Ildebrando di Soana
Il lungo cammino: dalle origini al Soglio Pontificio
Mileto, marzo 2008
Le prime ventitrè proposizioni del « Dictatus Papae » (1075). Sintesi della concezione gregoriana della supremazia papale, dal « Registrum Gregorii VII ». Archivio Segreto Vaticano (Cod. Reg. Vat. 2).
Ildebrando Aldobrandeschi, nacque a Rovacum di Soana ( Grosseto) nel 1020, da famiglia assai modesta: il padre era Bonizione di mestiere artigiano e la madre Berta. Pare tuttavia che le sue origini non fossero così umili come vuole la leggenda, poiché un suo zio materno era abate del Monastero di Santa Maria sull'Aventino (ove era solito dimorare l'Abate di Cluny ), in Roma. Proprio grazie a lui si trasferì fanciullo a Roma, dove potè maturare nell'educazione religiosa alla quale mostrava di essere precocemente portato. Suoi precettori furono Lorenzo d'Amalfi e Giovanni Graziano, proprio quest'ultimo al tempo arciprete di San Giovanni a Porta Latina fu la sua guida spirituale nella carriera scolastica, oltretutto pare che i due fossero legati da vincoli di parentela, entrambi erano imparentati con la ricca famiglia di Benedetto il Cristiano. Allorquando il 5 maggio del 1045, il suo maestro venne consacrato Papa col nome di Gregorio VI, Ildebrando nominato suo cappellano, rimase sempre al suo fianco. Il Papa, uomo di carattere semplice e molto religioso, non riuscì a realizzare i suoi progetti di riforma , purtroppo a quel tempo la società era molto corrotta. Nel 1046 il Sinodo di Sutri depose Gregorio VI,. con l’accusa di simonia. Ildebrando lo seguì in esilio a Colonia, quindi dopo la sua morte, si ritirò nel Monastero di Cluny. Qui si fece monaco, entrando in rapporto con i circoli più vivi della riforma ecclesiastica, soprattutto quella lotaringia della quale facevano parte Federico di Lorena e Brunone di Toul. Durante il Natale del 1048 è a Toul unitamente ad alcuni Vescovi, insieme ai quali si recherà a Roma per accompagnare Brunone, Vescovo della città, al soglio pontificio. Fu appunto lui che, una volta divenuto Papa col nome di Leone IX, volle a Roma con sé le migliori menti riformatrici, tra cui appunto Ildebrando, oltre a Federico di Lorena, Ugo Candido e Umberto di Silvacandida. La cancelleria pontificia divenne in tal modo il centro propulsore della riforma. A Roma Ildebrando, assunti gli ordini diaconali, funse da Praepositus della celebre Abbazia di San Paolo fuori le Mura, distinguendosi per capacità amministrative e riformatrici la buona riuscita di tate missione indusse il Papa Leone IX a nominarlo Arcidiacono della Chiesa Romana ed affidargli importanti missioni soprattutto in Francia e Germania. Da questo momento Ildebrando sarà ministro plenipotenziario di altri quattro Papi, una sorta di Segretario di Stato al tempo d'oggi. Purtroppo nel 1053 gli eventi opposero Papa Leone IX ai Normanni, contro i quali con l’aiuto di Enrico III armò un esercito, venne però sonoramente sconfitto e portato prigioniero a Benevento. Ildebrando in quei tristi momenti non potè essergli vicino, poiché era impegnato nella preparazione del Concilio di Tours. Nel 1054 il Papa venne liberato dopo aver tolto la scomunica ai Normanni, ritornato a Roma morì il 19 aprile del 1054. Alla sua morte la sede pontificia rimase vacante per sei mesi. Ildebrando appresa la notizia si recò in Germania, allontanando così da lui l’attenzione del popolo che certamente lo avrebbe eletto, chiese e ottenne da Enrico III l’elezione di Gebeardo di Dolhestein-Hirsehberg, uomo pio e saggio nonché parente dello stesso imperatore. Venne così consacrato in San Pietro nell'anno 1055, col nome di Vittore II. Durante questo pontificato. Ildebrando fu nominato Legato in Francia (stessa riverenza dovuta alla Sede Apostolica), dove, come narrò Pier Damiani(santo), uomo di grandi virtù religiose, egli non solo depose sei Vescovi per simonia, ma. vide l'Arcivescovo simoniaco di Lione diventar muto nel profferire le parole del Gloria " e allo Spirito Santo ". In Francia fu presidente del Concilio che avrebbe portato alla condanna dell'eresia eucaristica di Berengario di Tours (negava la presenza reale di Gesù Cristo nel sacramento dell'Eucarestia ). Nella prima metà del 1057 Papa Vittore 11 morì a Firenze e si concluse così il suo pontificato. Tra i nomi dei suoi possibili successori fu fatto anche quello di Ildebrando, suo mentore proprio Federico dì Lorena, il quale venne eletto Papa il 2 agosto del 1057, prese il nome di Stefano IX. Il nuovo Pontefice si servì molto di Ildebrando( fu lui il vero manovratore del nuovo corso papale sia a livello religioso che strettamente politico ), gli concesse ampia autonomia e lo inviò in Germania, forse per annunciare la sua avvenuta elezione. Era tanta la stima che il Papa poneva in lui, che riunì i Cardinali-Vescovi con il clero e il popolo romano e disse loro di essere a conoscenza che dopo la propria morte, si sarebbero fatti avanti degli uomini mossi esclusivamente da principi egoistici, dispregiatori dei canoni, e che, nonostante fossero laici, avrebbero osato aspirare al soglio pontificio. Si fece giurare pertanto da essi che avrebbero sempre obbedito alle prescrizioni canoniche e non avrebbero permesso fossero mai violate da alcuno. Facendosi altresì promettere che. alla propria morte, essi non avrebbero preso alcuna decisione prima del ritorno di Ildebrando. Ciò però non avvenne ed i Romani dimentichi del giuramento elessero Papa nel 1058 Benedetto X, esponente della corrente antiriformistica. All'inizio del 1059 Benedetto X fu deposto, i Cardinali riuniti in Siena elessero il candidato di Ildebrando, il Vescovo di Firenze, Gerardo di Borgogna, che assunse il nome di Niccolò II e venne consacrato in San Pietro il 24 gennaio del 1059. Durante questo pontificato Ildebrando (ora Arcidiacono), unitamente ai Cardinali Umberto e Pier Damiani (anche se con vari punti di vista e linee politiche contrastanti), esercitò una sorta di supremazia rispetto al Papato, tant’è che lo stesso Pontefice dovette cercare di mantenere l’equilibrio tra le parti. Il 13 aprile dello stesso anno della sua consacrazione, Niccolò II indisse in San Giovanni in Laterano un Concilio fondamentale nella riforma della Chiesa, non tanto per le ribadite condanne della simonia e del concubinato quanto perché determinò definitivamente il modo dell'elezione del Pontefice, la quale venne affidata al Collegio dei Cardinali Romani, sottraendola alla influenza delle famiglie più potenti della nobiltà romana, e al popolo e colpendo alla base l'ingerenza di tutti i laici, Imperatore compreso. Tale disposizione è in vigore ancora oggi. Poiché, il decreto sull'elezione papale avrebbe potuto suscitare disappunto in Germania. Papa Niccolò II abilmente consigliato da Ildebrando pensò di appoggiarsi politicamente ai Normanni. Fu così che nel 1059 nel Concilio di Melfi, concesse a Roberto il Guiscardo l'investitura del Ducato di Puglia e di Calabria, gettando le basi per la creazione di un forte Stato vassallo. Nel 1061 però nel pieno dell'opera riformatrice intrapresa Niccolò II morì a Firenze. La sua morte fu seguita da anni contrastati. Papi furono in una sorta di rimpallo Alessandro II e Onorio II. Il primo candidato di Ildebrando e dei Cardinali, il secondo dei Vescovi germanici e lombardi. Comunque Alessandro II potè essere consacrato Papa l'1 ottobre del 1061 grazie alla protezione delle truppe di Riccardo di Capua. Ci fu però nel 1062 uno scontro militare ed Onorio II si impossessò di Roma, ma Ildebrando riuscì con l'aiuto del popolo e dei Normanni a farlo andare via ma non a farlo desistere. Furono questi frangenti durante i quali gli stessi Ildebrando e Pier Damiani furono molto contrariati dal continuo mutarsi degli eventi. Comunque nel Concilio del 1063 e successivamente in quello del 1064 Alessandro II fu all’unanimità riconosciuto Papa legittimo. Durante questo pontificato si deve ad Ildebrando l'appoggio dato dai Papa al movimento della pataria a Milano, e parimenti la campagna per sacralizzare la guerra contro gli infedeli in Sicilia e in Spagna, e porla sotto l'egida feudale pontificia mediante la consegna ai capi normanni e al Re d'Aragona del Vexillum Sancti Petri. Furono questi gli anni in cui scomparvero molte grandi significative figure che avevano fatto parte dell'antica cerchia di Papa Leone IX, quasi ultimo sopravvissuto era Ildebrando. Il 21 aprile del 1073 anche Papa Alessandro II morì, logorato dal lavoro e dalla responsabilità, la sua fu una figura di uomo teso principalmente a risolvere le questioni religiose e sempre in lotta per la realizzazione della riforma della Chiesa. Il suo fu un pontificato coscienzioso, rivolto verso il mondo, informato allo spirito del tempo e non ispirato al passato. Questa volta non ci sarebbero stati contrasti sull'elezione del nuovo Pontefice, infatti non c'erano nella Chiesa Romana divergenze d'opinione, poiché la personalità dell’Arcidiacono(o Cardinale) Ildebrando non lasciava dubbi su chi sarebbe caduta la scelta dei Cardinali. Tuttavia le loro deliberazioni furono anticipate dall'impazienza del popolo , che nel giorno seguente alla morte di Alessandro II, durante i funerali nella chiesa di San Giovanni in Laterano, portò in trionfo Ildebrando fino alla chiesa di San Pietro in Vincoli dove, trascinato dall'entusiasmo lo acclamò Papa. Questa proclamazione era però contraria ai Canoni stabiliti dal decreto di Papa Niccolò II, pertanto vennero espletate le formalità del decreto di elezione, i Cardinali elessero, il clero e il popolo dettero il consenso e Ildebrando fu solennemente consacrato Papa il 30 giugno del 1073. col nome di Gregorio VII ( nome scelto in ricordo del suo maestro e predecessore Gregorio VI ). Come Papa continuò la politica che aveva già impresso alla curia come Arcidiacono e che si potrebbe così riassumere: nei confronti del clero grande rigore morale e lotta a fondo contro nicolaismo e simonia; nei rapporti fra chierici e laici massima indipendenza di quelli rispetto a questi, cioè libertas Fcclesiae. Chiarì subito che non sarebbe stato un Papa malleabile e deciso com‘era a mettere ordine nella Chiesa nel suo primo Concilio che si aprì la prima domenica di Quaresima, nel marzo del 1074, stabilì che tutti i chierici ordinati per simonia dovevano considerarsi fuori della Chiesa e che quei Vescovi che avessero ottenuto per denaro dei benefici dovevano immediatamente rilasciarli, pena la scomunica. Con queste decisioni fece capire subito anche ad Enrico IV che i beni usurpati alla Chiesa dovevano essere restituiti. All’inizio si impegnò a rispettare queste direttive e diede il proprio assenso alla celebrazione di un Concilio che avrebbe controllato la situazione nelle sue terre. Ciò però non avvenne e Gregorio VII rispose con un altro Concilio nel 1075, sospese tre Vescovi italiani più cinque Vescovi consiglieri di Enrico IV ed emanò una precisa disposizione relativa al divieto di investitura, sottraendo allo stesso re ogni diritto a concedere Episcopati, come fino ad allora aveva fatto, minacciandolo di scomunica. Questo fu l'inizio concreto della cosiddetta " lotta delle investiture ", tra il Papa e Enrico IV . con una rottura tra i due poteri e i termini per ristabilire la pace furono categoricamente espressi dal Papa in una serie di Canoni raccolti nel celebre Dictatus papae emanato nel marzo del 1075. Enrico IV, per tutta risposta continuò a concedere investiture dietro compenso ed ignorando le direttive del Papa, intervenne anche nelle faccende del clero italiano. Tra varie scaramucce si arrivò ad una seria congiura ordita contro il Papa, e la notte di Natale del 1075 il prefetto Cencio entrò in Santa Maria Maggiore mentre Gregorio VII celebrava la messa, lo fece arrestare e lo rinchiuse in un suo castello. Il popolo indignato da questo oltraggio reagì e liberò il giorno dopo il Papa che rientrò in Santa Maria Maggiore e riprese a celebrare la messa dal punto in cui era stata interrotta. Poco tempo dopo invitò Enrico IV a comparire a Roma per discolparsi, pena la scomunica. Egli per tutta risposta convocò un'assemblea di Principi e Vescovi a Worms, dove con fantasiose accuse calunniò il Papa. Molti Vescovi furono increduli, ma Enrico si sentì autorizzato a ritenere il Papa indegno del soglio pontificio, inviandogli una dichiarazione di disobbedienza. sottoscritta dai Vescovi tedeschi e approvata dai Vescovi lombardi. Il Papa rispose con la solenne scomunica di Enrico, nel Concilio del 22 febbraio del 1076, e dei Vescovi ribelli. L'opinione pubblica fu totalmente a favore del Papa, addirittura una sorta di ira divina, sembrò punire i colpevoli, morirono infatti improvvisamente numerosi avversari del Papa. Enrico IV venne attaccato dai suoi stessi sostenitori, i quali in una sorte di ultimatum gli fecero sapere che l’unica alternativa ad una guerra civile era il perdono papale. Così con le spalle al muro, decise di recarsi a Mantova, dove in quel momento si trovava il Papa. Il 25 gennaio del 1077 chiese di essere ricevuto, ma Papa Gregorio non lo fece entrare, accogliendo nella rocca solo la moglie e il figlio. Solamente al terzo giorno passato sotto la neve e la gelida tramontana. Gregorio VII decise di riceverlo nella cappella del castello e ascoltare la sua richiesta di perdono. Enrico IV affermò di accettare tutte le condizioni del Papa senza discutere e così con una solenne cerimonia venne riammesso nella comunità dei fedeli e gli fu somministrala la comunione. Purtroppo però in cuor suo meditò vendetta, e presto per varie colpe di cui si macchiò. fu di nuovo scomunicato. Enrico IV reagì in malo modo, tanto che elesse un antipapa il 25 giugno del 1080. I1 Papa per tutta risposta , tramite Desiderio di Montecassino, contattò i Normanni e il 29 giugno del 1080. a Ceprano, riammise lo scomunicato Roberto il Guiscardo nella comunità dei fedeli concedendogli tutti i territori già conquistati. I risultati iniziali purtroppo non furono di gran vantaggio per il papato, perché Enrico IV sconfisse vari principi normanni, portandosi addirittura con il suo esercito nel febbraio del 1081 fino alle porte di Roma. Dopo varie vicissitudini riuscì ad impossessarsene nel 1082 e nell'aprile del 1084 si fece incoronare Imperatore dall'antipapa che lui stesso aveva consacrato Papa solo dieci giorni prima. All'orizzonte arrivò però il normanno Roberto il Guiscardo, che entrò in Roma da Porta San Giovanni e dopo la fuga di Enrico IV ed il suo esercito mise a sacco la città. Alla fine scongiurato da Papa Gregorio VII ritirò le truppe, portando con sé a Salerno per proteggerlo da eventuali attacchi il Papa stesso. In quella stessa città un anno dopo e precisamente il 25 maggio del 1085. il Papa morì nella chiesa di San Matteo, le sue ultime parole furono: " ho amato la giustizia e odiato l'iniquità, perciò muoio in esilio ". Si chiuse così la vita terrena dì questo grande uomo dalla personalità possente, fervente lottatore della simonia e della immoralità del clero, teorizzatore di un impero teocratico, nel quale i singoli regni avrebbero dovuto considerarsi feudi della Chiesa, al servizio del papato, e tutti i sovrani sudditi del Pontefice. Comunque le sue idee non morirono con lui, ma furono tenute alte dai suoi successori e riuscirono a trionfare nella ierocrazia pontificia, che ebbe in Innocenzo III il suo più lucido teorico e il suo più energico attuatore. La Chiesa Romana si riconobbe nei secoli in Papa Gregorio VII, soprattutto quando vi fu da difendere il principio della purezza dei costumi del clero e in particolare del celibato, nonché quello del potere monarchico del Papa. Furono questi i meriti per i quali nel 1500 fu assunto a patrono della riforma cattolica, e Papa Paolo V nel 1606 lo elevò alla gloria degli altari. Ora in breve, umilmente e senza fini campanilistici, vi è da aggiungere che il grande Ildebrando di Soana toccò attraverso le sue grandi riforme la nostra Mileto, all'epoca residenza del Normanno Ruggero d’ Altavilla e capitale dei suoi possedimenti nel Sud d’Italia. Fu infatti Papa Gregorio VII a elevare tra il 1073 ed il 1080 la nostra cittadina, alla dignità di sede episcopale, prima di rito latino dell'intero Mezzogiorno d'Italia. Fu così che Mileto benché situata in regione assolutamente greca di rito e di lingua, divenne prima artefice nel successivo processo di rilatinizzazione delle antiche diocesi bizantine, alcune delle quali distrutte e prive di pastori già dal X° secolo, e successivamente aggregate alla sede episcopale miletese. Opera di rilatinizzazione che fu validamente coordinata e appoggiata dagli ordini del monachesimo occidentale trapiantati a Mileto, da ricordare infatti che già anni prima della sede episcopale, presumibilmente nel 1063, era sorta per volontà del Normanno la splendida Abbazia benedettina della SS. Trinità. Si può pertanto affermare che proprio Mileto fu uno dei più notevoli centri della strategia politico-ecclesiastica racchiusa nei dettami dei Concili di Melfi (1059) e di Ceprano (1080). di cui Ildebrando di Soana fu teorizzatore ed ispiratore ed infine da Papa, energico ed inflessibile attuatore.
Papa Gregorio VII toglie la scomunica all'imperatore Enrico IV a Canossa (gennaio 1077)
* * * * * * * * * * SOLO UNA ATTENTA E SCRUPOLOSA RILETTURA DEL PASSATO, PORTA AD UNA VERA RINASCITA MORALE.
Fonte della ricerca: Enciclopedia CAMBRIDGE University Press Storia del mondo medievale Garzanti Quanto riportato nella presente ricerca può essere riprodotto con la citazione della fonte. A cura di : Francesco Accorinti.
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