innata versatilità al disegno, senza che avesse avuto una pur minima istruzione tecnica. Gli zii, che ne intuirono il talento artistico, lo mandarono a Napoli a studiare presso l’Accademia di Belle Arti (1848). Colà frequentò prima la scuola di disegno tenuta da Raffaele D’Auria e poi l'Accademia.

    In quel tempo tenevano cattedra il Mancinelli e il Guerra, i quali ne apprezzarono l'ingegno e lo tennero in considerazione come l'allievo migliore dell'Ateneo accanto a Celentano Bernardo. Correvano gli anni dell'epopea risorgimentale, per cui anche l'arte come la lettera e la poesia inaugurarono una nuova stagione.

Intanto il Russo 120 divenne allievo di Domenico Morelli che fu il capo scuola indiscusso della nuova corrente pittorica napoletana, la quale si propose un ritorno allo studio della natura.

    La statura pittorica e figurativa del Russo si impose da subito all'attenzione dei critici in una gara di pittura, alla quale partecipò con un'opera raffigurante "una bella testa di vecchio"., non firmata per timore di insuccesso. Quell'opera fu la prima classificata e rimase esposta per molti anni in una sala dell'Accademia. Un altro episodio simile si verificò a Bologna"Scuola dei Carracci".

Il Morelli, avendo il Russo ultimato gli studi accademici, lo esortò a rimanere a Napoli, ove certamente avrebbe riscosso meritata notorietà e vasta fama, ma egli non seppe dire di no al richiamo della madre, e fece ritorno al suo paese natale.

Convolò a nozze con Francesca Gargano (1858) e nacquero da quell'unione degni figli che onorarono il nome, il paese e la nazione:

Raffaele (Accademico d'Italia), Vincenzo (letterato e critico dantesco), Raffaele (poeta, commediografo, regista della filodrammatica "Gabriele D'Annunzio" Nicotera), Cosma (pittore e musico); i nipoti: Domenico (autore di trattati di elettrotecnica), Raffaele (docente universitario, presidente di sezione del Consiglio di Stato, capo di Gabinetto alla Sanità del Ministro Mancini), Eugenio (scultore e docente all'Accademia di Belle arti a Catania), Teresa (docente di musica).

    A Nicotera, il Russo aprì una scuola di disegno e pittura, molto frequentata, nei locali del l'ex Convento dei Padri minori, poi adibito a Palazzo Comunale, ed esercitò una notevole influenza sulla formazione dei giovani. Fu amministratore, poeta, architetto, commediografo 121, partecipò con passione alle lotte risorgimentali a fianco di B. Vinci (eletto deputatati al 1° Parlamento Italiano) e divenne assessore comunale nella prima amministrazione del (1862) diretta dall'avv. Stefano Mileto.

    Di Lui così scrive, il prof. Antonio Pagano 122: "Nella sua forma più varia, direi universale, la nostra cultura in quello scorcio di secolo passato ebbe la sua espressione migliore in Domenico Russo: lui infatti pittore, lui commediografo, lui architetto, lui poeta, a lui si ricorreva per avere consigli e suggerimenti o si dovesse restaurare una chiesa o si dovesse rappresentare un lavoro in teatro o si dovesse eseguire musica in pubblico".

    Il Russo espresse nelle sue tele i colori e la luce della sua terra natale di cui ne amò il paesaggio incantevole, i silenzi, le chiese sparse, alle quali diede lustro con i suoi affreschi.

Sotto l'episcopato di mons. Taccone-Gallucci, essendo vicario mons. Brancia, il Russo adornò la Cattedrale, particolarmente l'abside e la cupola, di affreschi di straordinaria bellezza, purtroppo distrutti dalla ditta Panacea Paolo che effettuò i lavori di restauro della dichiarata pericolante (1935).

Nessuno dei religiosi e dei laici fece qualcosa per salvare quei capolavori, di cui oggi si possiede solo la fotografìa di uno squarcio di cupola scattata da Salvatore Calogero, anch’egli amante del bello. Una non curanza generale che desta ancora sentimenti di orrore, di ripugnanza, d'imperdonabile leggerezza contro chi in quel torno di tempo ricopriva, a qualunque livello, ruoli di responsabilità.

    Il Russo lavorò per sei anni consecutivi, dopo avere fatto accurati studi biblici a Napoli, per aprirsi al metafìsico, alla trascendenza e trasmettere i contenuti essenziali al culto ed all'assenso della fede. Dipinse, nell'abside, Mosè che ebbe le tavole della legge per mezzo di un angelo (1885-86), poi affrescò la cupola con 12 quadri: il peccato originale, l'Angelo che scaccia Adamo dal Paradiso terrestre, le conseguenze del peccato con Geremia che piange sulle rovine di Gerusalemme, Isaia che predice la Vergine, Ezechiele che profetizza il regno pastorale di Cristo, l'Angelo Gabriele che annunzia a Davide le 72 settimane dopo le quali sarà immolato Cristo, il Redentore che consegna le chiavi a Pietro, il protomartire Santo Stefano, Cristo che regge la nave sul mare come trionfo della Chiesa; ai quattro archi invece furono rappresentati i quattro evangelisti (1902/04). Alcuni personaggi nicoteresi servirono da modello per le varie istoriazioni, come il maestro di recitazione Domenico Vardè, farmacista, in Gesù con le acque, l'avv. Stefano Mileto, il teologo Carlo Raimondo, nelle sembianze degli evangelisti Marco e Matteo.

    Lo stesso Taccone-Gallucci, alla fine del lavoro, rimase colpito da tanta meravigliosa e straordinaria opera d'arte.

    Delle altre trentadue raffigurazioni, eseguite negli anni 1893/96/98, nella locale Chiesa del SS. Rosario, per fortuna alcune di esse si trovano ancora: nel quadro della Madonna dì Pompe (Francesco Pagano rappresenta San Domenico), La Tessa Maria Rosa invece Santa Caterina); nell’abside, il Coro delle Vergini (sono riconoscibili Gina Pagano, Giuseppina Scardamaglia-Longo, De Masi Pierina e lo stesso pittore), nell'ultimo dei sei misteri del Rosario vi è la figura del Papa Leone X11I, il transito di San Giuseppe per uno degli altari; nella Chiesa del Purgatorio "Le anime del Purgatorio"; a Marina, nella Chiesa dell'Immacolata 15 quadri, che si conservano ancora; a Limbadi, nella chiesa dell'Addolorata, "La Madonna della Providenza" (1886); nel Santuario di Monte Poro (1884/85), "Fra Carmelo" ed "Il sogno " (opere andate al macero); nella chiesa di Castellace "Sant'Antonio"; nella Chiesa madre di Oppido Mamertina "S. Emidio" (1864), nella Chiesa del Carmine "La visione di Sant’Elia" e nella cappella del Seminario "L'Immacolata"; per l'altare della Chiesa di Rombiolo S. Michele" (1905). In molti di questi lavori fu collaborato degnamente dal figlio Cosma, che ha espresso il suo talento artistico in quadri sacri, ritratti di personaggi locali e bozzetti, proseguendo nella scia luminosa della tradizione paterna che seppe rendere visiva tanta parte della storia sacra esaltandone i valori dello spirito e della fede. Don Cocimo, così affettuosamente chiamato, continuò con riconosciuta bravura la scuola aperta dal padre fino agli anni sessanta orso secolo; fu anche fotografo che seppe usare la macchina mirabilmente cogliendo tanti squarci della vita nicoterese e fissando sulla pellicola immagini e costumi dei nostri avi, oggi rari cimeli d'epoca; fu, infine, maestro di musica di strumenti a corda dalla cui scuola, sita in via Umberto I ed attigua alla casa dei Pagano, uscirono una moltitudine di giovani concertisti. In una famiglia d'artisti, la passione per la musica non poteva non essere trasmessa alla figlia Titti (Teresa), sposata Paladino, che divenne nota insegnante, diplomata in pianoforte.

    Come ritrattista Domenico Russo raggiunse tale consenso di critica da essere considerato da Ugo Ojetti, in una conferenza fiorentina sulla storia del ritratto, uno dei più autorevoli ritrattisti italiani.

    I ritratti del Russo sono di una somiglianza sbalorditiva, tant'è che un certo Chindamo Antonio da Laureana di Borrello rimase colpito dal ritratto della figura paterna, eseguito a grandezza naturale, che lo credeva ancora in vita.

    Si ricordano i ritratti del musicista Paniatowski (Collegio San Pietro a Maiella-Napoli (1886); del musicista Domenico Scarlati (Napoli-1892); del Sen. Zerbi e signora, allora presidente del Consiglio provinciale di Reggio Calabria, (Oppido M. 1876); dell'on. Dr. Bruno Vinci (esposto ancora nel salone del Palazzo Municipale di Nicotera); del’avv. Stefano Mileto, dipinto a memoria, in dono all'amico di tante lotte risorgimentali, con l'affettuosa dedica "omaggio di antica stima e di incrollabile amicizia, per un animo di tempra adamantina, sostenitore di libertà e di giustizia, nobile esempio di virtù domestiche e civili"; di Gargano (Marina di Nicotera- 1904); della sig.ra Marzano (Laureana di Borrello- 1876); dell'avv. Carlizzi e signora (Laureana -1875 e 1877); della giovinetta Montalto (Nicotera- 1980); della signorina Perricone (Catania-1894); della signorina Ferrari e padre (Galatro-1886 e 1887); dell'avv. orazio Cipriani (Nicotera-1899); del prof. Francesco Brancia (Nicotera, completato dal figlio Cosma); mons. Vincenzo Brancia, vescovo di Ugento (Nicotera- 1892); dell'arciprete Fama (Nicotera-1864); di D. De Bella (Nicotera-1865); dell'avv. Filoreto D'Agostino (1874); mons. Vaccari (Nicotera-1880); mons. De Simone (Nicotera-1880); del decano Coppola (Nicotera- 1883); mons. Girolamo Lacquaniti (Nicotera-1889); di R. Polito (Nicotera- 1879); della signorina Corsi (Nicotera-1875); di A. Albino (Nicotera-1870); dell'arciprete Prenestini (Nicotera -1875); di D. Scardamaglia (Nicotera- 1882); di C. Braghò (Limbadi-1883); di S.E. vescovo mons. Taccone- Gallucci (Nicotera-1889); dell'arc. Mons. Antonio Loiacono (Nicotera 1905); arc. Pullia da Caroniti di Joppolo (1863); il teologo Germano (1869); il can. Muratori (1859); il prof M. Vitale (Catanzaro-1880); della sig.ra N.D. Bisogni (Briatico-1877); del sig. P. Gargano (Napoli- 1869).

Morì a Nicotera, a settantacinque anni, ma rimase vivo il ricordo nell'immaginario collettivo della sua raffinata pittura e dei valori artistici e spirituali che seppe esprimere. Così lo ricorda la lapide affìssa alla casa natale:

    Qui nacque Domenico Russo, pittore-poeta-scrittore, che espresse egregiamente nella pittura il suo multiforme ingegno. Visse operando ed incitando al culto del dovere e della patria, al gusto del bello e all'amore della sua Nicotera. 18.8.1977.

* * *

    Alla scuola dei Russo Domenico e Cosma si formarono pittori validi quali furono i Vardè, i Calogero, i Barbalace.

    Questi espressero la loro arte nei palazzi signorili e nelle case dell'alta e media borghesia, decorando pareti e soffitti. Di Salvatore Calogero, oltre ai soffitti, si ricordano le mascherine grottesche, fatte di cartapesta, in occasione del Carnevale, i pastori per il presepe prodotti artigianalmente in serie e le piccole graziose capanne di Natale,

 

 

NOTE

120 V. Russo, in Note di letteratura ed arte. – Isotta Malatesta, L'arte figurativa di D. Russo, in "Minasse" 25, 1967.

121 Scrisse: La Magìa, 'U Bau, La fanfara del Rosario, La scuola antica (in tono satirico sui metodi), La ferrovia.

122 A. PAGANO, in La Vita di Nicotera verso la fine del secolo scorso, 1957