Limbadi : parte terza

 

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   Popolazione*Qualità fisiche degli abitanti*malattie dominanti*rimedi popolari*Qualità morali, religiose e intellettuali  //  Agiatezza*uomini degni di memoria  // Usi e costumi*Feste*Pregiudizi e false credenze *Dia-letti e proverbi*Bibliografia

 

Popolazione.

 

    La popolazione, secondo i registri dello Stato Civile di Limbadi del 1855, per tutto il Comune, ascende in totale a 3583 individui distinti come segue:

 

Condizioni naturali

 

                           Maschi …………………..…………..918

  Adulti             

                           Femmine ………………..…………1.076

                    Maschi dalla nascita agli anni 14… 784

                    Femmine pria degli anni 12 ……….. 805

                          Totale……………… .  ………………3.583

 

 

                           Maschi ……………………………....  958

Celibi                 

                          Femmine ………………………..…  1.063

Coniugati                 …………………………….......... 1.138

                          Maschi ……………………………...    181

Vedovi

                          Femmine  …………………………..   243

 

                          Totale … ..……………………………..3.583

 

Condizioni civili

 

Possidenti ………………………………………….......  148

Impiegati ad arti liberali ……..…………………...     6

Preti ……………………………………………… ..  .......  18

Addetti ad arti meccaniche e contadini ….... 641

Artefici, artigiani e domestici ……………….....    98

              Maschi …………………………………..       04

Mendici

              Femmine ………………………………..      03

             Totale  ……………. …………………….     918

 

Qualità fisiche degli abitanti ec.

 

     Di vigorosa costituzione e di proporzionata statura sono gli uomini in Limbadi. Le donne della passata generazione mostrano fattezze un po’ grossolane, e sono di tarchiata taglia; non così quelle della presente, le quali in buona parte offrono notevole miglioramento. Il loro colorito in generale è bianco con capelli castagni e talvolta biondi, ma non mancano le brune con capelli neri. In esse lo sviluppo dell’età, come in Nicotera, comincia dagli 11 ai 13 anni,  e ne’ maschi da’ 13 a’ 14 anni, con qualche eccezione. Per quanto poi si trascuri quella ricercatezza d’igiene, per la quale parecchi impazzano, col danno spesso della propria sanità, essendo sempre ogni eccesso vizioso;  e comunque si meni vita alla men peggio come si può, si osserva che in Limbadi la salute pubblica è buona.

 

Malattie dominanti

 

    Le malattie dominanti sono le periodiche, che sogliono cominciare dalla seconda metà di primavera sino all’autunno per cause miasmatiche, che gli agricoltori incontrano ne’ terreni ,che in lontani luoghi coltivano verso il fiume Mammella. Vi si sviluppano anche delle pleuritici da marzo ad aprile causate dai disquilibri di traspirazione. I metodi curativi dettati dall’arte salutare sono diretti da due medici.

 

Rimedi popolari .

 

    La plebe, senza consultare il medico, nelle febbri terzane usa come rimedio la nepitella ridotta in polvere, e per emetico la radice di sambuco. Ai bambini che soffrono dolori addominali a fondo d’ipersensibilità nervosa, danno il fiele di riccio, ed ove questo riesca inefficace, usano cenere di bucato sciolta nel latte. Alcune donne usano anche i porcellini terrestri detti di S. Antonio.

 

Qualità morali, religiose ed Intellettuali.

 

     Le qualità morali, religiose ed intellettuali non diversificano gran fatto da quelle dei Nicoteresi. Solo è da notare un’indole un po’ più risentita, perciò rissosa. Tuttavolta nella generalità nonni manca di buon cuore; l’ospitalità vien accordata generosamente, e parecchi si distinguono per modi lieti e festevoli. Nei passati tempi maggiore era e più intenso l’amore verso la loro terra natale; tanto che a questa nota loro carità pel natio loco giustamente si attribuiscono molti immegliamenti. Ciò valga ad incitare i presenti ad emulare questa nobile virtù dei loro padri, uomini di buona fama, ed a curare concordi di aumentare  lo splendore del proprio paese. In tutte le classi del popolo veggonsi ingegni svegliati, i quali mostrano molta attitudine allo studio delle scienze, e più ancora per le belle arti,  massime per la scoltura, pittura e calligrafia; ma per isventura chi ha mezzi trascura nell’ozio di  perfezionare la naturale attitudine, e chi n’è privo, non può coltivare l’ingegno di cui natura gli è stata larga. Vi è  un’unica  scuola primaria frequentata non più che da venti fanciulli all’incirca. In quanto poi  alle qualità religiose,  i contadini di Limbadi meritano lode, ed anche le persone del ceto civile si veggono frequentare i sacramenti. La  devozione verso il loro protettore San Pantaleone giunge quasi ad essere eccessiva. Quando in Limbadi si ode il SANTO, questa vice basta ad esprimere S. Pantaleone,  quasi che non fosse appropriabile che a Lui. Il popolo talvolta non rifugge dal vituperevole peccato della  bestemmia;  ma non vi è esempio che siasi profanato pur una volta il nome di questo santo, che vien sempre pronunziato con profonda riverenza.

 

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Agiatezza.

 

    Dieci ad un bel circa sono le famiglie agiate con una proprietà dagli otto ai ventiseimila ducati. Minore  agiatezza trovasi nei massai e nei contadini, i quali pur godano mediocre commodità, mercè la varia industria applicata alla campagna. – Il pauperismo, ch’è ristrettissimo di  numero, si vede sollevato e soccorso con ogni lodevole ed ammirando carità; anzi è da aggiungere, che questa virtù prende di mira anche i bisogni della povertà vergognosa nelle vicinanze.

 

Uomini degni di memoria.

 

    Degno di ricordanza  innanzi tutti è Filippo Cafaro, nato in Limbadi nel 1739 da Francesco Antonio e Porzia Cordiano.Egli posciachè ebbe atteso agli studi delle lettere e delle scienze ecclesiastiche,  innalzato al sacerdozio, fu eletto Parroco di Motta Filocastro nel 1765; ma rinunziò la cura, e recatosi in Napoli, quivi addottorassi in ambe le leggi, e fu poscia chiamato nel 1788 alla cattedra di dritto canonico nella Università di Catania, nella quale pubblicò l’opera: Selecta Juris Canonici  Capita, in 2 Tom. Distribuita. Catania 1783, In quella chiarissima città fu anche eletto canonico della Chiesa collegiale di M. V. Limosina nell’anno 1802,  ed a favore di essa Chiesa nel 1812 pubblicava una Memoria. Salì in questa Chiesa medesima sino alla Dignità di Preposto, con la quale, dopo avervi dimostrato molta virtù religiosa e civile, morì in Catania a 29 marzo 1815, rimpianto dal Clero e dal popolo, ed encomiato dal professore Domenico di Stefano in un Elogio funebre, che fu messo a stampa nel 1817. Nella detta Chiesa collegiale si mostra il suo ritratto, sotto cui si legge epigrafe latina.

Giovan Battista Mumuli chimico e botanico, già Socio corrispondente del Real Giardino Botanico nel 1812 e 12,  morto a 2 novembre 1835. Dal figlio di lui si conserva un Erbario delle Calabria, voluminoso e pregevole.

Sono anche da rammentare dei Limbadesi: D. Pasquale Vinci già avvocato nei tribunali di Monteleone, il quale morì in Limbadi, e D. Isidoro Vinci profondo nelle conoscenze dell’antico diritto. Questi amministrò giustizia primamente da governatore Baronale, poi da giudice di pace e e da giudice regio. Da questa carica infatti ritiratosi da Arena a causa d’infermità in Limbadi, quivi morì anno sono.

            Di Motta Filocastro furono egregi cittadini: Monsignor Pietro Nicolò Corso nato a 23 giugno 1504. Di lui parla il Barrio,  e si conosce che fu dottore  di ambe le leggi e personaggio ragguardevole; fu ambasciatore della regina Bona di Polonia a varie corti di Europa ed in fine a Carlo V. Prelato domestico di Paolo IV ebbe onorevolissime cariche in Benevento, Cosenza e Firenze. Instituì a Roma la Confraternita dei Napoletani col titolo dello Spirito Santo, della quale fu eletto primo Custode. Con savie disposizioni fondò anche il Collegio d’Istria in Roma, ove morì a 27 luglio 1577.

            Giovan Girolamo Prenestini  d’Innocenzo, nato in Napoli,  ma d’origine e domicilio Mottese. Questi da prima entrò nella carriera militare, dalla quale ritiratosi, ed iniziato ai santi misteri del sacerdozio, ebbe una Parrocchia in Motta Filocastro, ed onorifiche cariche nella Diocesi di Nicotera. Eresse un Ministero dell’ordine dei Domenicani in S. Nicola De Legistis Nell’anno 1630 istituì presso i PP. Olivetani di Palermo una rendita di once 600 annue per patrimonii sacri 9 chierici poveri, principalmente Mottesi. Fu cappellano Maggiore del re Filippo IV nella Spagna. Sendo in questa ragguardevole dignità, istituì il beneficio di S. Michelarcangelo in Motta Filocastro. Era stato eletto finalmente Vescovo di Siracusa, ma al morte gli contrastò la mitra, avendolo sorpreso in Madrid verso, l’anno 1636.

            Giustino e Nicolò Pietro Prenestini, figli di Graziano, il quale fu il primo a stabilire la sua famiglia in Motta.  Furono essi intimi familiari di Carlo V,  giusta il Diploma dato inAugista a 20 ottobre 1551.

            Giuseppe Antonio Corso nato a 25 marzo (1754) da Ercole e Lucrezia Scaglione, di nobile famiglia,  morto in Messina nel 1806 da Capitano di cavalleria.

            Vincenzo Veneti nato a 15 aprile 1774. Distinto militare per vari servizii ebbe la medaglia d’onoree a 13 giugno 1810, la medaglia di bronzo a 28 settembre 1816, e la Croce di Cavaliere dell’ordine militare di S. Giorgio della riunione a 7 ottobre 1819. Di presente vive a Napoli col grado di Generale.

            In Mandaradoni nacque da Paolo e Rosa Brancia, il ch. Cavaliere Francesco Adilardi a 29 agosto 1815: autore di varie opere è morto con danno della storia e dell’archeologia patria e col compianto dei dotti contemporanei, in cariati,  a 13 ottobre 1852, da Regio Giudice di quel Circondario.

 

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Usi e costumi.

   

    Gli usi,  i costumi ed il vestire sono consimili a quelli de’ Nicoterese: diversifica alquanto il vestire delle donne di Motta Filocastro, le quali sogliono coprire il busto con giubbone di velluto mero. E si distinguono ancora pel largo merletto che portano intorno al collo della camicia.

 

Feste.

 

    Le Feste religiose comunemente sono due: una si solennizza in onore di S. Pantaleone a  dì 27 luglio; l’altra della SS. Vergine Addolorata si celebra nella terza Domenica di settembre – Alle funzioni chiesastiche si uniscono, come per ogni dove, divertimenti popolari, e precipuamente lo sparo de’ fuochi artificiali nella sera.

 

Pregiudizi e false credenze.

 

    Le donne si astengono dal filare nell’ultimo giorno di carnevale, per non patire dopo la morte il rilassamento dell’intestino retto sulla bara e lordarsi;esse non vogliono sposare il giorno di venerdì – Si crede cattivo augurio, quando in a casa canta la gallina, e quando cade l’olio a terra; viceversa credesi buon augurio il cader del vino sulla mensa od altro luogo! Se per caso cade latte nel fuoco, tosto dicesi, che i capezzoli delle mammelle della vacca riammalino ecc.

 

Dialetti e proverbi.

 

    l dialetto ed i proverbi sono questi stessi per Nicotera.

 

Bibliografia.

 

     Il solo che di proposito abbia scritto intorno al Comune di Limbadi, fu il Cav. Francesco Adilardi. – Se ne trova anche qualche notizia nel Barrio colle note di M.r Aceti, in quelle del Sacco, di Andrea De Leone, del Giustiniani, del Pacichelli, del Fiore, del Sambiasi, del Marafioti, di Marra ecc. ecc.

 

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