Nicotera: Parte terza

 SUOLO, AGRICOLTURA, PASTORIZIA, PRODOTTI.

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(suolo *acque*produzioni spontanee (Botaniche - zoologiche - caccia- pesca)   //   Estensione del terreno*Rendite diverse   //   Stato dell'Agricoltura, Alboricoltura ed Orticoltura  //   Macchine per l'agricoltura*Concimi  // Immeglioramenti desiderabili   //  Prodotti dell'agricoltura, alboricoltura ed orticoltura   //  Pastorizia*Consumo dei prodotti dell'agricoltura e della pastorizia.  

Suolo.

   Il suolo conformato nelle due indicate pianure sottoposte a varie colline, alle giogaje del Monte Poro, ed esposte a mezzogiorno, è in generale ferace e adatto alle varie produzioni dell’agricoltura, alboricoltura, e orticoltura; verificandosi nel fatto l’osservazione di Catone presso Varrone, optimum agrum esse qui sub radice montis sit, et spectet ad meridianam coelii partem (22)  , Comunemente il terreno componesi di terra pura e forte: in pochi luoghi è cretoso, in varii è sabbioso, ed in altri argilloso-calcare. Nelle colline è ghiadoso.

Nota:

(22) M. Varrinis, De re rustica, lib. I, cap.VII.

Acque.

    Tutto il tenimento non ha fiumi che gli appartengano, poichè il Mesima non forma in alcuni punti che il confine del Comune; il Mammella nella pianura meridionale è piuttosto un torrente formato dalle acque de’ Comuni di Rombiolo, di S. Calogero e di Limbadi, che scendono dal nord-est, dopo di averla traversata, mette foce a pochi passi al nord della destra del Mesima; nelle grandi piogge iemali straripando sfoga le sue acque vicino al mare nel Mesima stesso ove forma il suo piccolo delta, dopo di aver allagato tutti i seminati. Gli altri torrenti ai quali va soggetta la detta pianura sono: il Cola Gilormo, che porta le acque delle basse colline di S. Faustina e della vicinata, che nomasi la Quercia; il Luccari arenosissimo, che proviene da’ coltivati colli del Comune di Limbadi siti al nord-est; il Santo Pietro che precipita rovinoso dalle alture nomate dal volgo Petti di Maddamma Diana, e da quelle della Campèa; e quello di S. Barbara che raccoglie le acque del Piraino e delle Vasie. Dalla parte nord-ovest per la valle di Antonio Tucca, detta volgarmente di Tuccina, un altro torrente, che prende il nome di Britto, porta la piena delle acque della pianura settentrionale. Vi ha poi un piccolo fiume perenne, oltre un altro, che anima i mulini di Comerconi, che scaturisce dalle falde del Poro: esso scende dal nord al sud, e ricevendo gl’influenti rivoli formati dalle sorgive che incontra, va a volgere ad utile di alcuni proprietari quattordici mulini, una macchina per macinar le olive, ed irriga vani giardini ed orti. di che abbonda tutto il contorno della città, e della marina. Sono varie le sorgive di acqua potabile nella pianura del Piraino, ed è a notare quella, che dal luogo detto Calcara, per un canale di fabbrica, scende alla città ad animare le descritte fontane, oltre le due suburbane del Pozzo e della Foglia. Nella detta pianura le sorgive principali che servono le fontane naturali ai campagnuoli, sono le acque di Tamburro, Britto, e Polia sulla strada che da Nicotera mena al villaggio di Preitoni. Nella Pianura Sud poi son da notare: la fontana di Ravello e l’altra di S.Giovanni, tutte e due in fabbrica. Presso le collinette di Madama Diana v’e’ la fontanella di S. Pietro, poi quella della Campia, e dopo questa l’altra nella campagna di Gagliardo, che forma il limite del Comune di Nicotera per rapporto a quello di Limbadi. Inoltre vi sono copiose sorgenti nei contorni dei villaggi di Preitoni, Cornerconi e Badia dall’ovest all’Est a pie’ del Poro. La marina non ha sorgive; però ha varii pozzi, dei quali per acqua potabile si preferisce dagli abitanti quello che trovasi in un orto che appartiene al canonico cav. Brancia. Non vi sono laghi, e neppure stagni, ne’ paludi, se si eccettui il luogo detto Giardinelli, ove s’incontrano delle acque stagnanti: esso non oltrepassa la misura di tre moggia, ed è a due miglia dall’abitato.

Produzioni spontanee.

   Minerali. Le colline di tutto il tenimento nicoterese si presentano formate da un ammasso di macigni, che sorgono dalla superficie di un terreno tufaceo gli uni ammonticchiati su gli altri: in mezzo ad essi crescono spesso degli arbusti. La pietra calcarea e’ abbondante, ed in qualche contrada di Comerconi si ha dell’argilla.

     Botaniche. Molte sono le piante farmaceutiche che offre il tenimento del Circondano Nicoterese; ma noi tralasciamo il catalogo, essendosi, secondo il piano di quest’opera, serbata per la Monografia generale della provincia l’esposizione della Flora, come pure della Fauna, che sogliono essere comuni a tutti i paesi di essa.lo, il merlo, la lodola, la quaglia paesana, la pernice, la starna ecc. ecc.. e tra i notturni la civetta, il gufo, il barbagianni, il pipistrello. Da marzo ad ottobre si vede anche la rondine.

    Zoologiche. Degli animali domestici non occorre dar notamento, essendo quelli in uso per tutto il Regno; dei selvatici diremo che s ‘incontrano per le valli, per le macchie, ed anche nei vigneti nell’inverno o nell’autunno, la lepre, la volpe, il gatto selvatico, la foina, di rado la lontra, la martora ed il tasso porco, detto volgarmente la milogna, e vogliam notare la donnola infesta a’ colombi, e la talpa dannosa agli orti.

    In quanto ai volatili, trasandando di annotare i domestici, che sono i soliti, diremo che sono frequenti il corvo, la cornacchia, lo sparviero, il passero, il cardellino, il fringuello, l’usigno.

    In quanto ai rettili, non è raro il seme, più frequente la lucertola, non così sovente si vede il lucertolone, e rarissimamente la vipera.

    Una grandissima varietà di pesci saporitissimi si pesca nel mare che bagna il Lido Nicoterese; e la pescagione più abbondante è quella degli alici, che conciate si smerciano in grande, prendendo allora più particolarmente il nome di acciughe, delle sardelle, dei sgombri: e più di merluzzi, di seppie, di calamai, di triglie, di ombrine, di razze, di squadri, di gamberi, di palombi, di occhiate, di aguglie, di lamprede, di cefali. A quando a quando si pesca pure il dentice, il salmone, il grongo, lo storione, la murena ec. cc. E’ a notare poi, che verso le costiere il nostro mare offre la pesca del corallo; ed in effetti or sono pochi anni vennero in questi paraggi forestieri pescatori di corallo.

    Caccia. La caccia, benchè non formi oggetto d’industria tuttavolta viene esercitata da varii dilettanti per sollazzo: sono questi in fatti che da settembre ad ottobre cacciano le quaglie forestiere, e gli stornelli; nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio il capoverde, le mallarde, e la beccaccia; verso maggio un uccello detto dai nostri cacciatori galano; da maggio a settembre la tortora, il beccafico, e per tutto l’inverno i così detti fischiabovi, le riversine, le vivane, le torrotte, il nighiazzo, la ballerina e la starna.

    Pesca. A differenza della caccia, la pesca è in Nicotera un significante articolo d’industria e di commercio, dando da vivere, e formando anzi l’agiatezza di un terzo della popolazione. Basti dire, che la sola pesca degli alici, quando riesce abbondante, giunge a dare un prodotto valutabile per ducati 24.000.

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     Estensione del terreno.

   L’estensione del suolo, giusta il catasto provvisorio, è di tomoli 7,450,5 classificati come segue:

 

Terreni di 1a classe, tom.

2760,1, 1/16

Terreni di 2 a classe, tom.

2193,2, 1/16

Terreni di 3a classe, tom.

2 497,1

TOTALE, tom.

7450,5

Rendita netta imponibile, duc

34,013.46

 

Rendite diverse.

   Le rendite dei corpi morali del Comune sono come segue, giusta il catasto fondiario.

 

Mensa Vescovile

4246.00

Capitolo

1360.36

Comuneria

 715. 61

Seminario

1230.00

pp. Conventuali

2300.00

Parrocchie

1336.00

Varie. Prebende, Canonicati e Beneficii

  764.91

Comune in fondiaria lire 4952.34, duc 1124.79

 

- Dalle Gabelle civiche duc. 1720.00

2844.

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Stato dell’Agricoltura, Alboricoltura ed Orticoltura

        I nuovi ragionevoli metodi dell’agricoltura, e di rurale economia sono poco o nulla conosciuti ed apprezzati dai massai e coloni nicoteresi. Pur tuttavolta essi, senza scuola agraria, e stando ai loro antichi tradizionali metodi di cultura, riescono a trarre dal suolo un ricolto che compensa le fatiche, e spesso giunge a rendere paga la loro non lieve avidità. Le pianure che offrono estesi campi appartenenti ai proprietari sono addetti comunemente alla semina del grano, del granone, del lino, delle fave, dell’orzo, e da pochi anni si è introdotta anche la coltura del cotone, avvicendando il maggese con tre o quattro arature. Per distruggere l’erbe nocive adoperano altre due zappature. Le colline poi coltivansi da’ coloni detti manovali, smuovendo con la zappa il terreno per la semina dell’orzo, dell’avena, delle fave, dei fagiuoli, delle lenticchie, dei ceci, dei piselli, dei lupini ec. ec. Molto estesa è la piantagione, e con buon successo, ottenendosi abbondante vendemmia, e vini che riescono generosissimi particolarmente poi quelli che provengono da alcune tenute, sono molto robusti; e ben conservati, si trovano preferibili alla celebrata marsala della vicina Sicilia.

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Macchine per 1’Agricoltura.

    Gli strumenti di che fanno uso gli agricoltori nicoteresi sono: la zappa, la zappetta, l’aratro semplice ed antico; l’erpice, consistente in un reticolato di pertiche strette in un quadrato di legna rozzarnente connesse: esso nomasi volgarmente rachu, e si usa tirato da buoi per rompere e spianare le zolle de’ campi lavorati prima o dopo la semina del lino e del granone; il falcetto; la falce; il ruzzolone ch’è una pietra piatta, la quale tirata in giro nell’aja da’ buoi serve a battere il frumento ec.

    Per pigiare le uve usano i cosi detti palmenti, di cui è provvista quasi ogni casa rurale; e consistono in un tino di fabbrica capace di 100 a 130 salme di mosto, ed un letto soprapposto ben lastricato di fortissimo intonaco, ove si pigia l’uva, e si preme con una leva, all’estremità della quale si fa pendere un grosso peso. Da pochi anni, invece di questo antico rozzo metodo di premere le vinaccie, si sono introdotti tre torchi alla genovese, uno dal Decano D. Andrea Coppola, l’altro da D. Carlo Cipriani, il terzo da D. Stefano Mileto.

Per macinare le ulive si adopera il molino generalmente in uso nel Regno, e si preme la massa per estrarne l’olio con strettoi che chiamansi trappeti alla lunga. Ve ne sono sei, oltre due altri alla genovese, ed una macchina olearia fondata da fu D. Eugenio Mileto nel 1841 nella marina.

Si hanno pure quattro macinatoi; che usano i vetturali per pulire il mirto, di che fanno industria.

 

Concimi.

    In Nicotera la maggior parte del concime serve per gli orti e pei giardini: Il letame si raccoglie da alcuni spazzatori per le stalle e per le strade della città.

    Ciascun ortolano l’ammonticchia in un dato luogo, e col nome di catasta lo lascia fermentare, per quindi adoperarlo ad ingrassare il suo terreno. Negli orti che sono siti al mezzogiorno di Nicotera si formano appositi serbatoi per raccogliere le immondizie, che le pioggie tolgono dalle strade della città lavandole. Non si tiene conto della colombina, né degli escrementi di altri volatili, concime tanto apprezzato e raccomandato da Varrone e da tutti gl’intelligenti agronomi. Nei campi gl’ingrassi che in generale si usano sono talvolta il rovescio dei lupini, o delle fave piccole, il letame di pecora e di capra, detto cortaglia, e l’abbruciarsi il campo dopo tagliata la messe. Da pochi anni si sono introdotti i prati artificiali di sulla, oltre le seminagioni di avena e di lenticchie, dalle quali si raccoglie fieno pe’ somari, pe’ cavalli e pe’ bovi.

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Immegliamenti desiderabili.

    L’alboricoltura incomincia ad entrare nella via del progresso: si vanno piantando olivi e gelsi, e in grandissimo numero poi le viti.

    Ma qui pure, come sentiamo che avvenga con grave danno della rurale economia in molte altre contrade del Regno, è a lamentarsi la mania de coloni di abbracciare molta estensione di terreno. Vorremmo che s’intendesse pur una volta che il coltivar poco terreno e bene, frutta più di coltivarne molto e male; come è giusto desiderio che si allontanino le capre dalle nostre campagne, e che i villici riconoscano l’immoralità ed il danno che arreca ad essi medesimi l’adagio che sogliono ripetere: in terra altrui, pianta spine. Sarebbe in fine nei nostri voti, che i Parrochi ( massime de villaggi, ove la popolazione è tutta agricola), dopo aver spiegato in Chiesa il Catechismo della Religione, spiegassero nelle case parrocchiali anche quello dell’agricoltura, proponendosi per esemplare il benemerito Prevosto Don Rebo, ed approfittando della pregevole Opera non ha guari pubblicata dal benemerito Luigi Mucci Parroco in Sepino, citta’ del Contado di Molise, col titolo: Discorsi agrarii parrocchiali per tutte le Domeniche dell’anno.

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Prodotti dell’agricoltura, alboricoltura ed orticoltura.

    Per quanto puossi dire con coscenziosa estimativa, il ricolto ordinario è il seguente: I terreni di prima classe sogliono dare da 10 a 12 tomoli per ogni tombolata (23) : quelli si seconda classe da 6 a 8 , e quelli di terza classe da 4 a 6. Quando le annate riescono ubertose i terreni di prima classe sogliono dare da 16 a 20 tomoli per ogni tomolata, e quelli di seconda classe sino a 12 tomoli. Intanto il raccolto del 1856 che è riuscito scarso, offre i seguenti risultati.

 

Qualità dei Cereali e Civaje

Epoca della maturità e raccolta

Quantità complessiva e raccolta dei terreni seminati

Osservazioni

Grani (teneri

e duri)

 

Segala

Cereali

Granone

Orzo

Avena

 

Fave

Favette

Ceci

Civaje

Lenticchie

Fagioli

Piselli

Lupini

Fine di Giugno e Luglio

"

 

in Settembre

in Giugno

in Giugno

 

in Maggio

(1) "

in Agosto

in Giugno

in Settembre

in Giugno

in Settembre

in Settembre

 

12,600

 

"

 

3.000

6.500

2.400

 

7.200

"

400

150

400

120

600

100

(1) Se ne comprano circa 600 tomoli fuori del Comune, e si seminano per pascolo degli animali, e per farne sovesci, come abbiamo accennato.

 

Gli alberi di frutta, de’ quali fan bella mostra le campagne, sono comunemente: il fico di varie specie, il pero, l’ulivo, il prugno, il pesco, il susino, l’albicocco, il melo cotogno, il melo granato ecc. tutti di svariate specie. Abbondano il fico d’India e gli agrumi consistenti in aranci, limoni, cedri; le viti danno uve abbondanti e squisite di varie sorti. Mancano grandi alberi per costruzione, e per combustibile, ma non sono rari il pioppo, l’olmo e la quercia. Alcuni terreni ab antico paludosi sono addetti ad uso di canneti, ed estesi ne offre la pianura meridionale dianzi descritta. L’ortolano, a seconda delle stagioni, non lascia mancare gli ortaggi; e però a tempo opportuno si hanno il cavolo a fiore, il cavolo cappuccio, il bianco, il neo, il verzo, il bastardo, il broccoluto paesano e nicastrese, la lattuga; l’endivia, la rapa, ec. e d’altronde il cetriolo, le zucche diverse, come la lunga, quella da tenere il vino, detta volgarmente mbutarica, la spagnuola, e di S.Antonio; il finocchio, la salvia, il rafano, la peperella, il petronciano paonazzo, paesano e tunisino, il pomidoro, il carcioffo. Nell’està si coltivano abbondantemente anche i melloni, e si hanno freschi e saporosi cocomeri, e squisitissimi poponi.

NOTA:

(23) Vedi la rubrica: pesi e misure, a pg. 46

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Pastorizia.

 La pastorizia è stabile in Nicotera, poiché appartiene a’ proprietarii del Comune medesimo. E’ da avvertire che i majali notati nel seguente statino si tengono con porcai nella campagna per industria, e sono esclusi da questa cifra quelli, che ciascheduna famiglia del ceto basso tiene per uso o per venderli alla fiera del Rosario: calcolando anche questi, si avrebbe un numero da arrivare da 2000 ai 3000 per tutto il Comune. - Non si tien conto del pollame, perché quantunque si allevi nelle campagne, forma solo oggetto di individuale consumo. Ogni contadina, massime nei villaggi, governa la sua gallina; la quale dandole in una settimana cinque o sei uova, con le tre o quattro grana, che ritrae con la vendita di queste nel mercato della città, compra le verdure per la minestra. - Non vi ha luogo a parlare delle api, perché in tutto il Comune non si rinvengono che circa 20 alveari.- Siccome da pochi anni si è rinnovelata l’antica industria da seta, notiamo, che il ricolto è arrivato solo per Nicotera sino ad 80 tomoli di bachi.

Stato della pastorizia del Comune di Nicotera

 

Comune

Villaggi

Bovi

Vacche

Pecore

Capre

Cavalli

Giumente

Somari

Muli

Majali

Nicotera

175

507

500

300

25

69

357

22

55

Badia

34

30

150

150

 

4

12

 

40
 

Comerconi

52

57

 

 

 

3

14

 

108

Preitoni

20

19

 

 

 

 

5

3

26

Marina

 

 

 

 

6

2

32

 

30

Totale

267

613

650

450

31

78

420

25

259

 

Consumo dei prodotti dell’agricoltura e della pastorizia.

Dei prodotti dell’agricoltura, precipuamente dei grani, granoni, fave, che sarebbero sufficientissimi al Comune, si fa tanta esportazione ne’ tempi propri della ricolta per le montagne, e nei paesi della Piana in Calabria Ultra prima, che talvolta nel mese di maggio, e ne’ primi giorni di giugno, manca il frumento pel pane della popolazione; e perciò ne divien necessaria l’importazione da’ granai di Messina; ed è a pensare che la sola piazza di Nicotera consuma da 70 in 80 tomoli di grano al giorno, oltre il consumo che fanno gli agiati, i quali non si servono del pane della piazza. - Il vino si estrae per la detta Piana, per Monteleone e Mileto. Il prodotto della pochissima pastorizia consiste in cacio ed in ricotte, che si consumano nell’istesso Comune; e siccome non basta, supplisce alla bisogna l’importazione dei formaggi e caciocavalli di Catanzaro e della provincia di Calabria Citra. Crediamo or qui notare, che le buone massaie lavorano delicatissimi latticinii in forma di varie frutta, onde si dicono frutti di vacca; e che le ricotte, le quali scendono dal Monte Poro alla Città sono squisitissime. Delle prime si suole far regalo, delle seconde si fa pubblica vendita all’uopo girar per la città da mattina a mezzogiorno con una secchia appesa dietro le spalle su di un grosso bastone, che poggiano sull’omero destro.

                           

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