Nicotera: Parte seconda

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Clima e meteore  //  Edifizii e luoghi, pubblici e privati  //  Piazze - Porte -Fontane - Strade  //  Edifizii addetti al culto  //  Clero  //  Edifizii addetti alla istruzione  //  Biblioteche  //  Pubblica Istruzione ed Accademie 

   CONDIZIONI ASTRONOMICHE GEOGRAFICHE ATMOSFERICHE

    Trovasi Nicotera sotto il grado 33° 40’ di log. or., 38° 30’ 5” di lat. sett. in una mediocre elevazione sul mare. L’aria generalmente è sana; ma siccome l’esposizione è molto aperta verso il canale di Messina, e perciò soverchiamente ventilata, le malattie ordinarie sono le flussioni, le febbri intermittenti e le pleurisie, massime negli agricoltori.

                                                                                     

Clima e meteore.

Il clima in generale può dirsi temperato; nella primavera e nell’autunno si hanno giornate tiepide e serene; il caldo nell’està diviene eccessivo ne’ giorni in cui domina lo scirocco; il freddo è molto intenso nell’inverno quando spirano i rovai di greco e levante: il termometro di Reaumur nell’està suole salire sino a 33 gr. e nell’inverno si abbassa ordinariamente sino a 7 sopra zero. In questo anno si è mantenuto a 10. Le tempeste sono pericolose, quando il mare è agitato dai venti di ponente e libeccio perché sogliono talmente imperversare da percorrere in un secondo cinquanta a sessanta piedi; ed han luogo uragani terribilissimi. I venti di levante poi rendonsi nocivi alle campagne pei danni che arrecano specialmente agli alberi: talvolta essi sono siffattamente impetuosi che percorrono in un secondo 24 a 35 piedi. Le folgori colpiscono l’abitato. Nell’està, dopo tramontato il sole, in mezzo al cielo sereno, spesso sì veggono percorrere balenanti strisce da vaga luce. Abbondante è la pioggia quando il vento spira da mezzogiorno e libeccio, non così quando esce furioso da ponente; il levante suole finire sempre colle piogge. In marzo si teme assai la grandine, e nei più rigidi inverni si vede cadere talvolta la neve insino alla marina. Il masso fortissimo di granito su cui è collocata la città è rimasto saldo alla violenza terribile de’ tremuoti del 1783, le scosse non si sentono troppo forti come nei luoghi della Piana Calabra. La pianura meridionale del Comune va spesso soggetta ad allagamenti e con particolarità per i fiumi Mesima e Mammella, i quali nell’inverno, dietro le grandi piogge, straripano; e così pure i torrenti Luccari, e S. Pietro, che a quando a quando allagano la marina. Sarebbe veramente di grandissimo utile, anzi indispensabile la bonificazione di si fertile suolo, il che ottener si potrebbe scavando dritti ed ampii letti a tali fiumi e torrenti: ben inteso, che gli indicati scavamenti di ben livellati letti pe’ fiumi Mesima e Mammella far si dovrebbero nei luoghi medesimi ove ora si trovano, perché se altro corso di volesse dare ai medesimi più verso nord, comecchè di più basso livello, Nicotera potrebbe andar soggetta ad avere pessima aria a causa degli spandimenti di acque sino alla marina.

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EDIFIZII E LUOGHI PUBBLICI E PRIVATI

La città di Nicotera è partita in vari quartieri, ognuno de’ quali, generalmente parlando, accoglie una diversa classe di abitanti. Così, p.e. nel quartiere Borgo, al sud-est della città, si trovano cavallari, asinai, mulattieri; nel retroborgo agricoltori; nei quartieri Palmentieri e S.Chiara siti tra il sud e sud-ovest abitano i marinari ed alquanti agricoltori; nel quartiere Giudeca sito in centro dimorano pescivendoli, gente di piazza e pochi agricoltori; i quartieri S. Caterina, Castello, Porta Grande, e Baglio, che formano il piano della città si trovano popolati di persone civili, cioè galantuomini ed artigiani; in fine nel quartiere S. Nicola sito sotto la fontana della Porta Grande, s’incontra una classe succida nella maggior parte di vetturali. I fabbricati costruiti di pietra durissima con buon cemento sono di varie classi, secondochè variano i predetti quartieri e la condizione degli abitanti. Pero’ in Palmentieri si vedono case matte ed altre composte di un basso ed una stanza superiore di 16 a 20 palmi di dimensione per ogni lato, unite fra loro in lungo ordine; e solo qualcuna separata. Lo stesso può dirsi del Borgo, Retroborgo, Giudeca e S. Nicola, ma non senza trovarvisi mediocri edifizii. I quartieri poi che si distinguono per fabbricati di buona costruzione, sono quelli posti sul piano, poichè essi offrono palazzi di bell’aspetto quali ad uno, quali a due ed a tre piani. che offrono decentissime abitazioni ornate di eleganti suppellettili. Fra questi primeggia ed è considerevole quello del Principe di Scilla, ora del Marchese Gagliardi, col nome di Castello, perche’ edificato sulle rovine dell’antico Castello che aveva la città. Secondo il disegno (giacche’ non è ancora compito) consiste in un bel quadrato con spazioso cortile nel mezzo; i quattro angoli al di fuori sporgono alquanto a forma di torrette quadrate con logge. Questo grande edifizio, oltre all’essere decentissima abitazione per l’onorevole proprietario, offre ancora molte commodità pubbliche e private, trovandovisi un quarto addetto per la casa del Municipio, un altro per la Regia Giustizia, molti magazzini e stanze per abitazioni, e vari stanzoni addetti ad uso di carceri.

Sono in Nicotera otto farmacie, una spezieria manuale, due drogherie, cinque caffè, due locande e trattorie, otto stalle, 40 taverne, 14 forni, 17 mulini fiori la città (17) , 8 macelli, 4 forni per pane, 14 botteghe di panni, telerie ed altro, 8 di vari generi di negozio, 4 pizzicagnoli, 40 posti di vino, e quattro botteghe per la vendita degli oggetti di privativa, sale, tabacco, ec. ec.

 

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Nota:

(17) De 17 Mulini due sono in Comerconi, villaggio del Comune.

Piazze

   Le piazze sono tre; una in S. Caterina, nella quale si tiene il mercato, un’ altra in Portagrande, in cui si vende quotidianamente quanto è necessario e commodo al vitto della popolazione, e la terza in S. Giuseppe, donde ogni mattina, prima che sorga il sole, si conducono gli agricoltori alle fatiche della campagna.

Porte.

    Delle antiche porte, una sola esiste, piccola che nomasi Palmentieri.

Fontane.

  Varie sono le fontane in città, oltre due suburbane: la prima s’incontra nell’entrare nell’abitato, dalla parte nord, detta de’ Monaci, con due canaletti poco decenti: la seconda è in Portagrande lavorata a stucco con tre mascheroni di marmo, che mandano fuori dalla bocca altrettanti getti di acqua: vicino questa fontana è un pubblico abbeveratoio pel commodo de’ vetturali; la terza di un canale è sul Barbacane detta Brancia; la quarta è sulla piazza S. Giuseppe con un mascherone di marmo, che dà buon getto di acqua; la quinta è accanto la Chiesa di S. Chiara; la sesta anche con mascheroni di marmo si trova di costa alla Chiesa Cattedrale; ed in fine la settima è in mezzo alla piazza di S. Caterina, e presenta una piramide posta sopra una gran vasca di granito con due getti di acqua.

Strade.

Le strade interne son tutte selciate, ma non tutte carrozzabili; che anzi le sole in cui puossi andare in carrozza sono le due, che dal largo S. Caterina menano fuori al passeggio di città, cioe’ l’una che va per la Portagrande, e l’altra che mena per la porta falsa ove ora dicesi la via del Castello per la Chiesa del Rosario. Delle strade esterne son da notare quella che selciata conduce giù alla marina, quella che comunica col Comune di Limbadi all’est, e l’altra che al nord si unisce alla Traversa da anni cominciata, nomata di Piraino e Monteporo, che ansiosamente si desidera finita, comecchè utilissima per rianimare il commercio, che in Nicotera trovasi invilito anzichè no appunto per la mancanza di tale strada.

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Edifizii addetti al Culto

    Il Palazzo Vescovile fabbricato dal zelantissimo monsignor Marra, e restaurato ed ornato di decenti suppellettili dall’egregio e degnissimo vescovo Franchini, comunque non offra molta grandiosità, è però un non ispregevole edifizio. Gode il medesimo di una incantevole veduta che domina il mare, il quale si vede circondato dagli ultimi Appennini, dalla Sicilia e dalle isole Eolie. Comprende 13 camere, oltre una Cappelluccia, che fece costruire da pochi anni il lodato vescovo per suo privato oratorio. I Tempii, ne’ quali i fedeli si adunano per adorare il sommo Iddio, sono cinque urbani e due rurali, oltre una piccola Cappella. Primeggia fra essi il Duomo dedicato alla Vergine Assunta in Cielo, ed è munito per una continuazione di fabbriche al Seminario ed al Palazzo Vescovile. Fu riedificato sulla vecchia Chiesa con disegno dell’Ingegniere Sintes circa l’anno 1785, ed è a tre navate, con bella architettura di ordine corinto. Nella navata a destra ha due sfondi per due cappelle. Tutto fregiato di delicati ornamenti di stucco, il Presbiterio vien diviso per una balaustra di marmo bianco, e di marmo è pure il magnifico altare maggiore, al quale sovrasta similmente di marmo una ben architettura nicchia, che racchiude vaghissima statua in legno della Vergine Assunta. Nelle due navate laterali sono quattro altari pur essi di marmo, oltre quello della Madonna delle Grazie, la cui sacra Effigie vedesi dentro una nicchia contornata di bell’ordine architettonico in marmo grigio con antiche dorature. Di questa statua che fu scolpita in Trapani, parla lo Zodiaco Mariano (a)

La Cappella del SS. non offre cosa da descrivere: se non che sotto l’arco dell’entrata si puo’ vedere un lungo pezzo di granito orientale di colore rossiccio ben lavorato, che è posto per iscaglione nell’entrata medesima. Si vede in seguito la Cappella che serve d’Oratorio alla Confraternita dell’Assunta

Essa da pochi anni prese il nome di Cappella del Crocifisso, per essersi traslocato quivi il Crocifisso, che ab antico era sito nel Sancta Sanctorum, poscia presso l’altare della Madonna delle Grazie. Peccato che in tale occasione si sia creduto conveniente di rinnovarlo; il perchè ha perduto quella patina d’antico, che lo rendeva pregevolissimo: meno male, che almeno non si sian fatti impiastricciare e coprire i buchi che si vedono su varie parti del corpo, causati da’ colpi di moschetto, sacrilegamente tirati sulla venerata Effige nell’ultima incursione de’ Turchi, che la città patì nell’anno 1638. Nelle Navate oltre gli altari fin qui descritti, se ne incontrano altri tre a stucco, ed un’altra Cappella dedicata a S. Giuseppe Protettore della Città, di cui si ha una statua di non isgarbato scalpello.

Dei detti tre altari son da notare due; cioè: uno che racchiude le relique di Santo Martire col nome di Clemente, l’altro in cui si venera un quadro rappresentante S. Geronimo dottore della Chiesa nella solitudine; opera del pennello di un certo Rocciolino, il quale venuto da Roma, come dicesi da nostri antichi, si volle stabilire in Nicotera (18).

Da questo pittore si vogliono dipinti altri pregevoli quadri che si veggono nel duomo, sebbene mal conservati, per biasimevole incuria. Di questi quadri, uno rappresenta la Sacra Famiglia ed è sito sulla porta nell’entrata laterale, che è a rimpetto del Palazzo Vescovile; un altro la Deposizione dalla Croce che sta sopra la porta opposta: il Transito della Vergine è un quadro non compito posto sull’altare della Sagrestia. Sono pure degni di attenzione altri due quadri che sembrano di scuola fiaminga, ma se ne ignora l’autore: l’uno rappresenta Gesu’ Cristo ritrovato nel tempio fra i dottori, l’altro S. Lionardo, che trae al suo convento alcuni bravi, che escono da una torre. Di molte relique, oltre quella di S. Clemente, è ricca la Cattedrale Nicoterese. Mancava di un buon pulpito, poichè non aveva che un vecchio ambone, ed il chiarissimo Monsignor Franchini ve ne eresse uno ben elegante, che è tutto di bianchi e lucidi marmi, ed ornato di bello baldacchino incrostato di dorature. Nell’entrare per la porta maggiore s’incontra a destra una proporzionata pila per l’acqua santa, di marmo bianco, ed a sinistra il Battistero anche di marmo chiuso da una balaustrata parimenti di marmo. In fine il Presbiterio comprende un coro di legno di noce intagliato con dorica architettura; e nei giorni solenniori, al suono di melodioso organo, la Chiesa fa lieta e pomposa vista co’ suoi ricchi damaschi color cremisi, dono dell’onorevole Prelato Monsignor Francesco Franco. La Sagrestia vedesi elegantemente adorna di armadi, ne’ quali si ripongono gli abiti ed arredi sacri, e quanto ha di prezioso la Chiesa. A poca distanza dalla Cattedrale inalzasi il Campanile in mezzo alle case della famiglia Brancia, eretto da Monsignor Franco, e terminato (per una largizione dal defunto Decano Corso) nell’anno 1810, sotto il Presulato di Monsignor Marra.

Comprende due grandi campane, altre due mezzane, ed è sormontato da una piccola torre per l’orologio della città; sull’alto della quale fece le sue geodetiche operazioni il chiarissimo quanto disgraziato Capitano Francesco Fergola (19) nell’anno 1844 (20).

Le chiese poi che s’incontrano nella città, oltre la Cattedrale, sono: 1. una piccola Cappella intitolata alla Vergine Addolorata, non ancora compita, posta quasi all’entrata della città verso mezzogiorno; 2. la Chiesa del Patriarca S. Giuseppe posta a pochi passi di distanza dalla precedente, e fondata verso l’anno 1798 dalla devozione popolare nel sito dall’antica Chiesa ed Ospedale, che nel 1599 aveva il titolo S. Sebastiano, e che nell’anno 1827 ebbe aggiunta la sagrestia per cura del canonico penitenziere Francesco Antonio Laureani. In essa si vede un bell’altare col corrispondente Cappellone di marmo, quell’istesso che adornava ne’ tempi andati il tempio del Convento de’ Padri Osservanti; 3. Come si sale da questa Chiesa passando pel Borgo, si offre la Chiesa di Gesu’ e Maria fondata parimenti dalla devozione del popolo nel 1638 con una Confraternita: essa è a due piccole navi senza disegno alcuno, è a destra ha una piccola sagrestia eretta da Canonico Penitenziere Brancia pochi anni or sono; 4. Continuando a camminare dalla Portagrande per la via che mena fuori la città, a sinistra vedesi la Chiesa del Rosario ab antico de’ Domenicani, poi della Confraternita dei Rosarianti, ed ora ufficiata da’ Minori Conventuali per cessione lor fatta dalla Confraternita istessa, la quale si riserbò il diritto anche di ufficciarvi. Essa tiene a destra una sagrestia, ed a sinistra il Convento de’ predetti Padri; fabbrica considerevole consistente in un bel quadrato con ordinata architettura, che offre quattro spaziosi dormitorii, 28 comode stanze, e magazzini per usi diversi. I Padri maestri hanno due stanze, delle quali una per ricevere, ed una per letto; i Padri semplici ne hanno una. La Famiglia Religiosa di presente componesi di sette Padri, di cinque Novizi, e di quattro Laici: 5. In fine a sinistra del quartiere nomato Palmentieri è la Chiesa del Purgatorio, che è quella dell’antico Monistero delle Clarisse, buon fabbricato che molto opportuno sarebbe ed acconcio per un ospedale.

Le Chiese suburbane poi sono due, cioè il tempietto della Madonna della Scala, cui va annesso un piccolo Beneficio Laicale, e la Chiesetta di S. Francesco di Paola, vicina al diruto Convento de’ Minimi, e contigua alla baracca che i Paolotti avevano fatto costruire per loro commodo nel tempo del tremuoto Calabro del 1783. Di presente non vi sono Congregazioni di spirito: quella istituita dal prelodato Monsignor Franchini, oggi è rimasta abolita di fatto.

Godono degli Oratorii privati le Famiglie Brancia, Coppola, Cipriani, Prenestini .

Non vi ha Camposante. I cadaveri si tumulano in una Cappella della Chiesa di Santa Chiara, la quale è quasi suburbana. Le fabbriche dell’incominciato Camposanto site sul Piraino sono abbandonate da vari anni.

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NOTE:

(a) Zodiaco di Maria, ovvero le dodici Province  del Regno di Napoli ec. - Napoli per Paolo Severini 1725 -Sesto segno del Zodiaco. Sole in Vergine. Maria Prodigiosa nella Provincia di Calabria Ulteriore. Stella otteve del Segno di Vergine. S. Maria delle Grazie nella Chiesa de' PP. Francescani della Città di Nicotera - Fogl. 442 a.. 444, Opera dal P. Predicatore Fra serafino Montorio. 

(19) Questo dotto Ingegnere topografo nipote dell'illustre mattematico Nicola Fergola cessò di vivere colpito da un fulmine nell'eseguire su di un monte talune grodetiche osservazioni

(20) Al sommo della porta si legge la seguente Iscrizione: SACRARIIS. AEDIBUSQUE. EPISCOPALIBUS. EX INCENDIO. SUB DIE 21  OCTOBRIS. SUSCITATO. ABSUMPTIS. NOLANAQUE. TURRI. UNDIQUE.RIMIS. FTISCENTE. SOLO. AEQUATA. NOVAM. HANC. TURRIM. EX. MUNIFICENTIA. SUMM. PONTIFICIS. CLEMENTIS. XIII, FRANCISCUS. FRANCUS.EPISCOPUS. NICOTEREN. EDIFICARE. OCCEPIT. HOC. ANNO. MDCCLX

 

Clero

La Chiesa Cattedrale che ha, siccome abbiam detto, il suo Vescovo aeque principaliter con Tropea, è servita da sedici Canonici e da quanti sacerdoti vogliano entrare a far parte della Comuneria de’ Manzionarii. Il Vescovo, oltre le prerogative della propria Dignità, nella processione del Corpus Domini, allorché porta Egli il Santissimo, è assistito da due diaconi co’ flabelli, e nelle funzioni ordinarie lo servono per bugia e messale i due ultimi Manzionarii della Eddomrnoda. I Canonici indistintamente godono ab immemorabili il titolo di Abbati; e ciascun canonico celebrando la messa conventuale delle feste e Domeniche, esce dalla sagrestia processionalmente con avanti la croce capitolare, ed associato da’ Seminaristi e dai Manzionarii. Godono anche del privilegio di sedere ne’ vespri e messe cantate su una sedia parata di drappo di seta con postergale, e posta su di una predella. Fra i sedici Canonici si distinguono quattro Dignità; cioe’: 1. L’Arcidiacono; 2. Il Decano; 3. Il Cantore; 4. Il Tesoriere, oltre poi al Penitenziere, al Teologo ed al Maestro delle sacre cerimonie. Ogni Dignità gode tutte quelle preminenze date dai canoni, dalla Polizia Ecclesiastica del Regno, e dal Sinodo Diocesano dell’anno 1772 munito di regio exequatur. Il Teologo ed il Penitenziere non hanno altra preminenza, fuori quella che loro viene conferita dalla priorità di possesso relativamente agli altri Canonici. Il Maestro delle sacre cerimonie ha l’obbligo di assistere il Vescovo nei pontificali ed ogni qual volta questi interviene nelle funzioni ecclesiastiche; ed ha il diritto di esaminare i novelli sacerdoti sulle cerimonie della messa. De mandato illustrissimi et Reverendissimi Episcopi, sino all’anno 1847 i Canonici che passavano ad un altro canonicato perdevano l’anzianità, e prendevano il posto che loro dava l’ultimo possesso. Il Capitolo riunitosi nel di’ 5 luglio 1847 col consenso del Vescovo, volle provvedere al decoro de’ Canonici anziani, che talvolta debbono passare da un canonicato ad un altro per poter fruire di più utile prebenda, e statuì che in simil casi serbar si dovesse la primitiva anzianità.

Ma nel Febbraio del 1849 alcuni novelli Canonici avendo promossa la quistione se era oppur no da ritenersi per valevole lo statuto del Capitolo, il prudentissimo Monsignor Franchini, pro bono pacis, ne fece oggetto di rappresentanza alla Sacra Congregazione; la quale nel dì 23 Febbrajo 1850 emanò decreto a favore dello statuto Capitolare, che di presente si osserva.

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Edifizii addetti alla Istruzione

 Il Seminario nelle molte sue fabbriche non presenta, è vero, ordine alcuno di regolare edifizio; ma è pur vero, che dopo la riforma arrecatavi dal vegliantissimo Monsignor Franchini, coll’averne cambiata l’entrata, allargato le interne pareti, fatta una nuova cappella, restaurando e riducendo il tutto a mediocre decenza, non senza ampliare gli studii, trovasi ora di aver migliorato di molto sotto tutti gli aspetti. Comprende tre Grandi cameroni, capaci ciascuno di 18 o 20 Alunni, oltre diverse camere, le quali in occasione di affluenza di alunni si addicono pur esse ad uso di camerate col titolo di Novelle. Non mancano camere pel Rettore, pel Vice-Rettore, e pel Prefetto d’Ordine; la Cappella, l’infermeria, il Refettorio, con tutte le altre occorrenti Officine. In questo anno (1856) il numero de’ Seminaristi non è arrivato che a 38; negli anni passati si è visto giungere sino a 65 fra Diocesani, e fuori Diocesi; e sono sotto una vigile disciplina mantenuti da un Rettore, da un Vice-Rettore, da un Prefetto d’Ordine Sacerdote, ed immediatamente nelle Camerate da un Prefetto e vice-Prefetto, e da un censore, il quale si nomina settimanalmente dal Rettore fra i Seminaristi, ad oggetto di emandare la favella de’ condiscepoli. Due volte la settimana si legge la Regola del Seminario di Napoli, secondo la quale governasi il Seminario fin da quando fu disperso il MS. di una regola dettata dal Canonico Cristò, antico Rettore del Nicoterese Seminario, che era stato educato in Roma. L’istruzione sino all’anno passato (Sede Vacante) era ripartita nelle seguenti scuole, giusta l’ordinamento datogli dal defunto Vescovo Franchini. -- 1. Lettura e primi elementi grammaticali; - 2. Grammatica Italiana e latina ed applicazioni ai Classici; - 3. Umanità media; - 4.Alta umanità, Retorica e Belle Lettere: questi studi letterarii compivansi per due corsi in due anni; - 5. Matematiche Elementari e Fisica sperimentale; - 6. Filosofia e Dritto; - 7. Teologia Dommatica; - 8. Teologia Morale; - 9. Geografia; - 10. Canto Gregoriano, Musica vocale e strumentale; - 11. Calligrafia in ogni sabato.

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Biblioteche

 

     Una Biblioteca pubblica rimane tuttavia in Nicotera un desiderio; diffuso pero può dirsi l’amore pe’ libri; tanto che non vi è famiglia civile che non vi mostri la sua piccola biblioteca. Non s’intende con ciò di dire, che vi siano assolutamente molte Biblioteche private: Il Tiraboschi giustamente osserva, che se pochi libri bastassero a formare una Biblioteca, non vi sarebbe quasi artigiano che non avesse la sua (21). Diciam dunque che vi sono in Nicotera moltissimi amatori di scienze e di lettere, i quali hanno chi più chi meno dai 500, ai 1200 volumi; e che la cifra totale, per accurata estimativa, somma a volumi 32100. Non basterebbero questi a formare una buona Biblioteca pubblica, per istigare, e dare incremento agli studi delle Lettere, e delle Scienze, se la carità del natio loco avesse tale efficacia da indurre i proprietarii a depositare ciascuno i proprii libri in un luogo pubblico accessibile agli studiosi, con un regolamento, che proteggendo la loro proprietà, giovasse nel tempo stesso agl’ingegni che mancano di mezzi per fornirsi di libri ?….  

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NOTA:

(21)  Tiraboschi, Storia della letteratura Italiana, Tom. 1. Cap. VIII, Vol. XII

Pubblica Istruzione, ed Accademie.

Per l’istruzione elementare maschile e feminea, vi è una scuola primaria di fanciulli diretta dal Canonico D. Antonio Corso; ed un’altra di fanciulle ora vacante per la morte della Signora Francesca Scundi: alla prima assistono circa 40 fanciulli di varie età, alla seconda circa 36 fanciulle. Il Maestro ha per compenso delle sue cure ducati 60 annui e 30 ne riscuote la Maestra: tutti e due dalle rendite comunali. Non mancano poi scuole private di lettere, di filosofia, di diritto civile, e di chimica, poiche’ vari cittadini pieni di zelo si adoperano per la istruzione scientifica e morale della gioventù.

Niuna Accademia abbiamo, nè Istituto alcuno di lettere e di scienze, all’infuori del Seminario.

A questa rilevantissima mancanza volendo sopperire, ci adoperammo noi ad insinuare nell’animo del Cavaliere Adilardi nostro cugino l’attuazione di un Istituto Accademico; ed egli nel 1852, trovandosi alla presidenza del Consiglio Distrettuale di Monteleone, ne fece la proposta, la quale venne lietamente accolta, e poscia approvata ancora dal Consiglio Provinciale, fu spedita al Consiglio Generale per essere umiliata in seguito a S. M. il Re; ma giustamente si osservò, di non potersi dare sulla medesima alcun parere, perché non si precisavano gli statuti, che si intendeva di adottare, e qual fosse il vero scopo di tale accademia; cosichè doveva riserbarsi il voto, dopochè dal Signor Intendente si fossero assodati i detti estremi. Incaricati noi dal Sotto-Intendente De Nava di dar contezza della proposta, e di formularne gli Statuti, ci siamo data tutta la sollecitudine di precisare con chiarezza l’idea da tanto tempo vagheggiata, formulandone, giusta i superiori ordini, gli statuti. L’incartamento trovasi ora nel Ministero della Pubblica Istruzione, e nutriamo speranza di poter vedere di breve soddisfatto questo ardente nostro desiderio. L’Accademia prenderà il nome di Medamea, fondandosi sotto gli auspizii del nostro Real Governo; ed assumerà il carico di mirare come a suo singolarissimo fine:

I. A far rilevare il Vero di tutt’i Dogmi e di tutte le Dottrine della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, contrastate dai moderni protestanti; sia che questi si fermino a sostenere il senso privato nello intendere le Sacre Scritture, sia che si valgano dell’astuzia de’ nuovi esegeti nelle falsificazioni bibliche, e delle calunnie intorno la Tradjzione e la Disciplina; ovvero si presentino cogli errori tratti dal Panteismo, dal Kantismo, dall’Heggellismo delle Scuole moderne, e dalle sette Furieriste e Sansimoniane.

II. A far risultare per rette dottrine di dritto pubblico e delle genti il vero utile civile che puossi trarre per la garentia dei dritti degl’individui nel governo monarchico; e quanto importi al prosperamento ed alla floridezza dello stato il mantenere la pace interna ed esterna del Paese, coll’insinuare per dettati, unitamente al principio razionale, anche quello dell’autorità.

III. A procacciare lo immegliamento delle arti e dell’agricoltura del proprio Circondario, coll’applicarsi alcuni degli Accademici a studi pratici sulle arti, sulla meccanica, sull’agricoltura, affinchè queste si vedessero sempre mai prosperare per la ricchezza del circondario stesso; procacciando ancora di esaminare lo stato delle manifatture diverse, ed illuminare gli artefici sui difetti, e sui mezzi di perfezionamento delle stesse; osservando in seguito la natura e la varia condizione del territorio, la presente coltivazione, le produzioni diverse che dona, e che potrebbe dare; e quindi rintracciare i mezzi per la bonificazione dei campi, per lo incremento dell’agricoltura patria, suggerendoli come ai proprietarii così ancora agli agricoltori.

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