RAFFAELE CORSO: Gli amuleti calabresi      (4)

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        da:"Calabria Letteraria", a. I, n. 7, 1953

AMULETI ITALIANI

 

Con speciale riguardo a quelli calabresi

 

        Non vi è popolo sulla terra che ignori l’uso degli amuleti. Primitivo o evoluto, barbaro civile, porta sempre, nel complesso dei suoi ornamenti, un certo numero di oggetti, che hanno la funzione di proteggere la sua vita, le sue imprese e ciò che gli appartiene. Questa idea, che scaturisce dalla etimologia della parola amuleto ( dal latino amoliri , che vuol dire allontanare), non rappresenta, in verità, che un spetto del significato e dell’uso dei minuscoli oggetti di cui l’uomo, spinto dalla superstizione, adorna se stesso, le persone che gli sono care, e finalmente, i suoi animali e i suoi indumenti di lavoro, per garantirli dai mali o dai malefici, soprattutto da quelli che immagina provenienti da occulte energie magico-animistiche.

    Abbiamo detto un aspetto, perché l’amuleto non ha sempre lo scopo di attivare il bene e respingere il male; talvolta, invece del bene, suscita il male o ne concentra le sue nefaste influenze sopra gli individui o oggetti, per annientarli. Questo fatto, che si può vedere negli amuleti erotici, di cui alcuni servono ad accendere la fiamma dell’amore, altri a spegnerla nell’animo dell’uomo, ha dato luogo alla distinzione in amuleti benefici e malefici, altrimenti detti positivi e negativi.

    I tre regni della natura, pietre, piante e animali, concorrono alla formazione di questa superstizione.

Le pietre, per la forma, per il colore e la rarità; le piante per le virtù specifiche del legno, delle foglie, dei fiori, dei frutti; gli animali per alcuni attributi del loro organismo o di qualche loro parte.

 

La pietra detta "serpentina" (roccia di porfido), ora verde, ora nera, è impiegata dal popolo contro il morso dei rettili; la "pietra del sangue" o "sanguinella" (agata cornalina) per impedire o arrestare gli afflussi emorragici; la "pietra del latte" (agata zonata), ecc. a favorire la secrezione del latte; la limonite argillosa perché proceda normalmente il parto; la "pietra stellaria", specie di madrepora, si ritiene efficace contro i vermi dei bambini; la "pietra stregona", contro le fattucchiere; la "pietra del polipo" contro le congiuntiviti, la pietra della "itteria" contro l’itterizia, la "pietra del paone" contro il malocchio, e via di seguito.

    Le pietre preziose rientrano nel gruppo degli amuleti, perché prima di essere adoperati come gioielli, sono state ricercate per il loro valore magico-simpatico. I Greci antichi apprezzavano molto l’ametista e l’agata arborizzata, poiché pensavano che la prima, pel suo colore violetto simile a quello del vino, potesse temperare l’istinto della ubriachezza se portata addosso; e la seconda, legata al collo dei buoi aggiogati all’aratro, potesse essere propizia al raccolto.

 

    Le così dette "pietre di potenza", le quali, secondo i racconto popolari, erano date dalle Fate alle Cenerentole, e ai loro protetti, per servirsene nel momento del bisogno, altro non sono che pietre preziose o rare, stimate più per il carattere magico o superstizioso, che per il loro intrinseco valore.

Si racconta che Giorgio vasari, da giovanetto, sub una forte emorragia in una Chiesa di Arezzo, dive fu assistito dal pittore Luca Signorelli, che per arrestare il sangue, fece scivolare nelle spalle del sofferente, un diaspro.

    Come dei minerali, cos delle piante. Nella botanica popolare si chiama " viperina", a causa dei suoi frutti, che hanno analogia con la testa della vipera, una pianticella rinomata per la sua virtù, simile a quelle della pietra "serpentina"; e si dà il nomadi "polmonaria" per le foglie macchiate di bianco, come i tubercoli dei polmoni, ad un’altra pianta molto in uso nelle affezioni degli organi respiratori.

Nella tradizione è famoso il "legno stregone", così detto per il potere contro gli stregoni e le maliarde. Esso si impiega per fare dei bastoni e strumenti vari. Piante magiche sono considerate il sughero, l’agrifoglio, l’acacia e il frassino. In Sardegna si crede che le verghe di sughero sino efficaci contro le fratture, allorquando siano state tagliate sull’alba del S. Giovanni. Un tempo si impiegavano a tale scopo le gemme sorte tra le branche di tale pianta.

    Il regno animale comprende un’ammirevole riserva di amuleti. Il lupo, il asso, il cervo, il muflone, il cinghiale, la volpe, il cane, l’orso, il gallo, la foca, il serpente, e diversi altri, senza escutere gli animali favolosi o immaginari, sono apprezzati per le loro peculiarità fisiologiche e simpatiche.

Si adopera a tale scopo, le zanne e la pelle del lupo. I pastori della Sila introducono nelle ciocie strisce della pelle del feroce animale, i cui denti sono incastonati in oro o argento. Sono anche adoperate le unghie del tasso, le corna del cervo, e specialmente "l’osso del cuore", che non è altro che una degenerazione calcarea di una valvola.

    Le mascelle, i denti e le ossa del cinghiale, le corna del muflone, le unghie e la coda della volpe sono utilizzati contro la tisi polmonare; la pelle e lo scheletro del serpente e i denti strappati al rettile vivo sono ritenuti buoni rimedi contro la febbre quartana; le zanne dell’orso, del cane e di altri animali sono dentaruoli eccellenti, e lo stesso si può dire degli speroni del gallo e delle chele del gambero. Le donne portano addosso, per favorire l’allattamento, un ippocampo essiccato. I contadini rinchiudono in un astuccio di canna una lucertola a due code contro gl’incantesimi. Sotto il nome di "osso chiacchierino" si indicano i resti fossili del Dentalium elephantinum, impiegati dal popolo contro il mal di denti. Si denominano "unghie alla gran bestia" i denti dello squalo o quelli dell’alce comune (cervus alces), in grande uso nelle province meridionali contro il malocchio, sebbene, talvolta, si designino con tal nome le "pietre del tuono".

    Il corpo umano fornisce anche materia per gli amuleti. Il cordone ombelicale dei neonati si conserva per servirsene contro il mal di capo; come pure la così detta "camicia" (placenta), che avvolge il feto. I denti caduti si impiegano per agevolare la dentizione dei bambini, senza dire dei frammenti cranici o scheletrici utilizzati contro il malcaduco. I ladri, com’è fama, per uscire sani e salvi dalle loro difficili imprese, si procurano la così detta "mano di gloria" o anche una candela preparata con grasso estratto dai cadaveri.

    Tutti questi oggetti ed altri svariati costituiscono la categorie degli amuleti naturali; ma quando la tecnica e l’arte prendono il sopravvento e i modelli offerti dalla natura sono copiati, imitati o riprodotti in diversi metalli o in altre materie, si forma un’altra categoria, che possiamo dire degli amuleti artificiali, per distinguerli da quelli della prima.

    La mano che fa le corna, la mano fallica, la ranocchia, il pesce, il maiale, il gobetto, il teschio, il cornetto, ecc. sono i rappresentanti più comuni di questa categoria, in cui il carattere superstizioso primitivo si confonde con gli ornamenti, i gioielli ed i gingilli.

    Un esempio caratteristico è l’anello. Questo speciale ornamento, sarebbe stato, in origine, un amuleto, non essendo altro che la forma plastica di quel nodo, che nel cerimoniale magico, serviva ad unire due individui fra cui interveniva una promessa,come nel caso degli sponsali, delle nozze dell’affratellamento. Perdutosi il ricordo del nodo magico, che secondo l’idea popolare era destinato a creare, per analogia, un mistico legame fra due candidati ad un patto di solidarietà, il cerchietto metallico è rimasto nelle tradizioni e negli usi popolarti, come il simbolo più nobile e più bello dell’amore, dell’affetto, della fede.

    Mentre da una parte la storia degli amuleti si perde nelle caligini dei tempi, perché, come è noto, amuleti simili a quelli odierni si trincano nelle tombe neolitiche, in quelle dell’età del bronzo e del ferro, dall'altra, si confonde con quella dell’arte, che trae il suo sviluppo al progresso dei costumi, dalla tecnica dei mestieri, dalle idee estetiche, spandendo sulla vita sociale l’incantesimo delle sue molteplici bellezze e il sorriso delle sue pure gioie. Ma tale storia rispecchia le vicissitudini dell’umano pensiero, poiché non solamente gli amuleti subiscono l’influenza dell’arte, che li forma e li ricrea per adattarli alle nuove esigenze della vita e dello spirito, ma anche quella della religione o del culto dominante, che ora ne abolisce alcuni, ora ne incorpora o riabilita altri, come si può vedere da tutti quegli oggetti, che pur essendo amuleti pagani,  mostrano sovrapposti segni o simboli cristiani.

    Così l'unghia della Gran Bestia col monogramma di Cristo, il crescente lunare con l'effige di S. Donato, la chiavetta dello Spirito Santo con la mano che fa le fatiche,  la pietra stregonica con figure cristiane, il legno stregone scolpito in forma di croce.

   

 

 

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