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BIOGRAFIA DI MARCELLO FOSSATARO

«Ecco uno dei più eloquenti esempii

di quanto possa la ferrea volontà di riu-

scire, in un uomo dotato d’ingegno na-

turale e di fermo carattere.

 

I.

    Ricordare il nome di Marcello Fossataro, fondatore del Conservatorio dei Poveri di G. Cristo nella città di Napoli, e lumeggiare la sua figura, è opera civile, patriottica e morale in questi tempi di corruzione e di egoismo.

    La missione caritatevole, che il pio e dabbene uomo s’impose in quei tempi di abiezione sociale, quando il nostro paese era provincia di lontana monarchia, interessa non solo la Calabria, l‘Italia tutta, poiché la Scuola Musicale Napoletana, (1) continuazione dell’armonica Scuola Romana, è tutta dovuta allo zelo ed alla perseveranza del nostro Marcello.

   E poichè quell’umile frate ebbe i natali nella città di Nicotera, ci pare dovere di amor patrio e di grato omaggio al genio dell’arte italiana sottrarre allo ingrato oblio il suo nome e consegnarlo alle pagine imperiture della storia, a memoria dei posteri, ad emulazione dei presenti ed a gloria della Chiesa universale.

 

II.

 

Stando alle tradizioni dei vecchi nostri concittadini, Marcello nacque da pietosi e modesti genitori nella città di Nicotera, Calabria Ultra 2, nel 1565.  I primi suoi anni corsero tranquilli ed incoscii, quantunque egli fosse di malferma salute. Nella adolescenza poi soffrì mal caduco, e per tal pertinace morbo fece voto di farsi frate e dedicarsi al servizio della vergine delle Grazie, che si venerava nel Santuario adiacente al monastero degli Osservanti di questa cittadina. Egli guarì prodigiosamente, e la leggenda narra, che il pio giovanetto ebbe una visione, mentre sorpreso dalla aura epilettica, giaceva bocconi, senza segni di vita. L’apparizione della Vergine in mezzo ad una schiera di angioletti, che a gara armonizzavano concerti melodiosi,

suscitarono in quell’anima, imprigionata nella angustie della carne, un sentimento di naturale benessere, che gli rese più pronti lo spirito e la vita. Per tal modo isolato dal brusìo del mondo, abbagliato dalla contemplazione del celeste spettacolo, nella estasi dello spirito, la prepotenza di una idea ecclissò le agitazioni neuropatiche, e come elettrica scintilla svegliò nella sfera del suo sentimento un altro mondo, più seducente, che non l’Universo intero. Quel miraggio soprannaturale gli turbinava la mente, e riflettendosi sul proprio io, identificossi colle affezioni dell’animo. In quella tacita e misteriosa psicologia egli stasformò in ardente carità quel fuoco divino, ed alle orecchie s’intese intonare cosa, che al tutto lo signoreggiava e lo guariva. Riavutosi, manifestò il vivo desiderio di consacrassi a Dio, e volle vestire l’abito di S. Francesco, confortato nello agone della nuova vita dai religiosi confratelli. E così al nome di battesimo gli venne aggiunto quelle del paese nativo, e si chiamò Fra Marcello da Nicotera.

 

III.

 

     La vita non si misura dal numero degli anni, ma dal novero delle virtù e dai meriti, che la fregiano

Il nostro Marcello tosto si fece conoscere per una condotta integerrima, per l’abnegazione al dovere e per le opere di eletta beneficenza.

    Passati a miglior vita i suoi genitori, donò al monastero, che lo aveva accolto, i pochi poderi ereditati, che il monastero ritenne fino all’epoca della cassa Sacra, che successe alle devastazioni dei tremuoti Calabria del 1783, col nome di legato Fossataro, come atto di carità insigne.

    Vero apostolo di carità, preso da fervore per la gloria di Dio, cercò in seno al chiostro lena ed indirizzo per alleviare le sofferenze dei deboli e dei pusilli; studiando il modo di venire efficacemente loro in soccorso. In quei tempi di depravazione lo abbandono, in cui erano tenuti i fanciulli, ch’egli considerava come fiori, cui manchi l’aria e la luce, destò le provvide sue cure. Informato al timore di Dio, pio, incorrotto, nei giorni di festa andava in cerca dei fanciulli, poveri e ricchi, che riuniva, nelle poche ore libere, tra il recinto del monastero per istruirli nei rudimenti della fede. Quella innocente distrazione non era consentanea colla quiete del chiostro, e gli fruttò amari rimproveri da parte della Comunità. Ma la Provvidenza, che nel mistero della vita cammina in mezzo alle passioni degli uomini, compie per bene i suoi disegni, e quell’anima nobilissima chiamata alla ubbidienza, passò in Napoli a Collettore di Terra Santa.

 

IV.

 

    In quel torno di tempo Napoli era sotto il malaugurato governo spagnuolo. Una sequela di sciagure si succedevano, sì per la imperizia degli uomini, preposti alla cosa pubblica, sì per la pestilenza e per le conflagrazioni del Vesuvio. «Dopo il tumulto del 1585 contro lo Eletto Antonio Storace, torturati, condannati alle galere, impiccati centinaia di popolani, morti altri nel 1587 e 1589, quando scoppiarono la polveriera di S. Elmo, e quella posta fuori porta Capuana; moltissime famiglie erano rimaste a languire nella miseria. Si aggiunse la carestia cagionata dalla scarsezza dei ricolti, dai monopolii, dalla avara cupidigia del fisco; e quantunque si mandassero via da Napoli gli studenti e i forastieri e si assegnasse il pane per bolletta (2), lo strazio della fame crebbe tanto, che i poveri fanciulli, abbandonati per le vie, morivano di freddo e di inedia. Fu allora che Marcello Fossataro di Nicotera, un romito francescano, sull’esempio del Grande di Assisi, guardando intorno a sé le miserie di tanti infelici e gli aiuti diretti a sollevare tanti sventurati dalla fame e dalla indigenza, cominciò a raccogliere quelle derelitte creature, e chiedendo egli e conducendole a chiedere attorno l’elemosina, le nutrì le vestì, assegnandole a persone pie, alle quali corrispondeva una tenue pensione sulle elemosine che andava raccattando. Il Cardinale Alfonso Gesualdo, prelato insigne per pietà, presa notizia del contegno del nostro Marcello, lodò la caritatevole opera e la incoraggiò con generosi aiuti. La pia opera adunque proseguiva in mezzo a difficoltà, e pare non fosse compiuta senza contrasti, come mostra la seguente supplica diretta da Marcello Fossataro e S. S. Clemente VIII:

«B.mo Padre,

    «Fra Marcello Fossataro, della città di Nicotera, romito di S. Francesco, humilmente fa intendere a V. B.ne come ritrovandosi nella città di Napoli, dive vi sono molti poveri privi d’ogni ajuto et perciò si morono di fame, mosso da carità christiana, confidando nello ajuto del Signore, ha cercato congregarli, come ha fatto la bona memoria di Litterato (3) ; et così,, havendone congregati più di 60, li quali teneva assai ben governati di vitto et vestito, et con farli anco li carcerati della corte spirituale et temporale, persino a tanto che li Mastri et protettori di S. Maria di Loreto et Madonna della Pietà (4) della medesima città di Napoli, di fatto con la potenza loro li prohibirono detta opera sotto pretesto che s’impediva et diminuiva l’elemosina alli loro luochi; et vedendo ciò il supplicante, per non desistere dalla opera cominciata et pose a servire al detto luocho della Pietà, che si appropriò parte di essi figliuoli e per doi altri anni, come fedelmente consta per fede autentiche, che ne furono fatte sopra ciò. Et perché poi ha visto che il negotio non cammina con quella rettitudine che bisognava a tal servitio, ha pensato di erigere un luocho in detta città di Napoli, come fece il Litterato in Roma, et perciò molti devoti si hanno proferto di grandissimo ajuto. Supplica V. B.ne voglia concederli gratia, licenza et auttorità con le facoltà di potere congregare li putti et putte che troverà dispersi per detta città et luochi convicini, et di potere fondare er erigere luocho et luochi per il buon governo di essi et putte, per il chè sono molti devoti in ordine di dare grandissimo ajuto con proferirele persone loro, et altri la facoltà, né aspettando altro cher l’auttorità et licenza di V. S. alla quale anco supplicano humilmente che comandi a l’Arcivescovo di essa città, che li detti luochi li tenga in particolare protettione, et pregarà N. Signore per il felicissimo stato di V. B.ne et sua Santa Chiesa etc.» (5)

    Sua Santità accogliendo la supplica commise al nipote cardinale di S. Giorgio, di trasmettere il memoriale al Nunzio in Napoli, «ordinandoli che sia col signor Cardinale Arcivescovo et giudicando che l’opera sia buona, et havendo bisogno dell’autorità del Papa, se ne vagliano (6)»; e fu scritto in questo modo:

 

    «Molto Ill.mo et R.mo S. come Fratello.

«Essendo stato presentato un memoriale a N. Signore per supplica di poter eriggere un luogo in Napoli, come già fece Litterato in Roma ove si habbiano da ridurre et allevare in disciplina et nel timore di Dio quei putti et putte che si troveranno dispersi, S. Santità ha raccomandato che si mandi a V. S., la quale abbia da comunicarlo col Sig. Cardinale Arcivescovo, affinchè se l’opera sarà giudicata buona, sieno congiunti in stabilirla et si vagliano dell’autorità di S. B.ne in quanto sarà necessaria.

«Il memoriale adunque viene qui incluso, et il resto si rimette alla pietà et prudenza del Signor cardinale predetto, et a quella di V. Signora, la quale Dio N. S. prosperi sempre.

«Di Roma li V Aprile 1596

«Di V. S. molto illustre e R.ma

«Come Fratello per servirla

«CINTHIO Cardinale S. Giorgio.

 

    «Al molto Ill.mo et R.mo Signore come Fratello Monsignore il Vescovo di Troia Nunzio di N. Signore a Napoli. »

 

«E’ probabile, soggiunge il Chiarissimo De Blasiis, che il romito fosse andato egli stesso a Roma a chiedere la protezione del Pontefice, perché fu egli stesso che presentò al Nunzio le lettere ottenute insieme a questo altro breve memoriale:

 

   «Ill.mo et R.mo Monsignor Nunzio.

 

«Fra Marcello Fossataro S.r de V. S. Ill.ma supplicando le fa sapere come ha supplicato S. Santità che restasse servita darli licentia che avesse possuto fare in Napoli uno luocho et monasterio de povere donne et figliuoli quali van mendicando, et la S. S. have commesso questo negotio a V. S. Ill.ma come appare dalle incluse lettere. La supplica resti servita ordinare che circa lo costruere detto luocho et tenere dette povere donne et figliuoli non sia molestato, et li sia lecito andare cercando carità per tutto per detto effetto, et non li sia prohibito questi bono et caritativo servitio. Et che lo averà ad gratiam, etc.

 

V.

 

    Allora Marcello prese nuovo coraggio. Misurò l’utile che poteva venire al, pubblico coll’attuazione del suo pensiero, e contento del bene, fondò un Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo nelle case adiacenti ai vichi dei Maiorani e dei Panettieri, che aveva comprato colle elemosine raccolte. Ed abbandonato il pensiero «di congregare li putti e le putte» che vagavano per la città e luoghi vicini, riunì solamente i fanciulli. E poiché per propria esperienza il romito aveva visto che negli altri ospizii, affidossi ai laici e messi sotto la regia protezione «il negotio non camminava con quella rettitudine che bisognava a tal servitio» volle invece che le regole dello istituto suo fossero firmate dalla Eminenza del cardinale Gesualdo Arcivescovo di Napoli, eleggendo due Canonici del capitolo, i quali ve tennero per rettore «un sacerdote di buona vita.» Volle poi che andassero vestiti conforme il suo abito e fossero chiamati li Povero di Gesù Cristo. Quindi accomodò la Chiesa, che di presente veggiamo, e la dedicò alla madre della Misericordia, sotto la cui protezione affidò l’istituto, opera molto degna di annoverarsi fra le principali di Napoli, perciochè ne risulta grandissimo benefizio ed utile della città, acciò non abbia gente oziosa e disutile (7).

    Così dunque cominciò e modestamente fior quell’opera di pietà. Gli orfanelli ivi ricoverati apprendevano leggere, scrivere, abaco, i comandamenti di Dio e la musica, oltre le diverse arti meccaniche. Prevalse da ultimo l’insegnamento della musica vocale ed istrumentale, ed al Conservatorio diedero fama gloriosa e mondiale lo Scarlatti, il Durante, il Leo, il Pergolesi, il Iomelli, il Vinci, il Contumacciom, i due Prota, il Taradellas, il Porpora ed altri musicisti di grido, che si educarono ed insegnarono in quelle scuole, prenunziando nuovi distinti e nuova e più solenne creazione.

 

VI.

 

    Sarebbe lungo voler riferire quanto si scrisse intorno alla operosità, zelo e virtù di Marcello Fossataro. Ci conforta l’animo accennare alle opere del Caracciolo, dello Spera (8) del Sigismondi, del marchese di Villarosa, del Sarnelli, del De Stefano, del Dal Bono, del Galante, del Florimo e del Cav. D’Ambra; nelle quali con schietto racconto si rende omaggio al nome del Fossataro ed alla iniziativa di costui nel fondare quell’Istituto. Egli con l’intuito del suo genio se non presenti le sublime melodie del Palestrina, fu certo il primo a far sorgere una scuola di musica, innalzando i popoli d’Italia, al sentimento del bello e del buono, ridestando in tutta Europa il culto dell’arte!

    Acceso di sacro entusiasmo ispirò negli allievi del Conservatorio tutto l’affetto, che lo agitava; e ben per tempo le melodie, che gli allievi eseguivano, divennero applaudite, ed i canti sacri, classici. Bastò quel-l’incentivo ad isneghittire i torpidi ed ammaestrare gl’ingegni alla coscienza del vero e del bello. Per tal modo la musica, ch’è manifestazione del bello sensibile, diviene fondatrice di civiltà e di progresso affettivo.

    Sotto questo riguardo, Marcello Fossataro fu infaticabile artista, poiché con quella istituzione si rese benemerito dell’umanità per l’ardua missione di educatore, ch’egli s’impose e compì con successo maraviglioso. Il seme da lui gettato crebbe vigoroso, poiché il germe della riforma nell’arte musicale cominciò da quella scuola, divenuta famosa e tradizionale. In essa metton capo tutte le glorie seguite fin oggi nel real Collegio di Musica di S.Pietro a Majella.

    Il Florimo ricorda che «nel Conservatorio, noto sotto il nome dei Poveri di Gesù Cristo, l’arte incominciò ad avere le sue fondamenta, del pari che i suoi incrementi, ecc.,» e conchiude: «Dal detto di sopra vien maggiormente giustificata la credenza ritenuta finora come certezza, che questo Conservatorio fosse stato il primo a sorgere per la musica, e che in esso abbia avuto principio la Scuola musicale Napoletana» la cui fama rimarrà sempre viva, anche tra coloro,

Che questo tempo chiameranno antico.

    Nel tempo c’era Arcivescovo il cardinale Pignatelli, la Chiesa e tutto l’edificio fu ridotto col disegno di Antonio Guidetti, e nella Chiesa del Conservatorio gli venne eretto dalla posterità riconoscente il ritratto col seguente epigramma:

 

Hoc tibi quod cultu fertur Marcelle Minerva

Fossatarii opera nobile fertur opus;

Quod neque temporibus poterit deleri vetustas

Nec mali mordaci laedere fama, nota.

 

    Dopo tale restaurazione niuno parlò più di Marcello Fossataro, e fu appena rammentato il tempo, in cui disparve il benefico ospizio.

    Le cose di quell’efebeo della musica durarono nel modo detto insino al 1744, epoca della sua soppressione. Il Cardinale Spinelli, col pretesto che dalla istruzione ritraevano profitto più i forestieri che i Napoletani, disperse I Poveri di Gesù Cristo, che ancora ivi restavano, negli ospizii di S. Onofrio, di S. Maria di Loreto e della Pietà del Turchini, e nella casa edificata da Marcello Fossataro, invece accolse i chierici vagabondi della Diocesi (9). Tuttavolta per l’unità dello insegnamento si venne in progresso a fondere dette ospiizii nel real Collegio di Musica, con la giunta del nome S. Pietro a Majella, ov’era situato.

    La morale influenza di quella istituzione ed il comportarsi di tanti poveri fanciulli, posero quei derelitti nella luce più gradevole e simpatica, e fu un mezzo efficace di avvicinarsi i ricchi ai poveri, rendendoli capaci di adempiere con maggior facilità il precetto divino, di amare il prossimo come noi stessi!

Dopo tre secoli il nome di Marcello Fossataro vive ancora nell’eterno monumento, ch’egli s’eresse con le proprie virtù. Finchè visse il suo cuore palpitò all’unisodo coi progressi del Conservatorio, inteso, in tempi di servaggio, a migliorare le sorti della classe derelitta con lo studio delle arti liberali. Compiuto il suo terrestre pellegrinaggio, la storia lo rese immortale nell’umanità; poiché l’ammirazione per le anime grandi e generose è giustizia e benemerenza!

 

 

1) Fecero menzione di Marcello Fossataro e della istituzione Musicale molti periodici italiani, e giova ricordare tra questi:

    La Calabria Cattolica, an. I. N.49, an. 1883; il Roma, an. XXII, N. 234, an. 1883; La Fede e Civiltà, an. III, N. 4, an. 1887; Arte e Storia, an. VII. N. 3, an. 1888, ed an. IX, N: 10, an. 1890.

Cfr. CORSO, Cronist. Civile e Relig. della città di Nicot., Napoli 1882.

2 ) SUMMONTE, Tom. IV; PARRINO. Teatro Eroico dei Vicerè, tom. I; DE BLASIS G., Il Conservatorio dei Pov. di G. Cristo; nell’ Arch. St. per le Prov. Nap. A. IX,, fasc. IV, Nap. 1886, p. 861.

3) Giovan Leonardo Caruso, detto il Letterato, dedito alle pratiche religiose, pellegrinò a Loreto, fermossi poi in Roma nel 1582, dove si diede a raccogliere e nutrire i poveri fanciulli raminghi e assiderati dal freddo.

4 ) Ospizio di S. Maria di Loreto, e della Madonna della Pietà, detto poi della Pietà dei Turchini.

5 ) Questa supplica fu scritta nel 1596, poiché sul memoriale sta aggiunto: «Per fra Marcello Fosataro, V. Aprile 1596.» Si ha così la data della supplica, che si conserva nell’Archivio di Stato di Firenze, Carte Strozziane, fil 197, c. 105.

6 ) Non pria del 1598 colle limosine raccolte fu comprato il luogo, dove si fondò il Conservatorio nel Largo dei Girolamini. V. D’Ambra, Descriz. Della città di Napoli.

7 ) C. EUG. CARACCIOLO, Napoli Sacra, Nap. MDCXXIII; CAN. CARLO CELANO Not. sul bello della Citta di Napoli, Gior. II. VILLEROSA, Mem. dei comp. di musica, ecc. PARRINO, Guida, FLORIMO, Scuola musicale di Napoli, Tom. II:

8 ) «Marcellus Fossatarus, Calaber ex Nicotera, sancti Francisci Assisinatis Tertiarius, Deo inspirante, a. D. 1589 pueros, qui Neapoli inedia conficiebantur, et frigore hac illac dispersi, congregatus, atque ad sui habitus congru tunicatosentiam tunicatos, Pauperulos Iesu Christi statuit nuncupandos. Tunc corrogata stipe locum contra meridionalem Basilecae maioris portam mercatus est, ubi templum Beatissimae Virgini, titulo ad Columnam ecc. faciendum curavit. Admittuntur ibi ex quavis natione pueri a septennio ad quindicennium, quibus, tum morum et Grammaticae disciplinae magister, tum cantus modulator constituyitur. Stato demum tempore ad artem quisque suam dimittitur capessendam. Unde sic otio et vitio sublatis, magnum ad civitatem pervenit commodum». PETRI AUG. SPERAE, De nob. Prof. Gram. Neap. MDCXLI.

9 ) Con savio intendimento il Cav. C. FLORIMO, archivista nel Real Collegio di Musica di S. Pietro a Majella, pubblicò le tradizioni storiche, ivi raccolte, del Conservatorio dei Poveri Iesu Christi nell’Op. Cenno storico della Scuola Musicale di Napoli, Napoli 1869.

G. SIGISMONDI, Descriz. della Città di Napoli, Napoli 1788, scrisse Foscataro in luogo di Fossataro, errore seguito dal Florimo.

 

Tip. Editrice Romana, Via di S. Giacomo, 6-14 , Roma 1890