Nicotera : parte prima

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Aspetto del paese   //   Storia   //   Storia Ecclesiastica   //   Memorabili avvenimenti  //   Tradizioni   //   Archeologia   //   Iscrizioni. //  Archivi   //  Archeologia   //   Stemma 

   

 

NICOTERA, Comune di seconda Classe, e Capoluogo di Circondario egualmente di 2° classe,     appartiene al Distretto di Monteleone, Provincia di Calabria Ultra 2a ed alla Diocesi del suo nome unita aeque principaliter a quella di Tropea; sicché il Prelato prende il titolo di Vescovo di Nicotera e Tropea, e di Regio Consigliere a latere.

    Dipende dalla Gran Corte Civile e da’ Tribunali Criminale e Civile residenti in Catanzaro; dal Tribunale di Commercio e dall’officina delle poste e dai procacci stabilita in Monteleone; come Vescovado poi è suffraganeo della Chiesa Metropolitana di Reggio.

    Confina il suo tenimento al nord con quello del Comune di Rombiolo, da cui dista 7 miglia; all’est con quello del Comune di  Limbadi, da cui dista 2 miglia e mezzo: al sud con quello di Rosarno, da cui resta lontano 6 miglia; ed all’ovest col mar tirreno e coi Comune di Ioppolo, da cui dista circa 7 miglia di strada tortuosa e scoscesa.

     Dista poi dalla Capitale del Regno miglia 262 di strada regia, e 6 di via atta a vettura; da Catanzaro Capoluogo della Provincia, ove risiedono, oltre i Tribunali e la Gran Corte Civile, un Liceo ed un Collegio. miglia 40; da Monteleone Capo distretto sede del Tribunale di Commercio: e dove ritrovasi un Collegio ed un’Orfanotrofio, 16 miglia; dalla Marina un miglio; da Rosarno, ch’è il luogo più vicino alla via regia dalla parte del sud, 6 miglia, e dal Villaggio nomato i Pioppi. luogo più vicino alla strada rotabile dalla parte di nord, che propriamente è la traversa di Tropea. miglia 7. Da Reggio è lontano 44 miglia.

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Aspetto del paese e topografia.

 

    La città di Nicotera è così fattamente fabbricata su di una bella collina, che vedesi torreggiare verso mezzogiorno e libeccio da un mezzo miglio sul Tirreno; e al dire di Malte-Brun sorge in sito magico con dintorni romantici. Ripido sembra il sito a chi lo vede da lontano, comunque l’abitato, in parte almeno, sia posto sul piano. Ei farebbe d’uopo di vedere coi propri occhi questo bel luogo della Penisola per convincersi che non esageriamo parlando del variato spettacolo del bello, del meraviglioso, del sublime, che presenta il suo esteso e lietissimo orizzonte, offrendosi in pria le boscose montagne del Circondano di Arena; poi la Piana della Calabria Ulteriore; la quale limitata dagli Appennini vedesi gremita di ragguardevoli citta’, di piccoli paesi, e di vari casamenti in mezzo a floridi ed estesissimi oliveti, coperta da un bosco considerevole, ed irrigata da rivoli diversi, che scendendo da’ monti si rendono influenti de’ fiumi Mesima, Petrace, e Budello. Si presenta in seguito allo sguardo l’imponente altezza dell’Aspromonte, e poi l’ultima giogoja degli Appennini, i quali digradando a poco a poco, vanno a perdersi nel faro di Messina per ricomparire al di la’ di esso ne’ monti insulari della Trinacria, in mezzo ai quali elevasi gigante e terribile l’Etna, e facendo termine per le Eolie nell’Isola di Strongoli.- Il tenimento poi del Comune offre due spaziosissime pianure, e varie amene colline, unite alla base, ed esposte al mezzogiorno; sicchè tutto il contado è ben soleggiato di estate come d’inverno. L’una di esse pianure coltivata a cereali con qualche vigna è sita al nord di Nicotera, daccanto alle colline del Piraino, e presso le falde del Monte Poro, il quale stendendosi in lunga giogaja dall’est all’ovest, va a tuffarsi precipitoso in mare al di quà del Capo Vaticano. L’altra vedesi al sud della città; e questa lievemente innalzandosi dalla marina verso il sud-est, ed a basse colline coperte di speciosi oliveti ricongiungendosi, presenta allo sguardo giardini di agrumi di ogni specie, orti, vigneti, ed ubertosi campi. Le colline veggonsi alquanto rinchiose perché coperte di macigni di una specie di granito durissimo, in mezzo ai quali vegeta abbondantissimo il fico d’india. In fine, comechè il territorio si estende lungo il Tirreno per otto miglia in circa tra costa e spiagge, Nicotera non manca di una spaziosa ed aperta marina, presso la quale è il Villaggio con bellissime casine, e nel golfo di Gioja verso NEE ha un’ancoraggio col nome di Fossa Santo Antonio ove trovan ricovero nelle occorrenze circa quaranta barche pescarecce.                                       

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Storia.

 

    Nicotera ebbe origine da Medama (1), antica città, la quale avvegnachè sorgesse nella Brezia Terra, tuttavia era città greca; poichè, mentre i Bruzi abitavano i luoghi alpestri delle presenti Calabrie, le Colonie greche ne occupavano la parte littorale; ed in fatto fiorendo Locri Repubblica, Medama altresì greca repubblica e città di nome, al dire del Nugnes (2) stava a quella soggetta. Ed è perciò che trovasi chiamata da Strabone Urbs Locrorum, sebbene molti storici convengano, che sia stata fabbricata da Locresi stessi alle sponde del Mar Tirreno. La onde vanno errati coloro, che credono essere stata città appartenente alla Lucania; conciosiachè è sentenza comune degli Storici. che sia stata città da prima Locrese e quindi Brezia. Varie poi sono le opinioni degli antichi e moderni Storici sull’indicarne precisamente il sito; ma noi con tutto che sentiamo quanto esiguo sia il nostro giudizio, pure, per aver detto Strabone, Finitima enim Cenys est, (ora punta del Pizzo) a Medama stadiis CC et L distans (3); e dalla descrizione che il medesimo autore ne fa, per la quale sappiamo aver avuto un gran fonte del suo nome ed un emporio, ejusdem nominis fons magnus cum emporio nobili, e di essere stata posta in modo da avere incontro le Isole Eolie, e vicino il fiume Metauro, possiamo bene congetturare, che essa sia stata edificata nell’ampia pianura, al mezzogiorno di Nicotera. E ci confermiamo in questa opinione, osservando, che con essa van di accordo l’antica tradizione de’ Nicoteresi; e varii nomi di luoghi e di ruderi dì antichi edifizi in detta pianura dissotterrati, depongono a favore dell’opinione medesima. Il Grimaldi crede, che il sito di Medama sia stato a circa due miglia dall’imboccatura del fiume Mesima ma la topografia della pianura, che abbiamo sott’occhio, e gli storici da noi consultati ci fanno star fermi nella emessa opinione di essere stata fabbricata tra le adjacenze del fiume Mesima, e le colline sopra le quali ora vedesi edificata l’amenissima Nicotera. Non si può con precisione indicare l’epoca della fondazione di Medama, ma ben si può affermare che fosse sorta 521 anni avanti la nostra Fra. Ciò diciamo perché Ecate di Mileto, il quale fiori ai tempi di Dario, parlò di Medama nelle sue opere, secondochè attesta Stefano Rizantino; Medme Urbs Italiae et fons ejusdem nominis Hecatei (4) Del governo, dei fatti e degli uomini illustri, che abbiano potuto rendere celebre questa città si conosce ben poco: Intanto, se Medama fù città locrese, è da credere conseguentemente, che sia stata governata a mo’ di repubblica colla legislazione della repubblica di Locri, e però colle leggi di Seleuco emanate verso il VI secolo avanti G. Cristo. Ne’ puossi dubitare, che sia stata in sequenza di tempo una città ragguardevole, poiché fù luogo cospicuo nomato con lode nella storia antica, con celebre navale, con un considerevole emporio, e con quanto altro a città cospicua si conveniva.

E poiché sappiamo da Pausania, da Procopio e da Panvinio (5) che nessuna terra poteva a quel tempo nomarsi città, se mancava di ginnasio, di terme, di foro, di teatro e di templi, nel trovare Medama di siffatto titolo decorata sin dall’epoca in cui viveva l’Ecateo, possiamo ben congetturare, che tali edificii non mancassero a quell’antichissima città. Medama in vero come città marittima fece concordia con Crotone nel reciproco libero commercio, o reggendosi a repubblica, ha dovuto avere la sua zecca, come lo dimostrano le sue medaglie, Diede a Dionisio 4000 dei suoi abitanti per popolare Messina, come narra Diodoro (6) e si gloria di aver avuto per suo onorevolissimo figlio Filippo chiarissimo astronomo, discepolo di Platone, che scrisse de’ venti. Ed è a notare, che passata da’ Locresi ai Brezii, nulla perdè dei suoi privilegi, rimanendo città libera. Quando la Brezia poi cadde sotto il dominio Romano, Medama ebbe il destino della provincia alla quale appartenne. Per quante investigazioni siansi fatte intorno all’epoca in cui sia avvenuto il tramutamento di luogo e di nome di questa città in quello di Nicotera, non si è potuto riempire questo vuoto storico: dobbiam quindi attenerci alla congettura del Barrìo, il quale suppone, che verso i primi secoli di G. Cristo quasi sia rimasta senza abitanti, e che ripopolata da qualche capo d’esercito vittorioso che tornava dall’Africa, o da altro paese, l’abbia nomata Nicotera, Victrix, giacché Νίχε significa Victoria e Τερας portentum. Intanto con certezza storica puossi affermare, che Plinio la chiama Medama, e l’autore dell’itinerario tra il primo ed il secondo secolo la noma Nicotera. Nicotera nomavasi ancora ne’ secoli VI e VII, secondo che rilevasi dalle lettere di S. Gregorio Magno; nell’ottavo come si ritrae dal Concilio Niceno; nel nono giusta la Diatiposi, e nel decimo per testimonianza del Cronista Arnolfo. E ci sembra ragionevole il credere che il mutamento del nome fosse contemporaneo al mutamento del sito. Ma basti su queste quistioni che gli studii e le ricerche finora fatte non han potuto risolvere compiutamente.

    Torniamo alla storia quando incominciarono le incursioni barbare. Sappiamo che sotto la dominazione romana, Medama era governata dal Consolare del Ripartimento, mandato dall’imperatore Adriano. Nella traslazione della sede dell’impero in Oriente, Nicotera fu sotto il Governo del Ducato fondato dall’Isarca Longino. Fu soggetta nel corso de’ tempi alle varie incursioni dei Barbari Saraceni; infatti nel 941 cadde sotto il dominio arabo, ed avvegnachè sia stata ripresa dai Greci nel 943; tuttavolta ricadde sotto gli Arabi nel 946. I Saraceni intanto in men di un secolo, l’avevano quasi distrutta, quando conquistata da Roberto Guiscardo nel 1065, fu dallo stesso ben rifatta dei danni patiti. Passata così la città di Nicotera sotto la dominazione normanna fece parte del regno di Ruggiero primo. Avendo avuto fine in Costanza il Real lignaggio de’ Normanni, e subentrata la Casa di Svevia, Nicotera ebbe i suoi Bajuli, e nel 1221, regnando Federico II vi fu in Nicotera l’imperiale Giustiziere di Calabria. A questa epoca non v’ha dubbio che Nicotera sia stata un luogo importante dell’impero poiché eravi un cantiere. In data del dì ultimo di Febbraio scriveva infatti l’Imperatore da Viterbo a Nicolino Spinola ammiraglio del Regno: de tarsanabus autem Nicoterae volumus et mandamus, ut si in tali loco sunt, quo sint ab aggressione securae, eas ubi inceptae sunt, sicut tu expedire videris facias percomplere (7).

    Nelle guerre che avvennero per la successione del Reame di Napoli e Sicilia, Nicotera non fù neutrale. Tuttochè se ne fosse impadronito Carlo I D’Angiò, pure alla nuova dell’arrivo del giovane Corradino in Italia, il popolo nicoterese, con quanti ebrei si ritrovavano nella città, prese parte a favore del Principe Svevo, al quale, secondo l’opinione di Guido da Jurara narrata dal Muratori, non mancavano ragioni ben fondate per cercar di ricuperare il Regno di Sicilia e Puglia, conquistato con tanti sudori dai suoi maggiori sopra i Saraceni e i Greci. Ma dopo la sventura fine dell’ultimo rampollo della nobilissima Casa Stauphen, avendo Re Carlo, ed in seguito i suoi discendenti la signoria del reame sino all’anno 1386, Nicotera restò sotto il governo degli Angioini, benché con molte eccezioni. Essa era a quei tempi cinta di mura, che esistevano intere nel 1704, e dirute in qualche parte sino al 1733: aveva un castello, ed un arsenale. Nel 1283 Nicotera ebbe dentro le sue mura il Principe di Salerno, Vicario del Regno, poscia Carlo II e precisamente ne’ giorni 29 aprile, 13 e 18 Maggio, 16 a 19 Giugno, 7 Luglio, 8 e 12 Settembre, e 2 Novembre di quell’anno (8).

    Giovanni da Procida nobile Salernitano tenero della casa Sveva, come quegli che era stato accettissimo a Federico II e al Rè Manfredi, portatosi come è noto in Aragona, si fece persuadere Re Pietro e la Regina Costanza sua moglie, figlia di Manfredi a far valere il diritto che aveva sul Regno della Sicilia contro Carlo; e dopo vani maneggi, scoppiata la guerra nella battaglia navale del 14 ottobre 1282, quando le galee aragonesi nello stretto di Messina avevano vinto la flotta di Carlo, secondochè narra Francesco Capecelatro (9) " le galee regnicole, partendo ancor esse dalla battaglia, girono verso la costa di Nicotcra. ma seguendole le Aragonesi, guadagnarono venti galèe, e colla fatta preda ritornarono lietamente a Messina, portando sopra le loro galee i prigioni di più stima, e gli stendardi francesi strascinandosi per mare"…e dando fede allo stesso Autore " gli Aragonesi non contenti della presa delle galee nemiche, combatterono ancora Nicotera e la presero a forza, e saccheggiarono. uccidendo 200 uomini d’armi francesi che v’erano dentro. "E’ da notarsi, che anche sotto il regno di Carlo I Nicotera aveva la sua darsena, ed era si ragguardevole città. che chiamò a sè l’attenzione dell’Ammiraglio Ruggiero di Lauria, il quale credette opportuno di diminuire la potenza, e nel 1 284 assaltatala di notte alla sprovvista, la diede a sacco ed a fuoco. - Ma nell’anno seguente, come abbiamo dal Maurolico (an. 1285 a Rogerio admirato) Nicotra arx instaurata, coloni transmissi atque in fede retenti, Nicotera ebbe restauri dall’aragonese potenza. Nel 1303 Ruggiero di Lauria signoreggiava da grande Ammiraglio del Re Pietro d’Aragona, ed Atenisio da Limasia allora castellano della torre di Nicotera, ottenne provisione regia sulle gagìe a suo vantaggio. Quando poi sotto la dominazione di Giovanna I il Re di Ungheria venne ad impossessarsi del Regno per vendicare la morte del figlio, Nicotera nel 1348 lo riconobbe per suo monarca.

    Nel 26 ottobre 1416 il Vescovo Nicoterese Fra Clemente da Napoli ottenne dalla regina Giovanna II una regia ordinanza, colla quale si ordinava, che il potere regio non invadesse la giurisdizione ecclesiastica. A questo tempo, giusta le memorie di Filiberto Campanile, Berardo Mormile teneva il regio governo della città di Nicotera. Aveva Nicotera titolo di Regia Università, quando dominando il Regno Alfonzo d’Aragona, decadde dal suo antico splendore, e diminuì la sua chiarezza. Durante questa monarchia dapprima, e poi nel regno di Carlo V gemette sotto il giogo del feudalesimo. tuttochè Re Alfonzo le avesse concesso diverse franchigie con Diploma del 1445 rilasciato al cittadino Nicolò Scattaretica.

    Tradizionalmente però si conosce che l’insolenza feudataria non molto si aggravò su Nicotera; e ciò per effetto dell’autorità vescovile che controbilanciolla mai sempre. Ci gode quindi l’animo di poter sorvolare su que’ tempi disastrosi, e volgerci con compiacenza al secolo XVIII, quando il nostro Paese cessò di essere un Vice-Reame, o meglio, quando, giusta il chiarissimo Maffei: finì di essere provincia di lontana Monarchia. e vide assiso sul suo soglio l’infante D. Carlo, e poscia il suo glorioso figlio Ferdinando III. Infatti come il regno risorse a vita novella, Nicotera incominciò a sentirne i benefici effetti, tornando ad essere città regia, e precipuamente, quando il Governo di Ferdinando IV provvedendo alla dignità de’ suoi sudditi, dava loro varie esenzioni dagli obblighi feudali, iniziando così la caduta dell’idra spaventevole. Suscitato poi l’uragano terribile della francese rivoluzione, tutto, come e’ noto, travolse nei suoi vorticosi turbini, sradicando benanche l’arbore, infesto della Feudalità, la quale venne definitivamente abolita con la legge del 2 Aprile 1806. Nella fluttazione intanto di quest’ epoca trista, Nicotera quasi sempre sotto un governo militare francese, fu piazza d’arme e punto di vedetta pei francesi intenti alla Sicilia, e nel medesimo tempo aveva tra le milizie napolitane-inglesi un valoroso soldato ben conto nelle campagne di Napoli, di Campo Danese, e di S. Eufemia, il Maggiore di Cavalleria Giuseppe De Luca, il quale morì sul campo di battaglia di Mileto, dando pruove di grandissimo valore. Secondo le fortune della guerra intanto Nicotera doveva dare alloggiamento ora a Francesi, ora ai Polacchi, ora a Svizzeri ed ora ad Inglesi.

    Per l’amministrazione della giustizia ebbe a questo tempo giusta la legge del 22 Novembre 1806, il governatore nominato dal Governo; e fatta poscia la circoscrizione dei governi del Regno pel decreto del dì 29 Gennaro 1807, al Circondano di Nicotera si aggregarono i Comuni di Motta Filocastro e di Ioppolo, che erano ancor esse Università baronali. Promulgato il Codice francese nel nostro regno ed istituiti i Giudici di Pace, giusta il Decreto del 18 Marzo 1809, al Circondario Nicoterese furono uniti in seguito i Comuni di Rosarno e di Spilinga, che durarono in questa aggregazione sino ah 1811, poiché per la legge del 4 Maggio 1811, fattasi una nuova circoscrizione delle provincie della Monarchia, i Comuni di Rosarno e di Spilinga furono da Nicotera disgiunti, coll’essere date il primo al Circondano di Laureana, ed il secondo al Circondano di Tropea, rimanendo uniti i soli comuni di Ioppolo, e Motta Filocastro. In questo medesimo tempo Nicotera, oltre il Sindaco della città, aveva il Sindaco Marittimo. Duravano così le cose, quando tornato a sedersi nel trono di Napoli il suo legittimo Sovrano l’augusto Ferdinando col titolo di Re del Regno delle due Sicilie, confermando questi l’abolizione della Feudalità. Nicotera rinnovellò i suoi festeggiamenti, e continuò ad essere Capoluogo di Circondano di 3 Classe, che fu elevato alla seconda Classe pochi anni fa com’è di presente, avendo sotto la sua dipendenza i Comuni di Ioppolo e di Limbadi.       

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NOTE:

(1) Secodo Tommaso Aceti: Medama è nome che viene dal greco, quasi civitas imperans.

(2) Massimo Mugnes, Storia del regno di Napoli, Parte I, Lib. I, Cap. IV, R.11.

(3) Il Conte Vito Capialbi ha ristretto troppo il luogo dov'era Medama, nel dire a pag. 43 della sua Epistola Mesma e Medama ec. ec. «che  dovett'essere situata nella pianura sotto Nicotera ove dicesi il Mortelleto». Noi crediamo anzi che ai tempi di Medama questo luogo era fondi di mare, diciamo che divea essere piuttosto situata per tutta la estensione deominata: S. Pietro, Sarzule, S. Marzano, S. Giovanni Lagani, Colline di S. Faustina e Pianodè Macellai, volgarmente detto Chiana dei Vaccari; poichè a ciascheduno di questi luoghi vanno annesse varie tradizioni.

(4) Vedi anche il Perplus Maris Mediterranei di Scillace.

(5) Pausonia lib. 10 - Procopio lib. 3 de aedific Constr. - Onofrio Panvinio De Urb. Ro, pag. 709.

(6) vedi Storia Universale dal Principio del Mondo fino al presente; ricavata da fonti originali degli autori, e tradotta dall'inglese ec. Vol. III Parte 1: in Napoli MDCCXLVII.

(7) Regestum Federici II. Napoli 1786 f. 75.

(8) Redistr. di carlo II anno 1283 al 1284, Sillabus membran. ecc. V. 1 e della Marra.

(9) Farncesco Capacelatro, Storia del regno di Napoli, lib. VIII, pag. 501

 

Storia ecclesiastica

 

    Medama citta’ come dicemmo della Repubblica di Locri, se ebbe legislazione locrese, è da credere avere avuto al certo la religione che quel popolo professava, col quale aveva comune e stato e civiltà. Per la qual cosa ella dovea prestare il suo culto a quei numi che le offeriva la greca mitologia. Dall’osservare poi le antiche medaglie medamee, veniamo in chiaro che Apollo e Cerere erano le Divinità che precipuamente visi adoravano da’ cittadini di Medama. E la notizia di aver avuto un emporio nobile, al dir di Strabone, ci fa ragionevolmente credere, che si adorava anche Mercurio. Vuolsi perciò che il mercato Medameo fosse un luogo ben’esteso della città, in mezzo a cui vedevasi eretta l’ara di Mercurio. Medama, adunque, città greca, aveva greca religione, n’e passata poscia sotto la Romana potenza; allorchè era città Brezia, dovette per nulla cambiarla; poichè Roma che dai popoli della Grecia si ebbe i primi lumi della scienza, e però della civiltà, ebbe pur da quelli la religione quivi professata. Ma giunta la maturità dei tempi, e venuto il Redentore ad illuminare gli uomini che vivevano nelle tenebre dell’orrore, la luce del Vangelo irradiò questi luoghi, quando S. Paolo venne a Reggio. circumlegentes devenimus Rhegium (10); e Medama. a quel tempo città ragguardevole con Locri e Vìbona, ed abitata da gente colta, facilmente dovette essere una delle prime a smettere le false credenze ed abbracciare il Cristianesimo. Nulla però di positivo abbiamo sull’epoca precisa di questo importante avvenimento; ed a congetture dobbiamo del pari aver ricorso se vogliamo affermare l’istituzione del Vescovato sin da’ tempi apostolici; poiché gli Annali della Chiesa tacciono, e solo sappiam di certo, che gli antichi Vescovi Nicoteresi nelle loro relazioni ad Sacra Limina, mai sempre si pregiarono dell’antichità della propria Chiesa, facendola rimontare ai primordi del Cristianesimo; e l’autorevolissimo Ughelli, parlando del Vescovato Nicoterese nella sua Italia sacra, dice:

 Gregorio Nicoterensis Ecclesia admodum antiqua est (etenim nongentis quinquaginta ad hinc annis quidam Sergius Episcopus Nicoterensis interfuit Synodo Nicenae secundae sub Adriano Papa (an. Christi 787): memoratur etiam Episcopus Mensae Nicoteranae a Magno in Ep. 40, Indic. 14 ad Rufinum Episcopum Vibonensem. Ed oltre la lettera citata dall’Ughelli, dell’istesso Pontefice nell’Indic. 11 Lib. VII si ritrova l’Epistola XLVII, an. ordinationis IX Gregorius Paulino Episcopo Taurianensi, Proculo Episcopo Nicoterae ec. per la quale Proculo, Vescovo di Nicotera, insieme con altri di Taurina, di Cosenza, di Vibona e di Gerace è costituito inquisitore nella causa contro Bonifacio vescovo Regino. Era nella seguenza del tempo la Chiesa Nicoterese sotto la comunione cattolica della Chiesa Romana, e tanto che nello scisma per Leone l’Isaurico, il vescovo di Nicotera, come osserva il citato Ughelli, intervenne al Concilio 2° di Nicea. Quando poi il Patriarca di Costantinopoli Anastasio, ajutato dall’Imperatore ebbe alla sua giurisdizione assoggettate le Chiese tutte di Calabria e Puglia, ebbe pure a se sottoposta la Chiesa di Nicotera, e la rese suffraganea alla Metropolitana di Reggio. Laonde si legge nella Diatyposis al n° 32.          ( Νιĸοτερων ec.)

    Furono i Normarrni che in seguito la tornarono all’ubbidienza dell’apostolica sede Romana (11). Si sa ancora essere stata sotto il rito sin dal 968 in cui l’imperatore Niceforo Foca in Calabria lo introdusse (12) e se nel 1416 s’era introdotto il rito latino, pure in questo tempo si ritrovavano chierici e greci e latini (13). Nel secolo X aveva Nicotera il suo vescovo, ma da questo secolo sino al XIV la storia ecclesiastica, non cita vescovo alcuno in Nicotera, il perchè star si deve all’autorità dell’Ughelli, il quale così dice: Illam post multa saecula iterum ad Cathedralis dignitatem in gratiam Henrici de S. Severino civitatis Dom. Bonifacius IX Pontifex evixit a Rhegionensi jurisdictione divulsam; eidemque Archiepiscopo Rhegino suffraganeam constituit an. 1392. 3.Kalen. septemb. Itaque cum eidem civitati propriam peculiaremque Diocesim attribuisset, ut deinceps Episcopus jus divinum diceret per bullam decrevit, quae extat in lib. de diversis formis in Vatic., Archivio fo!. IV an. 3 Pontificatus ejusdem Parochialem Sanctae Mariae Assumptae dicatam eodeni die in Cathedralem erexit, octo Canonicos una cum dignitatibus, et praeminentiis, privilegiis Canonicorum dedit.

    Il Capitolo nella sua Istituzione ebbe un ristretto numero di Canonici; ma verso la fine del secolo XVI crebbe al num. di 14; e nel 22 Marzo 1752 fu portato a 16 per opera dell’egregio ed illustre Prelato monsignor D. Francesco Franco. Dall’anno 1392 poi sino a nostri giorni si ha una serie non interrotta di vescovi suffraganei della Metropolitana di Reggio, quantunque da carte esistenti nella Curia Vescovile apparisca, che Benedetto Papa XIII abbia reputato esente il Vescovo di Nicotera, e che esenti da quel tempo siensi intitolati i vescovi di Nicoteresi. Finalmente colla Bolla de utiliori, Pio VII la riconfermava come suffraganea di Reggio, giusta la Bolla di Bonifacio IX; e per caso fortunoso fu ridotta nell’anno 1818 a sostenere la perdita della metà del suo sposo avendolo dovuto dividere colla Chiesa di Tropea, cui venne unita aequae principaliter.

    Il culto poi, oltre ad essere rappresentato dal clero secolare, era ben anco mantenuto vivo dagli Ordini monastici, cioè Celestini, Domenicani, Minimi, Osservanti, Basiliani, Bruniani, e Conventuali, oltre al Monastero delle Clarisse, dei quali ora non vi sono che i Conventuali ripristinati nel 1823.

    In tutta la Diocesi non vi sono che 12 Confraternite.

    I luoghi della Diocesi sono 10 cioè: Motta-Filocastro - S. Nicolò del Legistis - Limbadi - Caroni - Mandaradoni - Comerconi - Caroniti- Preitoni - Badia - Marina.

    La serie cronologica de’ Vescovi Nicoteresi è la seguente, giusta quella lasciataci con molta critica dal cavalier Adilardi nell’Enciclopedia dell’Ecclesiastico, vol.4

599-602. Proculo da Nicotera

787. Sergio da Nicotera

941 circa. Cesario da Nicotera.

1392-1405. Giacomo da S.Angelo de’ Lombardi.

1407-14 15 Pietro da ….

1415-14.. Clemente da Napoli.

1423-1432 N. N.

1432-1452. Floridario da …..

1452-1460. Francesco Scattaretica da Nicotera.

1461. Pietro Balbi da Pisa.

1461-140. Francesco Brancia d’Amalfi.

1475-1487. Nicola Guideccioni da Lucca.

1487-1490. Antonio Lucido da Napoli.

1490-1 50. Arduino Pantaleone da Padova.

150.-I 530. Giulio Cesare de Gennaro da Nicotera.

1530-1 50.. Princivalle de Gennaro da Nicotera.

150..- ... Antonio Sanseverino Cardinale da Napoli (Amministratore)

150-1542 Camillo de Gennaro da Nicotera.

1542-1573. Giulio Cesare de Gennaro da Napoli

1573-I 578. Lionardo Liparolo da Napoli.

1578-1582. Luca Antonio Resta da Mesa~me.

1582-1619. Ottaviano Capece da Napoli.

1619-4644. Carlo Pinto da Salerno.

1645-1649. Camillo Baldo da Roma.

1650-. Lodovico Centofloreno da Citta’ Nuova nell’Istria.

1651-1656. Ercole Coppola da Gallipoli.

1658-1667. Francesco Cribario da Aprigliano in Diocesi di Cosenza.

1667-1699. Giov. Francesco Biancolilla da Aversa.

1670-1690. Francesco Arico da Monforte in Sicilia.

169 1-1702. Bartolomeo Ribero d’Evora in Portogallo.

1703-1713. Antonio Mansi da Montalbano diocesi di Tricarico.

1718-1725. Gennaro Mattei di Acquaro d’Arena in diocesi di Mileto.

1725-1726. Alberto Gualtieri da Napoli.

1726-173 5. Paolo Collia da Zaccanopoli in diocesi di Tropea

173 5-1738. Francesco de Novellis da Napoli.

173 8-1745. Eustachio Entreri da 5. Pietro da Guarano in diocesi di

Cosenza.

1745-1777. Francesco Franco da Seiniuara in Diocesi di Mileto.

1777-1784. Francesco Attaffi da Stignano in diocesi Squillace.

1792-1816. Giuseppe Vincenzo Marra da Reggio.

181 8-1824. Giovanni Tornasuolo da Napoli vescovo Nicotera e Tropea

co’ seguenti.

1825-1826. Niccolo’ Antonio Montiglia da Polistena diocesi di Mileto.

1 827-1831. Mariano Bianco da Napoli.

1832-1854. Michelangelo Franchini da Montecorvino in diocesi di

Salerno.

1855- .....  Filippo de Simone da Acri in diocesi di S. Marco e Bisignano.

 

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NOTE:

(10) Atti degli Apostoli Cap. 28 v. 13.

(11) Vedi Costitut. 41 Pascalis II in Bullario Romanor. Pontificum, Tom. 2, pag.142.

(12) Leoprando Vescovo di Cremona Legat. ad Nicedb. Phoc. scrittore contemporaneo.

(13) Chioccarello - Archivio in Compendio della regia Giurisdizione, f. 167.

 

Memorabili avvenimenti

 

    Antichi. Se come i prosperevoli casi così sono da ricordare anche i tristi avvenimenti di una città e di un popolo perchè se ne conoscano le vicende diverse, trascriviarno quanto ritrovasi in Arnolfo nella Cronica Cavense presso Pratillo, ed in Goffredo Malaterra.

Quivi troviamo scritto nel 941 Nicotrum urbs noctu ex improviso a Saracenis captafuit --

Nel 943: Saraceni cum Corum rege Akemelech pugnaverunt cum Longobardis et fugati sunt. Multa loca ceperant Graeci in Calauria de Saracenis, et praecipue Nicotrum et Petilium ;

nel 946: Tropoeum et Nicotrum, et Militum, a Saracenis de Cecilia captae sunt;

nel 952: Malachianus cum Calabris, cum nostris multisque Romagnensibus, praeliavit in Nicotru cum Saracenis, qui fùnditus profligati sunt, et pauci qui remanserunt, partim in montibus contutati sunt, partim ad Apuliam excurrerunt, et multa usque Beneventum incendiati sunt;

nel 28 giugno 1074: Africani Saraceni a familia regis Tunicii, ex ejus edictu, navibus per mare piratarum more vela ventis committentes maritima littora versus Siciliam, et Calabriam insidiatum vadunt. Sicque junio mense in vigilia B. Petri apud Nicotrum de noctu appulsi, cives incautos, et pro gaudio instantis solemnitatis, , vino ex more somnoque gravatos opprimunt…castrumque totum incendio concremantes, regimine accelerato, in altum recedunt.

Intorno all’anno 1087 Banavertus, multa rabie in persecutione Christianorum insaniens apud Nicotrum nocturno tempore navibus deductis, ipsum funditus everlit.

Nel 1284: Rugiero da Loria admiratus assumptis sibi X galeis versus Nicotram rediit, ubi Petrus Comes Catanzarii cum D equitibus et II M peditibus, praeter homnes ipsius Terrae, qui fere erant ejusdem numeri, custos erat statutus. Et quasi mediae hora noctis, cum illi tute manerent propter Regis praesentiam, quem adhuc credebant esse vicinum, in Terram ipsam percutiens maximo cum tumultu eos in stragem posuit et in fugam, ac depraedata tota Terra de omnibus bonis suis, ignem immisit in domos cc.

Nel dì 19 giugno 1638 finalmente Nicotera fu assaltata, e data a sacco e fuoco da’ Turchi venuti con 16 galee, e nel 21 ottobre 1760 patirono incendio la curia, la sagrestia, ed il palazzo vescovile.

Dopo queste luttuose rimembranze di un passato remoto, gli avvenimenti or lieti or tristi cui è andata incontro Nicotera dall’ultimo decennio del passato secolo sino al 1854, li troverà il lettore brevemente qui appresso registrati in forma di cronaca.

1790 a 1799 la Chiesa Nicoterese che desidera il suo Pastore, l’ottiene da Papa Pio VI. Nicotera perde le Case religiose degli Osservanti, Paolotti, dei Celestini, ed il Monastero delle Clarisse. Arriva il Marchese di Fuscaldo: ordina le rendite del patrimonio del Clero secolare e regolare: assegna delle rendite per lo ristabilimento del Monastero di S. Chiara: non ha effetto la proposta del Fuscaldo per l’apatia patria de’ Nicoteresi, e però si chiude affatto il detto monastero, assegnandosi alle monache una competente pensione. Il Vescovo monsignor Marra intento alle fabbriche, dà principio a rilevare quelle del Convento dei Celestini per formare il palazzo vescovile, e non appena il compie, dà opera ad accrescere con nuove fabbriche e coll’antico Episcopio il venerabile Seminario. Si forma la piazzetta di S. Caterina. Avviene nella marina l’abolizione del fondaco del sale. S’invilisce quel poco di commercio, che si manteneva da qualche tempo per l’olio. Nicotera si vale di alcuni privilegi contro il feudalesimo. Nel di’ 24 febbrajo 1799 la plebe tumultuante e mossa a rivolta proruppe in eccessi d’incendio e di uccisioni.

1800 a 1809 il sacerdote D. Giovanni de Luca, poi cappellano nella Real Marina, si adopera, che per la devozione dei Marinari Nicoteresi si erigga una Chiesa nella Marina di Nicotera. Si accresce vie più la città dalla parte superiore, massime dalla porta grande al Rosario, per novelle fabbriche. Arrivano i Francesi. Nicotera diviene piazza d’armi.

1810 a 1816. Nel dì 31 Maggio 1810 arriva in Nicotera Gioacchino Murat. Verso il 1813 si riedifica un magnifico acquidotto per la fontana di Nicotera dal luogo detto la Calcara sino alla città con tre torri idrauliche in tutto il suo corso: le due torri prossime all’abitato sono dell’altezza di palmi 36; e si adorna la piazza di S. Caterina con una nuova fontana di pietra lavorata in forma piramidale. Si accresce e si adorna la Chiesa Cattedrale colla nuova Cappella del SS. per opera di monsignor Marra, il quale muore coll’amaro pianto dell’intera Diocesi, chiudendo la serie dei Vescovi Nicoteresi, per aprirsi quella de’ vescovi di Nicotera e Tropea.

1817 a 1818. Per la legge organica del 1 Giugno 1817 nell’art. 3. la dogana di Nicotera è dichiarata Dogana di esportazione di cabotaggio di terza classe. Avviene l’epoca, in cui pel Concordato dell’anno 1818 il vescovato di Nicotera si unisce aeque principaliter a quello di Tropea.

1819. Arriva il primo novello vescovo di Nicotera e Tropea. Nicotera gareggia con Tropea per lietissime accoglienze e sontuose feste, onde ricevere il suo Pastore.

1820 a 1823. Arrivano in Nicotera truppe tedesche. Si ottiene la Casa religiosa dei Minori Conventuali. Il Capitolo della Chiesa Cattedrale di Nicotera dona alla Chiesa di Oppido un’ottimo Pastore nel suo canonico teologo D. Francesco Maria Coppola. Il P. M. Francesco Antonio Orecchio incomincia a fabbricare un nuovo Convento attaccato alla parte occidentale della Chiesa del Rosario.

1824 a 1828. Si suscitano delle discordie civili. Muore nel dì 30 novembre in Nicotera il vescovo di Nicotera e Tropea, monsignor Nicola Antonio Montiglia. Nicotera vede per pochissimi giorni il suo novello vescovo Mariano Bianco.

1829. Le Regie truppe, che stanziavano in Monteleone scendono nella pianura sottoposta a Nicotera per esercizi militari.

1830 a 1831. Si comincia la strada di Piraino e Monte Poro. Arriva in Nicotera nel dì 14 aprile 1833 l’Augusto Re Ferdinando II. fra le acclamazioni d’immensa popolazione anche del paese confinante.

1832 a 1834. Si distrugge il Bosco nomato Sovareto lontano da Nicotera circa 2 miglia.

1835 a 1838. Con decreto del dì 18 maggio 1835 la marina di Nicotera fu dichiarata villaggio del Comune. Il Circondano di Nicotera viene elevato dalla 3. alla 2. classe. Si ricomincia la strada traversa di Piraino e Monteporo per aprirsi in Nicotera una comunicazione di via rotabile colla strada regia.

1839. Si allunga dalla parte d’Oriente la Chiesa Cattedrale.

1840. Il dì 21 gennajo 1840 muore di anni 107 il P.M. Francesco Antonio Orecchio Ex Definitore Generale dell’Ordine de’ Minori Conventuali. Passano per Nicotera le regie truppe di cavalleria, che si ritirano in Napoli dalla Sicilia. Progrediscono la musica e le arti.

1841 a 1845. Nicotera viene assalita dal terribile morbo del torcicollo; si distinguono per attività e zelo il Sindaco, e per umanità ed arte medica i primari professori della città. Si compie la strada della marina. Si apre una bella strada acciottolata nella città da S. Caterina al Passeggio per la porta falsa e via del Rosario. Si diradicano i terreni dumosi detti volgarmente calamaci.

1846 a 47. Si apre alla devozione dei fedeli la Chiesa di S. Chiara sotto il titolo del Purgatorio.

1848. Si ripartisce il Mortilleto del Comune; si diradica e vi s’incomincia a piantar viti.

1849 aI 1850. Si ripartiscono molti altri beni comunali. Si accrescono sempre più i vigneti nel mortilleto. Si aumenta l’agricoltura.

1850 a 1853. Muore col pianto dell’intera Diocesi d’Oppido l’illustre vescovo della Diocesi stessa monsignor D. Francesco Maria Coppola, e Nicotera perde una sua gloria. Si restaura l’acquedotto pubblico dalla fontana del Pozzo alla prima torre idraulica, che si è diroccata 1854. Nel dì 24 maggio 1854 muore in Tropea con estremo lutto della città e delle due Diocesi il chiarissimo monsignor D. Michelangelo Franchini vescovo di Nicotera e Tropea, dopo aver testato a favore de’ poveri e della Chiesa, ritraendo in questa sua ultima volontà tutta l’anima serafica, semplice e disinteressata, che lo informava, e che ora gode la bella visione di Dio. Prelato di grandissimo merito, fu nel grave esercizio della cura Pastorale, infaticabile, solerte ed esemplare.

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Tradizioni

    Si ha in Nicotera per antichissima tradizione che il primo Vescovo fu ordinato da S. Stefano vescovo Reggino, nell’anno 65 dell’era volgare, come pure che il vescovo Cesario nelle prime incursioni saracene patì aspro doloroso martirio, sendo stato trascinato alla coda di un cavallo, e sin oggi si mostra in un luogo della pianura meridionale di Nicotera una striscia di terreno sterile; l’agricoltore che vi passa sopra dice: quì nel tempo antico un nostro vescovo fu trascinato alla coda di un cavallo, e perciò è terra maledetta. (14).   

    I vecchi di buona pasta vi dicono di sapere essi per tradizione che la statua di marmo della Madonna delle Grazie sia a noi pervenuta in modo miracoloso mercè il B. Paolo da Sinopoli; e narrano che salito questi sul bastimento che la portava, non sanno dir dove, allorchè fermossi al lido di Nicotera per prendere acqua, ed avendola dimandata al Padrone, questi acconsentì alla richiesta, purchè se la portasse egli sulle sue spalle; ed il buon frate fattosi animo, la prese come cosa leggiera fosse, e con stupore de’ circostanti la trasportò per un’erta al vicino Convento, riponendola sull’altare maggiore. In fine la popolare credenza ha a gran vanto di aver avuto Nicotera per suo concittadino S. Gennaro vescovo e Martire.(15)                                         (inizio pagina)

 

NOTE:

(14) Questa credenza viene mantenuta dal fatto chè effettivamente il seme che si affida in ogni anno a quella striscia di terreno, non prospera.

(15) Vedi Tommaso Aceti, note al Barrio, lib. 2, cap. XIV, pag. 153.

Archeologia.

    Niun monumento esiste dell’antichissima Medma, nè dell’antica Nicotera. Però le dotte investigazioni de’ grandi nummologi Mionet e Sestini confermano nella credenza, che Medama avesse la sua zecca. Le rovine di edifizi e gli avanzi di colonne che indica il chiarissimo Lupis nel cap. VIII Tom. VI della sua storia universale al paragrafo 1., si possono ancora osservare nella pianura sottoposta a Nicotera, nel luogo che si appella volgarmente Lagani. Un sito nella marina che si nomina comunemente Tarsanà, e che ora offre un giardino piantato di agrumi, ricorda che accenna l’Arsenale che aveva ab antico Nicotera, massimo ai tempi di Federico Il e Carlo 1. Infatti il terreno misto a calcina ben dimostra, che furono colà un tempo molte ed estese fabbriche. Due marmi si veggono nella Cattedrale, oltre varie lapide sepolcrali che non rimontano ad epoca anteriore al 1600: in uno è scolpita l’immagine di un Vescovo, con indosso gli abiti pontificali, con bassa mitra in testa, e fra le mani vestite di guanto incroccicchiate sotto il petto, si vede il bacolo pastorale. Intorno a questa lapida si veggono delle cifre rose dal tempo, che formavano quella iscrizione, che nel 1620 in Santa Visita fu presentata per copia tratta da un antico messale in carta pecora manoscritta, la quale era in carattere francogallici, giusta l’opinione dell’ Adilardi; e diceva MCCCCV Currentibus annis septem tulerat augustus, tempora lucis, recluduntur in venerabilis Episcopi ossa, Jacobus vocatus, primus nicoteren intitolatus (16).

    L’altro piccolo marmo si trovò negli scavamenti fatti per lo allungamento della Cattedrale, or sono pochi anni, dietro l’altare maggiore. Esso sembra voler rappresentare un’ordinazione di vescovo per cui fu cavalier Adilardi fu indotto a credere, che il marmo ricordi l’ordinazione di Giulio Cesare de Gennaro, stabilito coadjutore del Vescovo Arduino Pantaleone sin dal 2 Dicembre 1517. Ei sembra piuttosto che questa scoltura sia in certo modo in accordo con la popolar tradizione da noi accennata, di essere stato il primo vescovo di Nicotera ordinato da S. Stefano primo vescovo Reggino, assunto al Vescovado dell’istesso S. Paolo; e non ci accordiamo coll’Adilardi, perchè gli abiti del vescovo consacratore e quelli dell’assistente a sinistra non sono vesti che si usavano nei pontificali a’ tempi del de Gennaro: anzi non ci sembrano vesti sacre. Infatti si vede a destra un vecchio con barba, vestito di una pelliccia a forma di tunica lunga un poco più sotto del ginocchio, e con mantello. Lo stesso si vede nell’atto d’imporre la mano destra sulla testa mitrata di un giovinetto ginocchione a’ suoi piedi e vestito con pianeta di antica forma: a manca, o poco o nulla differisce dal primo nelle vesti un altro personaggio, che dall’aver la spada nella mano sinistra ed un libro nella destra non puossi dubitare che rappresenti l’effigie di S. Paolo.        

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Note:

(16) Vogliam perpetuar l'aspro duolo che ci permette il cuor nell'aver dovuto vedere staccare dal muro ov'era situato, e quindi rompere e svisare questo nobilisimo marmo da un pizzicagnolo, tuttocchè ci eravamo diretti all'Autorità ecclesiastica per impedire questo vandalismo. Or rotto a due e tre pezzi sta confuso fra il calcinaccio delle nuovo fabbriche fatte per l'allungamento della Catedrale: Dopo questo fatto non meravigliamo perchè Nicotera manca di marmi, di memorie e di scritture.

 

Iscrizioni.

 

    Non abbiamo antiche iscrizioni di sorta: una, ma di recente data si legge nella Chiesa Cattedrale, ed accenna alla Consacrazione fattane dall’infaticabile monsignor Franchini. Era stato riedificato quel tempio da vari anni sull’istesso sito su cui l’aveva edificato e consacrato monsignor Capece nell’anno 1582. L’iscrizione è la seguente:

 

MICHAEL ANGELUS FRANCHINIUS NICOTEREN.

AC TROPIEN.

EPISCOPUS IV IDUS MAI I AERAE

MDCCCXXXIV IN UNIVERSI POPULI CONVENTU,

ADSTANTE CLERO D.D.

 

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Archivii

 

    L’archivio della Curia Vescovile, benchè, abbia patito molto e per gli incendi, e per la traslocazione fattane nel tempo del terremoto calabro in luogo umido; pur tuttavolta è ricco di moltissime scritture e di varie pergamene, che sono bolle di Benefici. Le carte più antiche portano la data del 1542. Il conte Vito Capialbi nel suo rapido cenno sugli archivi delle due Calabrie Ulteriori (Napoli dalla Tipografia di Porcelli 1845) reputò degno di considerevole ricordanza quello della Curia Vescovile Nicoterese. Sappiamo che prima dell’incendio vi si trovavano carte del 1304. Nell’archivio capitolare poi si trovano degne di attenzione solo due pergamene in caratteri gotici, una dell’anno 1598, ed un’altra dell’anno 1604. Vi è pure un suggello antico che il Capitolo usa ne suoi scritti, e ne pubblicheremo tra breve un’illustrazione.                                 (inizio pagina)

 

Archeologia

 

    Gli agricoltori Nicoteresi sia nello zappare, che piantare gli alberi nelle campagne trova a quando a quando delle monete, delle crete cotte; ed particolarità nel tenimento di Comerconi, oltre delle monete si rinvengono delle pietre corniole pregevolissime. Quindi ogni Nicoterese potrebbe avere le sue monete, le sue crete cotte, i suoi idoletti ecc.. E così sarebbe al certo se non ostasse da una parte l’ignoranza dei villici, e dall’altra la cortesia de’i civili, i quali non sanno negarsi alle continuate richieste de’ raccoglitori. Invano perciò cercherebbesi in Nicotera una collezione di oggetti archeologici, comunque alcuni vi mostrino le reliquie del loro piccolo museo numismatico, ed altri delle crete cotte rinvenute negli scavi che si vanno facendo ne’ vigneti di Rosarno nominati dal Capialbi nella sopra citata lettera. Fra gli amanti delle patrie antichità vogliam nominare il gentile ed erudito D. Raffaele Massari

                            

Stemma.

 

    La città di Nicotera ha nello Stemma tre torri coronate, giusta il suggello dell’antica Università, il quale portava una muraglia avente in centro una porta, e sulla muraglia tre torri, ciascuna sormontata da tre corone, intorno la leggenda CIVITAS NICOTEREN.       

 

 

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